Metà degli anni ’80, Matthew Modine e sua moglie passano
davanti all’ingresso dell’Hard Rock Cafe. Modine guarda il buttafuori ed
esclama: «Ehi, dove sei stato?».
Modine sta girando un film e ci vorrebbe uno grosso come il
ragazzone che sta davanti alla porta, che però non ha mai pensato davvero di
fare l’attore, anche se una volta ha interpretato una particina in un film
della Troma, era una ragazzo lobotomizzato. Beh, bella forza io una volta ho
interpretato la parte di uno che dormiva (storia vera), non bisogna proprio
essere Marlon Brando ecco.
di poter ingrassare un po’?», questo famigerato “un po’” alla fine si attesta
attorno ad una trentina di chili buoni. Se prima il buttafuori di 1,92 era uno
che faceva paura, passando da 90 a 120 chili abbondanti, non fa più così
spavento, le donne smettono di guardarlo, le persone che gli rivolgono la
parola scandiscono bene le parole, pensandolo un po’ toccato nella testa.
il regista si chiamava Stanley Kubrick e il buttafuori che per sua ammissione,
ancora oggi fa l’attore grazie alla parte del soldato palla di lardo, è Vincent
D’Onofrio.
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“Stavate parlando di me? Ho le cuffie non sento bene” |
Uno che dove lo metti, lui recita, in carriera ha fatto di
tutto, il cattivo, il serial killer,
ha impersonato Orson Welles e Robert E. Howard, ha fatto film brutti, film più brutti,
ed è stato a lungo anche l’unico cattivo carismatico sfornato dalla Marvel. Con un’unica costante: se lui è
nel cast, uno che recita come si deve state tranquilli che lo abbiamo.
(2010) un horror musicale (!) che mi chiedo come mai io mi sia perso, per la
seconda regia invece, ha preferito qualcosa di più facile: un western che parla
dello sceriffo Pat Garrett e del bandito Billy the Kid.
saranno su Billy the Kid con cui fare il paragone? Mica tanti, vogliamo dire
boh settemila duecento? Da “Bill il bandito” (1957), a “Chisum” (1970) passando
per i due “Young Guns”, il cinema secondo voi si è mai fatto ammaliare dalla
storia di un rapinatore poco più che ventenne e dal roccioso sceriffo che gli
dava la caccia? Ma vaaa! Poi scusate, dopo che un mostro sacro come Sam
Peckinpah, nel 1973 ha diretto “Pat Garrett e Billy Kid” con James Coburn, Kris
Kristofferson e Bob Dylan nel cast, sentirai mai la pressione addosso? Beh se
il primo che ti ha diretto in carriera è stato Stanley Kubrick, probabilmente
no.
po’ meno di Avengers Endgame (dovrei
controllare, ho fatto una stima ad occhio), da noi è uscito dritto per il
mercato home video, me lo sono visto l’altra sera e vi dirò, per essere un film
piccolissimo che si prende tutto il suo tempo, non è niente male.
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“Senti, pensi di poter ingrassare un po’? Oh con la mia carriera ha funzionato!” |
La premessa è molto semplice ma non per questo banale, Rio (Jake
Schur) è un ragazzino la cui madre ha dato il nome di un posto bellissimo, perché
la sua vita e quella di sua sorella Sara (Leila George, tantissima stima per i
genitori di questa ragazza e la loro scelta del nome per la figlia), non lo
sono. Il loro padre di solito si ubriaca e gonfia la madre come una zampogna,
fino al giorno in cui la donna non si rialza più e Rio mette mano alla pistola
paterna per risolvere la situazione.
Cutler (Chris Pratt, si, QUEL Chris Pratt)
che non prende bene la morte del fratello e giura vendetta contro i nipoti. I
ragazzi in fuga s’imbattono in un altro ragazzo, Henry McCarty, conosciuto
anche come Henry Antrim o William Harrison Bonney, ma per la storia ricordato
da tutti come Billy the Kid, impegnato a resistere all’arresto da parte dello
sceriffo Pat Garrett e i suoi uomini.
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Chris Pratt barbuto, sempre piaciuto. |
Mettiamo un po’ di guacamole, I Magnifici 7 di Antoine Fuqua era un filmetto di poco conto con un
cast splendido e sprecato, tra cui spiccava proprio Vincent D’Onofrio, che ha
pensato bene che sperperare quel gruppo di attori, era davvero un’azione
criminale a cui bisognava rimediare. Infatti per il suo film da regista – anche
se D’Onofrio si ritaglia un piccolo ruolo, nel senso di durata sullo schermo,
lui piccolo non lo è mai stato – fa tornare due di quei “Magnifici”, di Chris
Pratt vi ho detto, ma aggiungete anche che lo sceriffo Pat Garrett lo
interpreta Ethan Hawke, brutto?
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“Vuoi andare a casa o in prigione?” (Cit.) |
Anzi a dirla proprio tutta, nel cast compare anche un’altra
vecchia conoscenza di D’Onofrio, infatti un ruolo piuttosto vistoso è
interpretato da Adam Baldwin, che non ha nessun legame di parentela con i
fratelli Baldwin famosi (nemmeno quelli famigerati), però era Animal in “Full Metal Jacket”. Piccolo il mondo a
volte no? Quello di Hollywood di sicuro.
macchina da presa aiuta a radunare altri attori, magari alla ricerca di
qualcuno che sappia come dirigerli, infatti l’altra faccia nota – e scelta
azzeccatissima – è Dane DeHaan nei
panni di Billy the Kid. Parliamo di uno che ha iniziato la sua carriera con la
parte di un ragazzino tormentato in “Chronicle” (2012), ha continuato con lo stesso ruolo, e anche quando fa il buono, con quella faccia da stronzo
che si ritrova (in senso buono Dane, non ti offendere!) sembra sempre cattivo.
Quindi perché non fargli interpretare la parte del più famigerato ragazzo
tormentato della storia americana?
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Dane “ragazzino tormentato” DeHaan nei panni di Billy “ragazzino tormentato” The Kid. |
Infatti DeHaane risponde con una prova perfetta, il suo
Billy the Kid è irriverente, pericoloso ma anche fragile e tormentato, e questa
volta il punto di vista sul personaggio è comunque inedito, perché lo vediamo con
gli occhi di Rio, che poi è anche il vero “The Kid” del titolo. Un ragazzo
giovane che subisce il fascino del famoso bandito, ma vuoi anche per età, è l’unico
che riesce ad avere qualcosa in comune con lui per davvero. In pratica riassumendo
malamente: Più che “Pat Garrett e Billy Kid” questo film è “Billy the Kid e The
Kid”.
punto di vista che si prende qualche licenza poetica sulla storia, ma resta
comunque valido, Ethan Hawke è bravissimo a renderlo un uomo risoluto ma
tormentato, quasi nevrotico, piegato dal peso della responsabilità, uno che sa
benissimo che il suo storico avversario gioca sporco, qualcosa che lui in
quanto uomo di legge non può permettersi di fare, ma per senso di
responsabilità quella stessa legge che difende, proverà a farla rispettare. Per
questo la fine della sua storia (e quella di Billy) risulta ancora più scevra di
tutta la gloria delle leggenda, perché dimostrando di aver capito la lezione
del maestro John Ford, D’Onofrio fa pronunciare al suo sceriffo, durante il “climax”
finale, una frase che più Fordiana di così solo la Focus (questa era orrenda,
perdonatemi!): «Non importa la verità, importa solo la storia che racconteranno
su di te».
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“Queste? Ma no, non sono per spararti, sono da collezione” |
Difetto di “The Kid”? Dura cento minuti tondi e si prende
tutto il suo tempo per caratterizzare i personaggi a dovere, solo che a volte
non sembra riflessivo e crepuscolare come ti aspetteresti da un western di
questo tipo, sembra solo lento. Ma è il difetto di chi vuole cercare il pelo nell’uomo,
perché la storia scorre, e lo fa su un doppio binario.
solo perché esistono settemila duecento film sullo sceriffo Pat Garrett e su
Billy the Kid, ma su quella trama principale s’incastra perfettamente anche la
storia di Rio, di sua sorella e del loro violento zio. Infatti quando la storia
di Billy the Kid finisce, quella di “The Kid e basta” continua.
si spara bene, i momenti d’azione sono violenti e ben coreografati (la
sparatoria nel saloon è sporca il giusto) e non si fa mancare nemmeno un
classico, come il duello finale, con una variazione importante che non vi
rivelo per non rovinarvi la visione.
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“Sono così cattivo che potrei costringervi tutti a rivedere Passengers” |
Quello che invece vi racconto e anche volentieri, e che un Chris
Pratt così non lo avete visto mai, non mi riferisco nemmeno alla sua “grande
barba cespugliosa” (cit.), ma più che altro al fatto che per linguaggio del corpo,
il suo cattivissimo zio funziona davvero alla grande, diventando un personaggio
sgradevole e pericolosissimo, lontano anni luce dagli scemoni simpaticoni che
di solito Chris Pratt interpreta. Il suo monologo sui pettirossi è
impressionante, lo so che letto così può far sorridere, ma quando sei un attore
comico, che riesce a far funzionare un monologo che non parte proprio nel modo
più minaccioso del mondo, qualcosa vorrà dire no?
il meglio dal suo cast, e il suo “The Kid” è un film piccolo che però fa tante
cose giuste, già normalmente di mio guardo tanti western, ma in questo periodo,
che la febbre per il genere che sta al cinema come il Rock ‘n’ Roll sta alla
musica, mi è tornata secca, non potevo trovare un film migliore di questo.
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I cavalieri dalle lunghe ombre (dai non potevo resistere!) |