questo “Uncle Drew”? No sul serio, il fanatico della palla a spicchi dentro di
me è magneticamente attratto da un film così, che sorpresa sorpresa, non è
nemmeno così male, anzi!
Ma prima di iniziare, Time Out Cassidy! Doveroso, perché non
è detto che tutti sappiano chi sia questo zio Drew del titolo. Nel 2012, una
celebre bibita gasata piuttosto popolare, per capirci non quella che ha dato i
colori a Babbo Natale, l’altra, quella che le somiglia, ha commissionato una
serie di spot con protagonista “Uncle Drew” un arzillo vecchietto che seduto a
bordo campo durante le partite al campetto, si mette a giocare per sostituire
un giocatore infortunato, e tra lo sfottò generale, parte un po’ piano a causa
dell’età, e poi fa allegramente un culo così a tutti i giovinastri che non
riescono a tenere il suo primo passo, comprensibile anche perché, sotto il trucco
di Uncle Drew c’era quel fenomeno di Kyrie Irving, campione NBA con i Cleveland
Cavaliers nel 2016 (in gara 5 non lo ha fermato nessuno, anche senza il trucco
e la parrucca) ora in forze ai Boston Celtics.
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L’unico modo per convincere Kyrie a stare qualche minuto in panchina. |
Cambiando squadra, Kyrie Irving ha trovato anche il tempo di
accettare l’offerta, perché non fare della popolare serie di pubblicità di
Uncle Drew un film? Idea balorda lo so, è un po’ come se facessero una
pellicola sui meteoriti assassini delle merendine, oppure sulle animazioni di
quell’altra popolare bibita che ti mette le ali. Su andiamo chi mai vedrebbe un
film tratto da una pubblicità? Se è l’occasione per vedere Kyrie Irving e un
sacco di altri grandi nomi della NBA divertirsi (e divertirci) io sicuramente!
Stone III (non ho visto i primi due capitoli però, quindi non so dirvi se
meritano) specialista in commedie nere, non tipo quelle che fanno i Fratelli Coen,
intendo film che poi i “Fratelli” (non Coen) vanno a vedere al cinema, il tipo
di film che odia Salvini per capirci. Anche se “Stone III – La vendetta” è più
celebre per essere la mente dietro al tormentone “Whassup?!”, quello
della pubblicità della birra, che ha segnato gli anni ’90 e i saluti al
telefono con i miei amici durante la mia adolescenza (storia vera), insomma l’uomo
che porterà l’equilibrio nella Forza tra il cinema e la pubblicità, beh forse.
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Ragazzo, sei più alto che lungo, meglio se continui a disegnare gli schemi. |
Lo so che vi può sembrare strano, ma questo film che da noi
raramente arrivano, hanno davvero mercato, basta dire che “Uncle Drew” ha
aperto quarto nel primo week end di programmazione (l’unico che conta per i
finanziatori Yankee), tenendo testa a cosette come Jurassic World – Il regno distrutto, Gli Incredibili 2 e Soldado, portandosi a casa la bellezza di 43
milioni di ex presidenti defunti stampati carta verde, e sapete che vi dico?
Che sarà più facile che mi rivedrò “Uncle Drew” piuttosto che Il regno distrutto anche una sola volta,
garantito al limone.
determina tutto il passo, è l’inizio di “Uncle Drew” ha lo stesso primo passo del suo interprete Kyrie
Irving, micidiale! Rucker Park è una storica meta, la Mecca dei playground
americani, proprio nel cuore di Harlem, Rucker Park ha visto passare tutti i
più grandi, e nessuno è stato più grande di
Uncle Drew!
gioco in linea di massima lo conoscono, tipo John Calipari, Pee Wee Kirkland,
Earl Monroe, Chris Mullin, Bill Walton, George Gervin, Steve Nash, David
Robinson e Rick Barry (scusate se è poco) ci viene raccontato come Uncle Drew
fosse il migliore di tutti, di quella volta che ne ha fatti 40, giocando solo
con la mano sinistra, perché nella destra teneva un panino al prosciutto e
maionese. No, nessuno è stato più grande di Uncle Drew come conferma anche Dikembe
Mutombo sventolando il suo celebre ditone a tergicristallo, nemmeno con l’altra
metà del cielo, Drew non ne ha fatta scappare una, ma è Jerry “Mr. Logo” West a
confermarci che la celebre sagoma dell’omino del logo NBA in realtà non è lui,
è Uncle Drew a cui hanno tolto la pettinatura afro per motivi di spazio.
Insomma, il film è iniziato da un minuto, e non solo ci si rotola già dal
ridere, ma se siete appassionati di basket, avete già visto alcuni dei più
grandi di questo giochino.
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Se non credete a me, credete al mitico “Iceman”. |
Eppure lo zio Drew dagli anni ’70 è sparito, nessuno sa più
dove sia finito, di lui resta solamente la leggenda del suo straordinario
talento. Sapete invece chi non è stato benedetto dal dono del talento? Dax (Lil
Rel Howery), in cui “Lil” sta per “Diversamente alto”, ma diciamo pure che si fa prima a saltarlo che a
girarci attorno, ma come tutti quelli che hanno giocato anche un solo minuto
sanno, non serve l’altezza per giocare a basket, serve un cuore così è quello
di Dax fa provincia. Vederlo in estasi davanti ai filmati dei 63 punti di Michael (il cognome è superfluo)
contro di Celtics al Boston Garden, oppure misurarsi l’apertura alare
confrontandosi con il celebre poster “Wings”, ti fa subito immedesimare con l’occhialuto
ragazzo, ma proprio immediatamente!
Dax sogna di vincere il torneo del Rucker Park, anzi scusate,
Dax ha bisogno di vincere il torneo del Rucker Park, non tanto perché si è
giocato gli ultimi soldi, prestati dalla sua acidissima fidanzata, quando per
non sentire ancora l’ennesimo sfottò dell’ancora più odioso Mookie (Nick Kroll
in overacting estremo), il “Biancastro” che da ragazzini, ha stoppato male (ma
male male) il tiro per la vittoria di Dax, che da allora vive come Colpo in
canna, il personaggio di Dennis Hopper in “Colpo Vincente” (1986) con la sfiga
al posto della bottiglia. Dax, finta e tiro, giorno uno di mini basket, oppure
il primo tiro al campetto contro quello più alto di te, finta e tiro dai, sono le basi ragazzo!
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“Guarda e impara ragazzino, lo zio Drew adesso mette in moto l’autobus e ti porta a scuola”. |
Ma Dax quest’anno ha un asso nella manica, il suo nome è Casper
Jones (non vi dico i soprannomi che volano con un nome così “Fantasmoso”) che
ha il talento e la faccia di tolla di Aaron Gordon, giocatore degli Orlando
Magic nella parte del tamarro talentuoso, in pratica sé stesso. Questa volta la
vittoria è assicurata, almeno finché non arriva Mookie a portargli via anche
questo, lasciando Dax in braghe di tela, senza un soldo e alla ricerca di una
squadra.
Avete già capito no? Qui Charles Stone III riprende la
stessa scena della pubblicità della Pepsi (ora che ho detto il nome, voglio una fornitura
a vita!) e introduce Uncle Drew, ottima occasione per ammirare gli impeccabili
fondamentali di palleggio di un Kyrie Irving ben calato nel ruolo.
Lo sceneggiatore Jay Longino, non è il nome che vi farà
correre dagli amici a vantarvi di aver trovato il nuovo Aaron Sorkin, ma
fondamentalmente chissene, perché il ragazzo ha i modelli giusti, quindi prende
in prestito da John Landis la struttura di “The Blues Brothers” (1980), Uncle
Drew accetta di giocare allenato da Dax per mostrare un po’ di pallacanestro
come si deve a questi “Youngbloods” tutti presi dalle loro robe
Hippity-Hoopity-Rap, ma ad una condizione, gli altri giocatori li sceglie lui,
traduzione: «La banda, Elwood, la banda, rimettiamo su la vecchia banda»
(Cit.) e qui tenetevi forte, perché facciamo venire giù il soffitto con i nomi
in gioco!
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“Meglio guardare i lettori della Bara Volante che un cantiere”. |
Un predicatore che ha lasciato la pallacanestro perché ha
trovato il Signore, ma ancora oggi, cerca di “Schiacciare” i bambini nell’acqua
santa per battezzarli, che ha quella posa sempre riconoscibile con le
spalle curve, e quei piedi (ancora più riconoscibili) da ballerino di Chris
Webber. Ma prima bisogna superare il problema della moglie che non vuole farlo
tornare a perdere tempo con i vecchi amici, il ruolo che Landis aveva affidato
ai tempi ad Aretha Franklin, e che qui invece va alla super campionessa WNBA
Lisa Leslie, che non so come sia messa a corde vocali per cantare “Respect” ma
quando sta su un parquet, il rispetto se lo è guadagnato tutto!
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Avevamo detto Basket non Baseball! |
Poi, vuoi non passare alla casa di riposo di Lights? Quel vecchio
cecchino, micidiale tiratore da tre punti che non ha mai perso il tocco. Il
tocco no, ma la vista si! Visto che è interpretato solamente da uno spassoso (e
dotato di occhiali neri) Reggie Miller, macchina dietro la linea da tre punti,
e incubo numero uno di Spike Lee (storia vera).
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Passare da cecchino a cieco, senza passare dal via. |
Boots da parecchio si muove solo in sedia a rotelle, capita
se hai consumato legamenti, ginocchia, caviglie e muscoli per portare il tuo
metro e settantacinque (forse, secondo me anche meno) così tante volte sopra il
ferro con la potenza con cui lo ha fatto l’uomo che lo interpreta, Nate “The
Great” Robinson.
Fellas, che insegna
Bruce Lee agitando le manone a caso” nel suo Dojo, perché tanto se sei grosso
come Shaquille O’Neal le arti marziali sono un optional. Oh io ve lo dico, ma Sua Maestà Shaq, ogni tanto si prende il palcoscenico del film e non lo molla
più, in certi momenti il suo Big Fellas sembra l’assoluto protagonista, ma è
impossibile contente la personalità esplosiva di quel comico di 2,16 metri, che
tra le altre cose in vita sua, ha trovato anche il tempo per dominare l’NBA.
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SHAQ-FU!! |
Sarà per le influenze orientaleggianti del personaggio di Big
Fellas, ma mi sono ritrovato a pensare che “Uncle Drew” di base ha tutti i
crismi del film di Kung Fu, con il vecchio Maestro Drew che torna per insegnare
una lezione di vita a Dax, e con la pallacanestro al posto dei calci e dei
pugni, anche perché le dinamiche sono più o meno le stesse, tutti vogliono
battere Uncle Drew per potersi vantare di averlo fatto, e allo stesso tempo il
Basket è quel giochino che si gioca tra 28 metri e due canestri, ma che ti
insegna cose che ti serviranno molto (se non anche di più) quando sarei fuori
da quei 28 metri.
a riconoscermi nel discorso finale di Dax ma anche in quello motivazionale di
Uncle Drew, insomma pur non inventato davvero nulla questo film funziona alla
grande, ha un ottimo ritmo, anche le scene assolutamente accessorie (come l’inevitabile
gara di ballo in discoteca) funzionano e fanno anche ridere, forse l’unico
difetto è che in un film che si intitola “Uncle Drew”, proprio il protagonista
lascia così tanto spazio agli altri personaggi, ma è un po’ quello che i grandi
campioni devono imparare, puoi essere il più grande (ultimamente l’acronimo
G.O.A.T. va molto forte) ma senza una squadra non sei nessuno, Kyrie Irving lo ha
capito, forse anche più di un suo celebre ex compagno di squadra (frecciatina,
piccola dai).
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“Dai spostati, che devo andare a ritirare la pensione”. |
Proprio Kyrie Irving, la strabordante Shaquille O’Neal, Reggie
Miller e tutti gli altri, si divertono (e si vede) e non esagerano mai fingendo
di non essere più di quello che sono, giocatori di basket conciati da anziani, seguendo
il vecchio principio Stalloniano per cui un atleta può recitare, ma è difficile
che un attore possa davvero essere credibile in una disciplina che conosce
appena. “Uncle Drew” funziona alla grande, ve lo consiglio in lingua originale
per non perdervi i giochi di parole (o Shaq che lancia frecciate a Kobe ogni volta che può), ma soprattutto godetevi un po’ di buon basket al servizio di una commedia
meno cretina di quello che le premesse avrebbero fatto pensare. Seconda lezione
al campetto dopo il finta e tiro, mai sottovalutare l’avversario, anche se
sembra un nonnetto come Uncle Drew.