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The Drop – Chi è senza colpa: Ultima chiamata per Mr. Gandolfini


Lo ammetto
candidamente: sono in carenza di Tony Soprano.
Ho da poco
recuperato la fondamentale serie di David Chase, in cui Gandolfini
letteralmente giganteggiava del Boss criminale del New Jersey.

Guardando la
serie tv, Tony con tutti i suoi casini familiari, è diventato uno di noi, solo
con molti più sgherri a libro paga. Da spettatori non c’è troppa differenza guardando un film recitato da
un attore ancora in vita, piuttosto che uno defunto, sullo schermo: sono tutti
lì, al massimo della forma o della rotondità trattandosi di Gandolfini…

“Se scopro che hai fatto una battuta sul mio peso ti mando a dormire con i pesci”

Il lutto cinematografico
è un’esperienza strana, lo scontro tra i tempi di produzione e distribuzione di
un film, sono decisamente più lunghi di quelli della signora di nero vestita
che della post produzione se ne frega abbastanza. Il risultato è vedere il
nuovo film di James Gandolfini quasi due anni dopo la sua morte. Se non bastasse
questo a gonfiare le aspettative ci pensa lo sceneggiatore 
Dennis Lehane.

Autore dei romanzi da cui sono stati tratti “Mystic River”, “Shutter Island” e “Gone
baby gone”, ha scritto anche un paio di episodi di quel
capolavoro di “The Wire”.  Lehane si è occupato dell’adattamento per il grande schermo
della sua storia breve “Animal Rescue”, che è diventata appunto il film “The Drop”, che in
uno strambo Paese a forma di scarpa ha cambiato titolo in “Chi è senza colpa”. Bah, sicuramente non è
senza colpa chi scegli i titoli italiani…
Bob Saginowski
(non chiedetemi MAI più di scriverlo, comunque ha la faccia di Tom Hardy), gestisce il bar del cugino Marv (James
Gandolfini) nei pressi di Brooklyn. Tutto normale? Mica tanto, perché il posto
è in realtà di proprietà della mafia cecena che utilizza il locale come luogo
di scambio del denaro sporco: un Drop bar, appunto. Bob cerca di condurre una
vita normale. Un giorno trova un cucciolo di Pitt Bull ferito, vicino a casa di
Nadia (Noomi Rapace) ed ecco che da qui in poi le cose si complicano.
Il cane è di
proprietà dell’ex di Nadia, un simpaticone dalle mani pesanti che inizia a
ricattare Bob, nello stesso tempo il suo bar viene rapinato e quindi bisogna far
conto dei soldi scomparsi ai boss ceceni…



“Vi prego, salvatemi da ‘sti due fessi…”

La trama
ovviamente poi si intreccia e tutti i personaggi hanno (letteralmente)
qualcosa da nascondere.

Si riconosce l’impronta di Lehane in questo film, il personaggio di Bob infatti ha qualcosa in comune
con il Jimmy di “Mystic River”, entrambi i personaggi cercano di seppellire il
loro passato criminale.
Noomi Rapace è
capace (non potevo resistere) ed è giusta per il ruolo, Tommaso Resistente con
la sola presenza, poi, è una specie di SPOILER umano.
Sì, perché si sa
già che se c’è lui in un film, il personaggio che interpreta prima o poi
esploderà in un colpo di testa, un’uscita da pazzo, però c’è anche da dire che l’attore è molto adatto
al ruolo: qui in pratica tutto il film è un’attesa al momento in cui Bob
esploderà. Quella che vediamo è un’esplosione calma, controllata, ma pur sempre un’esplosione. Dopo
cose come “Locke” e “Bronson”, hardy ha dimostrato di essere adatto per il
personaggi fuori di melone, quindi sulla carta (spero di non dovermela rimangiare
questa) è giustissimo per il ruolo di Mad Max.
Purtroppo il
doppiaggio italiano (ogni tanto faccio l’errore di guardare qualche film
doppiato) lo fa parlare per tutto il tempo come uno affetto da narcolessia
(sembra il Principe Valium di “Balle spaziali”).



Un primo timido approccio…

James Gandolfini
è perfettamente a suo agio nel ruolo, ormai ci sguazza nell’ambientazione
criminale e forse il suo personaggio è fin troppo standard per un attore di tale
talento, alla fine le svolte che lo vedono protagonista non sono poi così
impossibili da intuire con svariati minuti di anticipo.

Sicuramente è
un’uscita di scena migliore per lui questo film, piuttosto che il (moscio) “Non
dico altro” o di due camei quasi invisibili in “L’incredibile Burt Wonderstone”
e “Zero Dark Thirty”.
La regia di Michaël
R. Roskam non ha particolari guizzi, non avevo visto nessun altro film di
questo regista che si limita a fare il suo compito, lasciando spazio agli attori
(e visto il cast non è una brutta pensata). Così facendo, certo non vinci proprio la gara di Mr.
Personalità, però porti almeno a casa il risultato.



Gli appassionati di gossip avranno pane per i loro denti.

Il paragone
con gli altri film tratti dai romanzi di Dennis Lehane non lo faccio nemmeno, questa è un’opera minore, d’altra parte è tratto da una storia breve. Il film fila via
liscio, forse con qualche lungaggine di troppo specialmente nel rapporto tra Nadia
e Bob, ma la storia è molto coerente con i temi cari allo scrittore di Boston.

Purtroppo,
giunti i titoli di coda, ci tocca salutare James Gandolfini, questa volta
nemmeno i lunghi tempi di distribuzione ci faranno mai più vedere un suo nuovo
film. Non voglio buttarla nella banalità e nei lacrimoni facili, ma Tony
Soprano è destinato a mancarci ancora a lungo. Ciao James, ci vediamo nei film… 

“Ciao guaglioni, fate i bravi”
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