Siamo tornati nel cortile di Jaume Collet-Serra, il regista che non avrà mai problemi a vendere i suoi soggetti ai produttori, visto che sono tutti riassumibili al volo, qualche esempio? Famiglia adotta bimba inquietante, Liam Neeson telefona al cattivo per vendicarsi, Bionda in bikini alle prese con uno squalo grosso. Almeno fino all’irruzione di The Rock nella sua filmografia, che ha rovinato il giochino ripreso di recente con guardia all’aeroporto gioca a fare Die Hard 2.
Per il suo ritorno al cinema Horror con cui aveva iniziato, il regista opta per: donna inquietante si manifesta del cortile di casa, che poi volendo, potrebbe anche essere la traduzione a braccio del titolo, quindi vedete? Il manifesto programmatico di Jaume Collet-Serra in azione ha trovato lungo la sua strada la sceneggiatura dell’esordiente Sam Stefanak, che ha messo dentro molto dei suoi trascorsi nel film.
Sam Stefanak ha dichiarato di essere stato un po’ perseguitato da un’idea, quella di una figura inquietante nel cortile di casa (impersonata nel film da Okwui Okpokwasili), uno spunto di trama che si è evoluto in una donna velata, tipo vedova sarda per capirci, e si è alimentato di quella che la sceneggiatura ha fatto diventare la chiave di lettura principale e manifesta della trama, anche noto come il METAFORONE, parliamo della sinossi e poi scendiamo nei dettagli.
Tutto ruota attorno a Ramona (Danielle Deadwyler), una madre bloccata a letto con la gamba ingessata dopo l’incidente stradale che l’ha resa vedova. La casa di campagna dove vive con i figli è un trionfo di bollette non pagate, disordine e dei suoi due figli che cercano, come possono, di portare avanti la vita quotidiana in mancanza di una madre che è rimasta incastrata in un lutto mai elaborato. In tutto questo una mattina, dalla finestra di casa la famiglia vede una donna avvolta in un velo nero, ferma nel cortile intenta a fissarli, da qui in poi tutto peggiora.
C’è un film molto bello dentro “The Woman in the Yard”, uno di quelli che potrebbe dialogare con titoli come Babadook ed Hereditary, perché è chiaro che il tema del lutto sia una chiave di lettura, l’altra sicuramente la depressione, che si manifesta nella vita delle persone e non fa nulla, come la donna nel cortile, almeno apparentemente, poi però ti avvolge con il suo nero sudario e ti trascina in un abisso, tutto questo lo vediamo succedere essenzialmente grazie all’ottima prova di Danielle Deadwyler, che malgrado i passaggi scritti con il pennarellone a punta grossa (anche del suo personaggio) riesce a dare spessore a tutta l’operazione con una prestazione che senza girarci troppo attorno, vale più del film stesso.
Si perché Sam Stefanak non ha capito che un’opera dovrebbe parlare da sola, nelle interviste che ha rilasciato, forse sulla scia dell’entusiasmo per la sua prima sceneggiatura, ha praticamente spiattellato tutti i suoi trascorsi con le depressione, del fatto che abbia buttato tutto dentro questa sceneggiatura e che anche il finale sia la sua riflessione sull’arte usata per elaborare, insomma ha pensato bene di fare lo spiegone di una trama che già di suo, spiattella in bella vista al pubblico tutto il suo contenuto, perché le poche volte che “The Woman in the Yard” potrebbe risultare raffinato nel raccontare la sua storia, preferisce mettere mano al pennarellone, almeno fino all’ultimo atto, dove invece sbraga e basta.
In tutto questo Jaume Collet-Serra si adatta, con una regia che come la storia, sembra procedere su due binari, finché è tutto “suggerito” (virgolette obbligatorie) il regista opta per un tipo di inquietudine di fondo resa bene anche visivamente, quando poi la trama urla, oppure sbraiata come nel finale, sotto di effetti speciali in CGI che danno un po’ il calcio al secchio del latte di quanto di buono poteva esserci nel film.
Anche perché una sorta di assedio da parte della depressione, a scapito di alcuni assediati che sono letteralmente tre personaggi (in un cast composto da cinque in totale) poteva essere l’occasione per tenere bassissimo il budget e darci dentro con le idee, invece purtroppo il film sembra sprecare un po’ tutti gli spunti offerti da questa nuova incarnazione dello stile di Jason Blum di fare film, budget al minimo, registi costretti a tornare alle basi, tutto giusto sulla carta, peccato che qui non tutto abbia funzionato alla meraviglia.
Se non altro abbiamo un altro titolo riassumibile al volo nella filmografia di Jaume Collet-Serra, talmente tanto che la sinossi sta già nel titolo, però al netto della delusione finale, un po’ di depressione viene, ecco, forse era questo l’obbiettivo del film.
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