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The Infiltrator (2016): Bryan “più grande infiltrato del mondo” Cranston

Tra i documentari
di Netflix su Pablo Escobar, ma soprattutto sulla bellissima serie tv Narcos, sembra che il più famoso narcotrafficante del mondo sia più vivo che mai, forse
avevano ragione quei matti della Bloodhound Gang, quando cantavano dell’inevitabile
ritorno della grande droga bianca.

Io, invece, che
principalmente mi faccio ancora di film e pellicole cinematografiche, trovo un
particolare interesse per questo “The Infiltrator”, la storia dell’agente
speciale Robert Mazur, infiltrato(r) sulle piste del cartello di Medelin, nella
Florida del 1985… Forse avrei dovuto trovare un’espressione meno infelice di
piste che dite?



“Vedi? Cassidy continua a fare battute sui Colombiani. Non gli ha fatto bene vedere Narcos”.

Tratto dalla
biografia omonima scritta dallo stesso Mazur, “The Infiltrator” è il nuovo film
diretto da Brad Furman, nessuno se lo ricorda, ma il primo film in cui Matthew
McConaughey (detto Matthew McCoso in amicizia) ha dimostrato al mondo di essere
un attore vero, era proprio “The Lincoln Lawyer” (2011) diretto da Furman,
uscito ben prima della sua consacrazione con la prima stagione di “True
Detective.

“Runner Runner”
(2013), invece, lo ricordo come una plateale schifezza, che avevo completamente
rimosso dalla memoria, evidentemente aver letto tutti quei romanzi di Sherlock
Holmes è servito a qualcosa, come lui faccio spazio nella memoria cancellando i
ricordi inutili.
Brad Furman
dev’essere uno di quei registi a cui piace richiamare gli attori che conosce,
dal suo film di esordio “The Take” (2007), ha preso John Leguizamo, quando c’è
bisogno di un Colombiano un po’ tamarro come il compare del protagonista di
questo film, Leguizamo è sempre la scelta migliore. Mentre proprio da una
particina minore in “The Lincoln Lawyer” arriva anche il protagonista, Bryan “più
grande attore del mondo” Cranston.



“Non sono in pericolo, sono l’infiltrato!”.
La parte
virgolettata tra nome e cognome, il nostro Bryan se l’è guadagnata nelle cinque
stagioni di “Breaking Bad”, potreste averne sentito parlare. Certo fa un po’
specie vedere Heisenberg, il grande spacciatore di metanfetamina blu, giocare
nella squadra dei poliziotti questa volta, ma a ben guardarli i due ruoli hanno
più di un punto in comune.
Il film si
apre con quella che io chiamo la “NUCam”, una bella inquadratura sulla nuca del
protagonista mentre cammina, in questo caso in un bowling, baffi a manubrio,
pantaloni da scavalco e giacca da tamarro di periferia, Cranston interpreta una
dei tanti ruoli da infiltrato del suo personaggio, qui si esibisce anche in un
riuscitissimo “Mi fa cagare!” in perfetto Italiano.



“Era meno stancante cucinare metanfetamina nel deserto”.

Robert Mazur
fa l’infiltrato da una vita, come dice il suo compare John Leguizamo è il
migliore in questa specialità, anche perché si sa, gli Americani hanno il
migliore in OGNI specialità, quindi perché non questa? Questa volta gli tocca
il ruolo di Bob Musella, ricco industriale abilissimo nell’arte del riciclaggio
di denaro sporco sulle tracce (visto che non ho detto pista?) del denaro di
Pablo Escobar.

Un colpo
grosso, anzi grossissimo, se nella vostra vita avete visto più di due film e
quei due non erano ne “Bambi” ne “La soldatessa alle grandi manovre”, dovreste
aver già capito che questa è l’ultima missione “ti giuro cara, poi vado in
pensione”, ma è anche la più difficile, l’immedesimazione con il personaggio
creerà più di un problema alla vita personale di Mazur. Avete capito l’andazzo,
no? Che ve lo dico a fa!
Come potete
immaginare l’originalità non è proprio il punto forte del film, ma Furman, oltre
a chiamare spesso gli stessi attori, dev’essere anche uno di quelli che sa
come dirigerli, infatti quello che funziona di “The Infiltrator” sono proprio
le singole prove personali, Joe Gilgun, il Cassidy della serie tv Preacher, qui si lancia nell’accento americano (con risultati decenti ma migliorabili) nei panni di un ergastolano
che farà da spalla a Mazur nella sua missione.



“Ho fatto tutti questi ruoli, e mi ritrovo con i vestiti che usavo in Misfits”.

Il personaggio
a sorpresa del film è la bionda Diane Kruger, agente al primo incarico,
fidanzata improvvisata di Mazur, creata ad hoc per mantenere la copertura e
valida collaboratrice, ma anche motivo di tensione con la vera moglie di
Robert, in questo senso, la scena dell’anniversario, rappresenta il punto più
basso del matrimonio del personaggio, ma quello più alto se amate vedere Bryan “più
grande attore del mondo” Cranston esibirsi in uno scoppio d’ira.

Sembra quasi
che il buon Bryan, abbia accettato di recitare in “The Infiltrator”, anche solo
per tornare un po’ alle atmosfere della serie che lo ha reso celebre, per lui
un altro personaggio che mente costantemente, in nome di un bene superiore, ma che
per farlo, ferisce la famiglia che tanto ama.
Il film tutto
sommato si lascia seguire, i momenti di suspence funzionano, quasi sicuramente
non faranno la storia del cinema, ma lo rendono interessante da seguire.
Leguizamo, ad esempio, è protagonista di uno dei momenti di tensione più
riusciti, anche se con il passare dei minuti, il suo personaggio sembra sempre
più slegato agli eventi principali del film che, ovviamente, ruotano tutti
intorno a Cranston e alla Kruger.



“Vediamo di non finire come nella taverna di “Bastardi senza gloria” ok? Ho moglie e figli a casa”.

Bisogna anche
dire che non è tutto pesche e crema, un paio di scene, risultano piuttosto “MEH!”,
ad esempio, il momento del rituale in stile Voodoo davvero non l’ho capito, un
rito di iniziazione che sarà anche in grado di creare tensione, ma a livello di
logica non sta né in cielo né in terra.

In vista del
climax del film, poi, anche Brad Furman prova a salire di livello, inventandosi
una piano sequenza (finto, in realtà sono due montati insieme) e poi
conclude il film, con un’altra scena efficace dal punto di vista drammatico,
ma non totalmente credibile dal punto di vista investigativo.



Se dovessi
dirvi che si tratta di un film rivoluzionario dovrei mentirvi, inoltre, Bryan
Cranston mi è sembrato molto più a suo agio nei panni di Dalton Trumbo, non che qui sia meno bravo, ma il primo che proverà
a vendervi questo film, come qualcosa della stessa qualità di “Breaking Bad”
sappiate che sta cercando di rifilarvi un pacco, probabilmente è un infiltrato,
quindi fate occhio.


Ma forse è colpa mia, Narcos ha alzato l’asticella parecchio in alto, ci vuole qualcosa di più per restare al passo.
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