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Una strega chiamata Elvira (1988): voglio un incontro leale e pulito!

Benvenuti ad un nuovo appuntamento con “I Bruttissimi di rete Cassidy”, la rubrica che cerca di rendere omaggio a tutti quei film oggettivamente bruttarelli, ma che per varie ragioni sono stati in grado di influenzare l’immaginario collettivo, diventando a loro modo dei classici. Non il solito sfottò quindi, ma si spera, un tentativo di nobilitare qualcosa considerato brutto… Troppo facile parlare bene dei bei film!

Benvenuti amici sportivi a Madison Bara Volante fields house, per il match di oggi, una sfida che vedrà impegnato Cassidy contro il film del 1988 “Una strega chiamata Elvira” diretto da James Signorelli. Nel riscaldamento pre partita abbiamo visto un Cassidy molto carico, è risaputo che quel pazzoide ha una fissazione per le generose curve femminili e questo gli darà pane per i suo denti, vedendolo opposto alla sua quasi omonima, la portatrice sana di seno Cassandra Peterson.

Quello che Cassidy ancora non sa, è che per non trasformare questo suo commento in un lungo e dettagliato elogio alle generose curve della Peterson, la lega è intervenuta imponendo una moderazione arbitrale, a vegliare sulla buona condotta di quel discolo ci penserà il famoso arbitro NBA Joey Crawford, soprannominato “L’Elmetto” per l’intransigenza ampiamente mostrata sui campi da Basket della National Basketball Association. Valgono le regole cestistiche, si esce con 6 falli, oppure dopo due tecnici ed ora lasciamo la parola a Cassidy, ormai prossimo alla palla a due di questo straordinario confronto!

Oh! Bel pacco che mi avete rifilato, eh? Secondo voi io adesso dovrei parlarvi di “Una strega chiamata Elvira” senza menzionare le poppe della Peterson? FIIIIIIII!! Joey Crawford fischia e con il suo consueto e teatrale metodo, con le mani mima una “Big T”.

«Beccati questo Cassidy, non si sgarra sul mio campo da gioco»

Clamoroso! Il match non è ancora cominciato e Cassidy si è già beccato il primo fallo tecnico della partita! Ora le cose si fanno davvero difficili, questo match parte in salita per il beniamino di casa.

Ma Porco Mond… Ok, niente panico, non mi faccio mandare in crisi da un arbitro, se pensate di avermi tarpato le ali è soltanto perché vi siete fatti distrarre e so anche da cosa (Joe Crawford lancia uno sguardo infuocato a Cassidy) e non avete guardato “Una strega chiamata Elvira” con la giusta attenzione, perché cose su questo film da dire ce ne sono.

La prima volta che ho visto “Una strega chiamata Elvira” nella mia piccolezza, era sicuramente grazie a qualche passaggio televisivo e non so perché, ma aggiungerei un passaggio televisivo mattutino, perché ho questo ricordo e perché fossi a casa quella mattina a vedere questo film, invece che a scuola a farmi un’educazione, non lo so, ma gli effetti si vedono ancora oggi.


Direi che ne è valsa la pena di stare a casa quella mattina.

Onestamente non potevo credere ai miei occhi, perché con tutto il suo umorismo zeppo di doppi sensi e la sfacciata ostentazione delle generose… Ehm… Virtù! Della protagonista, il film era molto distante dal classico palinsesto mattutino standard, anche se mi espongo agli sguardi scuri dell’arbitro, posso tranquillamente dirvi che magari P.E. Baracus sfoggia un altro tipo di pettorali ecco, ma il film mi colpì per due grosse ragioni. Joey Crawford gonfia le guance e si prepara al fischio. La prima era lo sfacciato e cartonesco (nel senso migliore del termine) umorismo della protagonista e la seconda era l’utilizzo massiccio di elementi orrorifici. A malincuore l’arbitro abortisce il fischiata.

Ho quell’aguzzino di arbitro alle calcagna, ma sappiate che su questa foto di cose da dire ne avrei.

Ragni e ragnatele, il look Dark di Elvira, l’atmosfera generale leggera e spassosa, alternata a momenti horror riusciti (per anni questo film per me è stato quello della scena di cucina, con il mostro che usciva fuori dalla zuppa), oltre a quei due argomenti lì di cui non vi posso parlare, questo film incarnava tutte le cose che già mi piacevano da bambino, occhiaie, pallore, predisposizione naturale per i vestiti neri e un’attrazione per tutte le cose che i miei coetanei consideravano macabre o addirittura spaventose, sono sempre state le (poche) costanti della mia vita. Allora non lo sapevo, ma quella mattinata passata a vedere “Una strega chiamata Elvira” è stato il mio primo approccio, con un tipo di spettacolo che i fan dell’Horror conoscono bene: il matinée. Sappiate che se non avessi quel ciccione grigio vestito alle calcagna qui avrei piazzato una clamorosa battutaccia a doppio senso, queste regole stanno iniziando ad annoiarmi.

Il primo caso della storia in cui Il Punk e la bestia coincidono.

Ricordavo “Una strega chiamata Elvira” come un film divertente, sexy e paurosissimo, nel senso figo del termine, rivedendolo qualche giorno fa, il ricordo è stato lievemente ridimensionato, ma non ne sono uscito deluso, anzi, tutt’altro…

Cassandra Peterson, classe 1951, è una rossa che ha saputo tratte il meglio dal suo aspetto sexy e dalla sua smaccata ironia, ha lavorato un po’ ovunque come modella (anche per Playboy) e attrice, ma il boom è stato quando ha creato Elvira, “mistress of the dark”, il personaggio ha esordito in vari show televisivi, come The Richard Simmons Show, Movie Macabre, The Elvira Show ed Elvira’s Movie Macabre, dove il il suo vistoso look tra battute a doppio senso (Horror, ma non solo) presentava film ovviamente dell’orrore… Noi quel mamozzone di gomma piuma di Zio Tibia (sempre sia lodato!) loro ‘sta pantera nero vestita, ognuno il presentatore che si merita. Visto che devo allo Zio l’amore per questo genere, per una volta pari e patta così.

La vostra classica presentatrice di programmi Horror (avercene così!)
Negli anni ’80 Elvira era un’icona che levati, ma levati proprio, ricordo almeno tre Videogames dedicati al personaggio, che per anni ha avuto un contenzioso legale con la grande Maila Nurmi, che nel 1953 creò il personaggio di Vampira, se avete visto il film di Ed Wood  “Plan 9 from Outer Space” sapete di cosa sto parlando, oppure vi basterà aver visto “Ed Wood” di Tim Burton. La chiudo qui perché Maila Nurmi è stata una donna dalla vita pazzesca, meriterebbe un post monografico tutto per lei.

La leggendaria Maila Nurmi nei panni di Vampira.

“Una strega chiamata Elvira” rappresenta l’esordio televisivo del personaggio, personalmente non amo molto i film dedicati ai personaggi delle tv, raramente sono anche dei bei film e il primo tempo di “Elvira: Mistress of the Dark” non si discosta poi di molto da questa brutta abitudine.

Elvira, conduttrice di uno Show televisivo dedicato ai B-Movie Horror, è stanca della TV e vorrebbe lanciare il suo spettacolo a Las Vegas, gli manca solo il contante per iniziare. Provvidenzialmente una zia passa a miglior vita lasciandole un’eredità, per ritirarla dovrà recarsi nel (bigotto) paesino della provincia Americana dove viveva la zietta, peccato che invece di ricevere un sacco di ex presidenti defunti stampati su carta verde, Elvira dovrà accontentarsi di una casa che cade a pezzi, un barboncino e di un misterioso libro di ricette su cui l’inquietante Zio Vincent ha messo gli occhi. Ah, la parte facile della storia è che l’arrivo della prorompente signorina scalderà gli animi della sonnolenta cittadina.

Immaginate, formosa Darkettona in un bigotto paesello di provincia, le prime dieci idee che vi vengono in mente accoppiando questi elementi agli antipodi, probabilmente le troverete tutte nel primo tempo di questo film, basterebbe dire che a capo dei bigotti benpensanti timorati di Dio troviamo un personaggio che si chiama Chastity Pariah (interpretata da Edie McClurg), o che il “Bello di turno” è un muscoloso toncolone con il carisma di una cassapanca cigolante, totalmente refrattario alle (intense) avance di Elvira.

Guarda quanto sono grosse quelle… Valigie! parlavo delle valigie!

L’umorismo della prima parte è tutto basato su Elvira che cerca di mettersi comoda in un posto che le sta evidentemente stretto (ad esempio rivedendo il look del suo Barboncino) o su ogni genere battutacce e doppi sensi, sembra che tutta la popolazione maschile della cittadina sia attratta dalla nuova arrivata e il film vivacchia su tutte le situazioni da commedia scollacciata, mettici anche dentro un paio di momenti musicali (il restauro della casa ereditata e la citazione a Flashback che si trasforma in un mezzo omaggio a “Carrie – lo sguardo di Satana”) e il primo tempo va via, forse con più fatica di quello che un film del genere richiederebbe.

Ho temuto che lo spassoso film pieno di trovate seSSI e orrifiche che ricordavo, fosse rimasto relegato nella mia memoria, anche perché da spettatore, devo dire che ho passato tutta la prima metà del film a chiedermi come fosse possibile che il vestito di Elvira sfidasse in quel modo la gravità restando appeso senza esploder… FIIIUUUU!!!! Joey Crawford mima un’altra “Big T” con le mani.

Sono momenti di insostenibile tensione anche per Elvira.

Clamoroso! L’Elmetto fischia il secondo fallo tecnico per Cassidy che rischia di andare negli spogliatoi prima del tempo! Il pubblico della Madison Bara Volante fields house rumoreggia, l’arbitro pare irremovibile nella sua decisione malgrado le lamentele di Cassidy, che farebbe bene a contenersi, Joey Crawford non è certo noto per la sua tolleranza nei confronti delle critiche alle sua chiamate arbitrali.

A mio avviso, però questo fallo di Cassidy andrebbe rivisto al rallentatore, infatti in questo momento Joey Crawford si avvicina al tavolo per rivedere l’azione attraverso le numerose telecamere del palazzetto. Intanto, Cassidy pare non mollare, incita la folla agitando gli indici a tergicristallo e scuotendo la testa, continua a fare segno come per dire “Si resta in campo”, a fare così rischia seriamente un’espulsione, ma pare convinto del suo gesto.

L’Arbitro si prende il tempo necessario, sono minuti di tensione, il commento del film potrebbe rimanere incompleto… Joey Crawford cambia la chiamata arbitrale! Non è fallo tecnico! Clamoroso amici sportivi, dove aver rivisto il regolamento, l’Elmetto ha derubricato la grande T a semplice fallo di gioco, poiché il riferimento di Cassidy era al vestito e non alle grazie della protagonista, la dimostrazione di grande professionalità di Joey Crawford viene salutata dalle urla sugli spalti del pubblico, il commento può riprendere!

Ho riconosciuto solo ora l’inquietante somiglianza.

Posso andare avanti? Dai, che qui altrimenti finiamo per Natale su! Stavo dicendo, se il film tiene botta è proprio grazie all’umorismo di Cassandra Peterson, una che non ha certo paura di sporcarsi le mani e affronta, se non avessi un arbitro alle calcagna direi di petto, tutte le battute e battutacce con grande umorismo, passa e tra un vetro a pulire un disastro con le lettera del cartellone dello spettacolo cinematografico (vedi che alla fine Matinée si scrive con due “E” finali?) si carica sulle… Spalle, tutto il film.

Per fortuna arriva il secondo tempo a risollevare le sorti di un pellicola, qui ho davvero ritrovato il film che ricordavo, per altro, divertendomi un sacco!

Perché William Morgan Sheppard che interpreta lo Zio Vincent Talbot è il classico caratterista visto in mille film (almeno un paio di film di David Lynch e in “Cose preziose” tratto da un romanzo di Zio Stephen King) e qui funziona alla grande proprio in contrapposizione all’ironica e cotonata protagonista. Malgrado gli effetti speciali siano invecchiati (abbastanza bene) la scena della cena è veramente spassosa, il mostrino che ciccia fuori dalla zuppa resta uno dei colpi migliori del film, ma anche il picnic con sorpresa non è affatto male.

Burn the witch (Burn to ash & bone).
La parola chiave per l’ultima parte del film è “Strega” una soluzione in puro stile Salem è quella che viene presa in considerazione dagli abitanti della cittadina e anche se troviamo un Deus ex machina nella trama grosso come lo stato del Massachusetts, il film piazza una serie di gag spassose. I flashback sulla piccola Elvira fanno ridere per la manifesta “Stupidera”, personalmente uno dei momenti che ho preferito è la versione “Rambo” di Elvira, tutta da ridere ovviamente.

«In città sei tu la legge, qui sono io. Lascia perdere. Lasciami stare o scateno una guerra che non te la sogni neppure»
Finisce tutto per il meglio ovviamente e il numero di ballo finale è una sanguigna ciliegina sulla torta (solo nella canzone ho contato 6 doppi sensi, giusto per darvi dei dati numerici…), deboli di cuore astenersi.
Questo è palesemente un tentativo di farmi cadere in fallo, non cedo alla provocazioni!
Il risultato è che “Una strega chiamata Elvira” riesce ad intrattenere proprio grazie al talento comico della sua protagonista, che può permettersi di rompere il muro che separa pubblico e spettatori guardando in camera (trovata che personalmente adoro, ma che è sempre difficile da usare), perché è un po’ cartone animato, un po’ Pin-Up macabra, ma soprattutto un’icona Pop (senza doppi sensi) che andrebbe ricordata a celebrata meglio, almeno allo stesso modo in cui lei omaggio i B-Movie in questo film, sì perché tra Attack of the Killer Tomatoes e It Conquered the World di Roger Corman (con Lee van Cleef e Dick Miller, dire mitici è riduttivo), questo film è un omaggio alla serie B dell’Horror, ma anche a tutte quelle cose un po’ macabre che ci piacciono tanto, dai fumetti della EC Comics, ai B-Movie in bianco e nero, passando per le Bettie Page, la famiglia Adams, per arrivare a Tales from the Crypt, o perché no anche il Rocky Horror Picture Show, io pagherei dei soldi per vedere la versione di Elvira di Time Warp.

Solo per voi creaturine della notte, commento BONUS! vi beccate anche “La Casa Stregata di Elvira” tiè!
Se volete completare la conoscenza di questa ironica e formosa Pin-up delle tenebre, sappiate che esiste anche un altro film dedicato ad Elvira, intitolato “La Casa Stregata di Elvira”. Una cosa decisamente low cost presentata all’International Rocky Horror Fan Convention (guarda caso) del 2001, senza troppe spiegazioni ritroviamo Elvira e la sua cameriera Ziou Ziou aggirarsi per i Carpazi nel 1851 (non fate domande, è così e basta…), tra un vecchio castello, uno stalliere che sembra uscito dalla copertina di un romanzo Harnony e ovviamente la solita dose abbondante di ironia, battutacce e sguardi in camera. Non è un film riuscitissimo, ma un sentito omaggio a Vincent Price (a cui il film è dedicato) che serve a togliersi lo sfizio di vedere Elvira alle prese con le situazioni tipiche dei protagonisti dei film della Hammer, o vederla sfidare (questa volta lo devo proprio dire… di Petto) la tortura vista ne Il pozzo e il pendolo film del 1961, tratto dal racconto omonimo di sua Maestà Edgar Allan Poe, e diretto guarda un po’… da Roger Corman. Se tutta questa roba vi sconfinfera, andrete pazzi per Elvira, garantito al limone. Vi consiglio caldamente di leggere il post di Doppiaggi Italioti dedicato al massacro del doppiaggio Italiano fatto a questo film.

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