Possiamo far finta di aver già fatto il discorso che ogni volta viene fuori, quando esce un nuovo Western con un minimo di visibilità, quello per cui questo genere considerato morto da decenni, sarebbe pronto a rinascere?
Anche perché lo facciamo ogni volta che ricompare un Western con attori di spicco nel cast, volete un esempio? Un altro? Un altro ancora? Rassegnatevi mie care penne stipendiate per scrivere titoli ad effetto, il Western non è mai morto, non si può uccidere un genere, tanto meno il Re dei generi cinematografici.
Inoltre lo raccontano anche i terribili fatti di cronaca, la prematura morte di Halyna Hutchins e l’incidente su cui stanno investigando le autorità sulla arma purtroppo carica, finita nelle mani di Alec Baldwin dove è avvenuto? Su un set di un Western, quindi ora parliamo di uno dei tanti film di questo genere che vengono prodotti ogni anno da decenni, solo che questo è prodotto e distribuito da Netflix e con il suo cast composto interamente da attrici e attori di colore, spicca nel mucchio.
“The harder they fall” è un debutto che unisce la spavalderia dei B-Movie alla tradizione del Western, anzi a ben guardare proprio dello Spaghetti-Western, però contaminato da dosi abbondanti di quella sorta di nuova blaxploitation che si sta facendo largo nel panorama cinematografico americano. Il regista e sceneggiatore Jeymes Samuel (coadiuvato in fase di sceneggiatura da Boaz Yakin) sarà anche un esordiente ma non è certo l’ultimo della pista, visto che altrove Samuel lavora come cantante, cantautore e produttore firmandosi The Bullitts, proprio per le sue competenze musicali era stato scelto da Jay-Z (che è anche produttore di questo film) e da Baz Luhrmann come consulente musicale esecutivo per “Il grande Gatsby” (2013).
Amante dei film Western, Jeymes Samuel qui firma una trama che è una storia di vendetta piuttosto canonica, resa memorabile da un cast di personaggi che rappresentano il meglio delle attrici e degli attori di colore disponibili al momento in circolazione, e vi assicuro che oltre ad essere tanti, sono tutti bravi e dotati di naturale carisma, quindi in più di un momento Samuel non deve fare niente, se non lasciar scatenare i suoi attori in grado di bucare lo schermo.
La storia, come vuole la tradizione, inizia con un flashback: una cena in famiglia interrotta da un regolamento di conti, uno sgherro con uno scorpione tatuato su una mano e un altro armato con due revolver d’oro, uccidono la famiglia del giovane Nat Love e gli incidono una croce sulla fronte, una dissolvenza dopo e si completa l’ellisse narrativo che ci mostra Nat cresciuto (Jonathan Majors) prendersi la sua vendetta contro l’uomo con la mano tatuata, il tutto prima dei titoli di testa sulla note di “Guns Go Bang” di Kid Cudi. Ho visto inizi peggiori credetemi.
I titoli di testa ci presentano le fazioni opposte, da una parte la banda di Nat Love, composta dal tiratore scelto Bill Pickett (Edi Gathegi) e il velocissimo Jim Beckwourth (RJ Cyler), oltre alla bella ex ragazza di Nat, Stagecoach Mary (Zazie Beetz) che ora fa la cantante in un locale e non vuole più saperne delle vecchia banda ma soprattutto della sua vecchia fiamma.
Sempre sui titoli di testa animati, facciamo la conoscenza anche del nemico giurato di Love, ovvero lo spietato uomo dalle pistole d’oro Rufus Buck (Idris Elba che aveva già dimostrato di poter essere fighissimo anche nei panni di un pistolero) con la sua banda di criminali composta da Trudy Smith (Regina King) e il velocissimo pistolero Cherokee Bill (Lakeith Stanfield). Time Out Cassidy!
Tutti questi nomi vi hanno acceso qualche campanellino in testa? Non mi riferisco al cast, quanto piuttosto proprio ai personaggi. Se si complimenti, perché vuol dire che del mito del selvaggio West ne sapete a pacchi, visto che ognuno dei personaggi citati è realmente esistito, ad esempio il mito di Nat Love ha ispirato tanti autori, come il mitico Joe R. Lansdale che lo ha reso protagonista del suo bellissimo romanzo “Paradise Sky” (2015) e di un fumetto edito dalla Bonelli, “Deadwood Dick”.
Jeymes Samuel quindi rende omaggio alla storia del West dal punto di vista delle persone di colore che lo hanno popolato, certo bisogna sospendere l’incredulità quel tanto che basta da accettare una storia dove ci sono intere città di pistoleri di colore, ma il film è talmente artefatto e posticcio – nel senso migliore del termine, badate bene – da sopire con più facilità lo spirito anche dei più criticoni.
Anche perché tutto possiamo dire di “The harder they fall” ma non che non sia un film estremamente curato nella regia, dal punto di vista visivo è proprio bello, Jeymes Samuel si studia inquadrature ricercate ed estremamente variegate, quindi rappresenta una vera gioia per gli occhi. Ma poi cosa vogliamo criticare davvero ad un film dove il mitico Delroy Lindo interpreta la parte dello sceriffo, cosa si può volere di più?
Difetti? La lunghezza del film 139 minuti sono davvero troppi per una trama di vendetta canonica (problema del tutto secondario), purtroppo in tutti questi minuti come spettatori abbiamo troppo tempo per metterci a pensare, gli attori saranno anche uno meglio dell’altro in questa gara di carisma, ma come pubblico abbiamo davvero troppo tempo per pensare che il film è polveroso ma non abbastanza, inoltre per toppi momenti rischia di passare per un lungo videoclip musicale patinato. Certi la città tutta bianca popolata da bianchi fa un bell’effetto visivo ed è divertente vederla messa a soqquadro dai protagonisti, così come le sparatorie che sono veloci, brutali e dirette in maniera ricercata, ma non basta infilare dei cappucci rossi strizzando l’occhio a Django, perché tutte quelle lungaggini ci lasciano il tempo per pensare che “The harder they fall” sia fondamentalmente un esercizio di stile messo su da uno che ha visto “Django Unchained” (2012), ha sentito partire un rap di Tupac durante una sparatoria girata come gli Del del Cinema comandano e abbia detto: «Anche io così! Uguale! Anche io!»
Quando invece è chiaro che l’intento di Jeymes Samuel fosse più alto e nobile, almeno per le sue attuali capacità di narratore. Certo mascherate da un cast di talenti straordinari, però al momento “The harder they fall” risulta essere un po’ meno delle sue intenzioni iniziali, ovvero rendere omaggio a Melvin Van Peebles (da poco scomparso, ciao Melvin ci mancherai!) e ad alcuni western diretti dal figlio Mario, state leggendo uno che è cresciuto guardando a ripetizione roba tipo “Posse – La leggenda di Jessie Lee” (1993) quindi per me la questione “Black Western” è un pezzetto di cuore. Malgrado tutto, impossibile non notare che Jeymes Samuel abbia sparato un colpo nella direzione giusta, speriamo solo non si sia già giocato le cartucce migliori.
Sepolto in precedenza sabato 20 novembre 2021
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