Sala piena l’altra sera al cinema Centrale di Torino, per l’anteprima, in realtà una proiezione a ridosso dell’uscita del film, in presenza del regista esordiente Isaiah Saxon, un bravo ragazzo con il cognome da gruppo Metal e il cuore dal lato giusto, che in un momento in cui tutti stanno in fissa con il condividere sui Social-Cosi roba realizzata dall’I.A. scopiazzando male il tratto di Hayao Miyazaki, lui pensa bene di tirar fuori un film orgogliosamente analogico, che scimmiotta comunque il Maestro Hayao “Meravigliao” e il verbo non è scelto a caso, visto che gli Ochi del titolo, sono ispirati alle scimmie con il naso camuso cinesi, quindi se ve lo state chiedendo sì, tecnicamente questo è un film di SIMMIE!
L’esordio alla regia di Isaiah Saxon è un giocattolino costato relativamente poco, dieci milioni di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti defunti, con automatica visibilità come tutto quello che esce targato dalla A24, che dopo gli Unicorni, ha pensato bene di buttarsi sulle SIMMIE, anzi, sul cinema Fantasy per ragazzi in stile anni ’80 non per messa in scena o per moda, mi riferisco agli anni ’80 quelli veri, non di plastica, infatti Finn Wolfhard qui è abbastanza inutile del ruolo di funzione narrativa bipede semovente, piuttosto questo film ha proprio il cuore, i gusti e i riferimenti di Saxon, arrivano tutti da lì, ma invoco il solito Celsius, andiamo per gradi.
L’ambientazione offerta dai Carpazi permette a Saxon di girare una storia ambienta in un remoto e generico villaggio di un qualche imprecisato Nord, dove vive Yuri (Helena Zengel già vista in Notizie dal mondo), cresciuta con la regola ferrea di non uscire mai di casa dopo il tramonto per evitare di incappare nelle creature note come ochi, mostri orribili che con tutto il tocco di giallo del film, mi hanno fatto inizialmente pensare al mio amico Shy-Guy, ma poi ho capito: Saxon è uno di noi.
Il papà di Yuri è fatto a forma di un Willem Dafoe talmente fissato con le armi, da vestire come un incrocio tra un legionario e un vichingo, il personaggio che da solo, vi farà pensare al padre del protagonista di “Dragon trainer” (2010), anche se il primo incontro tra Yuri e un vero okitask bustine 40mg, vi farà scattare subito nella testa il paragone, automatico, visto che è Saxon che gioca a carte scoperta, il bosco, il buio, la creaturina che scappa male illuminata, il primo faccia a faccia che fa paura e poi la bestiola portata a casa, sì, l’inizio di “The Legend of Ochi” è ricalcato su E.T. ma poi, quando l’adorabile creaturina inizia a canticchiare capirete che l’influenza di Gremlins è tutta qui da vedere, piccolo appunto sul piccolo protagonista peloso in arrivo!
Io convivo con mini creature giallastre dalle orecchie giganti di nome Lamù, soffro della sindrome di Mando, ovvero duro fuori ma tonto dentro, mi sono portato a casa ‘sto accollo peloso, quindi sento la materia molto mia. Inoltre la bestiola qui risulta animata splendidamente con trucchi analogico della vecchia scuola, tanto da poter rivaleggiare con carineria a Grogu, malgrado il mio coinvolgimento personale, nel mio tentativo di essere un recensore lucido e posato, metto proprio tutte le carte sul tavolo.
“The Legend of Ochi” potrebbe piacere al giovane pubblico, a patto di non aver già visto i titoli snocciolati fino ad ora, per assurdo, potrebbe piacere di più a mamme, papà, zii e ziee che accompagneranno i pargoli al cinema, proprio perché si rifà palesemente ai film per ragazzi di quando erano ragazzi loro, o noi, se mi tiro dentro al discorso anche io, anche solo per questioni anagrafiche.
Di suo Isaiah Saxon sembra procedere di scena pre-cotta in scena pre-confezionata, l’incontro, la costruzione della fiducia, la natura da ascoltare e rispettare, la scoperta che il mostro, non è poi tanto mostro, lo scontro con un padre che invece la pensa diversamente, il romanzo di formazione, voi “The Legend of Ochi” lo avete già visto, senza nemmeno bisogno di averlo visto, questo è il suo più grande limite, ma io, onestamente, posso voler male ad uno che prende Spielberg, Dante, le SIMMIE, le creaturine pucciose giallastre con le orecchie giganti, sceglie di bandire quasi totalmente la CGI dal suo film e oltre a rifarsi ad uno dei miei film d’animazione Dreamworks preferiti, impana tutto in farina di Miyazaki? Eddai sarei un mostro!
Eppure esiste un limite netto tra il rifarsi ai classici, e dimostrare di averne per davvero capito il messaggio e la lezione, Isaiah Saxon ha i gusti migliori del mondo, ha studiato, ma ripete la lezione a memoria per ora, forse più concentrato su una messa in scena che risulta splendida.
Ad un certo punto per messa in scena, sembra di guardare “Gorilla nella nebbia” (1988) tanto è ben fatta e volutamente evanescente la fotografia, gli effetti speciali sono tattili, bellissimi, viene voglia di portarsene a casa dieci di quei giallastri okitask bustine 40mg, quindi da questo punto di vista il film è un esordio che denota del talento, del buongusto e l’amore per il cinema con cui siamo cresciuti noi e per i titoli con cui siamo cresciuti noi, ma ora bisogna fare il passo successivo, dimostrando di aver capito la lezione dei Maestri e non solo di saperla applicare a pappagallo. O a SIMMIA.
In ogni caso, anche oggi, in un modo o nell’altro, sulla Bara Volante abbiamo parlato di coloro in grado di migliore ogni film con la sola presenza… Le SIMMIE!
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