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The night of – Stagione 1: Ti verrà assegnato un John Turturro d’ufficio

In cerca di
una serie estiva m’imbatto in questa “The night of”, di che parla? Ma che ne
so, c’è John Turturro nel cast, quanto basta. “Turturro, John. John Turturro”
(Ciao Sergio!).

Tratto dalla
serie “Criminal Justice” della BBC (che non ho visto), “La notte de” prevedeva
originariamente il grande James Gandolfini nella parte del protagonista, questo
spiega perché il suo nome compare ancora tra i produttori della serie, una cosa
assurda lo so, ma così è. Alla sceneggiatura troviamo Richard Price (quello di
Child 44), mentre alla regia di tutti e dieci gli episodi della prima stagione
c’è Steven Zaillian.



“Vieni qua, sei un bravo guaglione!”

Il pilot è
davvero micidiale, ma quello me lo aspetto anche, la HBO non bada mai a spese
quando si tratta di lanciare una serie (sì, sto pensando ai clamorosi pilot di
“Boardwalk Empire” o “Vinyl”). Sì, ma di che parla questa serie? Tutto inizia
con il giovane Nasir Khan detto Naz (Riz Ahmed visto in Jason Bourne) il classico bravo ragazzo di origini pakistane che
vive a New York, una sera viene invitato dagli amici fighi ad una festa, ci
vuole andare a tutti i costi anche se l’amico gli tira pacco lasciandolo a
piedi. Come fare? Naz corre il rischio e prende il taxi del padre,
il taxi che il padre possiede insieme ad altri due proprietari.

“Favorisca patente, libretto, passaporto, codice fiscale e tessera punti dell’Esselunga”. 

Arriva in
centro, si perde e scambiandolo per un taxi vero, sale a bordo Andrea (Sofia
Black D’Elia), giovane carina e piena di droghe, siccome è universalmente
riconosciuto che esista una cosa che tira più di un carro di buoi, Naz finisce
prima a casa di Andrea a giocare al giochino del coltello e a letto con
la ragazza dopo, per risvegliarsi in un fosso senza una rete e sullo
specchio una scritta con il rossetto la scritta “Benvenuto nell’AIDS”… No, ahimè questa
volta “mio cuGGino” degli Elio e le Storie Tese non c’entra. Naz si sveglia in
cucina, Andrea invece non si sveglia più, morta ammazzata nel suo letto con
ventidue coltellate, segue panico e arresto, in un episodio pilota bellissimo
che da solo vi convincerà a vedere la serie, garantito al limone.



“Vuoi venire a casa mia a vedere il pilot della nuova serie HBO?”.
Anche grazie
all’entrata in scena del più impossibile avvocato mai visto in una serie tv,
per certi versi pure più scombinato di Saul Goodman, si chiama John Stone ha il naso e la camminata di John Turturro, è
un azzeccagarbugli che campa con i casi disperati, quelli beccati in fragranza
di reato e accusati di furtarelli e adescamento. Decide di aiutare Naz solo
perché nasa al volo la sua innocenza, ma l’avvocato ha una brutta fama e uno
sfogo allergico ai piedi anche peggiore. Sai che bella roba quando l’unico che
può salvarti da un ergastolo, è uno spilungone in pastrano e sandali per far
respirare i piedi?



“Ma tu non giocavi a bowling in un film?” , “Lo hai detto hermano. No se escherza con Turturro!”.

A questo
aggiungete una giovane avvocatessa (interpretata da Amara Karan) entrata in
scena dopo un lungo valzer tra principi del forum, il detective sulla via della
pensione assegnato al caso Dennis Box (Bill Camp) e un altro personaggio super
classico, nel braccio della morte della prigione di Ryker, vuoi non avere un ex
campione di Box (tutto questo mi ricorda qualcosa) diventato re incontrastato dietro le sbarre? Ad interpretarlo
troviamo Mr. HBO, Michael K. Williams il mitico Omar Little di “The Wire”,
visto di recente nei panni di Leonard.



Michael K. Williams si candida per un ruolo nel prossimo “Undisputed”.

“La notte de” ti
compra con quell’episodio pilota capace di incollarti allo schermo, poi bisogna
fare i conti con il fatto che Nasir è un cretino: malgrado tutti
intorno a lui, avvocato e padrino in prigione, gli regalino i loro
consigli migliori, il ragazzo fa sistematicamente le scelte peggiori. Motivo
per cui fin dal primo episodio ho pensato: “Questo è talmente scemo che di
sicuro ne esce pulito”.

Per fortuna, la
serie non è così banale, anche se non è tutta pesche e crema, la sceneggiatura
si gioca un paio di personaggi “civetta” buttati nel mucchio per coprire il
ruolo di possibili assassini della ragazza, anche se sono così poco credibili
da venire automaticamente depennati. Non ve li elenco tutti per non rovinarvi
la visione, ma almeno uno mi ha ricordato la comparsata del mitico il Tony Todd
in Final Destination, predizioni
apocalittiche comprese, anzi, mi sa che gli ho pure fatto un complimento.
Capisco bene
che con un unico sospettato, beccato praticamente con le mani nel sacco (e con l’arma
del delitto in tasca), le indagini del detective a pochi giorni dalla pensione
(un altro clichè) siano ben poco approfondite, ci può stare, quello che davvero
non si può perdonare a “The night of” è la poca cura dedicata alle parti in
tribunale, quando questa serie prende l’inevitabile svolta da legal thriller,
la credibilità va sotto con perdite.



Vedo Paul Sparks e ripenso alla sua risatina scema in “Boardwalk Empire”.
Durante le
testimonianze in aula, le domande poste dagli avvocati sembrano scritte e
recitate solo per approfondire i personaggi, tanto personali che non è affatto
credibile che quasi mai la parte opposta contesti sollevando al giudice un’obbiezione. Ma il top assoluto è il modo in cui le prove e i reperti presi dal
luogo del delitto, vengano maneggiati da chiunque in sala, solo il coltello,
ovvero l’arma del delitto, preso e tocchicciato da tutti, non è nemmeno
chiuso nel classico sacchetto di plastica trasparente per le prove che si vede
sempre nei film. Sul serio, persino gli episodi classici di “Perry Mason” erano
più accurati di questa roba qua.
Sempre senza
darvi troppi dettagli della trama, alcune dinamiche tra personaggi, sono più
orientate al colpo di scena o alla svolta melodrammatica che al realismo,
capisco di aver fatto un errore mortale, prima di iniziare a guardare “The
night of” ho recuperato la (bellissima) “American Crime story” (prossimamente
su questi schermi), quella sì, incredibilmente accurata nelle parti ambientate
in tribunale, ma indipendentemente da questo, mi sembra insensato che nel 2016
una serie basata su un’indagine venga proposta con così poco realismo.



“No vostro onore, mai visto Perry Mason, guardavo solo Hazzard”.
Un disastro?
No, perché se c’è qualcosa che tiene su la baracca qui è la prova di John Turturro,
il suo improbabile avvocato afflitto da irritazione cutanea è fantastico,
Turturro ci mette del suo a renderlo un perdente sulla via della redenzione,
bisogna purtroppo registrare il fatto che la sceneggiatura batte
insistentemente sul tasto dei METAFORONI e lo fa per tutti e dieci gli episodi
della prima stagione.
L’eruzione
cutanea ai piedi che rende l’avvocato un paria, relegandolo tra i perdenti,
segue l’andamento del caso (e dello stress del personaggio), ancora di più il
suo complicato rapporto con il gatto della vittima, adottato dal luogo del
delitto, malgrado l’allergia ai felini, è chiaro anche agli spettatori più
distratti che il micio chiuso in una stanza, ma comunque al centro delle
attenzioni dell’avvocato, rappresenti Naz un uomo innocente a sua volta chiuso
in un inferno per vivi, come cantava Bob Dylan.

Anche se non somigli per niente ad Hurricane Carter.
Insomma, “La
notte de” è piena di difettucci più o meno grandi, perdonabili nella misura in
cui questo tipo di cose vi infastidiscono da spettatori, se non altro il finale
(che non vi rivelo ovviamente), apre degli scenari interessanti per la seconda
stagione, mi aspetto e mi auguro un cambio di passo come avvenuto tra la prima
e la seconda stagione di Broadchurch, ora come ora, se dovessi consigliare
questa serie a qualcuno dire: John Turturro Show!



“… Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me?”.

Ogni volta che
compare si mangia la scena, la sua arringa finale da sola può far dimenticare
alcuni dei difetti della serie, l’ho sempre considerato un grande attore, che
ultimamente si vede troppo poco, o comunque in particine di poco conto, quindi,
ben venga questa serie anche solo per la sua prova personale che non fa
rimpiangere la dipartita di James Gandolfini e questo è decisamente un
complimento. 

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