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True Detective: Episodio 2×01 – The Western Book of the Dead

Penso che non sia un mistero che la seconda stagione creata
da Nic Pizzolatto sia uno dei titoli più roventi tra le serie tv estive, questa
settimana è andato in onda il nuovo episodio… Impossibile non dire qualcosa in
merito.

A mio avviso solamente Better Call Saul ha esordito con
un tale gorilla di aspettative appollaiato su una spalla, perché Marty e Rust
(e la Daddario via!) sono rimasti nel cuore a molti spettatori. Essendo una
serie antologica, con la seconda stagione cambia tutto, questa volta la storia
è ambientata a Vinci (Vedi Vidi) in California e i “True Detective” sono ben
tre, con qualche altra gustosa aggiunta nel cast.
Personalmente posso dire che solo sulla base del Cast (di
attori e tecnico) questa serie si è messa dalla parte della ragione, coinvolgendo
tutte persone che di riffa o di raffa mi stanno simpatiche. Iniziando proprio
dal regista, ovvero quel Justin Lin, uno che con il suo talento visivo e le sue
idee balzane, è da annoverare tra i principali fautori del successo della saga
di Fast & Furious. Ora, criticatemi, ma a livello di estro creativo, io
ritengo Lin molto più vulcanico di Cary Fukunaga, se avete visto “Better Luck
Tomorrow” sapete di che parlo…
L’Irlandese sopracciglione e con baffoni da “Pornobaffo” Colin
Farrell interpreta Raymond “Ray” Velcoro, il Detective di Vinci con
un lievissimo problema con l’alcool e con la gestione della rabbia. Il primo
episodio ci mostra quanto il ragazzo sia bello incasinato, sua moglie è stata
vittima di una violenza sessuale (ci siamo già messi in zona Game of Thrones) e
9 mesi dopo è nato il loro bambino, un cicciotto con i capelli rossi (a
ricordarci le origini Irlandesi di Farrell? Vedremo…) che è una calamita per i
bulli.

“Porco il mondo che c’ho sotto i piedi!”.
Nella porzione di episodio dedicata a Ray vediamo il suo
passato da poliziotto in divisa (sosia di Vito Catozzo se volete sapere la mia…)
e i suoi legami con il malavitoso e facoltoso Francis “Frank” Semyon.
Ma il top dell’episodio è sicuramente la scena del tirapugni, a mio avviso la
migliore campagna contro il bullismo possibile immaginabile… Ditemi se non
farebbe calare il numero di bulli a scuola se facessimo tutti così?

L’altra Detective è Antigone “Ani” Bezzerides
(hanno tutti un nome tra virgolette in questa stagione…) interpretata da una
sfattissima Rachel McAdams, ragazza dalla filmografia tutta matta che abbiamo
visto sgambettare dietro allo Sherlock Holmes di Guy Ritchie e in uno degli ultimi
Wes Craven degno di essere guardato (Red Eye). Qui ha un ruolo abbastanza
ingrato, visto che ha un padre santone interpretato da David Morse e una
sorella ehm…. Artista, interpretata da Leven Rambin che si gioca anche un Look
alla Lamù…

Sarà un amore strano questo qua (uoouoooo)
Il Trio allerta e pieno di brio (si fa per dire) si
conclude con Taylor Kitsch e visto che ognuno interpreta un
personaggio preso dagli anni ’80, qui lo vediamo nei panni di un poliziotto
motorizzato della stradale di nome Poncherello ehm… No, Paul Woodrugh, però
giuro che somiglia ad Erik Estrada in “Chips”.
Kitsch è quello più incasinato di tutti, malgrado la
fidanzata latina e svestita che si rotola nel suo letto, lui ha le cicatrici
esteriori (di un passato da soldato) e i tormenti interiori che terranno banco
nei prossimi episodi. Kitsch a mio avviso è bravo, a me in “John Carter da
Marte” era piaciuto, ma forse sono uno dei pochi sul Pianeta che pensava che
quel film fosse una discreta bombetta…

Ho dovuto aspettare il 2015 per assistere ad un rilancio dei mitici CHiPs…
La rossa Kelly Reilly interpreta la socia in affari di Frank
Semyon e qui arriviamo alle note dolenti…. Vince Vaughn.
Cosa vi devo dire, è uno che quando prova a fare il
serio, recita nel Jurassic Park sbagliato, o nel remake di Psycho (un film che
a mio avviso è il più grande “Troll” della storia del Cinema, una roba che Lars
Von Trier darebbe via due dita di una mano per dirigere…) e in condizioni
normali fa il cretinetti in commedie da nulla, a mio avviso quell’uomo ha un
film nella sua filmografia (Into the wild) il resto, bah… Vediamo se la cura “True
Detective” avrà effetti miracolosi anche su di lui.
Episodio molto espositivo (anche troppo) come è logico
che sia un primo episodio che ha il compito di introdurre personaggi e
dinamiche. Ho notato un atmosfera abbastanza Lynchiana, l’inquietante uomo con
(corvo) e occhiali da sole, che si aggira in auto sulla Mulholland Drive mi è
sembrato l’omaggio più palese. Ma a giudicare dal finale, in
realtà, il film omaggiato forse era “Week end con il morto”… Ormai ho perso il
conto delle citazioni anni ’80 di questo episodio!

Party in puro stile Bernie!

Chi l’ha seguito in contemporanea con gli Stati Uniti su Sky (andato in onda alle 3.00 di notte) probabilmente avrà faticato, perché
il ritmo non è propriamente boom-boom-boom, ma non venite a dirmi che vi siete
innamorati della prima stagione di questa serie per il suo ritmo, perché non ci
credo.

Per ora non ho ancora avuto motivi di vero entusiasmo, se
non per la scelta musicale (curioso che nell’Internet tutti parlino della sigla
e nessuno di questo episodio, bah!), i titoli di testa sono oggettivamente una
figata, anche perché se ti giochi “Nevermind” di Leonard Cohen difficilmente puoi
sbagliare. Sempre per il discorso “Mettersi dalla parte della ragione”
concludere la puntata con “All the gold in California” di Nick Cave e Warren
Ellis, bah… Sentito di peggio in vita mia.
Bentornato “Detectiveri” fino a qui tutto bene,
aspettiamo per vedere se anche questa volta riuscite a fare la magia.
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