Cosa ci dico sempre? Sono in missione per conto di George A. Romero, troverò sempre il modo di farlo tornare su questa Bara, perché lo sapete bene per cosa sta la “A”.
Non passa giorno che io non senta la mancanza di zio George, quindi per alleviare la data del 16 luglio maledetto, quest’anno ho deciso di scrivere qualcosa sulla prima sortita ufficiale nel mondo dei fumetti del nostro.
Che Romero fosse appassionato di fumetti è cosa nota, Creepshow è nato dalla sua passione per quelli della EC Comics, quando tra il 2004 e il 2005 la Distinta Concorrenza gli offrì carta bianca per una serie horror, il regista di Pittsburgh non ha perso l’occasione per aggiungere un tassello all’iconografia dei suoi “Blue collar monsters”, i suoi mostri operai di cui al cinema è stato il padre putativo.
Romero per questa operazione fa squadra con il disegnatore Tommy Castillo, sostenuto dalle chine di Rodney Ramos, il risultato sono i cinque numeri della miniserie “Toe tags”, il cartellino appeso agli alluci dei cadaveri negli obitori, per una storia dove ovviamente non mancano cinismo e un sotto testo politico molto critico, specialmente nei confronti di una certa parte politica Coff COFF i Repubblicani coff COFF! Dannata tosse, scusate.
La trama ruota attorno ad un gruppo di sopravvissuti umani che cercano di restare in vita in un mondo invaso dalla zombie, fino a qui puro canone Romeriano, la novità è rappresentata dallo zombie senziente e intelligente Damien.
Trattandosi di una storia scritta da Romero, le due fazioni in lotta sono caratterizzate da elementi a dir poco contraddittori tra le loro fila, Damien lotta per venire omologato dal resto della massa zombesca, con cui condivide poco se non il fatto di beh, essere morto. Un personaggio che è la diretta continuazione del Bub de Il giorno degli zombi, ma anche del benzinaio de La terra dei morti viventi.
Ma gli zombie per zio George sono sempre stati “Più umani degli umani”, infatti il contrattacco umano prevede tra le fila dei viventi sotterfugi di natura politica, prevaricazioni e ogni genere di esperimenti, ordinati da una serie di leader fantoccio.
La particolarità di “Toe tags” sta nell’introdurre nella storia anche un elemento che Romero – per motivi di budget – non ha mai potuto sfruttare nei suoi film, ovvero gli animali zombie, che fanno il loro esordio qui, ma sono stati approfonditi ulteriormente nel suo romanzo, visto che I morti viventi era un’opera che teneva conto davvero di tutta la produzione Romeriana, i suoi film, “Toe tags” e anche alcuni temi introdotti nell’altra sortita a fumetti di zio George “Amore”, quella firmata anni dopo per la concorrenza della Distinta Concorrenza, ovvero la Marvel, con il suo L’impero dei morti.
I disegni di Castillo sono ottimi, dettagliati e se mi è concesso, “Splatterosi” quanto basta, ma a fare la parte del leone sono proprio le idee con cui Romero ha infarcito la trama, insomma ci tenevo molto a ricordare il migliore ancora una volta qui sulla Bara, sono sempre in missione per zio George, lo sarò sempre.
Intanto vi ricordo lo speciale della Bara dedicato a Re Giorgio!