Jennifer Kent è assorta alla cronache perché il suo Babadook è stato uno dei quegli horror
indipendenti ad arrivare anche nelle nostre sale, per fortuna, aggiungo. Il suo
nuovo lavoro “The Nightingale” è assorto alla cronaca invece per via di un
[INSERIRE-QUI-ESPRESSIONE-A-PIACIMENTO] che si è messo ad urlare insulti
sessisti dopo la proiezione del film, al festival del cinema di Venezia (storia
vera, purtroppo). Evidentemente aveva capito in pieno il messaggio del film.
Sorvolando sulla questione che ha avuto già fin troppo
visibilità (due sane sberle date bene ogni tanto…), ero pronto ad un film
grondante sangue, qualcosa con la bava alla bocca dalla rabbia, invece “The
Nightingale” colpisce duro quando deve farlo, ma al netto di qualche lungaggine (136 minuti che in certi passaggi volano ed in altri non procedono) e di
alcune imperfezioni qua è la, è un film piuttosto quieto, però capace di mordere
forte senza fare sconti.
po’ pensare a The VVitch, Jennifer
Kent ci porta tutti nell’Australia del 1825, un posto dove vivono ex detenuti
scacciati dalla vecchia Albione, Aborigeni locali e Inglesi, la maggior parte
dei quali maschi, bianchi e simpatici quanto sotto la scarpa senti fare
SPATACIAC da una cosa marrone che sembra Nutella, ma non lo è.
![]() |
Un inizio austero, ma comunque migliore delle mazzate in arrivo. |
La vita di Clare (Aisling Franciosi, padre italiano, mamma irlandese, nata a Dublino e di conseguenza con l’accento più bello del pianeta)
è tutta in salita per via delle umili condizioni di deportata, ma alleviata da
una bimba e un marito amorevole. Peccato per il tenente Hawkins (Sam Claflin)
comandante del forte presso cui alloggia Clare e suo aguzzino numero uno.
(l’usignolo del titolo) davanti ai soldati, in una scena che a me a ricordato
quasi l’equivalente di “Orizzonti di gloria” (1957), ma nel film di Kubrick la
musica muoveva a compassione i soldati, qui, invece, le sevizie di Clare
peggiorano quando Hawkins in una scena impietosa la violenta. Così… Pronti via,
giusto perché io le scene di stupro le patisco come poche altre cose. Ed è solo
l’inizio perché il tentativo di rialzare la testa di Clare verrà punito
brutalmente dai soldati, con la Kent che non tira via la mano al momento di
maltrattare la sua protagonista (e noi spettatori).
![]() |
Magari la strizzata d’occhio a Kubrick l’ho vista solo io, però lo ricorda. |
In cerca di vendetta Clare parte sulle piste di Hawkins e
del suo viscido secondo Ruse (Damon Herriman) con l’aiuto non proprio
volontario, ma ben pagato di Billy (Baykali Ganambarr, se la gioca per
comprimario dell’anno in un film) Aborigeno con nessuna intenzione di infilarsi
nei casini («Qui se vedono un tipo nero, sparano al tipo nero!») che gli farà da
guida.
calare la maschera, quello che ci troviamo di fronte è un western ambientato in
Australia, che sfrutta la situazione di partenza da “Rape & Revenge” per
mettere alla berlina la società descritta come maschilista e razzista, pronta a
giustificare chi pratica soprusi sui più deboli.
![]() |
“Sono il più nero in questo film, e la regista viene dagli horror. Sento puzza di guai!” |
Diventa subito chiaro che dopo il successo planetario di Babadook, Jennifer Kent qui decida di
giocarsi la carta del film della vita, quello molto sentito, proprio come la
scelta di girare tutto in un rigoroso e opprimente 4:3, con le sue due bande
laterali nere che sembrano messe lì per costringerci a guardare e per
stritolare i protagonisti all’interno della storia. Una scelta sensata, logica
e anche molto efficace, ma che può essere erroneamente interpretata come un
vezzo da grande autrice, più che altro da quelli che, poi, vanno ai festival per
urlare insulti.
luogo che non è stato certo una passeggiata nei campi fioriti, la parte che ho
preferito di più di “The Nightingale” è il rapporto tra Claire e Billy, non
vorrei passare per quello fissato con Walter Hill (anche se…), però i due
opposti per sesso e colore della pelle, diventano protagonisti di un “buddy
movie” che è il cuore di tutto il film, uno strano incontro tra 48 Ore e Dead Man.
Quando Claire capisce che Billy è l’unico che può aiutarla,
lei per prima non nasconde un certo sospetto («Un nero? Finirò in pentola»), da
parte sua Billy la vede solo come un’altra Inglese bianca pronta a trattarlo
malissimo dandogli solo ordini. Davanti al fuoco durante il loro viaggio
arriveranno al confronto: MAI dare dell’Inglese ad una Irlandese, specialmente
una piuttosto incazzata come Claire che proprio agli odiati Inglesi deve tutte
le sue sfortune.
![]() |
“Non c’è mai Carabina Quigley quando hai bisogno di lui. Mi toccherà fare da sola” |
I due personaggi, proprio come la madre e il bambino di Babadook, non risultano subito
simpatici, anzi, però trovano il modo di conquistare lo spettatore, quindi
balza ancora di più agli occhi il fatto che gli Inglesi siano tutti abbastanza
monodimensionali, nello stesso film Jennifer Kent tratteggia due personaggi
così riusciti, solo per opporli a dei cattivi che sono perfidi senza
possibilità di appello.
Claflin, ve lo ricordate il colonello inglese Jason Isaacs di “Il Patriota”
(2000)? Era un cattivo talmente feroce, talmente didascalico e spietato, da
lasciarti credere che nelle scene non inquadrato, quelle non presenti nel film,
passasse il tempo che so… A mangiare carne di neonato, oppure a giocare a squash
usando dei pulcini al posto delle palle. Ecco, l’Hawkins di Sam Claflin sembra
suo figlio espatriato in Australia e per quanto io voglia bene al film con Mel
Gibson, stiamo sempre parlando di un film di Roland Emmerich, non proprio il
più raffinato creatore di personaggi, universalmente ricordati per le loro
sfaccettature, ecco.
![]() |
Il figlio segreto di Jason Isaacs, ha la stessa innata simpatia di papà. |
Chiaro che Jennifer Kent qui sia parecchio con il coltello
tra i denti, chi detiene il potere è un maschio bianco e nemmeno uno di quelli
bravi, anzi, ti fa proprio pensare che la categoria nemmeno esista. Una chiara
presa di posizione che si traduce in un western che non fa sconti, in cui chi
deve vendicarsi, deve usare gli stessi identici modi dei suoi aguzzini, perché
non ha nessun’altra possibilità, la scena con il calcio del fucile in questo
senso parla chiarissimo.
protagonista per dare pennellate horror al suo film, ma la parte migliore per
me resta Billy: dimesso, sconfitto, uno che vorrebbe passare inosservato in un
Paese dove essere un Aborigeno vuol dire portarsi a casa dei guai. Ma che è
anche il suo Paese, il suo arco narrativo lo vedrà diventare molto coinvolto
dagli eventi fino a riprendersi le sue origini, e la sua vera identità di
Mangana, il merlo nero. Un personaggio lui sì sfaccettato e davvero molto
riuscito, forse il più memorabile di tutta la pellicola.
![]() |
A mani basse, il personaggio che buca lo schermo più di tutti. |
Per essere un film che s’intitola “l’usignolo”, le
canzoni e la musica hanno un ruolo, in certi momenti anche troppo (in un paio di momenti
ho pensato: cantano? Ancora!?), però è una scelta del tutto sensata, è con una
canzone che Claire ringhia il suo odio in faccia ai suoi nemici ed è sempre
con una canzone che un’Irlandese e un Aborigeno si confrontano per scoprirsi poi
non così diversi. Quindi, ci sta che nel finale sia una canzone tipica irlandese
a permettere ai protagonisti di esprimere loro stessi.
horror che poteva piacere a tutti (anche a chi normalmente non guarda film dell’orrore),
“The Nightingale” abbraccia diversi generi, è imperfetto, ma anche piuttosto
incazzato, insomma: se quello che avete letto qui sopra potrebbe fare al caso
vostro buttatevi, questo strambo “Walkabout” (1971) ha dei numeri, non molti, ma
li ha.