Guarda un po’ chi si rivede? Bryan Bertino,
quanto tempo, il buon Bryan mi aveva mandato a casa contento nel 2008, non
appena terminata la visione del suo “The Strangers”, un riuscito filmetto pieno
di sinistri omini mascherati, che allora aveva anche il pregio di essere uno
dei primi home invasion a vedere il buio della sale cinematografiche di uno
strambo Paese a forma di scarpa.
perfezione mentirei, perché da allora non mi è più capitato di rivederlo, mi è
successo, però, di essere inciampato in “Mockingbird” nel 2014, secondo film del
regista e quello, invece, era una cosa davvero brutta, mamma mia che robaccia…
(due in particolare) e un mostro, tutto quello che serve per mandarmi giù di
testa, ma anche per fare un bel film. Mi è piaciuto “The Monster”? Uhm, non è
professionale commentare un film dicendo “uhm”, provo ad argomentare che mi
viene meglio delle onomatopee.
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Oddio Piccettino! Ti hanno abbandonato a bordo strada! |
Kathy (Zoe Kazan, nipote di Elia, forse la
ricordate in “Ruby Sparks” del 2012) è una mamma giovane e sfattissima, si
sveglia la mattina con il dopo sbornia e il massimo che fa, è tornare a
dormire, anche perché di sicuro non è in grado di prendersi cura di sua figlia
Lizzy (Ella Ballentine), che, di fatto, è molto più responsabile della madre.
sufficiente, in un flashback Bertino ci mostra una delle poche volte in cui Kathy
ha provato a fare la brava mamma e tutto si è risolto in una serie di
reciproci lanci di “Fuck you!” tra madre e figlia, ne volano tanti, ma per
fortuna ci si ferma prima di scadere nell’overacting involontariamente comico,
dietro ad un cespuglio era già pronto a cicciare fuori Nicolas Cage per
contribuire.
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Hush little baby don’t say a word… |
Come detto, sappiamo poco, anche quando vediamo
Kathy e Lizzy partire in auto, alla volta della casa del padre biologico della
bimba, obbiettivo? Mollarla lì per sempre, anche se non sembra poi ‘sto gran
piano, visto che tra le righe è piuttosto chiaro che pure papà, non è proprio
uno stinco di santo.
(per un po’) lontana dalle sue bottiglie, anche se non è semplicissimo, visto
che la scimmia morde, o forse dovrei dire il mostro morde, perché procedendo a
colpi di metafore, quando l’auto rimane in panne per strada, madre e figlia
sono costrette a sopravvivere all’attacco di un mostro, uscito fuori dal nulla
e bello incazzato.
lettura di secondo livello è manifesta, in cui diventa un grosso METAFORONE
impossibile da ignorare, alcuni dei miei film preferiti di sempre sono dei metaforoni giganteschi, quindi non è un
problema che la creatura arrivi dal nulla e si ostini a continuare ad
attaccare madre e figlia senza motivazioni apparenti, è una metafora della
dipendenza della madre, quindi, va anche bene così.
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“Smetto quando voglio di usare metaforoni, smetto quando voglio!”. |
Il film si prende il suo tempo a presentarci i
personaggi, prima di vedere l’azione vera, tocca aspettare un po’. Bisogna dire
che, però, Bryan Bertino dirige delle scene di tensione ben fatte, in particolare
quando mostra poco la creatura e tiene le sue protagoniste (e noi spettatori)
sul filo. Altri dettagli positivi? Sicuramente il finale che non vi rivelerò
nemmeno sotto tortura, ma è diverso da quello che potreste immaginare, anche
se porta avanti fiero la sua metaforona bella grande grande.
ideale per un horror, ma qui mi sono sembrati molti di più, specialmente nella
parte che precede il finale, l’attesa mi è pesata, ma capisco anche perché. Per
una ragione semplice: perché in fondo io sono un omino semplice, che da un film
che si chiama “The Monster” si aspetta almeno una cosa, un mostro con i controcazzi,
come direbbero i francesi.
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“Ok, qui sotto niente mostri, solo la coppia dell’olio”. |
Non che la creatura in sé sia brutta, è
realizzata con effetti speciali orgogliosamente vecchia maniera, cosa che mi fa
sempre felice, inoltre hanno avuto la bella pensata di ricoprirlo con una mano
di vernice lucida, che dà alla creatura la giusta aria viscida che non guasta
mai, peccato che il faccione sia una mono espressione (leggi anche mascherone)
fissa e inespressiva che toglie molta della poesia, specialmente quando Bertino
lo inquadra troppo a lungo e troppo da vicino.
(anglicismo, per compensare il francesismo di prima) e non puoi contare su un
budget illimitato, almeno non giocarti i primi piani sul mostrino, quando la
minaccia si vede poco, o meglio non si vede affatto, la paura aumenta, è la
lezione di tanti maestri, tra i quali Ridley Scott che in Alien ha spiegato al
mondo come si fa.
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“Ho paura anche ad azionare il tergicristallo”. |
Voi direte: “Eh sì, arrivi tu bello bello, a
spiegare a Bertino come si fa e fai il grosso citando un capolavoro del cinema
con cui sei sicuro, non si sbaglia mai”. Però non è colpa mia se Bryan Bertino
apre il film facendo pronunciare a Lizzy, una frase del tutto simile a quella
di Newt, ve la ricordate “La mia mamma diceva sempre che i mostri non
esistono”, quella che apriva anche Alien3?
Ecco, allora non sono io che faccio il maranzo, è Bertino che si mette i
bastoni tra le ruote da solo puntando in alto.
funzionava, anche nella scelta di casting di far interpretare a Zoe Kazan, la
mamma sfattissima, proprio lei che di solito interpreta ruoli da brava ragazza,
per il resto, Bertino per ora rimandato, fatti vedere più spesso, però, non
facciamo che sparisci senza farti sentire come fai sempre.