Il 2020 sarà ricordato per sempre come un anno
disgraziato, di sicuro non come l’anno che ha visto Greg Rucka, uscire dalle
pagine dei fumetti dove spadroneggia da anni, per arrivare sul piccolo schermo.
Stumptown, la
serie tv con Cobie Smulders, iniziava piuttosto bene per poi perdersi presto per
strada, ma la vera cifra stilistica dei fumetti di Greg Rucka è il suo talento nello scrivere personaggi femminili tosti, se mi permettere il paragone ardito,
per i fumetti Rucka ha sfoggiato la stessa capacità che al cinema aveva solo il
primo Luc Besson (prima che uscisse di testa con quei cazzo di Minimei), una gran capacità di creare
personaggi femminili incredibilmente realistici e riusciti, che poi è proprio
quello che il cinema Americano contemporaneo cerca più del petrolio.
la Punitrix Rachel Cole (firmata in
coppia con le matite del bravissimo Marco Checchetto), la detective magica Rowan Black di Black Magick, per non
parlare della mia preferita in assoluto: la titanica Forever di Lazarus.
americani, quella a cui Rucka deve la sua carriera, resta sicuramente la Carrie Stetko di Whiteout, già arrivata
al cinema nel 2009, in un pessimo film con Kate Beckinsale.
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Puoi togliere una donna dal deserto, ma non puoi toglierle la Furiosa che si porta dentro. |
Si perché sembra che le donne toste al cinema, le abbia
inventate la Marvel con Capitan Marvel,
ma in realtà ci sono da sempre, così come i soggetti tratti da fumetto, solo
che è comodo ricordare sempre e solo quello che è successo nell’ultima manciata
di anni, ad esempio se vi dico Charlize Theron voi cosa rispondere? A parte le
solite cose tipo: bona come pane e Nutella, oppure per i più futuristi tra di
voi, la pubblicità del Martini. No, la
risposta che più o meno metterà d’accordo tutti è il nome dell’Imperatrice Furiosa, la tipa tosta a cui persino Mad
Max passava il fucile per non collezionare figure di niente.
di Furiosa, è stata la svolta d’azione data dall’attrice sudafricana alla sua
carriera, con ruoli in Fast & Furious 8, ma soprattutto Atomica bionda (anche
questo tratto da un fumetto), quello che può essere passato inosservato è la
propensione di Charlize Theron a cercare questo tipo di ruoli, fin da tempi non
sospetti: il fallimentare “Æon Flux” (2005) oppure il generalmente ignorato “Hancock”
(2008). Insomma era inevitabile che i gradi di separazione tra Charlize Theron
e Greg Rucka, prima o poi diventassero meno dei canonici sei.
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Sono l’unico a cui tutto questo ricorda fin troppo Æon Flux? |
Il risultato è “The Old Guard”, tratto appunto dal
fumetto omonimo di Rucka (ancora in corso di pubblicazione negli Stati Uniti),
prodotto ed interpretato da Charlize Theron per la Skydance Media, ma distribuito
la scorsa settimana da Netflix sulla sua piattaforma, perché tanto ormai
abbiamo capito che il 2020 è l’anno in cui i film nuovi, bisogna vederli tutti
a casina nostra. Il pigrone dentro di me ringrazia.
uniti insieme da un’unica caratteristica: quella di essere immortali.
Provenienti dalle più disparate epoche della storia, sono guidati da Andy (una Charlize
Theron mora come in “Æon Flux”, non un buon segno…), nome Yankee e accorciato rispetto
al suo originale. Si perché il capo indiscusso del battaglione altri non è che
Andromaca di Scizia, al comando di un gruppo di immortali in grado di trovarsi
tra di loro grazie
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Ne resterà soltanto… uno, due, tre, quattro cinque. Cinque, ne resteranno soltanto cinque. |
introduci personaggi e regole della tua storia al pubblico, raccontandoli dal
punto di vista del nuovo arrivato, quello con cui il pubblico potrà immedesimarsi -, Greg
Rucka anche autore della sceneggiatura, ci racconta di Nile Freeman (KiKi Layne),
tosta Marines che scopre di poter guarire anche da un taglio netto della gola e
proprio per questo, entrerà presto a far parte della vecchia guardia.
le Livre, detto Booker (in modo che tutti possano dirgli: OK Booker! …
perdonatemi, questa era tremenda). Ma soprattutto dai due più caratteristici
del gruppo: i due veterani delle crociate, prima nemici e poi amanti Joe (Yusuf
Al-Kaysani) interpretato da Marwan Kenzari e Nicky (Nicolo di Genova), che ha il
volto, il nasone e gli occhi del nostrano Luca
Marinelli, al suo esordio in un film Americano, se lo merita perché ha
dimostrato di essere uno dei più bravi in circolazione in questo strambo Paese
a forma di Scarpa. Per altro, tra lo Zingaro di Lo chiamavano Jeeg Robot e il suo prossimo ruolo nei panni di
Diabolik, anche Marinelli sembra nato sotto la stella (si spera buona) dei
fumetti.
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“Io solo una cosa voglio sape’, a chi devo sparare?” (quasi-cit.) |
dell’esistenza del fumetto di Rucka, sono arrivato alla fine sbadigliando
sonoramente davanti a questo Highlander
che non ci ha creduto abbastanza (“who wants to yawn forever?” quasi-cit.), Charlize
Theron è la solita semi Dea che picchia come un fabbro, si scola bottiglie di
vodka e si porta dietro un’ascia bipenne, come qualunque altra ragazza andrebbe in giro
con la borsetta di Dior, per altro con la stessa classe. Però il film no, non
ci siamo proprio, un buon modo per sprecare una storia interessante, quindi cosa
ho fatto? Quello che faccio sempre, leggere fumetti!
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Le nuove mazzat’ de Christian Dior. |
intitolato “Opening Fire”, tutti i difetti del film si sono esacerbati, giusto
perché il mio approccio è sempre lo stesso: quando si tratta di un adattamento,
prima valuto il film e poi se mai come è stato portato
su Netflix, qui nel confronto, l’adattamento già molto zoppicante di suo, ne
esce con le ossa spezzate.
originale, così tanto che verrebbe da pensare che a scriverla sia stato
direttamente Greg Rucka, che poi è proprio quello che è accaduto (storia vera).
Rucka riporta nel film i momenti chiave del fumetto, compresi i colpi di scena
piccoli e grandi, forse l’unico difetto che riesco ad imputargli e non aver
voluto sforbiciare la dichiarazione d’amore di Joe a Nicky, perfetta per le
pagine di un fumetto, ma decisamente troppo lunga e pacchiana per un film. Il
resto dei difetti però sono quasi tutti imputabili a qualche imposizione della
censura e probabilmente del budget, ad almeno una scelta di casting fuori fuoco
e alla regia… beh, robetta da niente no? In pratica tutto quello che conta!
entra in scena dopo aver abbandonato un uomo nel letto la mattina dopo, senza
curarsi di chiedergli nemmeno il nome, in modo che per lei sia più facile dimenticarsi del passatempo di una notte, ma il problema non sta tanto nella
pialla con cui il film è passato sulla sessualità vorace della protagonista,
quando più che altro sul modo in cui sono stati appiattiti tutti i
protagonisti, resi più sottili dei fogli su cui é stato stampato il fumetto.
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La vecchia guardia a fumetti di Greg Rucka e Leandro Fernandez. |
Rucka dicendogli: «Hey Rucky-Boy campione! Come stai? Senti un po’ riguardo
tutte quelle parti della tua storia ambientate nel passato remoto, voglio dire servono
davvero? Taglia amico! Taglia che quella è roba che costa!».
con enormi sacrifici Booker, sparisce totalmente dalla trama, e con lui tutta la
caratterizzazione del personaggio, necessaria a comprendere le sue scelte. La
prima crociata in cui l’odio di Joe e Nicky diventa amore, nel film è descritta
con l’enfasi con cui l’ho appena fatto io con questa frase, forse anche meno, per non parlare di
tutto il travagliato passato di Andy insieme alla sua sessualità che è parte
stessa del personaggio. Vediamo Charlize con un velo in testa (però trucatissima) in mezza scena e fatecelo bastare!
Intendo dire a parte un utilizzo abbondante delle scintille e della colonna sonora dei Queen? Proprio le
parti ambientate nel passato di Connor MacLeod erano quelle che ci facevano
appassionare al personaggio, senza quelle, questa “Vecchia Guardia” è solo una
banda di amiconi, uniti quanto le dita in una mano all’interno di un pugno ok, ma
senza alcuno spessore, infatti a fine film da spettatori li ricordiamo solo
come: la tizia nuova con le treccine, Charlize, i due omosessuali e
quell’altro. Un po’ pochino per un gruppo di immortali con centinaia di anni di vita alle spalle.
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“Ricordami di disarticolare una spalla a Cassidy appena lo incontrerò”, “Sarà fatto” |
Ma il “Madornale errore” (cit.) di questo film è quello
che in troppi fanno quando si parla di storie d’azione, che sia un fumetto
oppure un film, l’Action è un genere in cui è l’azione a portare avanti la
storia. Se le scene d’azione, che siano botte, sparatorie oppure inseguimenti, vengono trattate come il prezzo da pagare per poter dire di aver sfornato una storia
d’azione, allora del genere non hai capito proprio niente. Non credo sia stata
una buona idea affidare un film come quearo a Gina Prince-Bythewood, una che in
carriera ha firmato “Love & Basketball” (2000), che non ho visto e che
potrebbe interessarmi solo per il 50% del suo titolo, ma soprattutto roba come
“La vita segreta delle api” (2008), che invece purtroppo ho visto e se
volete vi commento anche al volo: avrei preferito una puntura d’ape.
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“Non ti offendere, ma era molto meglio Bee Movie“ |
per le sequenze d’azione, può essere solo quella di farle cominciare tutte con
una canzone, dando il via ad un fastidioso effetto videoclip insopportabile già
dalla prima scena, figuriamoci alla quarta. L’errore è davvero tutto qui, già
non conosciamo molto di questi personaggi, se non che sono immortali fino a
prova contraria, ma vederli lanciarsi nell’azione senza alcune protezione,
consapevoleli che prima o poi vabbé, il proiettile letale arriverà, non restituisce il
loro dramma al pubblico, al massimo li fa sembrate tutti molto scemi.
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“Prima l’A e poi il B, fai un bel cerchio ed ecco che sparo a quello lì” (quasi-cit.) |
Nel fumetto, Joe e Nicky sono guerrieri letali perché
affiatatissimi dopo secoli di lotta spalla a spalla, Nile è l’ultima arrivata ma
anche quella bravissima ad adattarsi alle tattiche di combattimento del gruppo
e infine Andy, una donna che ha ucciso troppo, amato (e perso) troppo e ogni
volta che ha l’occasione di farlo ama solo per assecondare gli istinti e si
getta in battaglia con la stessa feroce disperazione, quella di colei che quel
colpo letale, quello in grado di mettere la parola fine a questa dannata
immortalità, un po’ lo desidera. Tutta roba che nel film, puff! Scomparsa.
sembrare un Eduardo Risso più grossolano ma comunque efficace), disegna le scene
d’azione in maniera così dinamica, perché sono importanti quanto i dialoghi e
ci dicono tanto dei protagonisti, altro che quelle quattro musichette scelte a
caso di sottofondo!
è obbligatorio l’avviso per gli SPOILER!
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Volano SPOILER come pugni in faccia, consideratevi avvisati! |
Ma poi io dico, basta con questi cattivi lanciati già
dalle finestre! Ormai è la prassi dal 1988 a questa parte solo che in quel caso il cattivo era una vera minaccia.
L’idea di un cattivone che lavora per la “Big Pharma”, in grado di mettere in
difficoltà i protagonisti all’inizio, ma che diventa sempre più insignificante
nel corso del film fino appunto, a morire in modo frettoloso, funziona molto
meglio nel fumetto che nel film, dove la morte avviene per pigro
defenestramento (la fusione di due scene madri del fumetto… perché dobbiamo risparmiare tempo e denaro!). Inoltre il cattivo nel film ha la faccia buffa di Harry Melling – proprio
sul cui viso così particolare, i Coen hanno costruito parte di un loro film -, che lo a
rende un patatone isterico e poco altro. Insomma altro giro, altro cattivo
di poco conto, con la differenza che nel film, non è nemmeno chiaro che la
volontà di Rucka, era proprio quella di sbertucciare l’antagonista. Fine del
paragrafo con gli SPOILER!
tostissima, il film si trova comodamente su Netflix, ma se volete fare la
conoscenza della vecchia guardia, quella vera, molto più tosta e interessante
della sua scolorita controparte cinematografica, leggetevi il fumetto, anzi
fate così, passate a trovare Lucius, che in tempi non sospetti aveva già messo
su una bella rubrica sulla Donne di Greg Rucka.