Per prima cosa invoco il vostro perdono per il titolo del post, ma era dal 1995 che aspettavo l’occasione per usare di nuovo la parola “togo” in una frase di senso compiuto. Non lo dice più nessuno ormai togo, se non la Disney che ha prodotto un film con questo titolo per il suo canale streaming Disney+.
A proposito di 1995, ve lo ricordate “Balto”? Il film d’animazione prodotto da Steven Spielberg con il cane-lupo eroe che guidava la slitta attraverso il pericoloso viaggio attraverso i ghiacci dell’Alaska per portare fino alla cittadina di Nome (non mi sono dimenticato come si chiama, è una cittadina di nome Nome, non prendetevela con me se in Alaska gli fa difetto la fantasia!) il siero per combattere la difterite e salvare i bambini malati. Quel “Balto”, quanti Balto conoscete nella vostra vita? Ok, il film ha avuto numerosi seguiti, però a noi interessa quello, il primo “Balto”.
Sì, perché il vecchio film d’animazione della Amblin era tratto da una storia vera e raccontava in maniera edulcorata i fatti relativi alla staffetta organizzata per portare a Nome l’anti-tossina necessaria a salvare molte vite, una corsa contro il tempo di 674 miglia percorse in 127 ore, sfidando una tempesta che impediva agli aeroplani di sollevarsi in volo. Cinque giorni con temperature medie di meno 40 gradi da percorrere a tutta forza con dei cani slitta. Gunnar Kaasen l’ultimo staffettista arrivò a destinazione il 2 febbraio con una slitta in cui il cane di punta si chiamava Balto, quello che si è guadagnato la gloria, una statua a Central Park nel 1927 scolpita dallo scultore Frederick George Roth e vabbè, il film prodotto da Spielberg nel 1995.
Ma siccome la storia la scrivono i vincitori (oppure lasciano che sia il cinema a farlo per loro), nessuno si è curato degli altri staffettisti e tanto meno degli altri cani, in fondo a chi interessa sapere qualcosa del secondo uomo che ha messo piede sulla Luna? Non mi risulta che Damien Chazelle abbia in produzione un film intitolato “Second man”, no? Ecco, allora ci pensa la Disney, perché nel 2011 Togo è stato nominato cane più eroico del secolo e probabilmente dieci minuti dopo lo studio di Topolino aveva già acquistato i diritti di sfruttamento della storia.
Già, perché Balto era un siberian husky che proveniva dall’allevamento del norvegese Leonhard Seppala che è stato anche lui uno degli staffettisti, per altro quello che ha percorso più chilometri di tutti con la sua muta di cani guidata da Togo, chiamato così in onore dell’ammiraglio Tōgō Heihachirō. Insomma, un cane “troppo togo”! Ok, questa era l’ultima volta lo giuro.
Per certi versi, potremmo dire che “Togo” (2020) sta a “Balto” (1995) come “Lettere da Iwo Jima” (2006) sta a “Flags of Our Fathers” (2006) e siccome io è dal doppio film di Clint Eastwood che faccio il tifo per pellicole gemelle che offrano i due punti di vista della stessa storia (voglio “Sentieri selvaggi” raccontato dal punto di vista degli Indiani!) con un’operazione così ci vado a nozze, poi, oltre che cinefilo, sono anche cinofilo, quindi non si potrebbe chiedere di meglio.
Il film scritto da Tom Flynn e diretto da Ericson Core (quello di “Invincible” e del “Point Break” sbagliato) è una storia molto classica che procede in due sensi: va avanti, seguendo la corsa di Leonhard Seppala e del suo cane Togo, ma va anche all’indietro raccontandoci il passato di entrambi. Non proprio A boy and his dog perché Seppala ha già un età, però più o meno il tema del film è quello.
Leonhard Seppala, norvegese che partecipò anche ai giochi olimpici nel 1932, è noto principalmente per due cose: aver introdotto come cane da compagnia il Siberian Husky ed essere identico a Willem Dafoe. Infatti, nel film chi lo interpreta? Bravi, Willem Dafoe. Lo trovate nella locandina, è quello che non sta a quattro zampe.
Un film come questo aveva parecchi rischi, primo fra tutti quello di sembrare una versione “live action” di “Balto”, con il problema che questo tipo di operazioni Disney non stanno venendo fuori proprio pesche e crema. Inoltre, il rischio dietro l’angolo è sempre quello della biopic che potrebbe risultare meno interessante che leggersi la pagina di Wikipedia dedicata a Leonhard Seppala. Per fortuna, Willem Dafoe è una sicurezza e dove lo metti lui recita (anche bene), inoltre Ericson Core avrà diretto anche il “Point Break” sbagliato, ma questo tipo di film sa come dirigerli.
Ci sono scene anche piuttosto spettacolari che si alternano ad altre in cui la CGI scappa un po’ troppo di mano, alla ricerca disperata dell’effetto drammatico, ma ci pensa Dafoe a tenere tutto in equilibrio, vederlo recitare l’Enrico V mentre fa filare i suoi cani con il vento gelido in faccia è una scena che porta decisamente a casa il risultato.
Ovvio che trattandosi di una produzione Disney, non ci troviamo davanti ad una specie di “Zanna Bianca” di Jack London, come lo avrebbe inteso John Milius, ma di qualcosa in cui a tenere banco è il rapporto tra il cane e il suo padrone che, però, funziona anche piuttosto bene.
Il canale Disney+ dopo The Mandalorian sembra partire all’insegna delle trame semplici, realizzate per comprarsi i papà, Togo non è Baby Yoda, ma è un cagnone che nella storia non viene mai umanizzato (errore che spesso troppi film con cani e animali in generale tendono a fare). Il risultato è una bella storia di testardaggine umana e di grande cuore canino, in cui la prima è destinata a venire smussata e la seconda a prendere il sopravvento.
Raccontare la storia di Togo e del suo padrone in un arco di tempo così lungo, offre svariati momenti in cui sarà molto difficile per chiunque non affezionarsi ad entrambi i personaggi, assolutamente impossibile se avete (oppure avete avuto) nella vostra vita un animale, un cane in particolare. Quindi vi avviso, siccome conosco i miei cani polli mentre guardavo il film ho tenuto la guardia bella alta in attesa del classico MDD: Momento del Dramma Disney (copyright La Bara Volante 2019, all right reserved aut. min. rich vi sguinzaglio dietro i cani e gli avvocati) ovvero la mazzata che la casa di produzione di zio Walt ti piazza dritta in piena faccia, per portarsi a casa le vostre lacrime.
Bisogna dire che in “Togo” l’MDD arriva, ma in maniera delicata e del tutto funzionale al racconto, quindi se vi farà piangere dipenderà solo dal vostro livello di coinvolgimento con la materia (cinofila e cinefila) in oggetto, da parte mia posso dirvi che questo è a mani basse il miglior film Disney che mi sia capitato di vedere di recente, tra ridicole operazioni di riciclaggio (coff COFF Il re leone COFF coff) e altre trovate spilla soldi. Molto meglio questo piccolo film che restituisce un po’ di giustizia ai gregari, che tanta roba più blasonata targata Disney uscita in sala.
Lo trovate disponibile sul neonato (almeno qui da noi) canale di streaming Disney+, quindi evitate l’osceno “Lilly e il vagabondo” in versione live action e buttatevi su questo… BAU!
Sepolto in precedenza mercoledì 25 marzo 2020
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