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Triggerman di Walter Hill (2017): Pallottole, gangster, bambole e bastardi

Sentivo di avere ancora una questione in sospeso, ed ecco
perché oggi, un po’ a sorpresa, torna a trovarci la rubrica… King of the Hill!

In una sua, come al solito breve intervista, contenuta al fondo dell’ultimo numero di questa miniserie in
cinque parti, Walter Hill fa un’affermazione, lapidaria come tutte le sue rare
dichiarazioni: «Ho sempre amato i fumetti».

I dubbi in meritano erano pochi, anche perché uno dei suoi tanti
capolavori, forse il suo film più famoso I Guerrieri della notte, era fumettistico prima che i paragoni tra
cinema e fumetto diventassero oggetto di discussione di tutti, specialmente di
chi i fumetti non li legge.

Lui di sicuro i fumetti di legge, infatti è il Re della collina.

“Triggerman”, come detto è un fumetto in cinque parti uscito
nel 2017, se avete pazienza di cercarlo, lo trovate anche in un volume a colori in Italiano edito dalla Cosmo Editore. Ad adattarlo in una sceneggiatura per i fumetti ci pensa l’autore francese Alexis Nolent, meglio noto con il suo nome d’arte
di MATZ, ai disegni invece troviamo matite, pennelli e acquarelli di JEF. Altro
giro, altro pseudonimo.

Ma la storia di “Triggerman” è senza ombra di dubbio farina
del sacco di Gualtiero Collina, un regista che ha fatto della continuità –
qualitativa e tematica – una bandiera, che qui svetta. Senza girarci troppo
intorno, se vi piace il cinema di Walter Hill, qui troverete quasi tutte le sue
principali ossessioni.
“Triggerman” è un bel titolo, ma potevano chiamarlo anche “Ancora ancora vivo”. No vero? Ok meglio “Triggerman”.

La storia inizia nel bel mezzo del deserto dell’Arizona nel
1932, un’atmosfera ed un’ambientazione quasi identica a quella di Ancora vivo, e considerando l’andamento
circolare della storia, il film con Bruce Willis sembra il parente più prossimo
di “ Triggerman”, che però dentro si porta molte delle tematiche del
regista di Long Beach.

In una polverosa cittadina western nel mezzo del nulla
arriva un’auto guidata da un grosso tizio di colore con le guance sfregiate,
dal retro invece scende un tizio disegnato volutamente identico ad Alain Delon
in Frank Costello faccia d’angelo, capolavoro
alla base di tanto del cinema di Hill, che verrà citato ancora nel terzo numero di questo fumetto,
dove il protagonista dovrà sostenere un confronto all’americana, con dedica finale
alle forze di polizia: «Baciami il culo», aaah! Walter Hill e le parolacce, una
lunga tradizione d’insulti!

Faccia d’angelo, ma vocabolario da scaricatore.

Il tipo dagli occhi azzurri si chiama Roy Nash, meglio noto
come “Machine Gun” Roy Nash, come scoprirà presto il primo dei suoi obbiettivi, Blondie Egan che finirà sforacchiato dai colpi del suo mitra Thompson. Il tempo
di portare via con se una notevole ballerina di nome Rose, e Roy è di nuovo in
viaggio.

Ma che gli fai tu alle donne!

Roy è stato fatto evadere in maniera rocambolesca di prigione,
da un vecchio compare, ma una volta inscenata la sua morte è pronto a mettersi
sulle piste del suo obbiettivo, la donna della sua vita Lena Doorsey, finita
nelle grinfie di un tipaccio di nome Eddie Marz, se tutto questo vi ricorda un po’ Strade di fuoco, tranquilli, tutto sotto
controllo.

La scalata di tutta la gerarchia della criminalità di
Chicago, lassù fino ad Eddie Marz non sarà semplice, di mezzo ci saranno momenti
classici del cinema di Hill, come il protagonista che dovrà entrare da solo in
un locale per persone con il colore delle pelle opposto (accadeva in 48 Ore ma anche in Mississippi Adenture), il tutto condito da sparatorie, dialoghi
fulminanti e “frasi maschie” snocciolante da un protagonista che sembra non
avere nulla da perdere («Sei molto lontano da casa Roy», «Non molto. Non ne ho
nessuna»).

Anche a fumetti, Hill continua a rendere omaggio a Jean-Pierre Melville.

“Triggerman” ha tutte le caratteristiche della storia di
Gangster ma anche elementi tipici del noir, Roy sembra portarsi dietro una
maledizione come accadeva a Johnny il bello, ma per ridurre ulteriormente i gradi di separazione tra questo
fumetto, e il cinema di Walter Hill, basta dire che il nostro Gualtiero e il
fumettista MATZ, si sono conosciuti a New Orleans, mentre il regista stava girando
Bullet to the head (Storia vera). No, il titolo
italiano non lo ripeto, scordatevelo.

I disegni, le chine e i colori di Jef sono molto belli, le
tavole sono estremamente curate e piene di dettagli, e un’attenzione
particolare è stata rivolta ai volti dei personaggi, tutti caratteristici e
riconoscibili. Inoltre come disegnatore, Jef riesce a dare grande respiro alla tavole,
passando agevolmente da scene di dialoghi, a momenti d’azione che non mancano, fino alla resa dei conti finale.

La boxe, un’altra vecchia fissa di Gualtiero.

Ci sono scene d’irruzione in casa che ricordano la
sparatoria a distanza ravvicinata di 48 Ore, la classica scena di tortura al
protagonista (che in molte storie Hard Boiled è davvero un passaggio di rito),
e un finale in cui volano le pallottole che non è affatto banale come potreste immaginarvi,
ma decisamente in linea con l’atmosfera e il pessimismo generale della storia.

Una bella sparatoria non la si nega a nessuno.

“Triggerman” è un bel fumetto, con il pregio di non sembrare
mai un’opera a cui Walter Hill ha solo prestato il nome. Potrebbe essere
tranquillamente parte della sua filmografia, se venisse girato domani, potrebbe
diventata un gran bel film senza troppi problemi. La dimostrazione che cinema e
fumetto hanno più di un punto in comune, ma soprattutto che Walter Hill li
conosce entrambi piuttosto bene, non si diventa il re della collina mica per
niente, che credete?

Non perdetevi la recensione al primo numero di questo
fumetto, direttamente dalla pagine di Fumetti Etruschi! Se vi foste persi qualcosa vi ricordo la rubrica dedicata a
Walter Hill.
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