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Transformers One (2024): più di quel che sembra

… MICHAEL BAY! Ahhh Vi siete spaventati eh? Vi vedo da qui che ve la siete fatta sotto dalla paura a leggere ancora una volta il nome di Michele Baia legato al nuovo, ottavo film dedicato ai Transformers eh? Beh sappiate che senza di lui (e Spielberg) non ne avremmo avuto nemmeno uno di film, nemmeno questo, infatti la coppia di registi è a bordo come produttori anche di “Transformers One”, un titolo che mi ha stupito.

Alla faccia di chi vorrebbe il ritorno in voga degli anni ’90, a tenere banco è ancora il decennio precedente, il 2024 è l’anno del quarantennale sia per le Tartarughe di Eastman e Laird che per i celebri giocattoli della Hasbro, i Transformers. Al momento una delle mie letture più sfiziose da nerd è senza ombra di dubbio l’Energon Universe, che ha saputo unire i robottoni e i G.I.Joe meglio di quanto non abbia fatto la scena dopo i titoli di coda di Transformers – Il risveglio, con una punta di diamante rappresentata dalla serie dedicata ai robot trasformabili scritta e disegnata da quel genio di Daniel Warren Johnson, se seguite il profilo social della Bara trovate tutti i dettagli su questa gran iniziativa a fumetti firmata Skybound, quindi Image Comics.

La strapotenza delle tavole di DWJ ogni volta mi esalta!

Il cinema dal canto suo non poteva perdere l’occasione per festeggiare a suo modo i primi quarant’anni di una linea di giocattoli che ha tenuto a battesimo un paio di generazioni di bambini, proprio per questo sono fioccate su “Infernet” le accuse per “Transformers One” etichettato fin da subito come una roba per bambini, da un branco di piagnoni quaranta/cinquantenni che non hanno capito che certi personaggi, sono destinati ad una porzione di pubblico di cui, anagraficamente, non facciamo più parte, e se hai amato l’incarnazione targata 1984 di quei personaggi, perché ai tempi avevi l’età giusta per farlo, non è detto che altri, più giovani, non possano farlo con le incarnazioni moderne degli stessi personaggi. Insomma, il solito vecchio discorso, i Nerd sono spesso un branco di bambinoni che piangono se qualcuno porta loro via i giocattoli.

Per assurdo, molti di questi “piangina” sono gli stessi che quando mettono al mondo un minime, poi di colpo iniziano ad apprezzare le altre incarnazioni dei cartoni animati, fioccano in rete recensioni entusiaste di appassionati dei Transformers, che hanno odiato il lavoro fatto da Bay (e Spielberg, va ricordato) ma nel frattempo hanno figliato ed ora è tutto bello perché piace al pupo. Io al massimo ho due cani, ho sempre amato più le Tartarughe Ninja e i G.I.Joe rispetto ai Transformers quindi forse, posso darvi un parere un po’ più distaccato.

Andiamo ad affrontare questo post in cui farò incazzare tutti.

Devo ammettere che proprio la serie a fumetti firmata da Daniel Warren Johnson ha riacceso in me l’interesse per i personaggi, non solo perché l’artista fa parte di quella categoria di fumettisti che disegnano il mondo per come lo vedono loro, quindi ha saputo dare una personale e sentiva versione dei pomeriggi passati a guardare il cartone animato originale e tradotto brillantemente su carta. Quindi sono andato a vedere “Transformers One” con i disegni di Johnson negli occhi, con la sua capacità di mettere il dramma vero e sentito in una storia spudoratamente “di genere” e con la mia passione per l’animazione.

I difetti ci sono, non lasciatevi cullare da coloro che si sono lanciati in odi sperticate per quella pernacchietta di Bumblebee, soltanto perché da piccoli sono stati picchiati da qualcuno che assomigliava a Michael Bay, oppure dai neo papà, per cui se piace al pupo allora è approvato. “Transformers One” parte da una premessa pericolosissima, essere un prequel di tutto quello che abbiamo visto negli anni sui popolari personaggi, alternativo ma parallelo, quindi può o meno essere considerato canonico a seconda del gradimento, perché tanto lo sappiamo tutti che è questo il metro di giudizio per il canone di una saga, se piaci sei dentro, se fai schifo sei fuori.

Tutto possiamo dire, ma non che non abbiano curato il design.

La storia inizia sul pianeta Cybertron, tre miliardi di anni prima di tutto quello che conoscete sui Transformers, parte da una premessa fumettistica forse anche più antica, l’eroe e il cattivo sono due facce della stessa medaglia, spesso amici, se non proprio grandi amici, infatti il motivo di tanto (immotivato) odio sui Social-cosi sta tutto qui, i futuri Optimus Prime (che per me sarà sempre Commander) e Megatron, sono due amiconi fraterni, due compagni d’arme, giovani e scanzonati di nome Orion Pax e D-16. SACRILEGIO! VILIPENDIO! I capi di Autobot e Decepticon ridotti a due ragazzini che fanno cose da ragazzini! Infanzia rovinata! Distruzione delle icone! Dove sta la serietà congenita in personaggi che nel 1984 erano robot alieni che si trasformavano in mezzi a motore (per di più termico!) creati per vendere giocattoli? Dove!? Dove!?

Se riuscite a non affogare nel mare di calde lacrime dei quaranta/cinquantenni, quello che vi troverete davanti in “Transformers One” è un film di 104 minuti, tutti ritmati piuttosto bene, realizzato con il cuore in mano da Josh Cooley, che guarda caso è lo stesso di un film bellissimo come “Toy Story 4”, perché anche se Tarantino si rifiuta di vederlo alimentato la stortura già presente in troppe teste, Toy Story 4 è un film molto ma molto bello che parla in parti uguali a tutto il pubblico, ma che soprattutto dice: smettila di fare il pupo, hai quarant’anni ormai. Che è quello che molti non vogliono sentirsi dire, e quindi lo ripeterò in eterno, Toy Story 4 è bellissimo!

«Stai correndo su un filo molto sottile Cassidy, attento!»

Con “Transformers One” il regista Josh Cooley si conferma uno con tanto sale in zucca, sa benissimo di stare dirigendo un film per i bambini del 2024 (esattamente come il cartone animato originale era rivolto a quelli del 1984) che però verranno accompagnati in sala dagli ex bambini del 1984, quindi le strizzate d’occhio ai papà ci sono, tante, riuscite, palesi ma mai lanciate in faccia, se le cogli è perché era già davanti alla tv negli anni ’80, altrimenti sono elementi della storia, quindi il modo giusto di fare stizzatine d’occhio, alcune per altro piallate dal nostro doppiaggio, visto che il regista qui trova un modo molto intelligente di rendere onore anche al vocione di Peter Cullen, dandogli letteralmente una promozione a stato di divinità dei Transformers sul campo.

Orion Pax e D-16 sono amici, lavorano nella stessa miniera e sono allegramente sfruttati in un film che senza ammorbare nessuno, parla di differenze sociali, di potenti che sfruttano i poveri, il tutto in un’avventura animata piena di riuscitissimi personaggi di contorno, ed ora tocchiamo un tasto dolente, il design dei personaggi.

“Transformers One” ha aggiornato l’aspetto dei personaggi, proprio come fatto da Bay che puntava alla strapotenza visiva (vincendo la sua scommessa), ma lo fa in maniera morbida, l’aspetto dei protagonisti è riconducibile a come li ricordiamo, ma applicato all’anno 2024. Ognuno di loro in originale ha una voce nota che come già detto, nelle nostre sale non sentiremo, Ariel (la futura Elita) parla con la voce di Scarlett Johansson, ci sono momenti da spalla comica anche per Keegan-Michael Key ed è una scelta molto efficace quella di un pretoriano di Bay come Steve Buscemi per il ruolo di Starscream.

Occhio a non ammaccare la carrozzeria!

Ma in generale tutti i personaggi sono realizzati bene, i cattivoni risultano minacciosi anche quando si scherza con loro come accade con Shockwave e Soundwave e devo dire che Airachnid è una cattiva piuttosto minacciosa, insomma ci si diverte abbastanza, che voi siate mega fanatici dei pupazzetti della Hasbro oppure totali neofiti che vogliono solo guardare un cartone animato. Così in una frase sola sono riuscito ad irritare tutti, dai collezionisti ai cinefili.

Difetti? L’animazione della Industrial Light & Magic è una gioia per gli occhi, riempie alla grande lo schermo e se non siete sempre tra quelli per cui basta che non sia Bay poi va bene tutto, tutti gli altri noteranno delle magagne qua e là nell’animazione, dovute probabilmente ad un budget non stratosferico, ma sono difetti per occhi più allenati, penso che molto pubblico si farà bastare i design gustosamente retrò dei personaggi.

Altro difetto? L’andamento, è normale che se mi mostri i giovani Orion Pax e D-16, il pubblico nella testa avrà Commander e Megatron, sarebbe normale se i due giovanotti si chiamassero Reed Richard e Victor Von Doom, sarebbe stata la stessa cosa, ti aspetti il momento dell’inevitabile “scazzo” tra di due, lo strappo arriva, forse anche troppo frettoloso per D-16, però coincide con il cambio di tono del film, e questo romanzo di formazione che è anche una storia di origini, imbocca un altro passo e guadagna altri punticini.

Le avventure dei giovani Optimus Prime Orion Pax e Megatron D-16.

Non voglio dire che Josh Cooley abbia potuto osare come invece è concesso a Daniel Warren Johnson, non si arriva a parlare di lutti e morte come può permettersi di fare il fumettista utilizzando il suo estro e la libertà congenita del fumetto, però tutti i temi, le differenze sociali, la volontà di riscatto e il completamente dell’arco narrativo dei due protagonisti, coincidono con un cambio di tono abbastanza netto, un cartone animato che inizia con una sorta di versione locale della corsa degli Sgusci, nel finale abbraccia un’atmosfera, non vorrei esagerare dicendo quasi epica, ma decisamente ben sottolineata dalle musiche di Brian Tyler.

Parliamo comunque di un film d’animazione dove i “Transformers”, per motivi di trama, NON si trasformano prima di un’ora buona (insomma, sono gli Action Masters! Per darvi un’idea del tipo di citazioni che troverete nel film, anzi ne ho inserita anche io una bella grossa nel post di oggi, il primo che la scova vince una citazione di merito e un mappamondo) perché anche il concetto di trasformazione per Orion Pax e D-16 avviene in parallelo, la vestizione dell’eroe e della nemesi, dettaglio che Cooley sa utilizzare bene, in “Toy Story 4” lo sceriffo Woody rinunciava volontariamente a molti dei suoi simboli storici per completare il suo percorso. In culo a Tarantino, Toy Story 4 è bellissimo!

«Questo è troppo, uccidete Cassidy!»

Insomma, non sono il pubblico di riferimento, la mia passione per i robot della Hasbro è sempre stata tangenziale, eppure il film è buono senza essere perfetto e non lo è per le bassissime aspettative che ha generato. Ora, sono convinto che un adattamento giusto per uno della mia età, come quello offerto da Daniel Warren Johnson fuori dai fumetti, non lo vedremo mai, per ora un eventuale “Transformers Two” potrebbe seguire quelle orme, avrebbe tutto per farlo, oppure restare un unicum (come l’amaro) in grado di poter essere apprezzato da più pubblico di quello che lo ha preventivamente schifato su “Infernet”, ma come al solito, sono stufo marcio di quelli che giudicano i film senza nemmeno vederli, poi si finisce come Tarantino con Toy Story 4, tiè!

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