No dico, secondo voi se io dovessi mai imbattermi in un film
che si intitola “The man who killed Hitler and then the Bigfoot”, non avrei
voglia di vederlo? Che poi è quello che ho fatto, mi sono visto un film che si
intitola “The man who killed Hitler and then the Bigfoot”, e vi giuro esiste
davvero, non me lo sono inventato.
che si intitola “The man who killed Hitler and then the Bigfoot”, non avrei
voglia di vederlo? Che poi è quello che ho fatto, mi sono visto un film che si
intitola “The man who killed Hitler and then the Bigfoot”, e vi giuro esiste
davvero, non me lo sono inventato.
Lo so che cosa state pensando, è il classico titolo un po’
furbetto, applicato ad una film che vorrebbe essere una roba alla Tarantino
oppure alla Robert Rodriguez, cosa che è vera in parte, anzi la dico tutta, per
metà film – dura 90 minuti spaccati, per la nuda cronaca – viene da pensare che
il titolo sia davvero la parte più interessante del film, poi qualcosa accade,
ma andiamo per gradi.
Facciamo l’analisi logica della frase, “L’uomo che ha ucciso
Hitler e poi il Bigfoot” lascia pochi dubbi sul destino di baffetto e di
piedone, ma ti fa subito pensare: Chi è quest’uomo? Cosa ha fatto nella sua
vita? Perché proprio lui ha dovuto svolgere questi due compiti?
Hitler e poi il Bigfoot” lascia pochi dubbi sul destino di baffetto e di
piedone, ma ti fa subito pensare: Chi è quest’uomo? Cosa ha fatto nella sua
vita? Perché proprio lui ha dovuto svolgere questi due compiti?
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L’uomo che ha ucciso Hitler e poi il Bigfoot ma forse anche un alce! |
Proprio su questo si concentra il film scritto, prodotto e
diretto da Robert D. Krzykowski (uno che ogni tanto dovrebbe girare le ruota e
comprare una vocale), e quell’uomo è interpretato da Sam Elliott, una vita da
caratterista, anzi, una vita da cowboy nei film, quei baffi li avete visti
ovunque e non passano certo inosservati. Sam Elliott era già un pistolero in un
mio cult personale “Tombstone” (1993) di George Pan Cosmatos, e ha sempre
trovato il modo di fare il cowboy, tipo in “Ghost Rider” (2007) finché i Coen
non hanno messa in chiaro per sempre il suo ruolo, facendogli interpretare il
narratore, ma con cappello da cowboy in “Il grande Lebowski” (1998). Da poco il
buon Sam si è beccato una nomination all’Oscar per il suo ruolo in “A star is
born” e la sua stella sulla Hollywood Boulevard, sembrerebbe la degna
coronazione di una carriera per uno che è stato il degno rappresentante di una
categoria che ad Hollywood ormai è più rara del Bigfoot, ovvero i caratteristi
riconoscibili di talento.
diretto da Robert D. Krzykowski (uno che ogni tanto dovrebbe girare le ruota e
comprare una vocale), e quell’uomo è interpretato da Sam Elliott, una vita da
caratterista, anzi, una vita da cowboy nei film, quei baffi li avete visti
ovunque e non passano certo inosservati. Sam Elliott era già un pistolero in un
mio cult personale “Tombstone” (1993) di George Pan Cosmatos, e ha sempre
trovato il modo di fare il cowboy, tipo in “Ghost Rider” (2007) finché i Coen
non hanno messa in chiaro per sempre il suo ruolo, facendogli interpretare il
narratore, ma con cappello da cowboy in “Il grande Lebowski” (1998). Da poco il
buon Sam si è beccato una nomination all’Oscar per il suo ruolo in “A star is
born” e la sua stella sulla Hollywood Boulevard, sembrerebbe la degna
coronazione di una carriera per uno che è stato il degno rappresentante di una
categoria che ad Hollywood ormai è più rara del Bigfoot, ovvero i caratteristi
riconoscibili di talento.
“The man who killed Hitler and then the Bigfoot” che picchiò
il cane, che morse il gatto che si mangiò il topo che al mercato mio padre
comprò, si tiene in piedi quasi esclusivamente sulla prova di Sam Elliott, la
capacità di riempire lo schermo dell’attore, e di risultare credibile nei panni
del tipo tosto, anche di momenti intimisti, da sola riesce a non far mai
scadere di tono la pellicola, che ammettiamolo ha ambizioni che vanno oltre il
suo titolo bizzarro.
il cane, che morse il gatto che si mangiò il topo che al mercato mio padre
comprò, si tiene in piedi quasi esclusivamente sulla prova di Sam Elliott, la
capacità di riempire lo schermo dell’attore, e di risultare credibile nei panni
del tipo tosto, anche di momenti intimisti, da sola riesce a non far mai
scadere di tono la pellicola, che ammettiamolo ha ambizioni che vanno oltre il
suo titolo bizzarro.
Si perché la prima metà del film, fa un uso, per non dire
proprio un abuso dei flashback, rimbalzando continuamente tra il vecchio Calvin
Barr interpretato da Sam Elliott e quello giovane, che ha il volto (senza rughe)
di un convincente Aidan Turner. Il problema è che i primi quarantacinque minuti
di film, potrebbero durare tranquillamente la metà, e tocca assistere a due
flashback quasi identici, prima di vedere la prima delle due morti annunciate
dal titolo.
proprio un abuso dei flashback, rimbalzando continuamente tra il vecchio Calvin
Barr interpretato da Sam Elliott e quello giovane, che ha il volto (senza rughe)
di un convincente Aidan Turner. Il problema è che i primi quarantacinque minuti
di film, potrebbero durare tranquillamente la metà, e tocca assistere a due
flashback quasi identici, prima di vedere la prima delle due morti annunciate
dal titolo.
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Non siamo qui a far ballare i Bigfoot, ma il protagonista (e anche un po’ la trama) si. |
Per farvi capire a cosa potreste andare incontro se decideste
di vedere (inspiro forte) “ThemanwhokilledHitlerandthentheBigfoot” (espiro
forte) la scena flashback con Calvin e il suo pastore tedesco che vanno sul
camion, sulla barca, sul carretto, sul treno, prima di raggiungere Hitler,
sembra una scena pensata per fare la gioia dei padroni di Pastori Tedeschi, ma a
tutti gli altri fa venire voglia di urlare contro lo schermo: «Abbiamo capito!
Possiamo andare avanti con la storia!?».
di vedere (inspiro forte) “ThemanwhokilledHitlerandthentheBigfoot” (espiro
forte) la scena flashback con Calvin e il suo pastore tedesco che vanno sul
camion, sulla barca, sul carretto, sul treno, prima di raggiungere Hitler,
sembra una scena pensata per fare la gioia dei padroni di Pastori Tedeschi, ma a
tutti gli altri fa venire voglia di urlare contro lo schermo: «Abbiamo capito!
Possiamo andare avanti con la storia!?».
Ma quando il The man who kil film cala la maschera,
si rivela per quello che è, una storia intima su un uomo che un po’ per resistenza
fisica, e un po’ per caso è diventato una leggenda di guerra, ma ha perso tutto,
compresa la donna della sua vita, infatti la maggior parte dei flashback sono
dedicati alla bionda Maxine (Caitlin FitzGerald), ma qui arrivano i problemi.
si rivela per quello che è, una storia intima su un uomo che un po’ per resistenza
fisica, e un po’ per caso è diventato una leggenda di guerra, ma ha perso tutto,
compresa la donna della sua vita, infatti la maggior parte dei flashback sono
dedicati alla bionda Maxine (Caitlin FitzGerald), ma qui arrivano i problemi.
Se fosse un western, sarebbe di sicuro un “Weird west”, ma
essendo ambientato tra la seconda guerra mondiale e i giorni nostri, diventa
difficile etichettarlo, la morte di Hitler e del Bigfoot rappresentano gli
elementi “Weird”, quelli strani e fantastici, di una storia che avrebbe avuto
bisogno di un narratore più scafato di Robert D. Krzykowski o per lo meno con
molta più esperienza, su questo sono completamente d’accordo con la recensione
del Cumbrugliume, che in quanto
scimmiologo con specializzazione in Bigfoot e mostri vari, è stato anche lui magneticamente attratto da questo film.
essendo ambientato tra la seconda guerra mondiale e i giorni nostri, diventa
difficile etichettarlo, la morte di Hitler e del Bigfoot rappresentano gli
elementi “Weird”, quelli strani e fantastici, di una storia che avrebbe avuto
bisogno di un narratore più scafato di Robert D. Krzykowski o per lo meno con
molta più esperienza, su questo sono completamente d’accordo con la recensione
del Cumbrugliume, che in quanto
scimmiologo con specializzazione in Bigfoot e mostri vari, è stato anche lui magneticamente attratto da questo film.
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Come dite? Si vede poco e male? Come tutte le foto dei Bigfoot esistenti insomma. |
Mentre guardavo “The man who killed Hitler and then the
Bigfoot” pensavo che sarebbe stato bellissimo leggere il romanzo di Joe R. Lansdale
da cui il film è stato tratto, con il piccolissimo (quasi irrisorio) dettaglio
che questo film NON è stato tratto da un romanzo di Champion Joe, anche se Krzykowski
vorrebbe un po’ giocarsela in quella zona li, con un protagonista tosto e
malinconico dal passato sofferto, e momenti fantastici, a cavallo tra i generi,
tra complotti storici e creature leggendarie presentate in salsa Horror.
Insomma intenti ottimi, ma forse troppo ambiziosi per il nostro amico con
troppe consonanti nel cognome.
Bigfoot” pensavo che sarebbe stato bellissimo leggere il romanzo di Joe R. Lansdale
da cui il film è stato tratto, con il piccolissimo (quasi irrisorio) dettaglio
che questo film NON è stato tratto da un romanzo di Champion Joe, anche se Krzykowski
vorrebbe un po’ giocarsela in quella zona li, con un protagonista tosto e
malinconico dal passato sofferto, e momenti fantastici, a cavallo tra i generi,
tra complotti storici e creature leggendarie presentate in salsa Horror.
Insomma intenti ottimi, ma forse troppo ambiziosi per il nostro amico con
troppe consonanti nel cognome.
E il Bigfoot direte voi? Non somiglia per niente al mitico Harry ve lo dico subito, anzi le
ragioni che spingono Calvin a dare la caccia alla leggendaria creatura, sono
quasi un pretesto per opporre due che alla fine sono gli ultimi della loro
specie, che poi è quello che interessa veramente raccontare a Krzykowski… Ogni
volta che lo scrivo, deve sembrare che io sia svenuto, cadendo con la faccia sopra
la tastiera ora che ci penso.
ragioni che spingono Calvin a dare la caccia alla leggendaria creatura, sono
quasi un pretesto per opporre due che alla fine sono gli ultimi della loro
specie, che poi è quello che interessa veramente raccontare a Krzykowski… Ogni
volta che lo scrivo, deve sembrare che io sia svenuto, cadendo con la faccia sopra
la tastiera ora che ci penso.
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L’uomo che ha ucciso Hitler e poi il Bigfoot e poi si è dedicato all’arrampicata. |
La creatura è realizzata con effetti speciali
orgogliosamente vecchia scuola, e ci regala anche qualche momento di sangue, vomito
e budella che di sicuro fa bene al divertimento, e che probabilmente ha valso
al film, la sua aurea da film spassosissimo che lo ha preceduto nel giro dei
film festival da cui proviene. Ma come dico sempre, i film festival sono un
ecosistema tutto loro, dove un film appena simpatico, viene accolto come se
fosse il ritorno di Zucker-Abrahams-Zucker, se arrivi da una settimana di film
cileni (con i sottotitoli in ucraino), quindi occhio alle recensioni dai film
festival, qualche volta fanno storia a parte.
orgogliosamente vecchia scuola, e ci regala anche qualche momento di sangue, vomito
e budella che di sicuro fa bene al divertimento, e che probabilmente ha valso
al film, la sua aurea da film spassosissimo che lo ha preceduto nel giro dei
film festival da cui proviene. Ma come dico sempre, i film festival sono un
ecosistema tutto loro, dove un film appena simpatico, viene accolto come se
fosse il ritorno di Zucker-Abrahams-Zucker, se arrivi da una settimana di film
cileni (con i sottotitoli in ucraino), quindi occhio alle recensioni dai film
festival, qualche volta fanno storia a parte.
Con un po’ più di esperienza, “The man who killed Hitler and
then the Bigfoot” poteva essere un gioiellino a cavallo tra i generi, capace di
stupire e farsi piacere da tutti, così per ora, è qualcosa che invece potrebbe scontentare
tutti, l’unica costante è davvero il talento di Sam Elliott, lui sì un essere leggendario,
quasi quanto il Bigfoot, un caratterista di talento, capace di diventare
riconoscibile, senza mai ambizioni da divo, roba ormai rarissima nel cinema
odierno.
then the Bigfoot” poteva essere un gioiellino a cavallo tra i generi, capace di
stupire e farsi piacere da tutti, così per ora, è qualcosa che invece potrebbe scontentare
tutti, l’unica costante è davvero il talento di Sam Elliott, lui sì un essere leggendario,
quasi quanto il Bigfoot, un caratterista di talento, capace di diventare
riconoscibile, senza mai ambizioni da divo, roba ormai rarissima nel cinema
odierno.