Ci sono essenzialmente due titoli Horror da cui sono stato perseguitato nella mia vita, non dico come i protagonisti dei film stessi, ma a mio modo sì. Il primo di questi è sicuramente… Ne parleremo domani (creo la suspence) il secondo? L’esordio alla regia di Bryan Bertino, uscito nel 2008, sì, sto parlando proprio di “The Strangers”.
Bello, riuscito, un titolo che dimostrava di aver capito la lezione Carpenteriana meglio di molti altri, uno di quei film che complice la presenza nel cast di Liv Tyler, ha trovato il modo di arrivare anche al grande pubblico, ed io che ho sempre dato la caccia a tutti gli Horror, anche i meno famosi, andandoli a cercare direttamente alla fonte, nel 2008, forse perché non avevo ancora tutte le mie fonti (come si valuta un buon poliziotto? In “The Wire” sostenevano dalla qualità delle sue fonti) beh quel film mi è capitato anche a me un po’ tra capo e collo, riportandomi nella spiacevole – per me – situazione per cui tutti attorno a me, anche chi non guardava Horror nemmeno con gli occhi di un altro, non faceva che dirmi: «Lo hai visto The Strangers?» (storia vera).
Sapete come si sono svolti i fatti, Bryan Bertino ha sfornato altri titoli, anche buoni, nessuno ha avuto il tempismo di “The Strangers”, che nella sua essenzialità aveva centrato il punto, sdoganando, o in qualche modo anticipando un’invasione di beh, “Home invasion”, titoli pieni di gente (spesso smascherata) che s’infilava in casa d’altri con cattive intenzioni, per capirci i due o trecento The Purge che sono usciti.
Sembra ieri ma bisogna fare i conti, a distanza di sedici anni, “The Strangers” è ancora un Horror abbastanza ricordato, che ha generato un seguito ufficiale che invece, ricordiamo davvero solo noi horror-fanatici. Bastano sedici anni ad autorizzare un rifacimento? Beh ci sono film che sono stati rifatti anche prima, quindi non abbiamo un procedura ufficiale da seguire in questi casi, non mi stupisce tanto che sia stato deciso di rifare “The Strangers”, più che altro mi stupiscono le modalità.
Da dove iniziamo? Ok, so cosa ha attirato la vostra attenzione, quel “Chapter 1” nel titolo perché sì, non basta rifare un film dove la storia ruotava intorno ad una banda di assassini mascherati con essenzialmente una riga di dialogo, che perseguitavano la figlia del cantante degli Aerosmith facendo… Nulla, il valzer di Michael Myers: passo in avanti entro nell’inquadratura, passo indietro esco dall’inquadratura, passo a sinistra sto fermo, passo a destra quando mi inquadrano di nuovo non ci sono più.
Come lo rifai un film così? Uguale ma di più! Regola aurea dei seguiti che in questo caso si applica anche ai rifacimenti perché sì, questo remake in particolare sarà in tre parti, una trilogia con il secondo capitolo già annunciato per il 2024 e il terzo per boh, data da destinarsi. Se vi state chiedendo come si faccia a trasformare in una trilogia un soggetto che io, no dico, IO! Geneticamente sprovvisto del dono della sintesi sono riuscito ad accorpare in un paragrafo, la risposta è semplice, allungando il brodo, affidandosi a quello che gli amanti degli anglicismi a tutti i costi chiamerebbero “Worldbuilding” ma solo perché “Brodallunghing” suona male.
Se vi sembra assurdo spremere il limone così tanto da cavar fuori una trilogia dall’esordio cinematografico di Bryan Bertino, aspettate perché qui le notizie da caduta dei bulbi oculari sono appena iniziate, sapete chi hanno scelto per dirigere questo “Chapter 1”? Uno dei più simpatici della Bara, uno a cui vorremmo eternamente bene per almeno un paio di titoli della sua filmografia, uno che è il più tamarro di tutta la Finlandia… Renny Harlin. Vi concedo qualche secondo per assimilare la botta.
Renny Harlin vi rendere conto? Renny “Esplodo le cose” Harlin, viene giù per rifare un film di Bryan Bertino, non il contrario badate bene, non è quello il cui nome è noto solo agli horror-maniaci che decide un giorno di mettersi a rifare che so… Spy, no! L’esatto contrario, ed è qui che non solo diventa chiara la professionalità di Harlin, ma forse anche il suo bisogno di lavorare vista la piega presa dalla sua filmografia.
Per me questo post su “The Strangers – Chapter 1” potrebbe finire anche qui, perché vorrei potervi dire che Renny il vecchio Leone, tutto cuore e umiltè streordinaria (cit.) ha portato la sua esperienza qui per farla valere, ma andiamo, parliamo di Renny Harlin, quando mai è stato umile in vita sua? Ed è anche per questo che gli si vuole bene, anche se poi si ritrova a dirigere il valzer di Michael Myers: passo in avanti entro nell’inquadratura, passo indietro esco dall’inquadratura, passo a sinistra sto fermo, passo a destra quando mi inquadrano di nuovo non ci sono più.
Il prologo con ascia? Celo! La coppia di bellocci in viaggio da Portland Maine a Portland Oregon (cit.) per un fine settimana in un airBnB che lungo la strada evita di un millimetro l’incidente anticipatore di sventure? Presente! Il vecchio inquietante alla pompa di benzina che li ammoniste? Celo! Le affusioni vestiti? Eccole, una protagonista tanto bella quanto “Cagna maledetta” (cit.) il cui principale interesse sembra avere sempre il rossetto perfetto per far risaltare quel suo broncetto? Eccola, si chiama Madelaine Petsch.
Ovviamente non possono mancare nemmeno gli incursori mascherati, sempre in tre, sempre con le stesse maschere del 2008 perché oh! Sono iconografia, altrimenti come fa la gente a capire che questo è un remake dal titolo? Beh si anche da quello, però non inventiamoci nulla, cari amici sceneggiatori armati di carta carbone Alan R. Cohen e Alan Freedland. Anche il nome si sono copiati tra di loro.
L’unica invenzione? Cambiare quella frase, l’unica riga di dialogo che dava un senso al film di Bertino del 2008, aprendo le porte al tipo di orrore peggiore, quello senza motivazione, quello che accade perché sì, perché l’orrore nella vita spesso succede e non porta con se spiegoni giustificatori, ma solo paura. Qui invece quella frase, nell’unico guizzo di tutta l’operazione, la cambiamo! Rendendola ben più banale e se ad una domanda posso rispondere io: rate del mutuo, quello di Renny Harlin, sull’altra cosa potrei aggiungere?
Come si fa a fare una trilogia su un soggetto che funzionava proprio grazie alla sua essenzialità? Non lo so, ma se questo è l’inizio, la vedo molto ma molto, ma molto in salita. Ciao Renny, ti si vuole sempre bene lo stesso, tante care cose.
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