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Titanic (1997): SCONTRO FINALE

1997, non sto fuggendo da New York, ma ho 14 anni e sto tornando a casa dal campetto con il mio compare di sempre (ciao Beppe), la routine è la solita, palleggio e quando Beppe chiama il pallone ce lo passiamo, a turno suoniamo il ritmo di sottofondo alla chiacchierata, ovvero il palleggiare della palla da basket sull’asfalto, insomma una scena che sembra presa da “Stand by me” se, però, fosse stato diretto da Spike Lee e non da Rob Reiner.

Pallacanestro e film sono i principali passatempo delle nostre giornate, guardiamo un sacco di film, roba tipo Starship Troopers, ma in particolare Tremors, l’argomento di quel giorno sono proprio i film e nel 1997 IL film era solo uno: “Titanic” il titolo di James Cameron che ha cambiato tutto, anche il modo di pronunciare il nome del celebre transatlantico che per qualche ragione misteriosa ora tutti chiamano “TAItanic” vai a capire il perché.

E’ piena estate, ma il film uscito il 16 Gennaio del 1997 nelle sale di uno strambo Paese a forma di scarpa è ancora in sala, tanto da diventare il primo della storia del cinema ad essere ancora proiettato in sala, quando esce in vendita in formato DVD e VHS, solo uno dei tanti record infranti dal film di Cameron.

Se ve lo ricordate quel 1997, allora di certo sapete di che impatto “Titanic” (il film) ha avuto sulla cultura popolare, più o meno l’impatto che l’iceberg ha avuto sul Titanic (inteso come nave) colpito e affondato: non potevi muovere un passo senza inciampare nel film di Cameron. Quando EMME Tivì era ancora un canale con la musica, trasmetteva quella stramaledetta canzone di Céline Dion in stile tortura di Guantánamo, accendevi la tv, my heart will go ooooooooon! Ascoltavi la radio, my heart will go oooooooooooon! Aprivi il frigorifero e persino Zuul, invece di annunciare l’arrivo di Gozer il Gozeriano mi guardava e con gli occhioni da gatto di Shrek mi cantava: My heart will go ooooooooon! E basta cazzarola!

Viene fuori dalle pareti, Céline Dion viene fuori dalle fottute pareti!

So di ragazzine che sono andate a vederlo in sala un numero di volte che raggiunge la doppia cifra e parliamo di un film di 195 minuti, sarà, ma non potranno mai battere il numero di volte in cui IO ho visto Terminator. Già allora Beppe ed io abbiamo una reazione tipica degli adolescenti, ovvero “Se tutti fanno lui smette” citando Caparezza, siamo abbastanza schifati da questa moda del “TAItanic”, inoltre mi brucia il culo che il MIO James Cameron abbia fatto una roba che qualche anno prima avrei definito “Da femmine”, in più non ci sta simpatico Leonardo Di Caprio e il suo doppio taglio, lo stesso che avevano sulla testa i nostri compagni di classe fighetti. Sospetto che per Beppe il problema fosse che le ragazzine guardassero più Di Caprio che lui, per me era una roba più terra terra: lo avevo visto in “Pronti a morire” (1995) di Sam Raimi, FILMONE! Ma lui era odiosissimo.

Gli orrori degli anni ’90, capelli con il doppio taglio.

Inoltre, sono preoccupato perché leggo in giro che Di Caprio potrebbe interpretare Anakin Skywalker nel nuovo Guerre Stellari, tempo dopo scopro che la cosa sfuma, la parte viene affidata ad uno di cui non ho mai sentito parlare, ok è fatta! Episodio I La minaccia fantasma è salvo, sarà sicuramente un grande film. Perdonatemi, ero giovane e ancora ci credevo tanto… non ridete di me! Una volta ero come voi! (cit.). Facciamo la promessa che saremmo morti senza mai vedere Titanic, yeah! Fuck the system! Giovani stolti…

In ogni caso, sono felice per il mio James Cameron che con questo film vince tutto, di 14 nomination ne porta a casa 11, tra cui miglior regia con Jimmy che ritira il premio urlando «Sono il re del mondo!» non è una citazione al film, è la storia della vita di Cameron riassunta.


James Cameron: Storia di un ragazzo timido.

Sapete chi non vince l’Oscar? Di Caprio. Internet era neonato all’ora, ma tende a notare il dettaglio, qualche anno dopo, l’informazione è stata leggerissimamente enfatizzata dal nuovo media informatico con una valanga di Meme su Leo che zitto zitto, inizia a lavorare con uno dei miei preferiti, Martin Scorsese, batte completamente il mio scetticismo e si attesta come uno dei migliori attori in circolazione, ma anche uno che mi piace vedere in un film, anche se, però, la statuetta di zio Oscar, nisba, nada, zip.

In tutto questo periodo, il vostro amichevole Cassidy di quartiere, a cadenza sinistramente periodica, si sveglia nel suo letto in piena notte, fradicio di sudore, con le palpitazioni e l’angoscia che lo attanaglia, la motivazione è chiara come solo l’ansia notturna sa essere: là fuori c’è un film di James Cameron che io non ho mai visto. Sperare che il sonno torni a mi faccia dimenticare questa colpa non servirà.

Il 28 febbraio del 2016 infrango la promessa, scusami Beppe, ma ho votato la mia vita al cinema e alla mia Wing-Woman che, comunque, non ha visto “Titanic” quanto io ho visto Terminator, ma mi vende il film come si deve. 195 minuti dopo, un affondamento e un’infilata di trucchi infami di Hockley (oh ragà, ma Billy Zane è una merda in questo film!), so che non mi sveglierò mai più la notte con l’ansia, scusami Jimmy se ho dubitato, perché alla fine “Titanic” mi è pure piaciuto.

«Non posso morire su questa nave, sono amico di Derek Zoolander»

Come faccio a ricordarmi che ho visto il film proprio il 28 Febbraio del 2016 (una domenica)? Perché il giorno dopo leggo che durante la cerimonia degli Oscar, Leonardo Di Caprio ha vinto l’Oscar come miglior attore per The Revenant (storia vera). Ora, io non voglio dire di aver contribuito a rompere la maledizione, però se Leo che so essere un assiduo lettore della Bara Volante (ciao Leo!) volesse mandarmi a casa un paio di casse di quello buono, non mi dispiacerebbe.

«… e volevo ringraziare Cassidy, per avermi aiutato a mettere fine a tutti quei meme su internet»

Ci ho messo un po’ a decidermi di scrivere qualcosa sul film, dopo questa storia dovreste aver capito che io e il “TAItanic” abbiamo dei tempi tutti nostri, ma festeggiare i primi vent’anni dall’uscita italiana del film è l’occasione giusta per farlo. Non credo mi capiterà mai più di vedere per la prima volta il film più popolare, premiato e campione d’incassi di uno di quei registi che conosco benissimo e che mi ha insegnato ad amare il cinema, è un’esperienza straniante perché vuol dire conoscere alla perfezione TUTTI i film del Canadese, tranne questo qui, quello con cui ha conquistato tutto il pianeta, anche quelli che non si sarebbero mai sognati di guardarsi quei “Film dove si sparavano”, che faceva prima. Eppure, “Titanic” è la quinta essenza del film di Cameron, non un “disaster movie” diretto molto bene, o per lo meno, non solo quello, ma nemmeno il tradimento che da ragazzino mi aveva fatto schifare questa pellicola senza averla mia vista, errore che nella mia vita di cinefilo non ho mai più ripetuto.

“Titanic” è un’opera estremamente sentita da Cameron, è chiaro già dal fatto che è l’unico film oltre a “The Abyss” (1989) che ha sceneggiato da solo, due film che hanno parecchio in comune, infatti già dalla prima scena, quella che ha sempre annoiato la mia Wing-Woman (storia vera), il mitico Bill Paxton e tutti quei sottomarini e le riprese subacquee mi sono detto: “Scusate, perché nessuno mi ha mai detto che questo film sembra “The Abyss”?


Sommergibili? Bill Paxton? La mia vita è stata una menzogna!

Anche perché James Cameron come ogni volta che lavora ad un film non si risparmia, parliamo di uno capace di dormire un paio d’ore per notte giusto perché deve per poi rimettersi subito al lavoro, per questo film oltre che curare la sceneggiatura, si è inventato i nomi di 150 dei principali passeggeri della nave, con tanto di storie sul loro passato che nel film non vengono assolutamente narrante, ma provate a spiegarlo all’entusiasmo creativo di Jimmy che con la sua flotta di sottomarini privati (sì, perché Cameron ha una sua flotta di sottomarini come voi ed io abbiamo le ciabatte nella scarpiera) ha passato più tempo a bordo del relitto del Titanic, di quanto non abbiano mai fatto i passeggeri nel 1912, un livello di perfezionismo che nel film è tutto lì da vedere.

Perfezionismo che ha il suo prezzo, perché le riprese continuarono ben oltre la data di scadenza, l’uscita venne posticipata più volte e per ricreare “L’inaffondabile” Cameron ha fatto di tutto: affittato chilometri di spiaggia, preso in ostaggio teatri di posa per mesi e ricostruito intere porzioni della nave quasi in scala uno ad uno, per un costo totale di 200 milioni di ex presidenti spirati stampati su carta verde, uno scherzetto che è costato più del vero Titanic che, invece, veniva via per poco, solo 167 milioni, fateci un pensiero, se potete permettervelo.


268,83 metri parcheggiato sul fondo dell’Atlantico, subito disponibile, Affare!

Anche sul casting Cameron ha messo le corna per terra, strano perché è un ragazzo così malleabile e dal carattere così mansueto non lo avrei mai detto! La 20th Century Fox voleva Matthew McConaughey che nel 1997 non era il divo apprezzato da tutti, ma uno che cercava scuse per sfoggiare gli addominali nei film, Cameron non ha voluto sentire ragioni, uno che spende 200 milioni come ridere secondo voi fa un passo indietro su Di Caprio protagonista e la storia non era dalla sua, visto che il progetto di un film su Spider-Man con Leo nei panni di Peter Parker, era già finito zampe all’aria peggio del Titanic.

«Mi fanno recitare in un film di James Cameron!»

Come al solito, ha ragione Jimmy, perché Leo era una delle ragioni per cui le ragazzine andavano al cinema trentasette volte, scommessa vinta anche la scelta di Kate Winslet che aveva già un curriculum di tutto rispetto (sto pensando al bellissimo Creature del cielo, ma non era così famosa. Ora, se c’eravate nel 1997, vi ricordate che alla povera Kate ne hanno dette un sacco e una sporta, l’accusa principale quella di non essere canonicamente smilza, sarà… Però malaccio non era allora e di sicuro nemmeno oggi, sulla recitazione dei due attori, invece, ci sarebbero delle cose da dire.

Scusate, ma che avrebbe di male questa qui? (Per altro mi pare pure un omaggio a “C’era una volta il west”).

La prima scena girata insieme da Di Caprio e la Winslet è stata una roba semplice semplice, la famigerata e citatissima scena del ritratto con lei tutta ignuda come mamma l’ha fatta. Nella scena la mano che fa il ritratto è quella dell’iperattivo Cameron, con pellicola ribaltata perché Jimmy a differenza di Di Caprio è mancino (Arev airots, ehm scusate, storia vera), mentre il genuino senso di imbarazzo di Leo è autentico, Jimmy lo ha infilato nel montaggio finale del film proprio per questa ragione.

Non si possono non notare dei dialoghi che suonano sdolcinati, a volte ben oltre il livello di guardia, ma è chiaro che la storia di “Titanic” sia divisa in due tronconi, ora che ci penso la stessa fine che ha fatto la vera nave, ma l’invadenza della storia d’amore, il modo in cui tiene banco nella prima parte del film è fondamentale per avvicinarci ai protagonisti, serve a farci affezionare a loro e il loro amoroso inseguirsi e rincorresti lungo i ponti della RMS Titanic è l’occasione per Cameron per celebrare la più grande nave della storia al suo momento di massimo splendore. Per farlo poi, Jimmy ci butta dentro almeno una delle scene più citate, parodiate, omaggiate della storia del cinema, l’arcinota “Ti fidi di me?”, perché comunque i film per non affondare, devono anche incassare e con questo Cameron qualche soldino lo avrebbe pure portato a casa, il miglior incasso della storia del cinema, almeno fino al 2009, dove Cameron è stato battuto da… James Cameron con “Avatar”, ma questa, è un’altra storia.


«Ti fidi di me?» , «Stiamo su una Bara Volante e ancora mi fai sta domanda?»

Quello che il me stesso del 1997 non avrebbe mai voluto e potuto capire oggi mi è chiaro, una storia d’amore tra due giovani innamorati che non potranno mai stare davvero insieme, ad una prima occhiata non sembra proprio materiale per il cinema di Cameron, ma vedere “Titanic” per la prima volta, conoscendo a memoria la filmografia di Jimmy mi ha fatto capire tutto. Il Canadese ci aveva già raccontato dell’amore impossibile tra Sarah Connor e Kyle Reese, quando in Terminator fanno l’amore per la prima (ed unica) volta e Cameron indugia sulle loro mani intrecciate, non è altro che una prova generale della scena in cui Jack e Rose fanno l’amore dentro l’auto parcheggiata, con tanto di manata sul vetro appannato, il fatto che i due appartengano a due classi sociali diverse, è solo l’ennesima occasione per Cameron per puntare un po’ il dito contro i ricconi, contro chi comanda e detiene il potere, il cinema del Canadese è sempre stato schierato dalla parte delle cameriere come Sarah Connor, o degli artisti squattrinati come Jack Dawson, perché Jimmy prima di diventare un Re Mida di Hollywood ha iniziato dal basso facendo tutti i lavori, dal falegname al camionista (storia vera), la stessa Rose capisce che i poveracci che stanno nella stiva sono più veri e vitali dei ricconi della prima classe, avete presente, no? In prima classe voglio viaggiare su questo splendido mare, come cantava De Gregori.

Parte uno: Lo splendore della nave, ovvero tutto va alla grandissima.

Se fosse un film qualunque, la storia d’amore dei protagonisti avrebbe trovato il modo di trionfare su tutto e tutti, mentre Jack e Rose sulla “Nave dei sogni” devono viversi tutte le emozioni di una vita insieme che non avranno mai, proprio come Sarah e Kyle che hanno solo una notte prima di venir separati da una forza inamovibile e indistruttibile, che sia un Terminator o un Iceberg poco cambia.

Terminator vende una storia d’amore inserendola dentro una trama piena di azione, Cyborg assassini e fantascienza apocalittica, con “Titanic” fa l’esatto contrario vende il più grande disastro navale di sempre, diretto da uno dei migliori registi del mondo dentro una storia d’amore. Nel primo caso sono i fidanzati che portano la ragazza al cinema, nel secondo lei vuole vedere i film, mentre lui sbuffa, ma il risultato finale è immutato, due biglietti venduti e due spettatori soddisfatti perché entrambi i film hanno tutto per piacere a tutti.


Parte due: hei ma quello laggiù non è Schettino?

La seconda parte, poi, è davvero spettacolare, se l’inizio dell’amore di Jack e Rose era l’occasione per mostrare al nave al suo meglio, le ultime ore insieme coincidono anche con la fine della più grande nave mai costruita dall’uomo, come a voler dare l’estremo saluto alla bagnarola, non senza un deciso coinvolgimento emotivo, tra tradimenti, quella merda di Billy Zane, le scialuppe che non bastano mai, Schettino torni a bordo! E signori, è stato un piacere suonare con voi.

«Ho scelto il giorno sbagliato per smettere di fumare» (cit.)

L’ossessività di Cameron fa sì che i corridoi sempre più pieni d’acqua della nave diventino claustrofobici e dopo averla vista così bene in lungo e in largo nei minuti precedenti, per lo spettatore è chiaro proprio come per Jack e Rose la logistica della nave, quindi quando si trovano incastrati e senza via d’uscita, personaggi e spettatori sono tutti sulla stessa pagina, eppure, come se non bastasse affrontare per la prima volta questo film, portandosi sul groppone vent’anni passati a sentir parlare dei suoi record, degli 11 Oscar, della stramaledetta Céline Dion e di tutto il magnum opus che “TAItanic” ha saputo diventare, io ho comunque un’illuminazione, dove capisco tutto.

I corridoi opprimenti, le luci lampeggianti, il pericolo imminente… il mio senso di Cassidy pizzica.

Jack e Rose si voltano da un lato, acqua! Si voltano dall’altra, altra acqua, s’infilano in un corridoio e rischiano di fare la fine del topo e allora io capisco tutto, punto il dito verso lo schermo e dico: «Ma questo è Aliens!» (storia vera). Togliete l’acqua e mettere gli Xenomorfi, il corridoio senza uscita è lo stesso, ci manca solo che Rose tiri fuori una granata dicendo: «Sei siempre stato un estronzo, Dawson!».

Disponibile in due colori, scegliete la tonalità che preferite.

Allora capisco che Jimmy lo ha fatto di nuovo: portare l’azione e il suo cinema in una storia d’amore che ha avuto anche l’abilità di vendere a tutto il mondo, vorrei quasi poter passare il pallone al me stesso del 1997 e dirgli di andare a vederlo in sala questo film, possibilmente sullo schermo più grosso a disposizione.

In conclusione, la trovata un po’ facilona del gioiello, della vecchia Rose e del lunghissimo flashback alla fine si lascia perdonare per via del risultato finale e di quel piano sequenza che sulle note del mitico James Horner conclude degnamente il film. Ora, mi è capitato di stare a Belfast, nei cantieri dove il Titanic è stato costruito, nelle vicinanze del porto, il souvenir più in voga dei vari negozietti è una maglietta che dice: “Titanic, costruito dagli Irlandesi, affondato dagli Inglesi” (storia vera), impeccabile, direi, ma ci sarebbe pure da aggiungere “… E riportato all’antico splendore da James Cameron”.

Auguri di buon compleanno bagnarola, il viaggio è stato lungo e tormentato, ci ho messo vent’anni, ma il nostro scontro finale è terminato, ora possiamo navigare tranquilli. Iceberg! Dritto davanti a noi!!

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