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The Strain – Stagione 3: I vampiri virali colpiscono ancora

Non mi sono
dimenticato dei vampirelli creati da Guillermo Del Toro e Chuck Hogan, per
nulla, volevo fare il solito riassunto episodio per episodio, il problema è che
dopo le prime tre puntate della prima stagione, non era ancora successo
granché, quindi ho dovuto cambiare formato.

Il che dice
già molto della terza stagione di “The Strain” (detta anche STRIGOOOOOOIIII),
FX ha annunciato che questa serie si chiuderà con la prossima stagione, quarta
ed ultima, il che mi sembra anche fisiologico visto che questa storia è nata
per terminare e non per andare avanti all’infinito come tante altre serie tv.
Il materiale
originale, però, i tre libri scritti da Chuck Hogan con la collaborazione (e le
idee) di Guillermo Del Torno, originariamente sono una trilogia, c’era il
rischio che con una quarta stagione, si allungasse un po’ il brodo, cosa che, in
effetti, accade.
La novità più
grossa è la nuova sigla sui titoli di testa, una roba che sembra uscita da un
videogioco che mi ha davvero convinto poco, per il resto gli autori hanno
pensato di puntare sui personaggi che già hanno senza introdurre nessun nuovo
comprimario, bisogna dire che il reparto reclami di FX funziona, la seconda
stagione mi aveva ammorbato per colpa delle “coppiette” intente ad amoreggiare, anziché uccidere vampiri.



“Niente baci con la lingua, prima almeno invitatemi a cena”.

Qui il
problema non si pone, come abbiamo visto nel finale della seconda stagione, questa serie ha perso una dei suoi
personaggi femminili, purtroppo quello sbagliato, l’insopportabile Dutch è
ancora tra noi, per fortuna sono riusciti a limitare il suo “Gatta
morteggiare”, ad una sola (imbarazzante) scena nell’episodio 3×08, così se
siete interessati a vedere Ruta Gedmintas impegnata in dialoghi da telefono
erotico sapete dove andare a cercare. Poi ditemi che non vi penso, eh!

La cosa che
trovo ridicola, è che in questa stagione il personaggio di Dutch diventa una
specie di scienziata, impegnata insieme ad Eph (Corey Stoll) a costruire un congegno capace di interferire con le comunicazioni telepatiche
degli Strigoi, un’idea logica per cercare di sconfiggere i nemici, per altro,
una delle poche dei protagonisti in questa stagione.
Il problema è
che qui senza nessun motivo apparente, Dutch che era la super hacker esperta di
informatica, diventa di colpo una biologa esperta di frequenze radio, la
cosa che mi fa ridere, è che la scienziata che lavorava con Eph in questa serie
c’era già, ma hanno pensato bene di ammazzarla alla fine della stagione
precedente e non sapendo cosa fare di ‘sta bionda, si sono inventati questa
ideona, posso dire bah? lo dico: BAH!



“Ho costruito un arma anti vampiro” , “Guarda che quello è il telecomando del videoregistratore”. 

La cosa che
trovo quasi insopportabile ormai, è la stupidità dei protagonisti, in questa stagione penso che siano riusciti a raggiungere l’apice della
loro idiozia!

Gus alla prese
con la sua mamma Vampiro, fa uccidere due uomini innocenti, solo perché è un
mammone senza possibilità di recupero, in compenso, Team Mexico copre dei ruoli
marginali nella serie e, rispetto al romanzo, il personaggio di Angel ne esce
di molto ridimensionato, peccato perché il Luchador Angel de Plata, era
l’omaggio di Guillermo Del Toro al suo concittadino, Rodolfo Guzmán Huerta, più
noto come El Santo.
In generale, le
contro offensive umane sono un peggio dell’altra, prima nell’episodio 3×03
(First Born), quasi arrivano a perdere l’unica arma davvero efficace nella
guerra contro i vampiri, l’Occido Lumen, il libro con copertina in argento che
contiene i segreti degli Strigoi, dopodiché adottano una strategia suicida per stanare
i vampiri dai loro nidi, utilizzando dei carcerati come carne da macello per
fare fronte all’assenza di uomini, un’ideona, perché se un carcerato viene
morso, si trasforma e va a rimpinguare le già numerose file dei nemici. Complimenti! Avete studiato strategia militare all’asilo?



“Eppure mi sembrava un bel piano, forse dovevamo mettergli una corona d’aglio al collo”.

Il massimo
della stupidità dei protagonisti viene raggiunta nell’episodio 3×06 (The Battle
of Central Park) quando gli umani attaccano il gigantesco nido dei vampiri… Di
notte. No, dai, vabbè, allora di cosa stiamo parlando, dai!

Ho trovato il
personaggio di Fet meno incisivo rispetto alle altre stagioni, sarà che deve
ancora riprendersi dalla dieta, Kevin Durand ha perso tipo mille chili dalla
stagione precedente, ha gli zigomi a punta!


“Visto che hai già letto il libro, ma io muoio alla fine?” , “Silenzio, nessuno spoiler sulla storia!”.

In compenso, i
vecchi tengono su la serie, ma non i vecchi antichi Vampiri, intendo proprio
Setrakian e Palmer, i due avversarsi storici sono costretti ad un’alleanza per
sconfiggere il padrone, negli ultimi tre episodi ci regalano anche un po’ di
azione e un cambio di equilibri che terrà banco nella stagione numero quattro.

La nuova
identità del Padrone è la più logica possibile, ma a ben pensarci anche la più
facile in assoluto, viene da chiedersi: perché non ha preso possesso di quel
corpo fin dal primo episodio? Ok, ho capito, gli Strigoi possono infettare gli
umani, ma l’effetto collaterale è che si beccano la loro stupidità!



“Se mi tolgo tutto il sangue dalle vene, i vampiri moriranno di fame no?”.

Malgrado tutto,
resta una serie divertente, grazie anche ad effetti speciali ben fatti,
garantisce sempre un buon numero di sbudellamenti e scene splatter realizzati
come si deve, però sono anche contento di sapere che la storia si concluderà,
la serie sta lentamente degenerando, l’ultima speranza è che riescano a dare
una sistemata al finale originale del libro che, diciamolo, non era proprio
pesche e crema, ci spero perché se non altro, “The Strain” ha sempre camminato
sulle sue gambe senza essere per forza un adattamento pedestre dei romanzi.

Staremo a
vedere, purtroppo questa serie non ha mai fatto il salto di qualità, rimanendo
una serie da palinsesto (tardo) estivo, per fortuna c’è quel culto di Abraham
Setrakian, interpretato alla grande da David Bradley, l’unico umano per cui
vale ancora la pena fare il tifo.



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