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The Last Winter (2006): Benvenuti nell’era del pianeta Terra

Se non mi
fosse bastata la visione della pellicola, ci hanno pensato i “The director
whish to Thanks” nei titoli di coda a galvanizzarmi: quando vedi che un regista
ringrazia, Guillermo Del Toro e Neil Young, in quest’ordine, capisci subito di
aver trovato un nuovo amico.

Il mio nuovo
amico si chiama Larry Fessenden che in effetti avevo già incrociato per il suo
buon film del 2001 “Wendigo” (che dovrei anche commentare un giorno…). Newyorkese, figlio di un banchiere (non è un insulto anche se potrebbe sembrare)
la faccia di uno che nella vita poteva fare due cose:

1. l’assassino
cannibale che incontri quando sbagli strada la sera (andate a vederlo se non mi
credete!),
2. il regista
di film Horror.
Per fortuna ha
scelto l’opzione numero 2, poi, però non vorrei incontrarlo la sera sbagliando
strada.



“Ciao, vuoi essere mio amico?”

Il ragazzo è
sempre a pochi passi da tutti gli Horror degni di nota degli ultimi anni:

mentore di Ti
West (ha prodotto i suoi “The Innkeepers” e “The House Of The Devil”),
avrebbe dovuto
dirigere “The Orphanage” (alla fine lo ha solo prodotto con Guillermo Del Toro),
ha fatto un episodio di “Fear Itself” e presto lo vedremo in “The ABCs Of Death
2” (anzi lo vedranno, noi in uno strambo Paese a forma di scarpa stiamo ancora
aspettando il primo di ABC’s). Insomma, livello di “Street Cred” altissimo, a
questo aggiungete che il buon Larry, non vive di solo Horror, infatti è uno studioso
appassionato dei miti dei Nativi Americani, ha scritto alcuni libri, saggi,
articoli… “Cose” senza le immagini che si muovono, insomma, relative alla
salvaguardia ambientale: Larry è un noto ecologista militante, uno di quelli
che scriveva e parlava di surriscaldamento globale, prima che diventasse una
roba per Pop Star fighette. 

Insomma, ho la vostra attenzione adesso?
Bene, alziamo
ulteriormente l’asticella: per questo “The Last Winter”, Fessenden fa venir giù
Rob Perlman (il che per quanto mi riguarda, è motivo sufficiente per guardare
qualunque film).



“Brrrr mi tremano i baffi!”

Andiamo
avanti? Occhio che si sale ancora: Fessenden fa un Horror, i protagonisti fanno parte di un’équipe di ricercatori e come ambientazione il nostro regista dove decise di piazzarli? In Alaska. Alaska-Alaska, non la
città di Alaska (CIT.).

Insomma: al
minuto uno, realizzi che stai per guardare un Horror, ambientato tra paesaggi
completamente innevati, con un gruppo di protagonisti isolati, attaccati da… Qualcosa…
E, come se non bastasse, sono affetti da paranoia di gruppo.
Sì, Fessenden
decide di sedersi allo stesso tavolo da gioco, esponendosi agli inevitabili
paragoni con “La Cosa” di John Carpenter. Per una sfida del genere o hai
due palle così e un’idea precisa di cosa fare con il tuo film, o sei votato
allo morte. Sapete che c’è? Larry ha un’idea e il suo film funziona alla
grande!
Alaska, 1968, la KIK
corporation effettua delle trivellazioni nel permafrost glaciale, in un rifugio
nazionale della fauna artica, scopre qualcosa, racchiude la
scoperta nel sottosuolo, dentro una cabina bianca.
Dieci anni
dopo, la North Industries, investe un sacco di ex presidenti morti stampati su
carta verde, per mappare la regione, alla ricerca di punti idonei alla
trivellazione (“I Drink your milkshake!”… Scusate non ho resistito!), iniziano a
succedere cose strane, molto strane…



“Avevo detto al corriere di telefonare prima di consegnare il pacco”

Da una parte
abbiamo Hoffman (James LesGros) lo scienziato, quasi uno sciamano, che
percepisce prima di tutti i cambiamenti che la natura sta per mettere in atto. Suo contro altare Ed Pollack (Ron Perlman che si mangia tutte le scene con i
suoi dentoni) che malgrado tutti gli avvisi e i segnali, non ha intenzione di
fermare le ricerche della sua azienda (pagante). I due personaggi totem
riassumono tutta la gamma della razza umana, sempre più affamata di nuove
risorse e servono a Larry Fessenden per parlare dei temi di suo interesse: ambientalismo e i suoi studi sulle popolazioni autoctone del Nord-America (come
già fatto nel precedente Wendigo appunto).

Hoffman sul
suo diario si chiede,
dandoci anche una spiegazione del titolo della
pellicola
: “Come mai la natura non ci combatte come farebbe un
organismo con un virus?”. Tutte le tematiche care al nostro Crazy Larry (senza Dirty Mary)
convogliano nella storia principale del film, qualcosa di antico si risveglia
e torna a rivendicare ciò che è suo…
Basterebbe già
questo a fare di “The Last Winter” un film da vedere, poi ci sarebbe l’altra
questione: l’etichetta “Horror” che trovate dietro al DVD sotto la voce genere, che risveglia quel paragone con Giovanni Carpentiere, bene… E’ proprio qui che il film dà
il suo meglio!
Fessenden è
bravissimo a rendere l’oppressione che attanaglia i protagonisti: l’intreccio è
ben scritto, i nostri scienziati sono tormentati dalla noia, dal freddo, dai
pochi metri quadrati del rifugio, la forza che viene risvegliata dalle
trivellazioni si fa strada, e attraverso i vari cedimenti psicologi dei
protagonisti, anche lo spettatore viene tirato dentro questo gioco paranoico…
Il senso di
claustrofobia all’interno del rifugio, e quello di agorafobia degli infiniti,
letali, spazi innevati fuori, genera altissima tensione, inevitabile non
rimanere coinvolti durante la visione, intanto il dubbio aumenta: sono i
personaggi che stanno perdendo il senso della realtà o e la natura che li sta
isolando, mettendo in atto un piano diabolico? … Paura eh?



John Carpenter Approved

Il finale è
bellissimo. Forse l’unica nota dolente di tutto il film è che, ad un certo
punto, Fessenden per far arrivare in maniera chiara il suo messaggio
ambientalista, decide di mostrare (poco, ma lo fa) ed il problema sono gli effetti
speciali digitali, non proprio di ottima qualità, che riducono (purtroppo) il
senso di coinvolgimento/tensione/ansia/paranoia/ “dai cazzo voglio vedere come
finisce!” del film..

Resta un
problema da poco, perché il finale vero e proprio (l’ultimo minuto del film) ci
lascia con una raffinata (e fighissima) trovata apocalittica. Non solo Fessenden
ha saputo confrontarsi con atmosfere Carpenteriane senza andare sotto, ma ha anche
centrato quel senso di Apocalisse imminente che è tipico dei film, e
soprattutto dei finali, di Giovanni, vi sembra poco? Non lo è.
Cosa vi devo
dire? Giù il cappello, il film finisce ed io sono in piedi ad applaudire, ho un
nuovo amico, si chiama Larry Fessenden ed è uno di Noi! Musica!
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