Andy Muschietti c’ha più culo che anima. Non dico che non sia bravo, il suo corto “Mamá” (2008) aveva dei numeri tanto da essere notato da Guillermo del Toro ed essere diventato un “lungo” nel 2013 intitolato “La madre”, una bella raccolta di salti paura, anche noti come “jump scare”.
Dopodiché ha potuto banchettare sul corpo del collega Cary Fukunaga, che si è auto eliminato per via della sua idea di dare un tono diverso al primo capitolo di IT, lasciando campo libero a Muschietti, che si è trovato metà del lavoro fatto e tutta l’attenzione mediatica del globo, attorno ad un personaggio che trascende il numero di lettori del romanzo, perché il clown Pennywise lo conoscono tutti, o almeno tutti dicono di conoscerlo e amarlo. Infatti per il nostro Andy, i nodi sono venuti al pettine con il secondo capitolo di IT, quando si è trovato a dover fare tutto da solo cosa ha fatto? La caciara, quella che gli viene bene, condita da tanti salti paura, non dico che non sia bravo lo ripeto, dico solo che è fortunato, e lo è stato anche nel suo passaggio alla Distinta Concorrenza, infatti gli hanno già appioppato la regia del prossimo Bat-film, dopo aver fatto Bat-esperienza qui.
Parliamo dell’elefante in tutina rossa aderente al centro della stanza? Questo film su Flash, anzi, su IL Flash (gli eroi della Distinta Concorrenza sono tutti milanesi, tra di loro si chiamano con l’articolo davanti, Il Clark, La Diana, IL Batman) è quello a cui nessuno frega un’infiocchettatissima del protagonista, perché a correre in sala veloci come IL Flash saranno i fan che vogliono vedere il già annunciato e strombazzato doppio Batman presente nel film, quello di Ben Affleck prima odiatissimo in rete poi amatissimo e compianto dagli stessi fan (e vabbè), ma soprattutto il primo, lui, Michael Keaton casualmente uno che nel 1989 venne criticato perché considerato per nulla adatto al ruolo dell’uomo pipistrello ed ora è il Batman più amato di sempre o giù di lì, corsi e ricorsi storici dei fan(atici).
Anche perché lo sappiamo, i vertici della Warner e della Distinta Concorrenza sono in subbuglio, ci sono le frange estremiste dei fan di Zack Snyder (pochi ma rumorosi) che criticano che il loro nemico naturale, ovvero James Gunn sia il nuovo capo delle operazioni, anche se quei due insieme, avevano combinato per un decente rifacimento, proprio lavorando spalla a spalla. Inoltre ci sarebbe la questione Ezra Miller, troppo lunga da riassumere (come la sua fedina penale), ma tutto sommato funziona così: Jonathan Majors per una storiaccia di presunto maltrattamento alla fidanzata, rischia la carriera perché la Marvel sembra pronta a sostituirlo nel ruolo di Kang, Ezra Miller invece, che era stato scelto per il ruolo del bravo ragazzo Barry Allen (detto IL Flash, soprannome che provoca ilarità presso le sue ex fidanzate) negli ultimi anni ha picchiato chiunque, a fatto dentro e fuori le patrie galere, si è ubriacato scatenando il caos in ristoranti e luoghi di villeggiatura, insomma Ezra Miller è il Joker, ma la DC se lo tiene stretto perché non possono sbagliare questo “The Flash” che ha il compito di introdurre il concetto di Multiverso anche nei film Warner, altrimenti sono panati e rischiano di restare indietro nella corsa al Multiverso rispetto ai concorrenti, sarà per questo che hanno schierato il loro velocista?
In tutto questo il vero eroe resta Michael Keaton, parliamo di uno che ha interpretato Batman due volte, poi in mancanza di una trama a suo giudizio solida per il terzo film ha lasciato il ruolo della vita, per poi passare anni a ricordare a tutti che il mantello è suo. Quando ha accettato di tornare nel ruolo il mondo è giustamente impazzito, ma alla Warner sono più pazzi (ma non quanto Ezra Miller) quindi il suo ritorno qui in “The Flash” è stato eternamente rimandato causa covid, poi causa casini legali del protagonista, poi per via delle riscritture e dei cambi al vertice in casa DC, nel frattempo, per non perdere il momento, Keaton è tornato nei panni dell’uomo pipistrello nel film “Batgirl” sì! Proprio il film che la Warner ha speso soldoni per girare, poi ha reputato una schifezza anche per le piattaforme di streaming e quindi ha preferito cancellare incassando solo dall’assicurazione (storia vera). Insomma la sfortuna perseguita Michael Douglas da quella volta che ha dovuto cambiare il suo vero cognome nel posticcio Keaton per colpa di beh… Michael Douglas che nemmeno si chiama così, immaginatevi tutto questo, però con mantello e orecchie a punta.
L’estate del 2023 è il periodo buono per il ritorno del vero motivo di interesse del film, la ragione per cui sostengo che Muschietti abbia un gran culo, perché il suo film, proprio come IT, lo avrebbero visto tutti proprio perché ancora una volta si ritrova a dirigere un’icona molta amata, se non altro almeno il film risulta ritmato per lunghi tratti, un casino nel suo scartare tra i toni e in generale, un’allegoria su due grandi ossessioni moderne, la malinconia e il “Food Porn”. Sarà per via della famigerata scena del Wurstel?
Se la prima non necessita di spiegazioni, perché può essere descritta in italiano, la seconda rientra in quella fissa Italiota di usare parole e concetti in inglese, credendo di averli compresi, tanto che poi quando uno dice la stessa cosa in italiano, ti guardano beh, come se fossi un alieno inglese. Se dico “Pornocibo” nessuno capisce, ma è l’ossessione del fotografare il cibo nei piatti, in un Paese perennemente affamato ma a dieta, il cibo non si consuma, si guarda come nei porno e con lo stesso linguaggio. Abbiamo palinsesti pieni di cuochi che con le loro bocche avide (inquadrate in primissimo piano) addentano ogni pietanza, come fa Barry (Ezra Miller) per mantenere alo il livello di energia che gli serve per scatenare la “forza di velocità” alla base dei suoi super poteri.
Non è un caso se in questo film tutti mangino, persino i cani in caduta libera nei (va detto, simpatici) titoli di coda, e dove gli spaghetti (anche in scatola) hanno un ruolo chiave, tanto da venire usati per spiegare il multiverso prima di essere divorati in un lampo da Barry. Capito? In un lamp… Ok la smetto!
Andy Muschietti, che fa una piccola apparizione mentre sta per addentare un Hot Dog, ha per le mani un film che deve depennare molti punti, come ormai da tradizione dei film di superpigiami, il suo deve essere il film solista di Flash (detto IL FLASH, hanno tutti l’articolo), ma anche portare il Multiverso nell’DCEU? DCU? Qual è l’acronimo ora? Boh insomma, nei film della Distinta Concorrenza. Deve farlo dopo titoli come il Multiverso di Raimi, quello di Spielberg, ma soprattutto ad un paio di settimane dall’ultimo Spidey animato che va detto, a “IL Flash” mangia gli spaghetti in testa, perché quello è puro cinema, questo è malinconia in scatola, un film che come il cibo del Fast Food si mangia in fretta (Flash!) ti riempie lo stomaco, ti soddisfa subito e poi ti lascia con i sensi di colpa, ad interrogarti sul futuro della tua linea e a ricordati di quanto ne mangiavi dieci di panini così ed erano buonissimi, insomma come la malinconia. Da qui in poi vi avviso, moderati SPOILER sulla trama!
“IL Flash” cerca di fare per l’universo della DC, quello he Endgame ha fatto per quello Marvel, però nei risultati sembra più quello Spider-Film con dosi abbondanti di “Fanservice” (altra parola in inglese, perdonatemi). Lo fa con fondamentalmente due Barry e due Batman, più una facente funzione di Superman, che in quanto donna ottiene il risultato desiderato dai maschietti ma in un terzo del tempo facendo fare loro brutta figura (proprio come accade nel cameo da due secondi di una certa amazzone) peccato che poveretta, non si meriti uno straccio di caratterizzazione, il tutto, con effetti speciali che ti fanno pensare che il budget di 250 milioni di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti defunti, in cosa sono stati utilizzati esattamente? Per pagare i legali di Ezra Miller? I personaggi sembrano figurini provvisori a cui manca la revisione finale, la CGI definita, forse era un omaggio all’anno 2013 che fa da sfondo a parte della storia? Forse anche prima a giudicare da quanto risultano miserevoli.
La storia comincia con una lunga sequenza sbarazzina che serve a scaldare i muscoli, IL Flash corre verso Gotham City per aiutare Batfleck (che di giorno sfoggia un pigiamino grigio-blu molto fumettistico) contro alcuni criminali, il Crociato incappucciato li insegue sulla sua Bat-moto in un tripudio di CGI provvisoria, ah no! definitiva, insieme a chiocchi d’auto fortisismi, mentre IL Flash ci aggiorna sulla sua esigenza alimentare e si esibisce nella scena di salvataggio a rallentatore (ovvero correndo super veloce) ormai resa celebre da Quicksilver, solo che qui prevede che nel palazzo che sta per crollare, solo il piano maternità sia in pericolo (il resto del grattacielo? Vabbè già evacuato), quindi la scena diventa un trionfo di cagnolini da salvare e di neonati che sembrano dei Cicciobello volanti per via dei già citati effetti speciali posticci.
Al nostro amico Flash detto IL Flash, forse per via di un calo glicemico, cala la depressione, papà è in galera per l’omicidio di mammà (ci ho messo un attimo, perché nel frattempo l’attore che lo impersona è cambiato, non per effetti sul Multiverso però), a Barry tutto sembra senza senso perché non si rassegna alla perdita della madre ed è qui che “The Flash” detto “Il Flash” diventa un METAFORONE sull’accettare la perdita, sul rassegnarsi, lasciarla andare perché tanto le cose, non saranno mai più come prima, che poi è un discorso che funziona anche per la malinconia. Quindi Barry usa i suoi poteri per correre indietro nel tempo, d’altra parte lo faceva il Superman di Christopher Reeves (che non cito a caso!) perché non lui? Cambiando un dettaglio nel passato e tornando indietro Barry cosa fa? Fa Ritorno al futuro!
Ovviamente succederà un casino spazio-temporale nel tentativo di non alterare la storia, Barry aiuta la sua versione più giovane ad ottenere i poteri, ma per farlo perde i suoi (e anche un incisivo) il tutto mentre il film cerca di rievocare il passato della Distinta Concorrenza al cinema, siamo nel 2013 no? Quindi ecco atterrare sulla Terra il Generale Zod di Michael Shannon, che torna nel ruolo e per la seconda volta viene largamente sottoutilizzato. In compenso si vede che “capoccione” non c’ha voglia, in un film che pretende di avere i Kryptoniani e poi li sfrutta malissimo.
Barry finisce in un 2013 alternativo, dove nessuno ha mai sentito parlare di Superman e dove lui, cioè il lui del 2013, non ha ancora ottenuto i poteri, il che genera una dinamica tipo Marty McFly alle prese con quel brocco di George McFly, anzi meglio, è un po’ come se il Marty del 1985 e quello mezzo scemo del 2015 facessero comunella. Infatti è così che Ezra Miller sceglie di recitare i personaggi, Barry è pacato e a tratti contrito, Barry 2013 un cretino cronico che fa le facce e le faccette. La vera notizia è che proprio la doppia prova di Miller, se pur in contrasto con la sua “Vida loca”, in un film così matto, è uno dei punti forti del film, ve lo riferisco per dovere di cronaca, poi valutate voi.
Nel 2013 alternativo, Biff non è corrotto, potente (e sposato con tua madre! Cit.) però la Justice League non esiste con i dovuti risvolti comici, l’unica soluzione per i Barry (vedete? Ci vuole l’articolo) è seguire un suggerimento e bussare alla porta di villa Wayne, il fatto che il suggerimento arrivi da una che pronuncia la fatidica «Io sono Batman» ruttando è sintomatico, dopo aver mangiato così tanto per tutto il film, mi sembra anche normale.
In questo universo parallelo Bruce Wayne si è ritirato dalle scene, ovviamente si dedica alla cucina e anche in infradito e capellone, mena I Barry come ogni incontro tra super eroi che si rispetti e va detto che se la vestizione di Batman, condita con il tema di Danny Elfman, un minimo di vecchi ricordi li evoca, tutto il resto no. Michael Keaton è tornato nel personaggio come se non avesse fatto altro che combattere il crimine negli ultimi anni, ma la sua prova è in parti uguali compiaciuta e spenta, il confronto con la sua prestazione nei panni dell’Avvoltoio è implacabile, quando la trama gli richiede di ripetere due delle sue battute simbolo targate 1989, Keaton lo fa perché è un professionista, ma sembra il primo a capire che qui siamo in piena malinconia, di quella brutta, un pochino patetica come rievocare i vecchi tempi con troppe rughe e anni sul groppone.
Depennato il ritorno del miglior Batman di sempre (o giù di lì, picchiatevi nei commenti), a questa banda mancano comunque un po’ di muscoli, quindi nel tentativo di avere un Kryptoniano dalla loro, volano in siberia (giusto per sfoggiare un po’ il Bat-Aereo e la Bat-gagliarderia di Keaton) ma in Siberia si scopre che non esiste nessun Kal-El, ma sua cugina Kara Zor-El, interpretata da un’azzeccatissima quanto sprecata Sasha Calle. Il suo personaggio non ha uno straccio di arco narrativo, di evoluzione o di passato, anche il suo legame con l’Azzurrone, ok sono cugini ma più di questo? Non si sa. Direi che l’apparizione improvvisa di costume e mantello per Kara è il riassunto della caratterizzazione del personaggio: approssimativo e frettoloso.
In compenso questo film basato su dinamiche alla “Ritorno il futuro” (palesemente citato, la gag su Eric Stoltz è divertente dai, forse la tirano un po’ troppo a lungo ma fa sorridere) a suo modo si gioca Old Bruce nei panni del Doc Brown della situazione, alla caccia di un fulmine per ridare i poteri al suo Marty/Barry. In questa sagra della malinconia, ho seriamente creduto di sentire Batman pronunciare le parole: «Grande Giove!» con Muschietti che con tutti questi fulmini tipo esperimento del Dottor Frankenstein, cerca disperatamente di ricordare a tutti il suo passato di regista Horror. Sono ancora uno di voi raga!
Fino a qui, tra battute più o meno sceme e tante strizzate d’occhio, per lo meno il film di Andy Muschietti procede bello spedito, come il suo protagonista corre corre corre, poi quando arriva la battagliona, complici anche gli effetti speciali approssimativi, la trama finisce per stagnare nel classico “Effetto giorno della marmotta”, le morti dei personaggi dovrebbero portare emotività, invece sono la scusa per tornare ancora indietro nel tempo e riprovarci. Fallisci, fallisci ancora, fallisci meglio e Il Multiverso si strappa, ed è qui che “The Flash” detto “Il Flash” sbraga, i Barry diventano addirittura tre e gli strappi nel continuum tempo spazio sono l’occasione per gettare nel mucchio uno sguardo al passato della Distinta Concorrenza e qui devo dirlo, non ho capito tutte le scelte: perché ok per l’omaggio a Christopher Reeve, ma siamo sicuri che i ragazzi di oggi si ricordino di Helen “Supergirl” Slater? Allo stesso modo, va bene, mi ha esaltato, sono stati due secondi divertentissimi, ma siamo sicuri che tutto il pubblico non avrà qualche perplessità nel vedere Nicolas Cage nei panni di Superman? Perché mostrare il Batman del telefilm degli anni ’60 e non, che so, la Supergirl, Arrow e il “Big Blue” dell’Arrowverse? Motivi di diritti? Perché quelli i ragazzi più giovani li conoscono di sicuro, al che mi sono dato una risposta: “The Flash” detto “Il Flash” è l’ennesimo titolo pensato per cavalcare la malinconia dei trenta/quarantenni che non si rassegnano.
Ecco perché il finale, dove Muschietti fa scartare di tono al suo film, abbracciando un registro che non esito a definire caramelloso, mette in chiaro come il suo “Il Flash” sia un METAFORONE sull’accettare la perdita e andare avanti, che poi è quello che dovrebbe fare il pubblico con la malinconia, perché il rischio è risultare vecchi e stanchi come il Batman di Michael Keaton, che dopo tanti anni si rimette il mantello per un film non all’altezza del mito del suo personaggio.
Se volete un filmetto leggero, che se ne frega, scartando di tono e portando in scena soluzione pazze, citazioni a manetta e malinconia di quella brutta, di quella di chi a cinquant’anni va a ballare latino americano per sentirsi giovane, in questo “IL Flash” troverete tutto questo. Di apprezzabile la follia, l’idea di sbattersene di tutto e mescolare come un frullatore la storia della Distinta Concorrenza, ma parliamo di un film dove alla Warner lo sanno che del loro protagonista non frega niente a nessuno, infatti a dirla tutta, per compensare i Batman che gli hanno messo intorno, sono addirittura tre, l’ultimo compare prima dei (divertenti) titoli di coda, io vi ho avvisati. Se volete indizi, ci vediamo nella sezione commenti.
La scena dopo i titoli di coda invece è di rara inutilità, sembra pensata per evitare discussioni future in rete, pare voglia ribadire: il prossimo “Aquaman e il regno perduto” non è in pericolo ne sarà influenzato dai casini “A spasso nel tempo” (cit.) dei Barry. Ma in generale qui siamo davanti ad un film più che malinconico, per malinconici, quasi fastidioso nel suo ostentare i vecchi tempi come se nulla fosse cambiato, un atteggiamento che fa a cazzotti con le trovate matte e un po’ anarchiche, che invece sembrano quelle che al film riescono meglio.
Insomma il grande film su Flash a cui nessuno frega niente perché tanto tutti correranno in sala per Batman, è cibo spazzatura cinematografico, riempie la pancia subito e ti lascia con dubbi, domande e sospetti di bulimia dopo, lo posso dire? Per lo stesso prezzo trovate in sala il film d’animazione di Spidey, che fa esattamente le stese cose però bene, omaggiando sia il cinema che i fumetti. I film come “The Flash” detto “Il Flash”, sono quelli che mi fanno pensare che un giorno, quando sarà passata la sbornia dei superpigiami, tanto pubblico si sentirà come Keaton: una vita per ritornare sotto il mantello e poi sei solo un grande attore che ripete frasi vecchie di quarant’anni a bordo di un carrozzone per ‘enni mai cresciuti. Quando sarà passata la sbornia, in tanti si sentiranno veramente ridicoli per il loro sfoggio di immotivato entusiasmo.
Sepolto in precedenza lunedì 19 giugno 2023
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