David Allen deve essere stato un po’ come quel collega di lavoro con ben poche aspirazioni di carriera, quello con la scrivania più lontana dal capo, me lo immagino uno che parla poco, anche vagamente scorbutico o almeno, percepito così, quando sei poco avvezzo a trattare con gli esseri umani per mestiere un po’ ci sta no? Anche perché il mestiere di David Allen era l’animazione a passo uno.
Se le cose fossero andate diversamente nella sua carriera, forse oggi si parlerebbe di lui con i termini che di solito usiamo per Ray Harryhausen, Carlo Rambaldi, Rob Bottin, Rick Baker o tuttalpiù un Phil Tippett, perché curriculum alla mano i lavori sfornati da Allen hanno qualcosa di impressionante: ricordate le scene a passo uno di film come L’ululato, il film di Ai confini della realtà, oppure Stuff? Tutta farina del sacco di Allen. Il design delle creature di Ghostbusters II? Sempre Allen, e poi ovviamente i lavori con la Full Moon Entertainment, quindi quel gioiellino di Dolls, la tenerissima formica e lo spaventoso scorpione di Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi (scritto da Stuart Gordon, quindi sempre in zona Full Moon), i titoli di testa animati di Oscar di John Landis? Sempre David Allen, fino ai pupazzi di Puppet Master fino al grande salto, la regia di Puppet Master II, che perdeva colpi proprio perché David Allen non ha potuto concentrarsi solo sull’animazione a passo uno, ma si è portato a casa altre competenze.
Se la Full Moon di Charles Band non fosse stata la casa di produzione corsara dei film in cassetta e David Allen uno con più ambizione, quello con la voglia e lo stimolo di cambiare sempre posto di lavoro per salire di grado, forse la percezione attorno a lui oggi sarebbe diversa, ma Allen me lo immagino così: ho iniziato con la Empire poi diventata Full Moon, vado avanti con Mr. Band che tutto sommato mi fa fare il mio lavoro e non solo, mi farà anche dirigere il mio film, “The Primevals”.
Già perché fin dagli anni ’70 David Allen aveva in testa un soggetto, anzi un sogno, la classica sceneggiatura che inizi a pensare quando sei lì, piegato ad animare un fotogramma alla volta piccole creature mostruose che sul grande schermo risulteranno colossali, e questa tecnica la domini così bene da poter pensare di farci su un intero film così, pieno di vichinghi e uomini lucertola, di esploratori alle prese con un mondo perduto sulla falsa riga dei racconti di Edgar Rice Burroughs, quindi perché non infilarci anche lo Yeti, l’abominevole uomo nelle nevi come si chiamava quando ero bambino io, che è anche più o meno l’ultima volta in cui ne ho sentito parlare, fuori moda come l’animazione a passo uno o i sogni cinematografici di David Allen.
Il problema per David Allen è sempre stato questo, l’eroe di cui non sapevamo di aver bisogno e che in realtà, ha sempre vegliato sulla buona riuscita dei film della nostra infanzia silenziosamente, come il collega con la scrivania più lontana dal capo di tutti, felice di essere in forza alla Full Moon che negli anni ’70 ha premiato i suoi sforzi, permettendogli di girarlo per davvero “The Primevals”, tanto che nel 1978 Cinefantastique gli dedicò anche una copertina a questo film in preproduzione, senza sapere che la preproduzione vera, sarebbe durata almeno una quarantina d’anni perché di mezzo ci si è messa la sfortuna.
La Full Moon ha trovato i fondi veri per “The Primevals” solo a fine anni ’80, malgrado tutto David Allen una buona parte del suo film era anche riuscito a girarla, ma non ho potuto aggiungere nemmeno un fotogramma dopo il 16 agosto del 1999, la data in cui Allen si è spento all’età di cinquantaquattro anni. Fine della pista per “The Primevals”? Nemmeno per sogno! Il collega e amico Chris Endicott si è preso a cuore il film, nel 2017 con una campagna fondi in rete ha raccolto una bella crifrona, tale da permette di completare la postproduzione del film e distribuirlo, prima nei vari festival di genere come il Fantasia Film Festival in Canada e poi in una manciata di cinema l’11 marzo del 2024, prima di uscire in Home Video nel maggio successivo.
Come avrete potuto intuire dalla sua luuuuunga storia produttiva, “The Primevals” è gustosamente fuori tempo massimo, per far funzionare il tutto qualcosina dei piani originali di David Allen è andato perduto, come ad esempio i Vichinghi, eppure parliamo di un film che tutto sommato, era già stato girato, per fortuna Chris Endicott e la Full Moon non ci hanno nemmeno provato a renderlo inutilmente più moderno infilando computer o iTelefoni qua e là, quindi tra “The Primevals” e tutti quei film che provano a cavalcare la malinconia anni ’80, intercorre una semplice differenza, questo è stato DAVVERO girato negli anni ’80 o giù di lì, le fascinazioni che contiene poi, sono ancora più datate, quindi il film prende a manate in faccia tutto quel post modernismo di plastica, immaginatevi quella roba da fighettini tipo “Kung Fury” (2015) o il suo eternamente rimandato seguito preso a pugni in faccia da uno Yeti animato a passo uno, oppure l’abissale noia con cui l’Asylum (o altre case di produzioni della stessa tipologia) cerca di spacciare per trama la noia derivata dall’avere due attori in un magazzino che parlano per fare minutaggio.
Tutto quello che succede in “The Primevals” è gustosamente retrò, fin dal prologo, tra le nevi del Nepal un gruppo di agguerriti sherpa uccide uno Yeti, l’Asylum tutto questo lo farebbe accadere fuori scena, con una frase sullo schermo nero, la Full Moon lo mostra grazie all’animazione a passo uno e quando la mitologica creatura viene spedita in America per essere studiata dalla scienza, allora la trama comincia davvero. L’antropologa a capo dell’università di Salcazzo, richiama in servizio il belloccio la cui carriera è stata infangata perché basata sul suo convinto «Lo Yeti esiste», ma senza prove, e oh! Beccami gallina (delle nevi) se qualcuno gli ha mai creduto, e via tutti insieme verso il Nepal, in cerca di altre prove ancora più concrete dello Yeti impagliato.
“The Primevals” è essenzialmente un film d’avventura, con negli occhi e nel cuore quello spirito a metà tra Allan Quatermain e Jules Verne, che al grido di «YEAH SCIENCE BITCH!» andavano ad esplorare quella parte sconosciuta di mondo che poteva ancora ospitare qualcosa di nuovo, magico e che l’animazione a passo uno ha sempre saputo rappresentare così bene, proprio per la sua capacità di incarnare un certo senso di genuino stupore.
Normale quindi che il gruppetto si completi con l’entrata in scena di una guida con nome composto, 50% tipo tosto e 50% stato americano preferibilmente rurale, visto che Allen era partito per tempo, abbiamo rischiato si chiamasse Indiana Jones, in realtà alla fine ha pensato di optare per Rondo Montana.
Se poi pensate che l’animazione a passo uno si limiti dallo Yeti del prologo, vi sbagliate di grosso, “The Primevals” è un’orgia di trovate e di creature, ok non ci sono i Vichinghi, ma il film compensa benissimo con ogni forma di anello mancante (quindi validi come SIMMIE, lo Scimmiologo DOC in me si considera felice) fino ai già citati uomini lucertola, nel mezzo? Scopritelo, perché David Allen non si è davvero negato niente, questo procedere per accumulo è gioia, pura gioia, non solo perché rimanda ai film che guardavamo da bambini, ma più che altro perché dietro ad ogni nuova trovata fantastica infilata nella trama, sembra di vedere il sogno matto di uno come Allen, vita da mediano del passo uno se ne è esistita una, che per il suo film non si è negato nulla, ma proprio nulla!
Se fosse uscito almeno negli anni ’80, forse oggi io sarei qui sulla Bara a festeggiare i primi quarant’anni di un titolo che magari avremmo visto e rivisto in televisione, non è andata proprio così, ma questo giovane vecchio “The Primevals”, appena nato e con un cuore antico è roba da Bara Volante al 100%, quindi a suo modo, buon compleanno!
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