Ridley Scott c’ha più culo che anima.
Caino e Abele, Romolo e Remo, Mark e David Knopfler.
L’umanità è affascinata dall’idea del fratello bravo e di quello malvagio, come
se non ci possano essere alternative, per quanto riguarda gli Scott è stato
preso un abbaglio ma voi lo sapete, questa Bara si è schierata a favore di Tony, lo Scott giusto, quello che non ha
mai lasciato a piedi nessuno e non ha mai avuto mire da gran filosofo, eppure
tra i due quello ricordato peggio, perché Ridley c’ha più culo che anima, oppure
è solo stato più bravo a vendersi.
Facciamo finta di aver già fatto tutto il discorso su Alien e Blade Runner, anche perché in effetti, lo abbiamo già fatto e poi
perché Ridley è considerato intoccabile proprio per questi due film. Ma quello
che mi affascina è il modo in cui i devoti del Dio Ridley ignorino quasi
completamente buona parte della sua filmografia, anche perché se davvero lo Scott
sbagliato avesse tutti questi discepoli, ogni suo nuovo film dovrebbe
frantumare i botteghini, cosa che non accade perché, il mito di Ridley si fonda
sui titoli intoccabili citati lassù e forse su un altro paio, che hanno tenuto
su la sua carriera, uno di questi è sicuramente “Thelma & Louise”.
perché Ridley è considerato intoccabile proprio per questi due film. Ma quello
che mi affascina è il modo in cui i devoti del Dio Ridley ignorino quasi
completamente buona parte della sua filmografia, anche perché se davvero lo Scott
sbagliato avesse tutti questi discepoli, ogni suo nuovo film dovrebbe
frantumare i botteghini, cosa che non accade perché, il mito di Ridley si fonda
sui titoli intoccabili citati lassù e forse su un altro paio, che hanno tenuto
su la sua carriera, uno di questi è sicuramente “Thelma & Louise”.
“Thelma & Louise” è stato nominato in tutte le categorie
principali agli Oscar del 1992, ma ha portato a casa solo la statuetta come
miglior sceneggiatura originale, scritta da Callie Khouri, il film dello Scott
sbagliato non aveva speranze contro un cannibale come Il silenzio degli innocenti, ma siccome so che con questo post s’infrangeranno amicizie e diventerò bersaglio del lancio di uova e pomodori
marci devo essere spudoratamente onesto: non credo ai premi cinematografici
come metro di giudizio per un valore del film, ma la parte più debole e
scricchiolante di “Thelma & Louise” è proprio la sceneggiatura, piccolo
salto indietro e poi andiamo ad argomentare, perché non si fanno affermazioni del
genere senza motivazioni a supporto di una tesi.
principali agli Oscar del 1992, ma ha portato a casa solo la statuetta come
miglior sceneggiatura originale, scritta da Callie Khouri, il film dello Scott
sbagliato non aveva speranze contro un cannibale come Il silenzio degli innocenti, ma siccome so che con questo post s’infrangeranno amicizie e diventerò bersaglio del lancio di uova e pomodori
marci devo essere spudoratamente onesto: non credo ai premi cinematografici
come metro di giudizio per un valore del film, ma la parte più debole e
scricchiolante di “Thelma & Louise” è proprio la sceneggiatura, piccolo
salto indietro e poi andiamo ad argomentare, perché non si fanno affermazioni del
genere senza motivazioni a supporto di una tesi.
Callie Khouri originariamente la sua sceneggiatura avrebbe
anche dovuto dirigerla, voi lo avete mai visto uno dei film diretti da Callie
Khouri? Dopo dieci minuti di “I sublimi segreti delle Ya-Ya sisters” (2002)
sono dovuto correre a rivedermi tre volte L’implacabile
perché il mio cervello non esplodesse. Ma indipendentemente dai miei
(dis)gusti cinematografici, questo è per dirvi che un film diretto di pugno
da Callie Khouri, non somiglia nemmeno lontanamente a “Thelma & Louise”,
perché Ridley Scott, sarà pure il fratello sbagliato ma è un bel furbino,
invece di limitarsi al ruolo di produttore esecutivo, ha pensato bene di
dirigerlo lui il film.
anche dovuto dirigerla, voi lo avete mai visto uno dei film diretti da Callie
Khouri? Dopo dieci minuti di “I sublimi segreti delle Ya-Ya sisters” (2002)
sono dovuto correre a rivedermi tre volte L’implacabile
perché il mio cervello non esplodesse. Ma indipendentemente dai miei
(dis)gusti cinematografici, questo è per dirvi che un film diretto di pugno
da Callie Khouri, non somiglia nemmeno lontanamente a “Thelma & Louise”,
perché Ridley Scott, sarà pure il fratello sbagliato ma è un bel furbino,
invece di limitarsi al ruolo di produttore esecutivo, ha pensato bene di
dirigerlo lui il film.
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“Callie Khouri sai chi lo dirige il tuo film? ‘Sto Ridley AhAhAh!” |
Non è difficile capire il motivo, nel 1990 il vento era cambiato, lo abbiamo visto anche con la trilogia della donna tosta con i capelli corti e il trionfo di Il silenzio degli innocenti è stato una
conferma, Ridley aveva capito che “Thelma & Louise” era materiale da Oscar,
anche se gli è andata male, il suo sogno di gloria si è infranto con una
nomination personale ma nessuna statuetta.
conferma, Ridley aveva capito che “Thelma & Louise” era materiale da Oscar,
anche se gli è andata male, il suo sogno di gloria si è infranto con una
nomination personale ma nessuna statuetta.
Le due protagoniste del film originariamente avrebbero
dovuto essere Goldie Hawn e Meryl Streep, in cerca di un film da interpretare
insieme, che alla fine si rivelò essere “La morte ti fa bella” (1992). Con
il loro rifiuto, le due attrici lasciarono campo libero a Geena Davis e Susan Sarandon, quest’ultima in particolare la conferma del fatto
che malgrado i cinefili del mondo volevano Ridley e Tony opposti, i due
fratelli non solo si parlavano, ma si davano anche le dritte su attori e attrici da scambiarsi come figurine
Panini.
dovuto essere Goldie Hawn e Meryl Streep, in cerca di un film da interpretare
insieme, che alla fine si rivelò essere “La morte ti fa bella” (1992). Con
il loro rifiuto, le due attrici lasciarono campo libero a Geena Davis e Susan Sarandon, quest’ultima in particolare la conferma del fatto
che malgrado i cinefili del mondo volevano Ridley e Tony opposti, i due
fratelli non solo si parlavano, ma si davano anche le dritte su attori e attrici da scambiarsi come figurine
Panini.
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Nella miniserie “Coma” (2012), prodotta da entrambi i fratellini ad esempio, recitava Geena Davis (storia vera) |
La trama del film la conoscete tutti, ormai “Thelma &
Louise” in trent’anni è diventato un titolo di culto, tanto che il nome delle
due protagonista è quasi un modo di dire con cui indicare donne libere e forti,
se non fosse così derivativo ci sarebbero quasi gli estremi per il “Classido”,
ma devo essere onesto, io con questo film non ho mai avuto un gran rapporto,
non lo so nemmeno perché, ha tutto quello che mi piace trovare in una
pellicola: personaggi che si ribellano, due delle attrici che preferisco, echi
Western talmente lampanti da balzare agli occhi eppure niente, non mi è mai
scattata la scintilla e rivedendolo in occasione del compleanno per i suoi
primi trent’anni, ho anche capito il perché.
Louise” in trent’anni è diventato un titolo di culto, tanto che il nome delle
due protagonista è quasi un modo di dire con cui indicare donne libere e forti,
se non fosse così derivativo ci sarebbero quasi gli estremi per il “Classido”,
ma devo essere onesto, io con questo film non ho mai avuto un gran rapporto,
non lo so nemmeno perché, ha tutto quello che mi piace trovare in una
pellicola: personaggi che si ribellano, due delle attrici che preferisco, echi
Western talmente lampanti da balzare agli occhi eppure niente, non mi è mai
scattata la scintilla e rivedendolo in occasione del compleanno per i suoi
primi trent’anni, ho anche capito il perché.
“Thelma & Louise” per quello che ha da raccontare dura
un’infinità, 130 minuti per una trama che anche uno geneticamente incapace di
riassumere come me potrebbe descrivervi in una manciata di parole, sono davvero un’esagerazione, infatti il ritmo del film ne risente. Ho capito inoltre perché il pubblico maschile, di questo film ricordano due elementi (l’inizio e la fine) mentre quello femminile ne ricorda tre (l’inizio, la fine e Brad Pitt). Quando il film dovrebbe iniziare a
diventare interessante, la trama si accartoccia su un mare di chiacchiere e di
personaggi indecisi, in attesa di quel finale diventato iconico. L’unica
trovata davvero azzeccata (quasi) in pieno da Callie Khouri resta la volontà di
Louise di non parlare degli eventi del Texas, anche se poi di fatto sappiamo
tutto lo stesso, ma andiamo per gradi.
un’infinità, 130 minuti per una trama che anche uno geneticamente incapace di
riassumere come me potrebbe descrivervi in una manciata di parole, sono davvero un’esagerazione, infatti il ritmo del film ne risente. Ho capito inoltre perché il pubblico maschile, di questo film ricordano due elementi (l’inizio e la fine) mentre quello femminile ne ricorda tre (l’inizio, la fine e Brad Pitt). Quando il film dovrebbe iniziare a
diventare interessante, la trama si accartoccia su un mare di chiacchiere e di
personaggi indecisi, in attesa di quel finale diventato iconico. L’unica
trovata davvero azzeccata (quasi) in pieno da Callie Khouri resta la volontà di
Louise di non parlare degli eventi del Texas, anche se poi di fatto sappiamo
tutto lo stesso, ma andiamo per gradi.
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“Questa GIF è tutta per voi lettrici della Bara Volante. Tutte e otto” |
Thelma Yvonne Dickinson (Geena Davis) è incastrata in un
matrimonio con uno stronzo, mentre la sua migliore amica Louise Elizabeth Sawyer
(Susan Sarandon), ha un fidanzato di nome Jimmy (Michael Madsen) che la ama ma
non la sostiene, insomma hanno bisogno di una vacanza. Un fine settimana di
pesca con una decapottabile azzurra e una pistola, tanto per stare tranquilli. I cinefili colti, quelli con la pipa e gli occhiali, vi tirerebbero un pippone sul
fatto che questi sono tutti simboli di una società fallocentrica di cui le
protagoniste si riappropriano, ma io preferisco ricordare quel tizio (che due o
tre filmetti dovrebbe averli fatti), quando diceva che tutto quello che basta ad
un film è una donna e una pistola, qui di donne ne abbiamo ben due, quindi dopo
una Polaroid (la versione 1991 di una “Selfie”) si parte e la storia comincia.
matrimonio con uno stronzo, mentre la sua migliore amica Louise Elizabeth Sawyer
(Susan Sarandon), ha un fidanzato di nome Jimmy (Michael Madsen) che la ama ma
non la sostiene, insomma hanno bisogno di una vacanza. Un fine settimana di
pesca con una decapottabile azzurra e una pistola, tanto per stare tranquilli. I cinefili colti, quelli con la pipa e gli occhiali, vi tirerebbero un pippone sul
fatto che questi sono tutti simboli di una società fallocentrica di cui le
protagoniste si riappropriano, ma io preferisco ricordare quel tizio (che due o
tre filmetti dovrebbe averli fatti), quando diceva che tutto quello che basta ad
un film è una donna e una pistola, qui di donne ne abbiamo ben due, quindi dopo
una Polaroid (la versione 1991 di una “Selfie”) si parte e la storia comincia.
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Vorrei vedervi a postare una Polaroid su MySpace con il modem a 56k. |
Se il tema musicale di Hans Zimmer è davvero molto bello,
Ridley Scott pensa di uccidere il film infilando una serie di canzoni – per
altro ad un volume in grado di sovrastare spesso i dialoghi – una meno
memorabile dell’altra. Se penso che molti non digeriscono la colonna sonora esagerata e
onnipresente di Top Gun, mi tocca
ricordarvi che per lo meno Tony, quello giusto di casa Scott, con quei pezzi ha
influenzato la cultura popolare, invece non esiste una singola canzone uscita
da “Thelma & Louise” degna di essere ricordata, se non la lunga e
malinconica schiatarrata quasi Western firmata da Zimmer.
Ridley Scott pensa di uccidere il film infilando una serie di canzoni – per
altro ad un volume in grado di sovrastare spesso i dialoghi – una meno
memorabile dell’altra. Se penso che molti non digeriscono la colonna sonora esagerata e
onnipresente di Top Gun, mi tocca
ricordarvi che per lo meno Tony, quello giusto di casa Scott, con quei pezzi ha
influenzato la cultura popolare, invece non esiste una singola canzone uscita
da “Thelma & Louise” degna di essere ricordata, se non la lunga e
malinconica schiatarrata quasi Western firmata da Zimmer.
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Tony aveva gusti musicali migliori. |
Al primo locale le due protagoniste si fermano per cenare e
cominciano i casini, un viscidone scritto in modo didascalico e recitato dodici
metri sopra le righe da un Timothy Carhart, a cui manca solo un cartello e una
freccia al neon con su scritto “IO SONO UN MASCHILISTA CATTIVO”, avvicina le due
con la frase più banale del mondo («Cosa ci fanno due bamboline come voi locale
come questo») e solo Thelma gli dà corda, perché bisogna affrontare l’elefante
nella stanza: Thelma è una gran tontolona.
cominciano i casini, un viscidone scritto in modo didascalico e recitato dodici
metri sopra le righe da un Timothy Carhart, a cui manca solo un cartello e una
freccia al neon con su scritto “IO SONO UN MASCHILISTA CATTIVO”, avvicina le due
con la frase più banale del mondo («Cosa ci fanno due bamboline come voi locale
come questo») e solo Thelma gli dà corda, perché bisogna affrontare l’elefante
nella stanza: Thelma è una gran tontolona.
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“No vuol dire no e dopo il click di solito segue il bang. Hai altre domande?” |
Buona, ingenua, una a cui manca il chilometraggio di vita
vissuta necessaria per non sembrare una palla di neve lanciata in un altoforno
in questo mondo, Thelma si è sposata troppo presto ed è da allora succube di un
marito ancora più didascalico e recitato questa volta, ventiquattro metri sopra
le righe da Christopher McDonald. Uno che s’incazza quando non la ritrova a
casa dietro ai fornelli, ma quando Thelma telefona è comunque più interessato
al Football in tv, il tutto descritto nel modo più grossolano possibile,
infatti ci tocca assistere a delle scene che non sembrano nemmeno scritte con
il pennarellone a punta grossa, ma proprio con il rullo e i secchi di vernice, io
capisco che il messaggio debba arrivare anche al pubblico seduto in seconda
fila, impegnato a masticare rumorosamente il pop-corn, ma Tony Scott è stato
criticato per molto, ma molto meno di così e ancora mi chiedo come abbia potuto
vincere l’Oscar questa sceneggiatura.
vissuta necessaria per non sembrare una palla di neve lanciata in un altoforno
in questo mondo, Thelma si è sposata troppo presto ed è da allora succube di un
marito ancora più didascalico e recitato questa volta, ventiquattro metri sopra
le righe da Christopher McDonald. Uno che s’incazza quando non la ritrova a
casa dietro ai fornelli, ma quando Thelma telefona è comunque più interessato
al Football in tv, il tutto descritto nel modo più grossolano possibile,
infatti ci tocca assistere a delle scene che non sembrano nemmeno scritte con
il pennarellone a punta grossa, ma proprio con il rullo e i secchi di vernice, io
capisco che il messaggio debba arrivare anche al pubblico seduto in seconda
fila, impegnato a masticare rumorosamente il pop-corn, ma Tony Scott è stato
criticato per molto, ma molto meno di così e ancora mi chiedo come abbia potuto
vincere l’Oscar questa sceneggiatura.
Quando il viscidone cerca di prendersi quello che vuole
senza il consenso di Thelma, Louise lo impallina come un tordo e il 100% del
pubblico esulta per uno stronzo in meno. Il film ormai ci ha acchiappato,
conosciamo le due protagonista, patteggiamo per loro perché sappiamo che
difficilmente la legge darà loro ragione, quindi è il momento per la storia di
accelerare, di mettere in pratica quel «Siamo in pieno effetto valanga, una
cosa così» che Louise citerà solo poco prima del finale, ed è chi che Ridley
Scott… tira i remi in barca.
senza il consenso di Thelma, Louise lo impallina come un tordo e il 100% del
pubblico esulta per uno stronzo in meno. Il film ormai ci ha acchiappato,
conosciamo le due protagonista, patteggiamo per loro perché sappiamo che
difficilmente la legge darà loro ragione, quindi è il momento per la storia di
accelerare, di mettere in pratica quel «Siamo in pieno effetto valanga, una
cosa così» che Louise citerà solo poco prima del finale, ed è chi che Ridley
Scott… tira i remi in barca.
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“Cassidy cazzo, dopo i Nolaniani anche i fanatici di Ridley vuoi far incazzare?” |
La sceneggiatura di Callie Khouri comincia a menare il
can per l’aia, l’intuizione come detto di non voler raccontare (esplicitamente)
cosa è accaduto in passato a Louise in Texas è davvero brillante, ma è anche
l’unica davvero azzeccata da parte della sceneggiatrice, che infatti si rifugia
in quell’unica idea ad ogni piè sospinto: non raccontare i fatti del Texas
implicitamente fa capire agli spettatori (anche quelli impegnati a mangiare Pop
Corn masticando con la bocca aperta) perché Louise ha premuto il grilletto, ma
diventa anche la coperta di Linus, una sorta di Deus ex machina narrativo che torna buono ad ogni svolta, quindi un
po’ vigliaccamente la storia che non vuole raccontarci cosa è successo in
Texas, alla fine finisce per farlo, pur di non rimanere senza benzina ferma a
metà strada.
Se il viscidone e il marito di Thelma rappresentano
quella parte di mascolinità color marrone, a metà dello spettro dei colori
troviamo Jimmy che tutto sommato farebbe di tutto per Louise, anche svuotare il
conto in banca per portarle i soldi di persona, solo che poi finisce per farle una mezza
sfuriata. Farlo interpretare a quel pazzo di “Mad” Michael Madsen non so se
sia un colpo di genio, una critica ai maschietti, oppure un modo pigro di
campare di rendita sui trascorsi di vita dell’attore, in compenso se il Texas è
un trucchetto utilizzato fin troppo spesso da Callie Khouri, per Jimmy la
sceneggiatrice vede un ruolo da bancomat ambulante: permette alle protagoniste
di avere del denaro, poi sparisce dalla storia dopo aver allungato il secondo
atto del film con litigate e scenate. In compenso con Brad Pitt non va tanto
meglio.
can per l’aia, l’intuizione come detto di non voler raccontare (esplicitamente)
cosa è accaduto in passato a Louise in Texas è davvero brillante, ma è anche
l’unica davvero azzeccata da parte della sceneggiatrice, che infatti si rifugia
in quell’unica idea ad ogni piè sospinto: non raccontare i fatti del Texas
implicitamente fa capire agli spettatori (anche quelli impegnati a mangiare Pop
Corn masticando con la bocca aperta) perché Louise ha premuto il grilletto, ma
diventa anche la coperta di Linus, una sorta di Deus ex machina narrativo che torna buono ad ogni svolta, quindi un
po’ vigliaccamente la storia che non vuole raccontarci cosa è successo in
Texas, alla fine finisce per farlo, pur di non rimanere senza benzina ferma a
metà strada.
quella parte di mascolinità color marrone, a metà dello spettro dei colori
troviamo Jimmy che tutto sommato farebbe di tutto per Louise, anche svuotare il
conto in banca per portarle i soldi di persona, solo che poi finisce per farle una mezza
sfuriata. Farlo interpretare a quel pazzo di “Mad” Michael Madsen non so se
sia un colpo di genio, una critica ai maschietti, oppure un modo pigro di
campare di rendita sui trascorsi di vita dell’attore, in compenso se il Texas è
un trucchetto utilizzato fin troppo spesso da Callie Khouri, per Jimmy la
sceneggiatrice vede un ruolo da bancomat ambulante: permette alle protagoniste
di avere del denaro, poi sparisce dalla storia dopo aver allungato il secondo
atto del film con litigate e scenate. In compenso con Brad Pitt non va tanto
meglio.
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“Facciapalmo tenerone”, “Ma così non vedo il film”, “Tanto fino alla scena finale non accede molto” |
considerazione metà del futuro universo Marvel, da Mark Ruffalo a Robert Downey
Junior, quest’ultimo scartato da Ridley Scott perché accanto a Geena Davis, per
motivi d’altezza, sembrava la sua borsetta (storia vera). Quello con le mire da
filoso di casa Scott ha puntato sugli addominali di Brad Pitt, regalando uno
dei tre elementi memorabili a metà del suo pubblico, J.D. non è meno losco del
viscidone all’inizio del film, però ha modi più gentili e se non altro fa
passare del bel tempo a Thelma che con lui scopre le gioie del sesso, il tutto prima di
ripulirla dei soldi faticosamente messi insieme da Louise. Perché bisogna
essere onesti, il personaggio di Susan Sarandon metà dei suoi patimenti li ha
subiti da un mondo maschilista, ma quasi tutti i suoi casini più grossi e
immediati sono causati dalla sua amica Thelma!
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“Thelma, nuntereggae più“ |
Keitel, impegnato ad indagare sulle due donne. Il modo in cui comincia a
patteggiare per loro ed in particolare per Louise, se non altro offre una
boccata di ossigeno in un mondo di ruoli maschili gretti e indifendibili, anche
se ribadisco, una sceneggiatura meno grossolana sarebbe arrivata a raccontare
le stesse dinamiche, senza che i personaggi (molti negativi e pochi positivi)
sembrassero tutti così scolpiti con un’accetta poco affilata. Anche perché
questo film “On the road” per tutto il secondo atto si svolge al chiuso in
motel e tavole calde, quindi qualcosa come ritmo incespica per forza.
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Sono il signor |
le scene, ma rivedendo “Thelma & Louise” in occasione del suo trentesimo
compleanno, ho capito perché è un film che non mi ha mai convinto per davvero,
gli scivoloni di stile in fase di scrittura, rendono tutto talmente urlato e
banale (“Didascalico, letterario!” cit.) da tirarmi fuori ogni volta da una
storia che invece avrebbe tutto per prendermi e conquistarmi.
che non ha mai vissuto per davvero, Louise è tosta perché invece dalla vita e
dal mondo è stata morsa, sono due personaggi diventati così popolari perché
come tutte le grandi coppie, si sostengono una con l’altra, quando una è giù di
corda ci pensa l’altra a caricarsi in spalle la situazione e viceversa. In
questo senso Geena Davis e Susan Sarandon sono impeccabili nel rispettivo
ruolo, la seconda è tipo dodici milioni di volte più talentuosa di Geenona,
anche perché parliamo di una che recita ancora “indossando” il cognome del suo
primo ex marito, quindi è chiaro che ci abbia messo davvero molto di suo in un
ruolo così.
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Anche la Ford Thunderbird del 1966 fa la sua porca figura. |
(schizofrenico) della sua carriera, iniziata con ruoli leggeri o drammatici e
finita con le parti d’azione, peccato
che sia tutto così dannatamente urlato, didascalico e ben poco curato in fatto
di scrittura, in questo senso tutta la scena del camionista è una roba da
doppio “Facciapalmo” con schiocco.
che i camionisti sono tutti simpatici e ovviamente loro due beccano l’unico
laido e stronzo, una sorta di gag ricorrente (che però non fa ridere),
barometro dello stato di emancipazione delle due protagoniste, che ovviamente
nel finale puniscono il camionista e anche qui, i cinefili colti con la pipa e
gli occhiali vi direbbero, che lo fanno con qualcosa di storicamente legato al cinema
maschile degli anni ’80, quello da cui Ridley cerca di prendere le distanze, ma il
risultato è che gli spari contro la motrice e la successiva esplosione del
camion mi provocano più fastidio che ammirazione.
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I critici seri con la pipa e gli occhiali, su questa scena filosofeggiano più di Ridley nei suoi momenti migliori. |
improvvisamente è diventata Calamity Jane e la spiegazione arriva con una
battutaccia anche qui, che non fa ridere: «Dove hai imparato a sparare così?»,
«L’ho visto in tv». Bang! Bang! Non sono le due protagoniste che sparano, sono
le mie balle che cadono a terra dopo questa trovata pigra della trama. Inoltre
Ridley Scott ancora più pigramente, per rendere l’idea di quanto sia colossale
l’esplosione del camion, sceglie l’inquadratura più distante che garantisce una
visione ampia, ma depotenzia il risultato finale, insomma Ridley quando vuole fare
Tony, risulta meno abile di Tony… però si becca dei “Bravò!” comunque. Come
funziona questa storia? Fatemi capire.
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No sul serio, ancora mi criticate Tony? Davvero!? |
dimenticato di lui? Come sostiene David Cronenberg il regista è sempre responsabile
del risultato finale del suo film, quindi se la sceneggiatura per lunghi tratti
risulta didascalica e banale, lui avrebbe dovuto trovare il modo di alzare il
ritmo, di far emergere i lati positivi nascondendo quelli negativi, invece la
sensazione che ho ogni volta che decido di rivedermi “Thelma & Louise”, è
che a Ridley Scott non gliene freghi una mazza delle sue due protagoniste.
contenuti speciali del DVD) di essersi ispirato a “La rabbia giovane” (1973)
che è ancora il mio film di Terence Malick preferito (anche per motivi
squisitamente Springsteeniani), perché figurati se un filosofo come Ridley, uno
che beve il suo tè con il mignolo sollevato poteva permettersi di dire che “Thelma
& Louise” è la versione femminile di “Butch Cassidy and the Sundance Kid” (1969)
di George Roy Hill, figuriamoci! Lui deve scomodare Malick per forza.
![]() |
Butch Thelma and the Sundance Louise. |
Scott è un gran talento, per lui “Thelma & Louise” era un modo per arrivare
a vincere un Oscar facile. Non si vede il minimo trasporto nel modo in cui
inquadra la fuga delle sue protagoniste, grande tecnica di sicuro, echi western
e Hans Zimmer che ci mette il carico, ma lo Scott sbagliato avrebbe dovuto portarci in auto con Thelma e Louise, due che davanti ad un mondo di
uomini e ad un altro uomo che potrebbe quasi andare (il poliziotto
di Harvey Keitel) che tanto alla lunga sarà di sicuro un’altra delusione, scelgono di
contare solo una sull’altra, scelgono che ad una vita misera è meglio un gran
finale, quindi finiscono per scegliere il burrone.
![]() |
Cosa dico sempre sui Simpson? Quando ti citano vuol dire che sei qualcuno. |
beccherò le pernacchie di tutti quindi tanto vale togliermi i sassi dalla
scarpa. Rob Zombie quando ha raccontato la fine dei suoi Reietti del diavolo,
ha scelto un grande pezzo rock, una finale lunghissimo, quasi un martirio per i
suoi personaggi, perché ai suoi mostri con una loro perversa idea di etica, a zonzo in
un mondo di mostri privi di morale, Rob Zombie dimostrava di volere molto bene. Ogni volta che rivedo “Thelma & Louise”, non posso dire lo stesso di Ridley
Scott che però, c’ha più culo che anima.
anche preso le scoppole dal film di Demme,
che dal punto di vista della rappresentazione dei personaggi femminili, vince
su tutta la linea, con le mani dietro la schiena e gli occhi bendati, però con
il tempo “Thelma & Louise” è diventato un film di culto lo stesso, nobilitato da un Oscar alla miglior sceneggiatura originale inspiegabile,
volete sapere chi erano gli altri candidati? Lawrence Kasdan e Meg Kasdan per
“Grand Canyon”, La leggenda del re pescatore, John
Singleton per “Boyz n the Hood” e “Bugsy”. Non aggiungo commenti, vi
lascio liberi di giungere alle vostre conclusioni.
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Con i soldi non è andata benissimo, ma a scippare Oscar queste due sono state fenomenali. |
considerato da (quasi) tutti un gigante, a volte a ragione spesso no, anche
perché se pensate che la fortuna sia un caso, sappiate che l’altra grande botta
di culo per Ridley é arrivata nel 2000 con “Il gladiatore”, ma di quello parleremo al
primo compleanno utile, anche perché “Thelma & Louise” alla fine ha
anticipato la mania moderna di film pronti a veicolare grandi messaggi sociali
ma scritti il più delle volte maluccio. Insomma Ridley hai fatto scuola, oppure
sei più furbo che bello, ma in ogni caso caschi sempre in piedi mannaggia a te.