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The Toxic Avenger Part II (1989): l’uomo (radioattivo) del Giappone

Vi avevo promesso anche il resto delle avventure del primo super eroe del New Jersey, quindi non dite che non sono un uomo di parola, perché oggi tocca al secondo capitolo del personaggio portabandiera della Troma, un film nato con una strategia chiara in testa: la regola aurea dei seguiti!

La conoscete a memoria perché è quella che recita che un seguito, debba essere uguale al primo, ma di più! Ed è proprio quello che si sono messi in testa il padre-padrone della Troma, Lloyd Kaufman e il suo compare Michael Herz, che questa volta non solo avevano un budget da film vero (attorno ai due milioni di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti defunti) ma hanno davvero esagerato. Avete presente quando girano quegli articoli acchiappa-click che millantano durate epocali per i film di prossima uscita? Sono trappole per gonzi che servono solo a fomentare la sterile polemica su Infernet, anche perché il più delle volte, le durate dichiarate fanno riferimento alla “copia lavoro”, che poi è il girato prima di essere sgrossato e affinato in sala di montaggio.

Nessuno pensa ai bambini, ma Toxie si!

In un mondo dove tutti tagliano, sgrossano e raffinano, la Troma con qualcosa tipo quattro ore di girato cosa fa? Niente, nel senso che non butta via nemmeno un fotogramma di pellicola e invece di pescare solo il meglio, pensa bene di usare tutto quel materiale per sfornare in contemporanea sia il secondo che il terzo capitolo, a breve su queste Bare. Billy Wilder sosteneva che era meglio avere tante idee che non averne nessuna, ed io vi sfido a trovare qualcuno che scomoda Wilder per un post su un film della Troma, ma è chiaro che Lloyd Kaufman, quando si tratta di sparare fuori trovate, ha sempre avuto una testa vulcanica.

Con i soldi arrivano anche i primi problemi, ad esempio John Altamura, l’attore che aveva interpretato Toxic Avenger nel primo film, fu licenziato, colpevole di aver avanzato un po’ troppe pretese economiche e fu sostituito da Ron Fazio, che era la controfigura di Altamura, chiedere soldi a Lloyd Kaufman? Madornale errore! (cit.). Anche se va detto che per certi versi, “The Toxic Avenger Part II” a suo modo fa pare di quel filone di titoli americani di fine anni ’80 in cui i nostri cugini Yankee, subivano il fascino (o forse sarebbe meglio dire erano terrorizzati) del Giappone, super potenza anche economica che minacciava di comprarsi tutti gli Stati Uniti, insomma la massima: «Pearl Harbor non è servita… e vi battiamo nell’elettronica». Se non avete colto la citazione, potete smettere di leggere questa Bara per sempre!

Grande, grosso e radioattivo, se c’è spazio per Godzilla in Giappone, perché non per Toxie?

Quindi più che la versione Troma di “Lost in translation” (2003), potremmo dire che siamo dalle parti di Karate Kid 2, con il protagonista che viaggia fino al Giappone, ma andiamo per gradi, per prima cosa bisogna affrontare la scena di apertura, che per la Troma rappresenta la regola dei cinque minuti iniziali (quelli che determinano tutto l’andamento di un film) però estesa e stiracchiata ad almeno dieci o quindici, perché alla Troma si fa così, si esagera!

Battendosene della continuità che è roba da nerd (quelli che nei film della Troma di solito finisco defenestrati con indosso un tutù rosa) il nostro protagonista non si chiama più Melvin Ferd come nel primo capitolo ma Melvin Junko, nel tentativo di rendere un po’ più orientali le sue origini e giocarsi una gag basata su uno scambio di persona, non dico proprio alla Brasil ma quasi. La vita scorre tranquilla a Tromaville, il Vendicatore Tossico vive con la sua fidanzata non vedente Claire (nuovo nome anche per lei ma anche nuova attrice, Phoebe Legere), la mamma e una psicologa freudiana poco vestita che vabbè gente, è la Troma, va così!

Un’altra normale giornata a Tromaville.

La calma viene rotta (e non solo quella) da quei bastardi della Apocalypse Inc., una multinazionale comandata da dei gangster che vogliono costruire una grande discarica di rifiuti tossici dove si trova la cittadina. Come loro stessi si auto definiscono in uno dei tanti momenti in cui “The Toxic Avenger Part II” infrange la quarta parete (suggerimento per un gioco alcolico, ma se volete finire in coma etilico), sono dei super cattivi da fumetto, la versione poveraccia della Spectre che manda contro al primo super eroe del New Jersey tutti i suoi sgherri più malvagi: come i clown di una vecchia gag, dalla limousine della Apocalypse Inc. esce un’infilata di loschi figuri conciati come i Village People, pronti ad uccidere Toxie in tutti i modi, anche ballando il can can, ovviamente verranno passati al tritacarne dal nostro tossico eroe, ma mi va di descrivervi alcune delle morti più colorite.

Cattivi da operetta? Certo sono la Apocalypse Inc.

Il piccolo sicario ad esempio, viene schiacciato a forza da Toxie e trasformato in una palla da basket e ovviamente schiacciato a canestro, dando così l’idea per quel capolavoro (più o meno…) che è The Minis… Nani a canestro con diciotto anni di anticipo sulla sua uscita effettiva. Anche se è inutile negarlo, il sicario più clamoroso resta, Michael Jai White, al suo esordio come attore che qui prima sfoggia tutta la sua abilità con i Nunchaku e poi regala momenti marziali come si deve, prima di sfuggire alle grinfie di Toxie, salvato dal suo appuntamento con l’ora di lezioni di piano. Vorrei dirvi che mi sono inventato tutto ma potete verificare, certo che noi un bel Toxic Avenger Vs. Spawn un po’ ce lo meritiamo eh? Si lo so, sono un po’ masochista.

L’esordio al cinema di Michael Jai White, a dare lezioni di Nunchaku.

Visto che ucciderlo con le cattive è impossibile, l’unica possibilità per la Apocalypse Inc. è quella di liberarsi di Toxie colpendolo negli affetti, la falsa notizia per cui, il suo padre biologico si troverebbe in Giappone è l’idea migliore che questi cattivi da operetta riescono a spremersi, ed ecco quindi Toxic pronto a partire in Windsurf verso il Giappone. Questo spiegherebbe anche come mai nella linea di giocattoli (e relativo cartone animato) “Toxic crusaders”, il protagonista aveva il suo windsurf, perché non sembra, ma alla Troma non fanno nulla per caso eh?

New Jersey-Tokyo, diretto quattro minuti netti e con zero emissioni di Co2!

Sbarcato in Giappone con un’uscita dall’acqua in stile Godzilla, Toxic fa subito conoscenza di usi e costumi locali, in un tripudio di saune – vecchio Troma-trucco per mostrare qualche ragazza orientale svestita – attacchi di ninja e l’ovvia apparizione di una sorta di proto-Kabukiman, anche se il personaggio avrebbe esordito ufficialmente in un film della Troma solo nel 1991.

Tutta la porzione di film ambientata in Giappone è un po’ il filmino delle vacanze di Lloyd Kaufman e Michael Herz, ma con più sgherri presi per il naso con le pinze e personaggi variopinti uccisi in modi tragicomici, senza dimenticarsi di “omaggiare” (virgolette obbligatorie) quanti più stereotipi locali possibili, ecco quindi che il presunto papà di Melvin si rivelerà essere il boss locale Big Mac Bunko, nome scelto solo per fargli pronunciare una battuta da fast-food in tutti i sensi («Io sono Big Mac, io sono Big Cheese. Puoi chiamarmi Big Mac con formaggio.»)

Questa didascalia si presta a mille caSSate delle mie, ma non vorrei distrai da questo grande momento di cinema.

Allo stesso modo è automatico che l’inevitabile scontro tra i due avvenga utilizzando i precetti del Sumo, anche se nella sua natura spezzettata, “The Toxic Avenger Part II” avendo per la mani troppo girato, molto rimandato al terzo capitolo, è costretto ad inventarsi qualcosa per chiudere, nella fattispecie un ritorno a Tromaville per Toxic in odore di Ulisse che rientra con fatica ad Itaca (avesse avuto un Windsurf come Toxic, “L’odissea” sarebbe stata una novella di otto pagine) che per risolvere tutto, si gioca l’unica forma d’arte che fumetti, letteratura e pittura non possono permettersi: l’inseguimento in auto e anche qui, vi sfido a trovare qualcuno che scomoda la frase di William Friedkin in un post su un film della Troma, su dai, tromatemelo, ehm volevo dire trovatemelo!

L’inseguimento in auto che chiude il film è un simpatico delirio che trasforma il tutto in un episodio a caso di Willy il coyote, anche se lo ammetto, l’idea di coinvolgere anche un Hovercraft nella corsa è qualcosa che in pochi hanno avuto il fegato di tentare per davvero, forse solo Jackie Chan, con tutte le differenze del caso ovviamente.

È facile quando sei grande grosso e radioattivo in Giappone (quasi-cit.)

“The Toxic Avenger Part II” è una divertente cazzatona che avvicina il personaggio porta bandiera (e porta scopettone) della Troma alla sua controparte animata, ovvero i già citati “Toxic Crusaders”; anche perché è il film che introduce nuovi super poteri all’eroe del New Jersey come i Tromaton, l’equivalente del senso di ragno di Spider-Man per Toxic, della roba radioattiva nel suo corpo che gli permette di diventare ancora più potente in presenza di cattivi. Non è un caso che questo film si giochi anche il suo antidoto (gli anti-Tromaton) e che proprio questa sorta di potere aggiuntivo, sia stato cavalcato parecchio nei fumetti dedicati al personaggio, che più o meno in concomitanza con l’uscita di questo film, venivano pubblicati dalla Marvel Comics.

Si vede tanto che mi sto anche leggendo i vecchi fumetti di Toxie? (storia vera)

Come avrete già intuito, siamo a metà del guado, perché a breve parleremo anche del resto del girato di “The Toxic Avenger Part II”, utilizzato per cavare fuori il terzo capitolo, quindi in alto i cuori e gli spazzoloni, la prossima settimana torneremo a Tromaville!

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