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Tyler Rake (2020): un uomo chiamato rastrello

Dolph Lundgren, Frank Zagarino, Don “the dragon”
Wilson, Matthias Hues, Cynthia Rothrock ma l’elenco sarebbe lunghissimo. Hanno
tutti dedicato vita e carriera ai film d’azione, e solo i più fortunati di loro
hanno ricevuto una telefonata da zio Sly, per entrare a far parte dei suoi Expendables.

Dubito fortemente che un giorno vedremo una versione degli “Expendables” con Matt Damon, Keanu Reeves, Charlize Theron e Chris Hemsworth, anche
se la tendenza del cinema d’azione (quello occidentale almeno) sembra proprio
quella. “Tyler Rake”, disponibile su Netflix dal 24 aprile, sembra un altro
passo in quella direzione.
I fratelli Russo hanno sbaragliato la concorrenza di registi
decisamente più autoriali – e bravi? Si possiamo dirlo – di loro, diventando gli
uomini di fiducia della Marvel al cinema, forti di incassi stratosferici hanno
pensato bene di provare a mettere il piedino anche fuori dalla Casa delle idee,
ma senza allontanarsi troppo dai fumetti.

“Va bene Odino, sono pronto a girare”, “Chris, tu non sei Thor e questo non è un film Marvel, ti devi riprendere!”

“Extraction”, titolo originale del film (lasciatemi l’icona
aperta, più avanti ci torniamo), è tratto dalla graphic novel dal
fumetto realizzato da Ande Parks, Fernando León González e, appunto, Anthony e
Joe Russo. Essenzialmente si trattava di un film d’azione in stile anni ’80,
portato su carta e disegnato in bianco e nero, la differenza più grossa
rispetto al film? Oltre al finale, l’ambientazione, la città di Ciudad del Este
in Paraguay, diventata Dacca, nel Bangladesh, nella versione cinematografica.
Forse capisco anche un pochino il motivo del cambio di titolo, vi immaginate le
risate davanti ad un film intitolato Dacca? Si sarebbe chiamato proprio le battutacce da
solo!

Per il film i fratelli Russo hanno avuto un’ottima intuizione,
quella di raccontare la loro stringata storia secondo i canoni del cinema d’azione
americano contemporaneo, quindi un po’ bulimico e sopra le righe nell’estro visivo. Per il ruolo del divo prestato – dopo immagino ore di
palestra ed allenamento che non mancheranno di raccontarci nei prossimi mesi – allo spara-spara, i due fratellini hanno voluto il loro zio Dio del tuono, Chris Hemsworth, ma la regia hanno pensato di affidarla ad un esordiente di loro conoscenza.

“Rocket, corri a chiamare gli altri Guardiani!”, “No Chris sul serio, tu hai un problema grave”

Sam Hargrave ha un lungo curriculum come stuntman e fight
coordinator, in parecchi dei più popolari film Marvel, basta dire che era la
controfigura di Chris “Capitan America” Evans per le scene pericolose, ma si è
occupato anche di molti momenti d’azione di film come “Winter Soldier” oppure gli
ultimi due Avengers. Sarà per quello
che nella scena in cui Tyler Rake prende Ovi (Rudhraksh Jaiswal) e lo lancia
sul tetto del palazzo accanto, ho pensato al salto quasi identico di Bucky e Pantera Nera in
Civil War.

Ora, dei trascorsi lavorativi del genere non so voi, ma a me
non fanno tanto dormire sonni tranquilli, se penso ai tagli di montaggio
brutali dei Russo, ancora mi mordo le nocche. In “Winter Soldier” avevano uno
come Georges St-Pierre, ma i due fratellini continuavano con quella loro dannata macchina da
presa ballerina, per rendere i colpi mandati a segno il più confuso possibile, in modo da non incappare così in problemi di censura.
Per fortuna lontani dall’universo per tutti dell’MCU, il
film prodotto dai Russo non ha questo tipo di vincoli. Affidare la regia ad
uno che arriva da salti, calci e cadute, è una trovata molto alla moda che
ricorda un po’ il percorso di Chad Stahelski e David Leitch, anzi sfogliando tra i vecchi
lavori di Sam Hargrave, troviamo anche un suo coinvolgimento come coordinatore
degli stunt in Atomica Bionda. Due indizi tendono a fare una prova, almeno di solito.

All in all it just another brick on the wall (cit.)

La trama di “Extraction” è minimale, bisogna portare fuori
da un formicaio di cittadina del Bangladesh, Ovi Mahajan junior, figliolo di un
pezzo grosso disposto a pagare discretamente chiunque sia abbastanza matto da
farlo. La squadra organizzata dalla bella Nik Khan (Golshifteh Farahani) ha
come uomo di punta l’ubriachissimo Tyler Rake (Chris Hemsworth), mercenario che
entra in scena con un salto nel vuoto (in CGI) da una rupe, giusto per farci
capire quanto l’uomo chiamato rastrello stia fuori come un balcone. Ecco dai,
chiudiamo quell’icona lasciata aperta lassù e parliamo del titolo italiano del
film.

Netflix non si fa troppi problemi a modificare i titoli dei
film una volta arrivata sulla sua piattaforma di streaming, lo abbiamo visto anche di recente. Per l’Italia e gli
altri mercati Europei “Extraction” si intitola “Tyler Rake” come il nome del
protagonista, perché si sa che i film d’azione devono essere nominativi, a
volte i protagonisti hanno un nome figo come John Rambo, altre volte beh, si chiamano Jimmy Bobo, questa volta ci troviamo di fronte a Tyler Rastrello.
Che curiosamente in una (bella) scena di lotta piuttosto concitata, utilizza
proprio questo acuminato attrezzo da giardino per mandare un paio di sgherri al creatore.
Scovare “Extraction” “Tyler Rake” sul
paginone di Netflix è una bella sorpresa, nessun appassionato di film d’azione
degno di questo nome ha mai storto il naso davanti a film con trame pretestuose
come quella presentata dai fratelli Russo, per fortuna nelle mani di Sam
Hargrave, la pellicola viaggia piuttosto spedita tra sparatorie, combattimenti
e inseguimenti tutti diretti come vorremmo sempre veder fare.

Tutti sanno che è invincibile / Nella lotta è temibile, Tyler… Tyler Rake! Tyler, Tyler Rake!

La macchina da presa è alla giusta distanza per comprendere
la dinamica di ogni scena, ed è ravvicinata quel tanto che basta da portare lo
spettatore nel mezzo dell’azione, so già che voleranno immotivati paragoni
videoludici, ma ormai ci ho fatto il callo. “Tyler Rake” inizia con beh, Tyler
Rake armato, ferito e sporco di sangue su un affollato (di tizi armati) ponte
nel bel mezzo dell’azione, per poi tornare indietro di due giorni e raccontarci l’inizio
del gran casino.

Con un costo totale di 65 milioni di fogli verdi stampati su
fogli verdi, “Tyler Rake” è un film quasi interamente concentrato sui suoi
momenti d’azione, gli scontri a fuoco e i corpo-a-corpo sono coordinati alla
grande in un continuo causa ed effetto, caratterizzato dai colpi mortali. Un
controllo dello spazio notevole che regala lunghe sequenze anche piuttosto
intricate, come lo scontro tra Rake ed uno degli sgherri più coriacei, che
inizia sulle scale, e dopo una caduta continua in strada, tra coltellate e auto
che passano sfrecciando.

Se lo incontri gran paura fa / Con il dito sul grilletto va, Tyler… Tyler Rake! Tyler, Tyler Rake!

La parte più spettacolare del film è senza ombra di dubbio il
lungo (finto) piano sequenza, della durata di quasi dodici minuti, con la lunga
fuga in auto di Rake tra le affollate strade della cittadina del Bangladesh. In
sé la scena è molto bella anche se nei passaggi dall’interno all’esterno dell’abitacolo
della macchina, alcuni stacchi sono stati camuffati in digitale, ma in generale
resta un momento molto efficace, anche se il piano sequenza di Atomica Bionda era una spanna e mezza
sopra, bisogna dirlo.

“Stai guidando contromano!”, “Cosa ti aspetti? Questa macchina ha il volante dal lato sbagliato”

In generale mi sono goduto lo spettacolo visivo offerto dal
film, ma i difettucci sparsi che mi hanno un po’ tirato fuori dall’esperienza
non mancano. Partiamo dallo stramaledetto filtro giallastro della fotografia,
quello che sembra inevitabile ogni volta che un film americano ci mostra un
Paese sudamericano (dannato Soderbergh, non ci siamo mai ripresi dal suo “Traffic”), diventa utile anche per mascherare qualche ritocco in CGI, esplosioni e schizzi di
sangue con cui Sam Hargrave vitaminizza alcuni passaggi d’azione.

Quello strano colore giallino, che vuol dire America del sud.

Chris Hemsworth ha il fisico giusto per il ruolo e per
essere uno molto più a suo agio con la commedia (e i personaggi tontoloni, da
Thor al suo Men in black: International),
qui fa un lavoro più che decente. Hemsworth dà davvero l’impressione di non
fare fatica durante le scene d’azione, come se fosse per davvero addestrato
alla battaglia, inoltre forse sono uno dei due che aveva anche apprezzato la
sua prova in Blackhat, quindi ogni
tanto vederlo fare il serio non mi dispiace, il problema è che “Tyler Rake”
cerca di dare spessore al personaggio di beh, Tyler Rake nel modo peggiore
possibile.

Il secondo atto del film rallenta il ritmo in modo pauroso,
l’entrata in scena del personaggio interpretato da David Harbour, finirà pure
con una cruenta scena di lotta tra Hellboy e Thor, però è proprio il passato di
Tyler Rastrello ad essere banale. Non che servano grandi trovate per farci
affezionare ad un eroe dell’azione, cavolo a John Wick è bastato uccidere il
cane per farci tifare tutti per lui! Ma proprio John Wick risulta essere molto
più carismatico, il tipo di personaggio di cui vorresti subito sapere di più,
il signor Rastrello invece? Al massimo sembra un John W.Creasy meno cazzuto e carismatico, che per altro risolve il suo problema di
alcool in mezza riga di dialogo.

Se non altro il cattivo, è spietato per davvero. Almeno quello!

Inoltre non so voi, ma io ho un grosso problema con questi
film moderni, ma per questo vi avviso, arriva un piccolo paragrafo con gli
SPOILER!

L’ho pensato vedendo l’ultima scena di “Tyler Rake”, ma un
veloce ricerca in rete lo ha confermato, il finale è stato modificato dopo i
primi test di prova con in pubblico, rendendo per altro molto meno logico l’arco
narrativo del personaggio. Ma io mi domando, perché in questi cacchio di film
moderni non muore più nessuno? Perché!? Disney ha preso possesso di tutto
ormai!? Ok basta, perdonate lo sfogo personale.
Fine della parte con gli SPOILER moderati!

“Solo chi è degno, potrà sollevare il cellulare di Thor”, “Tu sei da manicomio ragazzo mio”

A suo modo “Tyler Rake” cerca di essere una sorta di The night comes for us, solo che ad
oriente hanno personaggi loschi come Timo Tjahjanto, mentre ad occidente
abbiamo i fratelli Russo che da bravi furbacchioni, hanno pensato di mettersi
in scia ai vari “John Wick” e “Atomica Bionda”. Mi può stare bene, anzi magari con
un po’ di aggiustamenti e qualche altro personaggio di peso nel cast, non mi
dispiacerebbe vedere un “Tyler Rake 2”, e per le ambizioni da franchise che si
intravedono già qui, per una volta il titolo “nominativo” modificato potrebbe essere un
vantaggio.

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