A me Adam Wingard sta simpatico, il nostro aveva già diretto il solido e divertente “You’re Next” (L’Horror con il titolo figo, che però non vuol dire niente), e svariati segmenti di “V/H/S” e “The ABCs of Death”, per altro, non so voi, ma io sto aspettando forte il sequel di quest’ultimo…
La sua idea di cinema è molto chiara, prende un genere di riferimento (L’home invasion di “You’re Next”) e lo spinge alle estreme conseguenze, invece di produrre la solita serie di cliché, il nostro sembra impegnato ad individuare i topoi, esaltandone l’estetica, il fidato Simon Barrett si occupa di scrivergli tutte le sceneggiature, in modo che lui possa soltanto pensare a dirigere, invece di riciclare il vecchio, lui lo riutilizza, in maniera quasi post-moderna, perché le vecchie idee sono tali sono se le si considerano vecchie e non le si usa in modo creativo.
“The Guest” è un oggetto strano, ambizioso direi, in una sola pellicola, omaggia palesemente tanto cinema anni 80, la cosa pazzesca, è che finché il giochino regge, il film è godibilissimo. Adam Wingard pensa a tutti i suoi miti dell’infanzia e gli rende onore, con l’entusiasmo del vero fan, e senza la spocchia di chi ci somiglia e si vuole atteggiare (Citando Space Jam).
Di fatto il film è una dichiarazione d’amore agli anni 80, mescolando lo Slasher alla fantascienza/action, quindi qual è la pensata del buon Adamo? Beh, perché non omaggiare apertamente il maggiore titolo Slasher e il maggior titolo Action/Sci-Fi di sempre? Si, sto parlando di “Halloween” di John Carpenter e “Terminator” di James Cameron…mica pizza e fichi.
Il film di Giovanni Carpentiere viene omaggiato apertamente per tutto il tempo, in maniera insistente nella prima metà, non c’è una cosa che non sfoggi una zucca di Halloween, un frigo senza un addobbo in tema con la festa, la provincia americana fata di case a schiera fa da sfondo alla festa di fine Novembre, il “The Guest” del titolo è David (Dan Stevens) ex militare che fa visita alla madre dell’amico morto al fronte, vuoi un po’ per colmare il vuoto del lutto, vuoi perché David è biondino, belloccio e ben educato, la famiglia lo accoglie, lui diventa un vero e proprio angelo custode, meticoloso ed efficace nel difendere la sua nuova famiglia.
Forse l’unico difetto della sceneggiatura, è legato al personaggio della madre, che tende a fidarsi subito un po’ eccessivamente di David (Gli presta anche l’auto per andare a prendere il figlio a scuola, dopo solo un giorno), ma è un difetto minore, si perché qui Adam Wingard trasforma tutta la pellicola nel suo omaggio al cinema degli anni 80, nella parte centrale, quella che non è Horror e nemmeno Sci-Fi/Action, Wingard si concentra sul rapporto tra David e la figlia adolescente della famiglia (La bionda Maika Monroe), ora, non voglio dire che “The Guest” diventi un film romantico, o un omaggio ai film di John Hughes (Ditemi se la scena della doccia non sembra uscita da un film di Hughes), ma sicuramente guardandolo non potrete non pensare ad un altro film: Drive di Nicolas Winding Refn…no sul serio!
Wingard annaffia i due biondi di luci colorate, li illumina con mille mila luci al Neon, fa un lavoro ottimo, anche grazie alla fotografia di Robby Baumgartner, guardate la scena della festa, è tutto Neon blu, Neon verde, Neon rosso, con in sottofondo, una playlist che urla fortissimo ANNI 80!
Basta dire che ad un certo punto, la biondina fa a David…una playlist, ve lo giuro, se gli avesse fatto un cassetta, l’omaggio sarebbe stato totale, ma anche così, i riferimenti sono palesi.
Ormai sono convinto che per godersi un film davvero, sia necessario sapere poco o nulla, per “The Guest” è sicuramente così, anche perché è un film che cambia un paio di volte di direzione, nel finale poi, a essere portati in trionfo sugli scudi sono le atmosfere complottistiche (Incarnate dal personaggio di Lance Reddick, il Daniels di “The Wire” faccia nota a quei poveri sfortunati come me che guardavano “Lost”, lo so…sono dolori…), e mentre esplode l’azione, il film diventa palesemente uno Slasher, con Dan Stevens che riesce a passare agevolmente dall’essere una versione Low cost di Ryan Gosling, a fare la parte del Terminator, per altro in maniera molto convincente.
La cosa davvero incredibile di “The Guest” è il fatto che ogni volta che cambia di direzione, lo fa appropriandosi di un genere differente, ma soprattutto, senza mai scadere nel ridicolo involontario, il risultato è un film divertentissimo da vedere, che si conclude con un WTF, no, non intendo dire che si conclude malamente con una scena che rovina il film, finisce proprio con qualcuno che dice “What the Fuck”, ed incredibilmente, è una figata… Vedere per credere.
Sepolto in precedenza martedì 13 gennaio 2015
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