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V/H/S/ Beyond (2024): nello spazio nessuno può sentirti riavvolgere il nastro

Da quando Shudder e Bloody-disgusting hanno fatto squadra, ormai abbiamo un nuovo V/H/S/ ogni anno, più o meno in questo periodo, sotto Halloween, il che mi sta benissimo. Va detto che dopo la tripletta “datata” (nel senso di, con data) composta da V/H/S/ ’94, ’99 e ’85 ci stava un po’ cambiare tono.

Il tema imposto quest’anno è la fantascienza, anche se in passato alcuni segmenti della saga più ballerina che c’è avevano mostrato dei “Grigi” in azione, questa volta però il compito da svolgere tocca tutti i segmenti a partire dalla cornice, come al solito sotto con i titoli!

“Abduction/Adduction” di Jay Cheel

Trattandosi di un antologico, l’episodio cornice non può mancare, per una volta ho avuto la sensazione che non ammazzasse completamente il ritmo e non fossero i minuti di film ottimi per le pause bagno, anche perché lo hanno affidato a Jay Cheel che con i suoi falsi documentari (o anche solo documentari) si è fatto un nome. Qui si parla di un sobborgo canadese dove via posta arrivano – pensate un po’ – due VHS etichettate “Proof 1” e “Proof 2”, che dimostrano in maniera incontrovertibile l’esistenza di forme di vita intelligenti provenienti da un altro mondo. Sarebbe anche ora, sulla Terra abbassiamo il livello medio galattico.

L’episodio cornice che per una volta non annoia, anzi!

Diviso in cinque parti, la cornice, attraverso finte interviste si concentra sugli strani eventi del posto, fornendo anche un po’ di storico sulle famigerate “Abduction” che hanno fatto la fortuna di tante puntate di X-Files. Noiosino? No, perché il finale è una mina antiuomo, gli ultimi secondi di questa “Mockumentary” sono decisamente una mazzata, vi ricordate verso al fine degli anni ’90 quando essere rapiti dai marziani sembrava una minaccia concreta per tutti? Bentornati a quel livello di paranoia con il finale ad effetto.

“Stork” di Jordan Downey

Il primo segmento ufficiale di “Beyond” porta la firma del papà della saga indie di “Thankskilling” ed è anche quello che ad una prima occhiata, va subito fuori tema: una squadra di poliziotti fa irruzione, l’obbiettivo è beccare il potenziale rapitore di un bambino, quello che si trovano davanti è… fondamentalmente di tutto, a partire dai dei proto-zombie urlanti e incazzati neri, oltre che ad un maniaco con la motosega, il tutto ripreso dalla soggettiva delle Body-cam degli agenti, in un trionfo di colpi sparati e «Fuck!» volanti, dove sta la fantascienza in tutto questo? Vi invito a scoprirlo nel, come dire, “Boss di fine livello”, davvero notevole, anche solo per follia.

Non so voi, ma questo fotogramma mi convincerebbe a guardare qualunque film.

Problemi? Forse l’essere ad una prima occhiata fuori tema oltre che il segmento più normale, se potete considerare zombie e assassini con motosega normale, contribuisce a tenere il ritmo altissimo e vince tutto con il finale che strizza a suo modo l’occhio al più famoso finto documentario horror di sempre, insomma, non ha grossi difetti.

“Dream Girl” di Virat Pal

Ad assecondare la mia ossessione per la produzione di film Indiani, la storia ruota attorno al paparazzo Arnab, pressato dal suo capo per stare con il fiato sul collo della bella diva di Bollywood di nome Tara, su di lei girano strane voci, pratica davvero la magia nera? La verità è peggiore, così come l’incredibile e immancabile momento Bollywood, forse un po’ statico se siete abituati alla grandiosità dei balli (o delle scene d’azione) che sono in grado di mettere su da quelle parti, ma il pezzo vi si pianterà in testa ed in effetti di roba sparata in testa “Dream Girl” è pieno.

Non dovresti entrare nel camerino di una diva, no sul serio, per la tua incolumità.

Quando Tara sfoggia la sua vera natura, fa rimpiangere la magia nera, quello che va in scena è un massacro grondante morti ammazzati decisamente notevole, perché “Beyond” è caratterizzato dall’assenza quasi totale di freni inibitori, il ritmo è alto se non altissimo e la quantità di mostri (passatemi la semplificazione) non è solo creativa, ma va di pari passo con la loro efferatezza, altro che musicarelli indiani!

Bollywood: sappiamo come piantarti canzoncine orecchiabili in testa per mesi.

“Live and let dive” di Justin Martinez

Prendetevi un secondo per rileggerlo, quando saprete di che parla converrete con me che il titolo è brillante. Justin Martinez che ricordiamo per Southbound ci racconta la storia di un povero disgraziato che ha due sfighe: amici che vogliono festeggiare il suo compleanno facendo paracadutismo e compiere gli anni il giorno dell’invasione marziana del pianeta Terra.

Incontri ravvicinati del precipitoso tipo.

Il punto di vista è quello di una action cam indossata, che servirà a registrare un ricordo dell’esperienza di volo, ma che finirà per filmare l’attacco, prima in volo e poi a terra, di un primo contatto che di amichevole non avrà nulla, ma proprio nulla.

Mi sembra il caso di dirlo: I heard It through the grapevine

A mani basse il mio episodio preferito di “Beyond”, sia per il livello degli ammazzamenti, sia per il design degli alieni minacciosissimi, quindi ribadisco, forse il titolo del segmento non è l’unica cosa brillante della regia di Martinez.

“Fur Babies” di Christian e Justin Long

No, il Justin Long che co-dirige questo segmento non è un omonimo, ma proprio quel Giustino Lungo che da anni è ben radicato nel cinema horror, anzi possiamo dire che “Fur Babies” è la prova che dal tricheco di Kevin Smith non si è mai ripreso davvero.

Un groppo di attivisti animalisti si mette in testa di indagare su una pensione per cani gestita da una simpatica ma inquietante signora con la fissa per la tassidermia. Certo, si prende cura con tanto amore dei vostri “bimbi pelosi” però ecco, impagliarli per tenerli per sempre con noi? Qui qualcosa puzza e quando la banda di ragazzi si infilerà nella casa della donna, scopriranno che non è la pupù di cane.

Non abbiamo un solo Long, ma due!

“Fur Babies” è body horror, se non proprio torture porno, girato con un tono da commedia che lo dico? A me, ha fatto molto ridere, ma io sono oltre che cinefilo anche cinofilo e se leggete il nome del sito lassù in volo, dovreste aver intuito la mia propensione all’umorismo macabro, i due fratellini Long si sono divertiti, si vede, e noi con loro, cercate solo di non vomitare.

“Stowaway” di Kate Siegel

Dopo anni a recitare nei film del marito, Kate Siegel fa il salto ed esordisce alla macchina da presa su un soggetto firmato da, beh, Mike Flanagan, insomma, si sono invertiti i ruoli per questo “Stowaway”.

Il tema è rispettato in pieno: anni ’90, nel mezzo del deserto del Mojave, armata di telecamera amatoriale – molto amatoriale – una donna sta inseguendo avvistamenti e strane luci, per farlo, capiamo che ha lasciato indietro marito e figlia, ed è qui che Flanagan dimostra ancora la sua continuità tematica.

Kate Siegel alla regia, alle prese con il formato 4:3

“Stowaway” riesce ad essere intimista ma anche a riportarci alle atmosfere dei rapimenti alieni, lo fa con una grana grossa, sporca, che rende le immagini e l’interno della nave un vero incubo con punte di Body Horror. Forse un calo di ritmo, anche bello notevole “Stowaway” lo porta, ma il risultato finale resta notevole lo stesso, quindi bene così.

Anche per quest’anno la nostra dose di soggettiva e macchina da presa ballerina l’abbiamo avuta, “Beyond” forse per via del tema imposto, sfoggia una continuità e un ritmo che non sempre sono stati i punti di forza della saga, quindi questa sortita spaziale è benvenuta, spero verrà mantenuta l’idea del tema anche per il prossimo V/H/S/ ma questo lo scopriremo il prossimo Halloween.

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