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The Vast of Night (2020): ai confini di Happy Days

Quale rapporto avete con i festival di cinema? Ne
frequentate tanti? Vi annoiano? L’idea che mi sono fatto io è che siano delle
bolle, con all’interno un loro ecosistema dedicato, in cui i film presentati
vivono spesso di vita (e popolarità) propria.

Dopo aver passato giorni tra film a micro budget girati
in un tinello e drammi sud americani in bianco e nero, è anche normale che
quando si inciampa in un film, che sembra un film a tutti gli effetti, venga
voglia di urlare al miracolo. Più o meno è il motivo per cui certe commedia
uscite da alcuni film festival, vengono spinte come se fossero l’ultimo lavoro
di Mel Brooks scritto da Zucker-Abrahams-Zucker, quando nei casi migliori,
riescono giusto a strappare una risatina. Comunque mezza risatina in più dei
drammoni e dei film da tinello sopra descritti.

Questa lunga premessa per dire che “The Vast of Night”,
dopo aver fatto il vuoto nei vari festival cinematografici dove è stato
presentato, è finito dritto sparato sul paginone di Amazon Prime dove lo
trovate anche con il titolo diligentemente tradotto “L’immensità della notte”.

“Ufficio reclami della Bara Volante, in cosa posso aiutarla?”

 Oggi sono in vena di farvi domande: quando guardate un
film, preferite esaltarvi per gli aspetti tecnici? Oppure vi piace che sia la
storia a conquistarvi? Ecco, se fate parte della prima categoria, questo film
dovreste proprio vederlo. Per tutti gli altri, ho notizie non proprio
esaltanti.

L’esordio alla regia di Andrew Patterson, porta in scena
la sceneggiatura scritta da James Montague e Craig W. Sanger e cosa vi dico
sempre dei primi cinque minuti di un film? Che ne determinano tutto l’andamento
bravi! Quindi “The Vast of the Night” è il nuovo episodio della serie tv
“Paradox Theater” un chiarissimo omaggio alla classica Ai confini della realtà, che va in onda su un piccolo televisore in
stile anni ’50, nel soggiorno di un appartamento della stessa decade, nella
primissima scena del film.
Con un lento carrello avanti, Andrew Patterson ci porta
all’interno della puntata (e del programma) in questione, la storia di una piccola
cittadina molto concentrata sulla locale partita di Basket. Qui facciamo la
conoscenza del carismatico (e ciarliero) DJ della radio locale Everett (Jake
Horowitz) e della sua centralinista Fay (Sierra McCormick), al suo esordio
totale nella piccola emittente radiofonica.

“Questo Cassidy parla un sacco, dovremmo offrirgli un programma tutto suo”

I primi quindici minuti di film volano via nel
chiacchiericcio, Everett per spiegare come continuare a parlare costantemente
alla radio, chiede a Fay di intervistare persone a caso per strada. I dialoghi
sono tanto vuoti quanto ben scritti, sul serio! Durante i primi quindici minuti
non ci vengono fornite informazioni vitali per la storia, ma i dialoghi
scivolano via belli fluidi, il tutto mentre Andrew Patterson fa sfoggio di
talento alla regia.

Grazie ad una sorta di steadicam improvvisata (montata
sui resti di un go-kart, storia vera), Patterson segue Everett in un lungo
piano sequenza davvero ben fatto e poi non pago, segue ancora i suoi due
protagonisti mentre si recano alla stazione radiofonica parlando del più e del
meno.

Da appassionato però, ora sono un po’ in ansia per il risultato della partita di basket.

Mentre il minutaggio scorre, finalmente la storia
comincia sul serio, uno strano segnale disturba le frequenze, Everett quindi
decide di trasmetterlo nella speranza di essere contattato da qualche esperto
in grado di decriptarlo. Al suo appello risponde Billy (la voce di Bruce Davis)
ex militare dell’aviazione con il grado di credo… Soldato Spiegone. Visto che
inizia a raccontare la rava e la fava, del segnale, delle esercitazioni, di
quello che ha visto e di come avete già capito finirà la trama, perché sono
sicuro che l’avete già capito. Da qui in poi vaghi SPOILER!

Non paghi, dopo il Soldato Spiegone, entra in scena anche
la Signora Mabel Spiegoni (Gail Cronauer) che con un lungo monologo degno del
più complottista dei Terrapiattisti, racconta che LORO sono là fuori e BLA BLA
BLA. Fine della parte con SPOILER.
La trama non è certo qualcosa di innovativo così come il
suo punto di arrivo, ma il modo in cui il regista ci prende per mano invece
funziona, il senso di costante minaccia crescente va a braccetto con l’ambientazione,
perché per qualunque americano degli anni ’50, la minaccia Sovietica era sempre
dietro l’angolo, quindi il film riesce a giocare bene con questo tipo di ansie.

“Sento un segnale, come una voce che dice… state viaggiando in un’altra dimensione…”

Insomma, “The vast of the night” è meno di un episodio a
caso della serie a cui si ispira, ma
a ben guardarlo un po’ di più di una puntata a caso di “Happy Days”, eppure ha
tutto per conquistare il pubblico all’interno di un festival di cinema, perché
i dialoghi sono tanti ma scritti bene, specialmente quelli iniziali, inoltre la
regia di Andrew Patterson è davvero ottima. Per essere un film costato forse
meno del nostro Blumhouse medio, riesce
a ricreare gli anni ’50 alla perfezione anche nei dettagli, le gonne lunghe di Fay
oppure i pantaloncini e i palloni di pelle della squadra di Basket.

Se siete in vena di qualcosa che omaggia Rod Serling e Richie
Cunningham in parti uguali, girato veramente alla grande, “The vast of the
night” è un gioiellino che trovate su Amazon Prime, se invece è da una storia
incredibile che volete essere conquistati, cercate altrove nell’immensità del
catalogo della popolare piattaforma di streaming.
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