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The Hole (2009): in spettacolare 3D, D-ivertente, D-iligente, Joe D-ante

Anche quest’anno torna il Geekoni Film Festival. La risposta della Geek League al più noto Giffoni. Un omaggio al cinema per ragazzi fatto alla nostra maniera, infatti in pieno stile Bara Volante quest’anno ho scelto uno dei prediletti di questo blog: Joe Dante.

A sei anni di distanza dall’ingiustamente maltrattato “Looney Tunes: Back in Action” (2003), il regista del New Jersey torna a sorpresa, anche a lavorare con una casa di produzione che gli mette a disposizione dodici milioni di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti spirati, per dire la sua sul cinema 3D, quello brevemente riportato in auge da “Avatar” di James Cameron proprio in quell’anno.

Vi ricordate cosa voleva dire andare al cinema in quel periodo? A parte gli odiosi occhialetti, una vera piaga che tutti quelli che già di norma indossano lenti (non 3D), più che altro bisognava districarsi tra una serie di titoli frettolosamente riconvertiti, per aggiungere una dimensione e giustificar il prezzo maggiorato del biglietto. Un’infinità di schifezze da farsi venire il mal di testa e non solo per via dei già citati occhialetti, che complice il trasferimento di Cameron su Pandora, non hanno certo rilanciato la moda del 3D, il cui epitaffio sulla lapide è stato scritto dal solito John Carpente: «Il 3D è una cazzata, serve solo a spillarvi più soldi» (storia vera).

Mighty Joe sul set, pensa quali orrori far uscire dalla sua botola.

Bisogna dire che il film di Cameron era stato girato in 3D nativo (e non Na’vi) quindi aveva un altro passo, volete la mia sugli unici film in cui la terza dimensione era davvero un valore aggiunto? “Hugo Cabret” (2011) di Martin Scorsese, “Il grande e potente OZ” (2013) di Sam Raimi e proprio “The Hole” di Joe Dante. Il fatto che tutti e tre siano stati diretti da grandi Maestri e vecchie volpi della settima arte non è certo un caso.

“The Hole” in particolare, ha fatto davvero tutta la trafila, quell’anno finì anche nel programma del festival di Venezia, proprio come accaduto all’ultima fatica di George A. Romero, a cui per certi versi somiglia perché anche in questo caso il film rappresenta il ritorno di un vecchio Maestro con ancora parecchio da dire, anche se questo film è il titolo perfetto per il Geekoni Film Festival, visto che come tantissimi horror inizia con un trasloco e come tanti romanzi di formazioni che di solito finiscono in questa nostra rassegna estiva, si comincia con un trasloco a tremila miglia verso la costa opposta degli Stati Uniti.

Il diciassette con la maglietta dei Killers e dei brutti gusti musicali Dane Thompson (Chris Massoglia) si trasferisce a Culonia, periferia degli Stati Uniti con il fratello di dieci anni Lucas (Nathan Gamble) e la mamma bòna infermiera di nome Susan (Teri Polo), i motivi saranno presto chiari, si scappa da un padre violento che fa dentro e fuori (soprattutto fuori) le carceri, ma il nostro Dave di stare in provincia non ha nessuna voglia, anche se cambia un po’ idea quando vede la vicina di casa sua coetanea, Julie (Haley Bennett).

«Certo che è profonda questa Bara Volante»

La svolta arriva per giustificare il titolo (da non confondere con il quasi omonimo film del 2001), nello scantinato della nuova casa si trova una sinistra botola chiusa da alcuni lucchetti ma non destinata a restare tale a lungo, al suo interno? Un MacGuffin, una forza maligna che manifesta le paure delle persone, ideale per portare in scena il tema chiave di quello che è a tutti gli effetti un romanzo di formazione, un perfetto film d’intrattenimento con un retrogusto alla Stephen King o alla Piccoli Brividi, però diretto da un Maestro come Joe Dante, brutto? Proprio per niente, anzi.

Non è difficile capire perché Mighty Joe abbia scelto proprio la sceneggiatura scritta da Mark L. Smith, la storia ha molto a cuore i personaggi, la loro costruzione e caratterizzazione, nel film ci sono letteralmente cinque attori, se consideriamo anche Bruce Dern in grande spolvero nel ruolo dell’anziano che mette tutti in guardia, solo recitato con molto più coinvolgimento. “The hole” è in perfetto equilibrio tra Gremlins e L’erba del vicino, manca forse la chiave di lettura sociale e politica afui Dante ci ha abituati con titoli come “La seconda guerra civile americana” (1997), di sicuro non manca l’omaggio al cinema realizzato con il cuore in mano da parte di un grande Maestro, l’idea di girare un film per ragazzi in 3D poteva venire in mente solo al genietto che ci ha regalato quella meraviglia di Matinee, per certi versi nel cinema di Lawrence Woolsey, avrebbero potuto tranquillamente proiettare un film come “The Hole”, magari proprio in 3D.

«Le paghi tu le bollette? Mi piace leggere, al buio non riesco»

Sapete dove si vede che dietro alla macchina da presa di questo film ci sta una vecchia volpe che la sa lunghissima? Nella mia scena preferita del film, certo è divertente vedere la manciata di chiodi sparati in faccia al pubblico dai protagonisti, per cercare di capire se la botola ha un fondo, così come il pupazzo di Cartman di South Park appeso ed utilizzato come esca, tutte trovate per far valere il 3D come si sarebbe fatto alla vecchia maniera, ma dove diventa chiaro che Joe Dante è al comando lo capiamo nella scena in cui i ragazzi calano una piccola telecamera nella botola e poi guardano la registrazione sulla tv di casa.

Schermo nero, interferenze, immagini non a fuoco, poi mamma Susan che fa i turni in ospedale (questo offre anche una spiegazione logica all’assenza degli adulti, un classico di questo tipo di storie), quando la donna rientra e chiede ai ragazzi cosa stanno guardando, i tre protagonisti si voltano e accampano scuse di facciata, nell’inquadratura Joe Dante permette solo a noi spettatori di vedere il filmato che scorre sulla tv di casa, sono noi vediamo l’orribile occhio che fissa dallo schermo, ignorato dai protagonisti, la zampata del grande uomo di cinema che crea la tensione, dando solo a noi spettatori la prova del pericoloso contenuto della botola, ti voglio bene Joe, non cambiare mai!

In questa scena si vede l’occhio del regista (ah-ah)

A questo punto la presa di coscienza dei personaggi richiede una spintarella, anche qui non è un caso che Dante abbia richiamato uno dei suoi pretoriani come Bruce Dern nel ruolo di Freddy il fricchettone Carl Crepacuore, lo strambo del villaggio che vive scarabocchiando fogli, circondato da lampadine sempre accese per la sua fobia per il buio. Ma se invece ve lo state chiedendo si, ovviamente anche in “The Hole” non può mancare un’apparizione del mitico Dick Miller, qui nei panni del “ragazzo” che consegna la pizza.

Perché ordinare Glovo quando puoi avere Dick Miller a casa tua?

“The Hole” è un metaforone, dritto e lineare sul più classico dei temi dell’infanzia, la paura va affrontata, quindi la botola in tal senso è il nemico perfetto, sembra uscita da un episodio di “Ai confini della realtà” – non a caso nel 1983, proprio Joe Dante ha diretto un segmento del film ispirato alla serie di Rod Serling – che trasforma in realtà le paure di chi si sporge dentro a guardare, senza nemmeno il bisogno di scomodare Friedrich Nietzsche, perché tanto vale la massima: paura al bando, Joe Dante al comando!

Nella prima grossa scena di paurone, quella dove si vede tutta la maestria di Dante, Julie affronta una ragazzina grondante sangue che si muove come se il numero di fotogrammi al secondo della pellicola fossero improvvisamente impazziti, il trucco che utilizzerà anche James Wan per i suoi fantasmi, solo che Mighty Joe ci era arrivano con parecchi anni d’anticipo.

Riuscite a pensare a qualcosa di più horror di così?

Per scoprire l’identità della ragazzina bisognerà accompagnare i protagonisti nella loro sfida alla botola, il bello di “The Hole” è che in base all’età e alle esperienze di vita dei ragazzi, le loro paure sono più o meno articolare, la più semplice (e per certi versi infantile) di tutte è quella di Lucas, che odia i clown e infatti viene perseguitato da un pestifero e sinistro pupazzo conciato da giullare, che è l’occasione per Dante per esibirsi ancora in una delle sue specialità, attori che lottano con piccoli mostri mossi da esperti burattinai, insomma ancora una volta si vede tutta l’esperienza del regista di Gremlins e “Small Soldiers” (1998).

Che hai da ridere, pagliaccio?

Per quanto a dimensione di bambini e adolescenti, la tensione in “The Hole” non manca, Joe Dante ci scherza perché è un predatore nel suo ambiente naturale, che qui può distrarci con il tintinnio della medaglietta del collare del Pomerania di casa, per poi lanciarci addosso l’angosciante scena della piscina. Insomma i 92 minuti (durata perfetta) di “The Hole” volano via che è un piacere anche grazie all’utilizzo sapiente del 3D.

Sul set il protagonista Chris Massoglia ha dovuto schiarirsi i capelli, perché la sua testa non “scomparisse” con il buio gestito dal direttore della fotografia Theo van de Sande, mentre Teri Polo ha dichiarato che un altro dei componenti del cast del film era senza ombra di dubbio la macchina da presa di Dante, un mostro due volte più grande del normale, che riprendeva ogni scena da due obbiettivi differenti, in modo da creare l’effetto 3D senza l’odioso mal di testa, effetto collaterale di tante pellicole riconvertire frettolosamente alla terza dimensione.

Gli scantinati spesso fanno paura, ma il sotto-scantinato potrebbe essere anche peggio.

Se nella prima parte del film Dante si limita ad un paio di oggetti lanciati in faccia al pubblico (i già citati chiodi) è nel finale che Mighty Joe si gioca il meglio di questa tecnologia, perché? Perché l’uso del 3D è prima di tutto giustificato dalla storia, Dane salta dentro alla botola per salvare il fratellino e affrontare la sua paura, ma il film è tanto curato che al cinema fu un’esperienza divertente, ma anche a casa si può riviverla senza perdere nulla della sua efficacia.

Ho il Blu-Ray con allegati i cari vecchi occhialini di cartone con le lenti rosse e verdi, anche così la terza dimensione funziona alla perfezione, ma anche optando per la versione classica in 2D, “The Hole” resta un ottimo film perché tutta la parte dentro la botola è frutto delle scelte sagge di Joe Dante, ad esempio le inquadrature sono tutte dal basso, ad altezza bambino appunto e non fanno che accentuare una scenografia costruita strizzando l’occhio alle geometrie sghembe di film come “il gabinetto del dottor Caligari” (1920), con armadi in cui nascondersi dalle porte grottescamente alte, oppure corridoi con il punto di fuga volutamente sbagliato, per mettere in chiaro quando i protagonisti siano finiti giù nella tana del Bianconiglio.

«Il cinema espressionista tedesco è il grande amore della mia vita!» (cit.)

Nella sua semplicità “The Hole” fa scelte eccelse, se il tuo protagonista deve affrontare il suo terrore infantile per un padre violento è normale che il suo mostro, sia un energumeno dalle scarpe grosse (… ma il cervello fino!), la voce sepolcrale e l’oggetto simbolo della sua violenza sia ingigantito dai ricordi dell’infanzia, ecco perché la fibbia della cintura del padre di Dave sembra pesare 80 Kg in questo film, un maglio distruttore in grado di devastare anche le pareti. Mighty Joe utilizza la sua macchina da presa per raccontarci una paura infantile, dal punto di vista di un bambino che non ha più intenzione di avere paura per sempre, il 3D diventa il suo asso nella manica, non è un caso se solo grandi Maestri della settima arte abbiano saputo sfruttare la dimensione aggiuntiva, tutti gli altri vi hanno solo spillato soldi.

Anche un gigante in realtà è un ometto pieno di paura.

Insomma, Joe Dante nato artisticamente sotto l’ala protettiva di Roger Corman e cresciuto alla scuola del cinema per ragazzi di Spielberg, nel 2009 ha saputo dare ancora valore ai suoi trascorsi, con una storia che in mano a qualunque altro regista di minor talento, sarebbe risultata competente ma insipida, Dante invece ha saputo trasformarla in un perfetto horror per ragazzi che ha tutto per piacere anche ai grandi, visto che non tratta gli spettatori come degli idioti e non cerca di fregarli con il fumo negli occhi del 3D. Certo con quegli occhialetti rosso/verdi si rischia il daltonismo, ma “The Hole” è D-ivertente, D-iligente è soprattutto è in puro stile Dante, non poteva esserci una nuova edizione del Geekoni senza un suo film!

Per tutti gli altri titoli della rassegna, qui sotto trovare il resto della Geek League impegnata a snocciolarvi tutti i titoli che volete, passate a leggerli tutti!

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