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Top Gun (1986): una specie di Rock ‘n’ Roll nei cieli

Il 12 settembre 2019 la Bara Volante portò avanti una rubrica per spiegare a tutti chi fosse il migliore tra i fratelli Tony e Ridley. Ci riuscì? I detrattori la definirono un’impresa suicida, ma per tutti gli altri era nota come la rubrica… Lo Scott giusto!

Più o meno è andata così, da qualche parte nel 1983, una
copia della rivista California Magazine finisce sul tavolo della colazione di
uno tra Don Simpson e Jerry Bruckheimer, i leggendari produttori meglio noti
come Don & Jerry. Il pezzo è stato scritto da Jack Epps Jr. e Jim Cash e
parla dell’addestramento dei piloti da caccia Top Gun che avveniva alla
Miramar Naval Air Station di San Diego.

Don & Jerry sono imballati di soldi, roba che se il
tavolino da caffè ballava per via di una gamba un po’ più corta delle altre,
loro lo sistemavano mettendoci sotto una mazzetta di banconote da cento
dollari. E poi compravano un tavolo nuovo. D’oro massiccio. Cose che succedono
se nel giro di pochi anni ti ritrovi a produrre roba come “Flashdance” (1983) e
a sfondare i botteghini con Beverly Hills Cop.

Per non saper né leggere né scrivere, assumono subito due
che sanno farlo: Jack Epps Jr. e Jim Cash vengono pagati per scrivere una
sceneggiatura tratta dal loro stesso articolo e quando i due giornalisti
provano a far notare che loro non hanno mai scritto niente per il cinema,
vengono subito affiancati da Chip Proser in veste di consulente che prima
temporeggia, poi accetta, quando Don & Jerry gli offrono 30.000 fogli verdi
con sopra facce di presidenti morti per il suo lavoro… Sì, ma alla settimana!
Avete presente il corvo Rockfeller? Forse Don & Jerry si sono comprati
anche lui.

Tutto si può fare quanto può costare? Un milione due milioni forse tre, il problema non c’è! (Cit.)

Ma siccome i due produttori sono tutto tranne che scemi,
sventolano la sceneggiatura sotto il naso del dipartimento della difesa degli
Stati Uniti che capisce che questa roba può aiutare a rimpolpare le fila dei
suoi ranghi, quindi concedono – nel limite della segretezza – consulenze, mezzi
e accesso ad aerei e portaerei. Ad esempio, nella prima bozza si parlava di
spazio aereo sopra Cuba, cancellato ogni riferimento all’isola di Castro perché
meglio non dire, come cantava Patty Pravo. Alcune revisioni vengono fatte anche
al personaggio di Kelly McGillis, Charlotte “Charlie” Blackwood passa
dall’essere un’istruttrice militare della Top Gun, ad una consulente civile
che fornisce insegnamenti ai giovani piloti, pare ispirata alla vera Christine “Legs” Fox. Complimenti per il
soprannome.

Per gli attori si fa abbastanza presto: Val Kilmer era
legato da vincoli contrattuali dalla Paramount Pictures, quindi si becca il
ruolo di Tom “Iceman” Kazinsky e zitto, anche se a Kilmer di girare
la parte non fregava un accidenti, ma siccome è uno dei divi più rompicoglioni
di tutta Hollywood, si mette subito in competizione con il protagonista che
originariamente avrebbe dovuto essere Matthew Modine – rifiutò perché “Top Gun”
era troppo interventista per la sua politica, infatti l’anno dopo divenne
famoso per una pellicola opposta come “Full Metal Jacket” – ma finì
per essere Tom Cruise, gasato da un bel giro a MACH-2 in aereo da combattimento
organizzato da chi? I morigerati Don & Jerry, sempre loro.

Per l’arruolamento, siamo passati dall’indice dello zio Sam, al pollice di Tommaso Missile.

Certo, avremmo anche bisogno di qualcuno per dirigerlo ‘sto
cazzarola di spot per l’arruolamento, facile! John Carpenter (storia vera)!
Credo che il Maestro stia ancora ridendo adesso quando ripensa all’offerta di
dirigere una roba paramilitare. Seconda opzione? Tenetevi forte, David Cronenberg. Che è appassionato di motociclette sì, ma ve lo immaginate il “Top
Gun” di Davide Birra? Maverick e Charlie che fanno sesso sull’ala di un F-14
sulle note di “Take my breath away” diretti come in una scena di Crash, con aerei che si schiantano, corpi
che si sfracellano, forse un po’ troppo.

Non se ne esce, Don & Jerry disperati ingollano Whiskey
costoso e usano banconote come sottobicchieri, mentre distrattamente sul loro
tv mastodontico parte lo spot televisivo di una Saab che sfida in velocità un
jet da combattimento, per la precisione, questa pubblicità qui:
In due si buttano sul telefono per scoprire chi ha diretto
quella roba, chiunque sia è nato per dirigere “Top Gun”. Il regista, ovviamente,
è quello giusto della famiglia (Tony Scott) che dopo l’enorme flop al botteghino
di Miriam si sveglia a mezzanotte, è
tornato a dirigere video musicali e pubblicità per il piccolo schermo. Lavoro un
po’ di fantasia, ma m’immagino lo Scott giusto davanti alla proposta (e alla
valigetta piena di soldi) di Don & Jerry infilarsi i Ray-Ban a specchio, accendersi un sigaro e dire: «Facciamolo!», magari con “Danger Zone” che parte a
volumi criminali in sottofondo.

Lo Scott giusto, indica a Tom la direzione da percorrere per diventare una grande stella del cinema.

Parliamoci chiaro, voglio essere limpido riguardo alla mia
posizione: in tutte le rubriche monografiche che ho fatto qui sulla Bara, ho
sempre cercato di trovare un filo rosso tematico che unisse tutte le pellicole
di un particolare regista, non mi sono mai trovato in questa condizione, perché
analizzare “Top Gun” come il secondo film del regista di Miriam si sveglia a mezzanotte è un salto nel buio con mani e piedi
legati. Cos’hanno in comune i due film? Ad una prima analisi verrebbe voglia
di citare Cetto la Qualunque, a volerci proprio provare direi un’estetica ultra
ricercata e ultra patinata e una buona dose di “Sesso a pile” nell’aria, molto
legato ad una sessualità anche un po’ ambigua, ma sto veramente camminando
sulla corda tesa. Per Tony Scott “Top Gun” è l’occasione per incassare e allo
stesso tempo rientrare nel giro che conta, nella serie A del cinema a cui è
destinato ed è l’uomo della provvidenza perché si è fatto le ossa nella
pubblicità, qui fa quello che gli viene chiesto, il più grosso, costoso e
fottutamente mitico spot di arruolamento per la Marina Militare americana. Ma
la bomba più grossa sganciata da questo film resta il quintale di iconografia
uscito da “Top Gun” ed entrato a far parte della cultura popolare.

Lui è di sicuro uno che preferisce i film dello Scott sbagliato
(per altro, battuta improvvisata da Val Kilmer sul set, storia vera)

 Sempre nell’ottica di parlarci chiarissimo, quando ero alle
elementare TUTTI i miei compagni erano impallinati con questo film, TUTTI
volevano essere Maverick, il che mi andava benissimo, così io potevo infilarmi
nei giochi impersonando Mitchell Gant, il personaggio di Clint Eastwood nel mio
film di piloti e aerei preferito, “Firefox – Volpe di fuoco” (1982). Ho
conosciuto gente che si è firmata Maverick83 su internet fino all’altro ieri e
che ha imparato a suonare la pianola Bontempi (per poi passare ad altro)
strimpellando “Take my breath away”. Sono sicuro che se si fosse presentato un
reclutatore della US Navy in classe da me, sarei rimasto seduto solo io.

“Questa Bara Volante è uno spasso, gira tutto!”

Quante volte ho visto “Top Gun”? Forse ad ogni replica
televisiva, divertendomi, ma a distanza di sicurezza, perché il suo protagonista
Tommaso Missile mi è sempre stato sulle palle, bisogna essere
intellettualmente onesti, questo è un vigliacchissimo modo per convincere
ragazzi ad arruolarsi, super patinato, esageratamente convinto dei suoi mezzi,
arrogantissimo, posso capire chi non lo apprezza, ma sapete perché è un gran
film? Perché è super patinato, esageratamente convinto dei suoi mezzi e
soprattutto arrogantissimo. Uno dei parametri di arruolamento per i Classidy è
quello di riuscire a dare una spallata alla cultura popolare diventando un fenomeno
di costume, questo film ha marchiato a fuoco l’estetica di un paio di decenni e
di generazioni di spettatori, lo voglio tra i Classidy!

Con la volontà di arrivare al pubblico americano giovane,
per la struttura di base si va a pescare dalle dinamiche dei film sportivi, non
ci sono molte differenze con “Momenti di gloria” (1981) anche se può far venire
le vertigini pensarlo: la rivalità tra i due protagonisti, una regia che punta
all’epica, un cast quasi del tutto maschile (in cui la bella protagonista, ha
un nome da uomo, Charlie) e le musiche di Harold Faltermeyer al posto di
Vangelis.

“Top Gun” è la storia di Pete “Maverick” Mitchell
(Tommaso Missile) talento puro e puro istinto che potrebbe essere un
velocista, un quarterback, un pilota di NASCAR (occhiolino-occhiolino) il miglior giocatore della squadra di calcio, quidditch
o curling, quello che volete voi, il basket no, perché Tom è un tappo (ah-ah!). Solo che qui lo sport è pilotare aerei da combattimento e Maverick sfoggia
sicurezza, con il suo talento seduce tutti (soprattutto Kelly McGillis), cade
in depressione, ma si riprende in tempo per andare a vincere, con in mezzo, una rivalità proprio come in “Momenti di gloria”. Una pellicola, se vogliamo, vigliacchissima perché beccami
gallina se mai una volta si capisce che questi vanno in guerra ad ammazzare
qualcuno, sì, rischiano la pelle, ma solo per sottolineare quanto sia
estremamente figo essere così coraggiosi, per il resto tutto è edulcorato.

Fun Fact: La scena dell’ascensore è stata aggiunta in corsa, il berretto serviva per mimetizzare i capelli più corti di Kelly McGillis.

I combattimenti aerei sono un videogioco, punta aspetta il
mirino verde e clicca. I nemici? Sono generici piloti con casco e maschera per
respirare, senza volto e senza nome, sempre solo identificati in numero di MiG
da abbattere per vincere la partita. Il resto del tempo che si fa? Si sta tra i
banchi di scuola, dove i professori (non a caso uno è interpretato da James Tolkan,
il preside Strickland di Ritorno al Futuro)
sono tosti, ma saggi, come Mike “Viper” Metcalf (Tom Skerritt) quasi
una figura paterna, oppure il roccioso Rick “Jester” Heatherly,
interpretato da un Michael Ironside così calato nel ruolo che pare che durante
le riprese, con uniforme di scena addosso, abbia intimato ad un vero cadetto
della US Navy di smettere di correre e quello dopo il saluto militare ha
eseguito a colpi di «Signor sì, signore!», anche perché non so voi, io non mi
metterei a discutere con uno come Michael Ironside.

Tim Robbins, prima di finire a prendere lezioni di volo da Howard.

La scuola “Top Gun” è una versione stilosa della vita
scolastica, in cui si ride e si canta al bar con gli amici, e se ti va bene, piloti un aereo da centinaia di milioni di dollari come se fosse il videogame più costoso del mondo. Se ti va male, invece, vai in
giro con sul naso i Ray-Ban Aviator e una giacca di pelle piena di toppe. Per
dirvi degli intenti del film: pare che il consulente messo a disposizione dalla
US Navy Pete Pettigrew, un vero istruttore della scuola Top Gun abbia fatto
notare l’incongruenza delle eccessive toppe sui giubbotti e Tony Scott lo
abbia ignorato dicendogli: «Non stiamo realizzando questo film per i piloti di
caccia della Marina, lo stiamo realizzando per i coltivatori di grano del
Kansas che non conoscono la differenza» (storia vera).

Citando le parole del regista, “Top Gun” è una specie di
Rock’n’Roll nei cieli, i Mig nemici entrano nello spazio aereo,
solo per fare da bersagli ai protagonisti che a volte non li abbattono
nemmeno, come nella scena del volo capovolto con scatto di Polaroid e dito
medio. A cercare la logica nei combattimenti aerei, la Terza Guerra Mondiale
sarebbe dovuta esplodere tre volte solo nel primo tempo del film, a nessuno
importava nulla della coerenza, insieme a quello che sarebbe diventato il suo fidato collaboratore, il montatore Chris Lebenzon, Tony Scott ha sudato sette camice per rendere più dinamici possibili i primi piani degli attori con i volti coperti dai caschi, tutta la montagna di roba girata da lui e il resto del generico materiale relativo ad aerei in volo, fornito dal dipartimento della difesa.

“Dannati F-14 questo spazio aereo è riservato alle bare volanti!”

Non ho trovato conferme sul fatto che Tony Scott abbia
davvero chiesto di far ruotare due volte una portaerei, pur di poterla
inquadrare con la luce migliore sullo sfondo, mi baso su quello che posso
vedere e quello che vediamo nel film è pura pornografia aerea, come i primi
cinque minuti del film che sono sempre quelli che ne determinano tutto
l’andamento e qui lo fanno alla grande.

Due minuti del mitico tema musicale del film composto da Harold
Faltermeyer, sfumano subito nell’altrettanto leggendaria “Danger Zone” di Kenny
Loggins come se fossero una sola canzone, mentre Tony Scott inquadra decolli,
partente, atterraggi, dettagli su ali e gomme degli F-14 il tutto con la
fotografia di Jeffrey Kimball che rende ogni fotogramma un quadro.
“Top Gun” è tutto così: arrogantissimo nel voler ribadire
(come il suo protagonista) di essere il migliore. Io me lo immagino Tony
masticare sigari pensando «In culo a te Ridley», mentre dirige scene come quella
di Tommaso Missile che sfreccia in moto accanto all’aereo che decolla, oppure
quando al tramonto sulla sua moto – Cruise ha preso lezioni di guida apposta
per il film, ma deve averci preso gusto – a guardare gli F-14 in partenza, in cerca di ispirazione nel suo momento di
depressione.

Nella vita, trovatevi qualcuno che vi guardi, come Maverick guarda gli aerei in decollo.

Tony Scott dirige con un furore belluino e un vaffanculo
dentro al cuore, qualcosa destinato a scolpirsi a fuoco nell’immaginario
collettivo in ogni singolo dettaglio ultra cesellato. Ogni volta che Kelly
McGillis entra in scena viene accennata “Take my breath away” che, però, si sente
per intero solo durante la scena di sesso tra Maverick e Charlie che dura
pochissimo, ma da tutti
è ricordata come una delle più celebri scene bollenti della storia del cinema,
aggettivo non scelto a caso, se ricordate la parodia fatta in “Hot Shots!”
(1991).

Questo è il film che ha lanciato per sempre Tom Cruise nel
Valhalla dei Divi di Hollywood che, ancora oggi, non accenna ad abbandonare. Non
mi è simpatico, ma già da questo film si vede tutta la sua voglia di emergere,
lo vedi che guarda gli aerei in volo, ma sta fissando il cielo più su dove
vorrebbe stare lui. Quando nel film tutti gli dicono che lui è il migliore (e
lo fanno proprio tutti!) lo stanno dicendo a Tommaso che fa la sua mossa,
sorriso-abbassa-lo-sguardo-finge-la-modestia-che-non-ha che lo ha reso celebre.
Una delle più azzeccate associazioni tra attore e personaggio della storia del
cinema.

Gli occhiali da sole, la vera cifra stilistica di tutto il cinema di Tony Scott.

Il film si espone a gomitini e battutine, riguardo il
rapporto di “Bromance” al limite (e spesso oltre) l’ambiguità, i momenti che io
chiamo «Baciami, stupido» quando si urlano in cagnesco a mezzo centimetro dalla
faccia uno dall’altro abbondano, ma parliamoci chiaro: stanno lì apposta. Tony
Scott è troppo furbo e aveva capito benissimo che questo film si vendeva da solo ai maschietti, per fare i soldi veri, per trasformarlo in un
successo enorme e non dover tornare a dirigere spot televisivi, bisognava
colpire al cuore l’altra metà del cielo.

Sembra anche un po’ la famosa scena di Buffy, insomma tutto molto equivoco.

Conosco ragazze che hanno iniziato a giocare a pallavolo
solo per la scena di Beach Volley di questo film, più in generale credo che più
di un ormone femminile sia stato aizzato da quella scena, a riempire le sale
saranno in parti uguali maschietti venuti per gli aerei e i Ray-Ban a specchio,
ma anche signorine che vogliono solo vedere Tom Cruise e Val Kilmer al massimo
della forma, quindi Tony li dirige saltellanti e sudati, con la ferma intenzione di mandare a MACH-2 gli ormoni.

“I didn’t have a vision of what I was doing other than just doing soft porn” parola di Tony Scott.

Cosa piace sia ai maschietti che alle femminucce giovani? A parte fare le cosasse! Mi riferivo alla musica che, infatti, abbonda
in questo film. Quando non si sentono in sottofondo pezzi come “Mighty Wings”
dei Cheap Trick – Bryan Adams non ha concesso la sua “Only the strong survive”
per le stesse ragioni di Matthew Modine – i protagonisti parlano di musica,
come il monologo su “Sittin’ on the dock of the bay” di Otis Redding,
oppure molto più direttamente cantano e basta, come fa Goose (che ricordiamolo,
si scrive con due “O”) quando al piano strimpella “Greats balls of fire” che
nel doppiaggio italiano con cui sono cresciuto io, è tutta tradotta… Altri
tempi proprio.

Come ho imparato le parole della più famosa canzone di Jerry
Lee Lewis (storia vera)

“Top Gun” è un film scemo e abbastanza disonesto, è lo spot
di arruolamento più costoso della storia, costato 15 milioni di fogli verdi con
sopra facce di ex presidenti spirati, ne ha portati a casa la bellezza di 176
diventando il maggior incasso del 1986. Però la vera forza del film non è nei numeri, ma nel costume, “Take my breath away”
è stata l’inno delle lingue a mulinello (o aspiranti tali) per almeno un paio
di generazioni, dopo l’uscita del film, la Ray-ban ha registrato un aumento del
40% delle vendite del suo storico modello Aviator, a crollare, invece, sono stati
gli arruolamenti tra le fila della US Air force, siccome tutti ora volevano
entrare in marina e diventare Top Gun, la risposta è stato “L’Aquila d’acciaio”
(1986) con Louis Gossett Jr. impegnato a dare lezioni di vita in volo, cercando
di riportare in pari il numero di cadetti.

In mancanza di un Bro-Fist, un cinque alto ci sta sempre bene.

Ci sono stati pochi film nella storia del cinema, capaci di
marchiarsi a fuoco in maniera così indelebile nell’immaginario per almeno un
paio di generazioni, usando quasi esclusivamente delle novità, pezzi musicali
nuovi per l’epoca, attori giovani e quasi esordienti – tipo Meg Ryan, in una
particina ben prima di diventare la fidanzatina d’America, era già quella di
Goose – tempi in cui ancora si creava iconografia. Basta dire che io ho un paio di
Aviator a specchio e la mia giacca preferita, sembra uscita da questo film,
l’unica volta che l’ho messa per salire in aereo, la mia Wing-Woman ha passato
il tempo a prendermi per il culo, dicendo che non me lo avrebbero fatto pilotare,
nemmeno vestito così (storia vera).

“Noi, facciamo, Tendenza” (Cit.)

Insomma, a livello inconscio anche io sono rimasto
affascinato da un film che ha fatto storia e chi lo ha diretto? Lo ha diretto
il vooooostro Ridley? Na Na, lo ha diretto lo Scott giusto Tony, la cui rubrica
continua la settimana prossima, ma prima, il consueto schemino che ci
accompagnerà fino alla fine e che servirà a portarvi tutti dal lato giusto
della “Scottitudine”, ma non perdetevi la locandina d’poca del film sulla pagine di IPMP!

Top Gun (1986):
Se lo avesse diretto
Ridley?
Aaaah se lo avesse diretto lui, in tanti starebbero qui a
menare il torrone sull’importanza socioculturale della pellicola
nell’immaginario collettivo giovanile, ma lo ha diretto Tony, quindi è solo una
roba tamarra con gli aerei e alcuni canzoni premiate con Oscar.
Nel paragone diretto,
resta comunque molto meglio di:
Legend (1985)
Altro titolo di culto che, però, ricordiamo in pochi. “Top
Gun”, invece, lo conoscono anche quelli che non lo hanno mai visto e poi quando Tom
Cruise ha potuto, è con Tony Scott che ha deciso di fare un altro film, mica con
Ridley, tiè!
Risultato parziale
dopo il secondo Round:
Tony con due destri ed un sinistro mette subito in chiaro
che non è il fratello sfigato di nessuno e vince il round senza appello, lo
Scott giusto si chiama Tony, ricordatelo sempre!
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