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The Toxic Avenger Part III – The last temptation of Toxie (1989): come perdere gli occhi della tigre

Come sapete sono in missione per conto della Troma e questa settimana tocca al terzo capitolo delle avventure del loro personaggio simbolo, anche se sarebbe meglio dire, al secondo tempo del lungo film in due parti che è stato Toxic Avenger parte II e il suo fratellino.

A Lloyd Kaufman e al suo compare Michael Herz è leggermente scappata la mano, il girato per il secondo capitolo era talmente abbondante che invece di tagliare, alla Troma hanno pensato bene di tenersi tutto, dare una sistemata qua e là e tirare fuori i capitoli centrali della tetralogia dedicata al Vendicatore Tossico. Visto come parlo bene? Anche la tetralogia mi gioco!

Siamo di nuovo in piena zona Troma!

Inevitabilmente, se di qualità si può parlare con la casa di produzione di Kaufman di mezzo, il livello generale scende ulteriormente di una tacca, il che non è un grosso problema quando il tuo protagonista è il primo super eroe del New Jersey che vive la “Golden Age” di Tromaville, insieme alla sua ragazza non vedente Claire (Phoebe Legere) e quando tutto fila liscio, visto che chiunque ha il terrore di infrangere le regole, anche perché i “Tromatons”, le particelle radioattive che si scatenano in presenza di malvagità del protagonista lo saprebbero immediatamente. Ma tanto è un problema che mi sto ponendo solo io, i “Tromatons” in questo capitolo non vengono citati mai, anche perché sfornando il secondo e il terzo capitolo uno via l’altro, tipo catena di montaggio, probabilmente non li avevano ancora nemmeno inventati mentre stavano montando questo terzo capitolo.

Un classico del cinema d’azione degli anni ’80 e ‘90 prevede il negozietto preso di mira da una banda di rapinatori, la sfida perfetta per mettere in chiaro l’eroismo del protagonista, avete visto TUTTI esibirsi in questa specialità, Toxie poteva essere da meno? Giammai! Con la discriminante che la classica scena di cinque minuti della rapina al mini-market di qualunque altro film, nella versione della Troma, diventa un prologo di quindici minuti, anche perché oh! Qui abbiamo un film da tirare su con l’abbondante girato avanzato, a 102 minuti come ci arriviamo altrimenti?

«Ed ora, spazziamo via il crimine, capito no? Spazziamo»

Il negozietto in questione, anche lui, è in puro stile Troma, visto che si stratta di un videonoleggio gestito da rabbini e frequentato da belle figliole in bikini che si sciolgono per la vasta selezione di VHS di classici pensate un po’? Della Troma. La banda di rapinatori con la faccia pittata, carichi di armi e ormoni sembrano un po’ tutti figli del Patrick Kilpatrick del primo capitolo, a loro ci penserà Toxic che in tema con il negozietto in pericolo, riavvolge le budella di uno di loro come una volta facevamo con il nastro della VHS e un altro, lo infila dentro il videoregistratore, dopo averlo comodamente compattato ad una dimensione di 18.5 per 11.5 centimetri, utilizzando la sua super forza.

Se non avete visto gli altri capitoli, potete sempre noleggiarli.

A Tromville va talmente tutto bene, che la popolazione adora il loro eroe radioattivo, talmente zelante che avendo già sistemato tutti i criminali in circolazione, l’unica cosa che gli resta da fare e imboccare la pappina ai neonati che fanno i capricci per mangiare o impedire alle nonnette di barare giocando a Pinnacola. Non mi sto inventando niente, trovate tutto nel film.

Cosa succede quando va tutto bene? Che ti metti comodo e fai piani per il futuro, è normale, lo fanno anche Toxie e Claire che si imbattono in un dottore che al netto di 3750 fogli verdi con sopra facce di Toxie ex presidenti defunti, sostiene di poter curare la cecità della bionda, urca! A saperlo sarei andato a farmi sistemare la miopia a Tromaville, prezzi competitivi rispetto a Torino, che per altro in alcuni momenti ricorda Tromaville al suo peggio.

Dopo aver letto il conto a Toxie è strabuzzato anche l’altro occhio.

Qui tornano in scena i cattivi da operetta della Apocalypse Inc. che sembrano tenere fede al vecchio adagio: se non puoi sconfiggerli, comprali! Bill gates ci ha fatto su una carriera con questa tattica. Gli incubi ricorrenti di Toxie, dove da ogni specchio o superfice riflettente vede riemergere il Melvin Junko dentro di lui (diciamo che a livello di sottigliezza narrativa, la Troma passa stile rullo compressore), il nostro protagonista si lascia convincere, perché il Vendicatore Tossico sarà un ammasso di muscoli super potenti, ma dentro il suo petto verdastro batte il cuore di un bonaccione, quindi firma con il sangue il contratto con la Apocalypse Inc. che gli concede tutti i soldi necessari per l’operazione, ma anche il mitico posto fisso, quello di Checco Zalone, malgrado il manifesto disgusto degli abitanti di Tromaville, che vedono i loro eroe sfoggiato come l’assistente del CEO della Apocalypse Inc.

Tu farai una grande carriera ragazzone, un giorno sarai a capo dell’azienda, oppure il simbolo della Troma.

A proposito di eroi al servizio della compagnia, se nel secondo capitolo uno degli sgherri della Apocalypse Inc. era un Michael Jai White diviso tra Nunchaku e lezioni di piano, per un attimo qui lo vediamo nuovamente, anche lui in giacca e cravatta, accanto alla tizia della Apocalypse il cui massimo ruolo è quello di fare battute metanarrative sullo scarso budget del film. In realtà dentro “The Toxic Avenger Part III – The last temptation of Toxie” c’è tutto un film nel film, sulla storia della scalata verso i vertici aziendali di Michael Jai White, in un mondo giusto avremmo dieci film su Toxie in cui tra gli ultimi, il nuovo CEO della Apocalypse sarebbe proprio White, fine della parentesi da fanatico dei film di menare che c’è in me.

Riconoscete MJW? Bene, nel seguito che sogno io lui è il capo.

Per certi versi, complice forse il numero tre nel titolo, questo film è un po’ il Rocky III del nostro Toxie, il capitolo in cui l’eroe si imborghesisce e deve fare i conti con la fama che ha la meglio sulla vecchia “fame”, quella che lo smuoveva, e sempre per il discorso secondo cui la Troma ha una sottigliezza narrativa velata, quasi suggerita, qui vediamo il nostro Toxie, elmetto giallo da cantiere in testa andare a timbrare il cartellino ogni giorno, oppure passare i fine settimana a giocare a Tennis (oggi sarebbe il Padel), parlando di affari al cellulare e ignorando l’amata Claire, ormai ingranaggio nella macchina della Apocalypse. Se non puoi batterli, acquisiscili, funziona sempre.

O muori da eroe o vivi abbastanza a lungo da diventare un tennista.

A questo punto la situazione si è ribaltata, Tromaville nelle mani della Apocalypse è un inferno pieno di pesci papera radioattivi e sempre in virtù della sottigliezza narrativa, che come avrete ormai capito è il registro che caratterizza la Troma, il CEO della Apocalypse si strappa la pelle della faccia e si rivela essere il diavolo in persona! Per altro nelle varie interviste, Rick Collins si è sempre rammaricato del fatto che con addosso il trucco della sua trasformazione da “Chairman” dell’azienda a signore dell’Inferno, abbia costantemente terrorizzato tre bambini presenti sul set, cosa ci facessero, proprio nel n lo so, ma dopo aver spiegato loro che si trattava solo di una maschera di scena, due dei piccoletti si sono tranquillizzati. Non abbiamo più notizie del terzo da allora, qualcuno vocifera che ora viva come un santone a capo di una setta satanista in Nicaragua. No, non lo so, ma con la Troma di mezzo è tutto probabile.

Un diavolo verde? Tutto normale, un altro giorno in ufficio con la Troma.

Siccome in una scena vediamo Toxie appeso ad un cabinato intento a giocare (quindi sì, il portabandiera della Troma è un videogiocatore) il Diavolo lo sfida ad una serie di prove a livello, proprio come nei videogiochi che ama molto, da qui parte tutta una porzione di film che è un tripudio di scene riprese al contrario. Ad esempio, quando Toxie deve salvare dei bambini in pericolo dentro il loro scuola bus, facendo battute metanarrative sul fatto che di solito è Superman ad occuparsi di queste cose.

I cattivoni lanciati dal fondo della rupe su, fino al bus in precario equilibrio sono palesemente manichini lanciati nel vuoto e ripresi al contrario, così come l’auto-riparazione dello scuola bus (non proprio con la resa finale di quella di Christine, malgrado la tecnica sia la stessa) anche se forse la parte più divertente è l’inevitabile citazione al Mago di Oz, con i piedi “arrotolati” della strega della Apocalypse, colpita in testa non dalla casa di Dorothy ma da ‘sto cazzarola di Bus, Lloyd Kaufman ne aveva uno per le mani e lo ha spremuto come un limone usandolo in più scene possibili, anche questo è lo stile della Apocalypse Troma!

Il bus, ma non come lo intendeva Jacques Tourneur.

Visto che uno dei temi del film sono le visioni di Toxie, il tormento interiore che vive, ad un certo punto il nostro si ritrova nuovamente fatto a forma di Melvin Junko, anche se ad interpretarlo è il sostituto Michael J. Kaplan, perché l’originale Melvin, ovvero Mark Torgl, pare volesse troppi soldi per tornare nel ruolo quindi Kaufman lo ha sostituito senza nessun rimpianto, anche perché puntava tutto sullo spernacchiare il film del momento, quello sulla bocca di tutti mentre lui era impegnato a girare in contemporanea Toxie 2 e Toxie 3, mi riferisco ovviamente a “L’ultima tentazione di Cristo” (1988) di Martin Scorsese, di cui il padre e padrone della Troma ha preso in prestito il titolo per il terzo capitolo, decidendo che se zio Martino poteva avere un Gesù tormentato fatto a forma di Willem Dafoe, lui come minimo doveva avere il Vendicatore Tossico contro il Diavolo!

La conclusione di questo divertente ma tutto sommato ben poco creativo capitolo (lo sforzo sta tutto nel titolo proto-Scorsesiano) è un trionfo di diavolacci sciolti nelle loro budella (di gomma), Toxie che ritrova gli occhi (anche se uno poco allineato all’altro) della Tigre e che convola a giuste nozze con l’amata Claire, che lo ama con gli occhi del cuore. Devo smetterla di pensare all’occhio di Toxie, ma anche a Boris ora che ci penso.

Guarda che figurino il nostro Toxie!

“The Toxic Avenger Part III – The last temptation of Toxie” è una robetta anche per la media della Troma, non sono le trovate gustosamente idiote ad azzopparlo, ma restando sul paragone con Rocky III, gli mancano gli occhi della tigre, manca tutta quella follia, quel sano disgusto, quella voglia di far incazzare tutto e tutti che sta alla base dell’irriverente satira su cui è fondata la Troma. Per fortuna tutto questo, più quintali di malessere e nausea, torneranno in maniera prepotente nell’ultimo capitolo di questa rubrichetta a tema dedicata al primo super eroe del New Jersey, non azzardatevi a perdere il gran finale, con uno dei migliori “Numeri quattro” della storia del cinema! La settimana prossima sempre su queste Bare.

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