Uno dei miei profili sull’Instagrammo preferiti da seguire è quello della regina, Sua Maestà Jamie Lee Curtis, che come sempre ha l’entusiasmone facile, spesso si lancia in odi sperticate sui progetti in cui lavora e quando l’ho vista esaltarsi per questo “The Last Showgirl”, seriamente, ho pensato che si trattasse di una serie tv o al massimo, un film televisivo, faccio mea culpa (storia vera).
Mi sono lasciato sicuramente influenzare dai trascorsi della protagonista, Pamela Anderson, apparsa tante volte nella parte di se stessa (o suoi varianti, sto pensando a “Scary Movie 3”), ma senza un ruolo costruito attorno a lei da… “Barbwire”? Oh mammasaura, era il 1996, un’altra era geologica, anche per Anderson che ne ha passate tante, e che a lungo ha fatto la gioia degli oculisti di tutto il mondo spiegando ad una generazione le gioie del rallenta, per lei un ritorno di fiamma di popolarità grazie a Pam & Tommy e al documentario targato Netflix “Pamela, a love story” del 2023.
Se avete visto il documentario, sapete del lavoro a teatro di Pamela che non deve essere sfuggito nemmeno a Gia Coppola che per la sua ultima fatica, le costruisce intorno un film di quelli che ormai sono un po’ un filone, quelli da vera o presunta rinascita, inaugurati con “The Wrestler” (2008), continuati con The Whale anche se va detto, sono film che rilanciano per davvero le carriere? In quest’epoca di accorciamento della storia, ho i miei dubbi, inoltre “The Last Showgirl” deve fare i conti con un paragone ancora più diretto.
Mi riferisco ovviamente a The Substance, anche se oltre che generi, parliamo anche di pesi specifici differenti, perché comunque Demi Moore è sempre stata un’attrice cinematografica, non una diva proveniente dal piccolo schermo come Pamelona nostra, però giornalisticamente il paragone era troppo ghiotto per le penne stipendiate, anche se il film di Gia Coppola si muove su tutte altre frequenze.
Lo spettacolo di Las Vegas in cui la swogirl Shelley (Anderson) danza da trent’anni sta per chiudere baracca e burattini, il regista impersonato da Jason Schwartzman (a meno dei soliti sei gradi di separazione dalla famiglia Coppola e quindi della vera regista del film) ha già dato a chiunque il preavviso. Shelley non è più giovanissima ma ha dedicato tutta la vita a quello spettacolo, quindi lo strappo così netto, la costringe a ripensare alla sua vita per provare a riprenderla in mano, l’occasione per provare a riallacciare i rapporti con la figlia e anche qui, si sente parecchia aria di “The Wrestler”, solo che i costumi sgargianti sono quelli delle ballerine sul palco e non degli energumeni sul ring.
Istruzione per l’uso: “The Last Showgirl” è un piccolo dramma dall’aria molto indie dove tutto il cast si mostra al naturale o almeno, un naturale da cinema, per risultare dimessi e realistici, ci riescono bene tutti a partire da Dave Bautista che ha trovato il modo di essere credibile anche in ruoli non per forza pensati per un uomo della sua mole.
Menzione speciale per Sua Maestà, Jamie Lee Curtis secondo molti si mangia ogni scena in cui compare, togliendo anche spazio a Pamela Anderson, ci può stare come analisi, ma lo vedo più come qualcosa di canonico nel modo di recitare dell’attrice, che specialmente di recente, procede a due velocità, sopra le righe e molto sopra le righe, direi alla pari con l’entusiasmone che la contraddistingue e che comunque sa come gestire, quindi bene così, visto che la sua Annette qui risulta molto più di un comprimario.
Anche se il palcoscenico, in tutti i sensi, resta quello che vede principale protagonista Pamela Anderson, prova sorprendentemente sincera la sua, Gia Coppola trova anche il modo di metterla a sua agio, in un monologo in particolare, uno dei momenti più alti del film, è impossibile distinguere, non c’è modo di capire se a parlare sia Shelly o proprio Pamela Anderson in persona, in uno di quei casi dove il personaggio guadagna, e anche molto, dai trascorsi personali, artistici e umani di chi lo interpreta.
Quindi devo dire che “The Last Showgirl”, pur essendo un tipo di film che normalmente mi interessa il giusto, grazie alle facce giuste, devo dire che anche questa cosina molto indie nel cuore si lascia guardare, non so quanto possa davvero rappresentare un vero ritorno di fiamma per Pamela Anderson, considerando l’esempio recente di Brendan Fraser, non mi aspetto di vedere la bagnina più famosa del piccolo schermo in tutte le prossime produzioni recenti (anche se il nuovo “Una pallottola spuntata” sta facendo parlare, come sempre per i motivi sbagliati), però è un titolo che si ricorda di tenere il mento alto, c’è grande dignità anche nell’epica dei perdenti e dei loro sogni infranti, un argomento che comunque mi sta sempre a cuore, Anderson questo palcoscenico se lo è meritato tutto.
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