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The Strangers – Prey at Night (2018): afraid to shoot strangers

Esiste una larga fetta di pubblico che pensa che tanti horror, avrebbero dovuto rimanere figli unici, ogni buon appassionato del genere più sanguinolento di tutti ha la sua teoria in merito e il suo film da portare come esempio. Forse è anche vero, ma l’horror, in quanto genere estremamente popolare vive e prospera anche grazie ai seguiti, ecco, quello di “The Strangers” (2008) ormai non lo aspettava più nessuno.

Ah il mitico “The Strangers”, il bellissimissimo “The Stranger”, la pietra miliare del gen… Ehm, no. Cioè, quando è uscito nel 2008, il film scritto e diretto da Bryan Bertino era sulla bocca di tutti, a mio avviso non propriamente a casaccio. Con la sua storia di una coppia assediata in casa da un trio di assassini mascherati, Bertino ha contribuito a sdoganare il genere “Home invasion” che da lì a poco avrebbe proliferato al cinema, mandando a segno un film che tutto sommato il suo dovere lo faceva.

Ricordo in particolare una lunga scena muta, in cui l’adorabile Liv Tyler girava per casa e i loschi figuri muti e mascherati apparivano alle sue spalle, visti da noi spettatori, impegnati a friggere sulla sedia, ma non dalla protagonista. Il finale, intriso di un cupo cinismo, era un’ulteriore tacca alla cintura della pellicola che ai tempi non mi era dispiaciuta affatto, per la sua capacità di prendere un paio di precetti presi di pesa da (quella sì) una pietra miliare del genere slasher e provare a reinterpretarli… Bisogna anche dire, però, che da allora, non ho mai più sentito l’esigenza di rivederlo, il che qualcosa vorrà pur dire, no? Non so cosa, lo lascio giudicare a voi. Ma prima di proseguire, inseriamo una sigla immotivata fatta per pura associazione mentale (la mia testa è uno strano posto lo so).

Dieci anni dopo il suo esordio, le cose per Bryan Bertino sono andate bene, ma non benissimo, il suo “Mockingbird” (2014) era sull’inguardabile andante e pure The Monster non è che mi avesse poi convinto del tutto, quindi pronti via, si torna indietro a quello che è (ancora) il suo titolo più famoso, con il velato sospetto che, ormai, potrebbe essere troppo tardi, perché nel frattempo il genere “Home invasion” è esploso sfornando tante variazioni sul tema, venendo elaborato da registi famosi (per non dire famigerati) e da altri abbastanza famosi, fino a raggiungere una declinazione autoriale con Madre! che potrebbe quasi essere la ciliegina sulla torta di tutti questi pazzi maniaci che non ti fanno stare tranquillo sul divano.

Eppure, Bertino fa una pensata giusta e una sbagliata, quella giusta, sicuramente affidare la regia di questo seguito a Johannes Roberts quello di 47 Metri, mentre per quella sbagliata, beh: decidere di scrivere lui stesso la sceneggiatura.

Sì, perché “The Strangers – Prey at night” si unisce alla gloriosa schiera di film che seguono la regola aurea dei seguiti, ovvero uguale al primo ma di più… Ehm, no, in effetti questo secondo film è davvero identico al primo, anche nell’idea di scegliere una che trovo adorabile (per più di una ragione) come Christina Hendricks nel cast, la classica gradita sorpresa che ti può capitare solo quando come me, hai quasi del tutto smesso di fare uso di trailer e ti butti direttamente sul film in sala senza sapere niente di trame e attori, purtroppo tutto quello che guadagniamo con la Hendricks lo perdiamo con la storia, che inspiegabilmente si butta su un’atmosfera anni ’80 fin dai titoli di testa, come se fosse il seguito di un film del 1988 e non di uno del 2008.

Un po’ come aprire la porta, e vedersi spuntare lei. Poteva andarci peggio no?

Al centro della storia la classica famiglia americana, cioè abbastanza classica se riuscite ad immaginarvi di avere come mamma Christina Hendricks (e non facciamo battute facili dai, questo è un blog seri… AHAHAHAH!), abbiamo un papà fatto a forma di Martin Henderson, un figlio maggiore campione di Baseball ed insopportabilmente precisino di nome Luke (Lewis Pullman) e poi l’unica vera novità che novità non è, la figlia adolescente Kinsey, con il musetto incazzato e la maglia dei Ramones, ma i ragazzi di oggi ascoltano ancora i Ramones? Prima di iniziare a sembrare mio nonno dico che spero per loro di sì.

Beat on the brat, beat on the brat, with a baseball bat.

La ragazzina con l’aria da Final Girls predestinata per tutto il tempo del film mi ha fatto pensare: “Hey, ma io questa l’ho già vista da qualche parte!”. Ero convinto di averla già visto in un horror qualche anno fa, prima che gli ormoni e il tempo facessero il loro dovere, dai titoli di coda ho scoperto essere la Bailee Madison che in “Non avere paura del buio” (2011) era la copia in miniatura di Katie Holmes, quindi aspettatevi le stesse smorfie e smorfiette.

La famigliola va in gita al lago Gatling che non è Crystal Lake, ma il risultato è lo stesso, si finisce in balìa di alcuni tizi mascherati, poco loquaci e molto volenterosi di uccidere, il copione è davvero lo stesso, ci mancherebbe pure, ma per farvi capire quando sia uguale, ad un certo punto Bertino ci offre la replica del dialogo che concludeva il primo film, alla domanda «Perché lo fate?» una dei tre assalitori, la bionda con grottesca maschera sorridente risponde «Perché no?», insomma come dicevo, uguale al primo, ma uguale!

Bisogna dire, però, che “The Strangers – Prey at night” con la sua durata perfetta di 85 minuti, ne spreca una buona parte (quasi venti) a parlarci dei casini combinati dalla giovane protagonista, segregata in casa da mammà contro la sua volontà, ma rigorosamente per il suo bene, quindi mettete in conto tante faccette scazzate di Bailee Madison e dei cellulari spaccati (bentornato 1992!), soluzione frettolosa, ma efficace per eliminare il fattore tecnologia dalla storia.

“Per favore aiutateci, un maniaco di nome Cassidy continua a fare apprezzamenti molesti!”.

Da qui in poi si prosegue su uno schema rodato, salutando Christina Hendricks fin troppo presto, ma forse meglio così, altrimenti sarei stato troppo distratto, invece in questo modo ho potuto concentrarmi sul fatto che, comunque, Johannes Roberts ha un buon occhio, “The Strangers – Prey at night” non è certo un brutto film, anzi tutt’altro, certo ci sono un paio di momenti in cui i protagonisti potrebbero vincere, invece graziano clamorosamente i loro assalitori per ragioni non ben precisate (se hai una pistola e non la usi, il vero pistola sei tu), ma anche alcuni spaventelli parecchio telefonati, come la fan dei Ramones che si nasconde nei tubi di “Kiss me Lycia” con inevitabile sorpresa ad aspettarla (se ve lo state chiedendo no, non è né Andrea né il gatto Giuliano), però tutto sommato Roberts sa il fatto suo anche se pare dover sottostare ad alcune scelte discutibili, non so se sue o di Bertino.

“Ciao vuoi giocare con me?” , “Oddio mi scoppia l’aorta!”.

Ad esempio, ogni omicidio è sottolineato da un pezzo anni ’80 che parte a casaccio, ad esempio il primo ha come colonna sonora l’ironica “Live It Up” dei Mental As Anything, anche se quello migliore per più di una ragione è il successivo, sulle note di “Cambodia” di Kim Wilde, un po’ per messa in scena, un po’ perché è il tizio con il sacco di Juta in testa a cercare il pezzo alla radio, prima di dedicarsi alla sua vittima.

Ma la musica viene usata anche come botta e risposta tra vittime e il gruppo di carnefici, se la squadra dei colpi manda a segno un colpo sulle note di “Making love out of nothing at all” degli Air Supply, la scena migliore del film, un acrobatico omicidio in piscina arriva con un classico come “Total Eclipse of The Heart” di Bonnie Tyler con cui non si sbaglia mai, specialmente se vuoi una scena cruenta contrapposta ad un pezzo ultra noto. Se volete spegnere il cervello e godervi solo lo spettacolo, la scena della piscina vale da sola il prezzo del biglietto perché il sangue che colora di rosso l’acqua per un fan dell’horror è qualcosa di quasi artistico, quindi dieci volte bravo a Johannes Roberts, anche se i problemi del film sono altri, mettetevi comodi che ora che li racconto tutti.

Il modo più efficace del mondo per imparare a nuotare.

Per prima cosa, “The Strangers – Prey at night” non fa paura. Ok, lo so che la paura è una cosa estremamente soggettiva, ma il bello del suo primo film era la capacità di incollarti allo schermo, almeno in quella scena con Liv Tyler di sui parlavo lassù, creando tensione, posso accettare che un horror non faccia paura per forza, proprio perché ogni spettatore ha una sua scala personale sul “Paurometro”, ma che proceda da un punto “A” ad un punto “B” senza creare nemmeno la minima tensione quello proprio no.

“The Strangers – Prey at night” è il classico horror che chi ha visto più di due film dell’orrore in vita sua, non potrà che trovare ripetitivo, anche qui, però, non pretendo che un horror inventi qualcosa di nuovo ogni volta, come dicevo in apertura il genere campa e prolifera anche grazie a seguiti uno più uguale all’altro, d’altra parte anche il primo film non brillava per originalità, ma riusciva, comunque, a dire la sua sfruttando la lezione di Maestri del genere.

“Che scusa, hai da accendere?”…

Quello che trovo pigro e pure un po’ paraculo, è giocarsela facile in un finale che sì, va davvero in crescendo, pure tanto, ma poi tira un calcio nelle caviglie del mio coinvolgimento emotivo quando cita apertamente, in maniera proprio spudorata due scene di altrettanti classici del genere che sembrano infilate dentro più per compiacimento e, appunto, pigrizia, che vera necessità narrativa.

Quando la protagonista viene inseguita da un’auto in fiamme, il mio corpicino diventa come quello dei protagonisti di Inside Out, però applicato all’horror: “Logica”, come una piccola Vulcaniana vorrebbe far notare che è una scena che non sta in piedi, ma viene subito zittita da “Entusiasmo” che gli grida: «Ma è una figata totale!».

…”No mi spiace, il fumo nuove gravemente ai sacchi di Juta”.

Peccato che poi entrambe vengano messe a sedere da “Realismo” che fa notare a tutti che altro non è che una delle scene madri di Christine la macchina infernale, infilata con l’imbuto giù per la gola della storia. A quel punto, sia “Logica” che “Entusiasmo” vorrebbero ribattere, ma quando l’ultima scena del film, è IDENTICA a quella finale di Non aprite quella porta, diventa chiaro che “Realismo” ha degli argomenti migliori e Bryan Bertino ha sfondato di capoccia il muro sottile che separa la reinterpretazione dei classici, alla pura, semplice e pure un po’ paracula citazione che aiuta a vincere facile.

Non so voi, ma tutto questo mi ricorda qualcosa.

Insomma, “The Strangers – Prey at night” arriva forse davvero fuori tempo massimo, se sapete a cosa andate incontro troverete in parti uguali motivi per annoiarvi, oppure per esaltarvi, ad uscire bene da questo seguito è più Johannes Roberts che Bryan Bertino, enigma umanoide che ancora non ho decifrato in pieno, il vero straniero dagli intenti misteriosi alla fine è davvero lui.

Per un commento meno bastardello del mio e pure scritto molto meglio, fate un salto dalle parti di Malastrana VHS.

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