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Victor Frankenstein (2016): Landistein Junior (si pronuncia Landistin)

Penso ci siano
davvero poche storie declinate in ogni loro possibile variante, un numero
infinito di volte, com’è capitato con quel pietrone miliare della letteratura
che è il romanzo “Frankenstein” di Mary Shelley. Una storia tanto seminale,
evocativa e iconica da riuscire ad affascinare lettori e spettatori fin dalla
sua prima edizione nel 1818.

Evidentemente
Max Landis era convinto che mancasse all’appello solamente una versione in cui
la arci nota storia, venisse raccontata dal punto di vista dell’assistente del
Dottor Frankenstein, il gobbo Igor. Quindi, la prima domanda da porsi sarebbe:
se il protagonista è Igor, perché il film non si chiama “Igor” (o magari Aigor,
all’americana), ma “Victor Frankenstein”? Non lo so, nel dubbio, i
titolisti italiani ci hanno messo lo zampino anche questa volta.
Evidentemente,
hanno pensato che il pubblico di uno strambo Paese a forma di scarpa, potrebbe
non capire che un film intitolato “Victor FRANKENSTEIN”, potrebbe parlare di “Frankenstein”,
in effetti è un titolo di così difficile interpretazione, da poter essere
scambiato per una commedia romantica (“Se scappi ti ammazzo, ma poi ti riporto
in vita con un fulmine”) o un musical (“tutti insieme Frankesteinamente”),
quindi hanno optato per una soluzione geniale, chiamandolo “Victor” (ma Victor
chi? Chiiiii??) e ricorrendo al Lina Wertmülleriano sottotitolo “La storia
segreta del dott. Frankenstein”. Ah! Ma Victor Frankenstein il Dottore! Ditelo
subito no! Io pensavo a Victor Frankenstein il vicebidello…
La trama la
potete intuire, ha ben poche varianti rispetto all’originale: in un circo
itinerante, un clown gobbo (nel senso di “Con la gobba” non di “Tifoso della
Juventus”) attira le attenzioni di un eccentrico dandy, quando sfoggiando
notevoli conoscenze anatomiche, riesce a salvare la vita alla bella trapezista
Lorelei, caduta malamente a terra durante un esibizione volante.



“Che botta che ho preso!” “E aspetta di vedere come continua il film”.
Sorvolando
sull’improbabile manovra eseguita sulla ragazza (100% Medically Accurate… Ma
anche no), avrete già intuito che il Dandy è Victor Frankenstein (James McAvoy),
che semina con zompetti e astuzie varie i circensi, portandosi via il gobbo,
che in realtà gobbo non è (tifa per la Fiorentina), protuberanza e postura
possono essere sistematica con un siringone e una pancera dotata di tiranti. La
nuova identità dell’ex gobbo sarà quella dell’assistente (morto) del Dottore,
una doccia e una pettinata dopo, il mondo è pronto ad accogliere il bellissimo Igor
Strausman. In quanto bellissimo, è interpretato dal “bello bello in modo assurdo”
Daniel Radcliffe (detto Fabio, se volete vi spiega anche il perché).

“Non ridete di me! Una volta ero come voi!” (Cit.)
Sulle piste
del gobbo prima e dello strambo Dottore poi, troviamo il poliziotto timorato di
Dio Roderick Turpin, interpretato dagli “occhi neri senza vita” (cit.) di Andrew
Scott. Alla rumba aggiungete il biondino ricco e annoiato Rafferty (Bronson
Webb) prima scettico e poi finanziatore del Dottor Frankenstein e il suo
assistente Dettweiler (quel gran mito di Mark Gatiss).
Ora, sapete
che io sono in buoni rapporti con la Famiglia Landis, quindi mi spiace parlare
male del figliolo del grande John, però la questione Max Landis sta
leggerissimamente scappando di mano ad Hollywood… Diciamo pure che il ragazzo l’ha fatta fuori dal vaso, ma parecchio, roba del tipo “Per terra non c’è un incendio” e quello che hai in mano non è un idrante”.
Max ha uno
stringato curriculum come scrittore di fumetti ed è piuttosto noto come
celebrità del web, tra le sue affermazioni più note, aver dato della Mary Sue alla Rey di Star Wars Episodio VII
(a mio avviso pure con ragione) e aver dichiarato che se il film dei Fantastici Quattro lo avesse scritto lui, sarebbe stato
una figata (storia vera), ma considerato quanto faceva pena quel film, anche se lo avesse scritto una scimmia riportata in vita con un fulmine sarebbe stato migliore. Diciamo che Massimino non è uno che non le manda a dire, ma che dalla sua
ha solamente un brutto taglio di capelli, quel cognome e la sceneggiatura del
film “Chronicle” da sbattere in faccia a chiunque.



“Questo è quel bischero del mio figliolo, perdonatelo se potete…”.
Premesso che
l’altro film scritto da Landis Jr non l’ho ancora visto (“American Ultra” di
cui ho sentito parlare in tutti i modi possibili…), ero curioso di vedere se “Chronicle”
è stato un colpo di culo o Max ha davvero delle cose da dire, alla luce del
risultato, posso dirlo con certezza: a volte il sole batte anche sul culo di un cane (Cit.).
La regia del
film è stata affidata a Paul McGuigan, uno che ha esordito nel 1998 con il
chiacchierato “The Acid House” e poi è passato a cosine oneste e patinate come
“Gangster nº 1”, “Slevin – Patto criminale”, ma anche cose profondamente
sbagliate come “Push”. Dal punto di vista estetico e tecnico, Paul McGuigan fa
un buon lavoro, quando la trama accelera il regista scozzese si fa trovare
pronto dirigendo scene movimentate passabili, quanto si tratta di dirigere il cast di attori le cose vanno molto peggio, ma il problema è che la dirompente smania autoriale del giovane Landis (Landistein Junior!) costringe tutti, attori e regista 
a correre in equilibrio precario sul filo sottile dell’umorismo involontario…

“Lupo ululà, castello ul…” , “L’Hanno già fatta Max! E’ vecchia ormai!”.

Mi spiace perchè voglio bene a papà John da tantissimi anni, ma mi tocca fare come una delle sue amate scimmie e dal mio ramo lanciare palline di cacca sulla testa di Max, perchè è chiaro il giovanotto ha fatto i compiti, si è riguardato un paio di vecchi film e si è convinto di poter dire la sua sul mito di Frankenstein
(Dottore e creatura), ma anche sui personaggi di contorno di questa mitologia,
il problema è il suo approccio, che poi è quello tipico dei lettori
di fumetti di super eroi americani, vado a spiegare…

Essendo anche
io un rappresentante di tale categoria, posso permettermi di parlare (male) dei
miei simili, senza rischiare di risultare “Nerdista” (il razzismo nei confronti
dei Nerd). Il lettore medio di fumetti di supereroi è fisicamente incapace di
godersi una storia, senza conoscere tutto il passato dei personaggi, non è
proprio concepibile fruire di un racconto in cui un personaggio ha il nome di
un tizio celebre, senza averne anche le caratteristiche, o per lo meno, la
storia deve spiegare il perché di tali differenze.
Per questo
motivo l’assistente Igor, non può essere solo un ragazzo brillante legato
al Dottore che gli ha salvato la vita, no! Igor deve essere per forza gobbo,
quindi è necessario mostrarlo mentre si trasforma da gobbo a Daniel Radcliffe
con parrucca a mocio Vileda in testa, capisco che questo serva a cementare il
legame tra i due protagonisti, ma di fatto il film ruota talmente tanto intorno
a Victor che le parti di Igor sono quasi accessorie.



“Non ti spaventare Daniel, credo ci sia un animale morto sulla tua testa”.
Il rapporto
tra Igor e la bella Lorelei è inutile ai fini della trama, serve
solo in un dialogo, scritto con il pennarellone a punta grossa, per suggerire ad Igor di aiutare il suo amico, che
rischia di sprofondare nel baratro della pazzia, 
cosa che anche lo spettatore
seduto, nell’ultimo posto a sinistra ormai aveva già capito, visto che James
McAvoy recita dal primo all’ultimo minuto TANTISSIMO sopra le righe, non so se
su specifica richiesta del regista, o perché ha capito che lo script fa pena, quindi tanto vale cercare di passare per un Nicholas Cage senza parrucca, perchè tanto la parrucca oscena è già sulla testa dell’ex Harry Potter.

“Here’s Johnny!” (Cit.)
Lorelei, quindi,
è poco più che un complemento d’arredo, mi aspettavo di vedere Jessica Brown
Findlay (vista nel secondo episodio della prima stagione di “Black Mirror”)
fare almeno la damigella in pericolo, in realtà nemmeno quello. Max Landis prova a far vedere a tutti di conoscere la mitologia del mostro, 
attraverso il personaggio del poliziotto Turpin, così facendo Landistein Junior trova il modo di
omaggiare l’Ispettore Krogh, il monocolo e il braccio mutilato sono quelli del
personaggio visto nel secondo storico film del 1939 “Il figlio di Frankenstein”,
anche se la maggior parte del pubblico probabilmente ricorderà meglio l’ispettore
Kemp della geniale parodia di Mel Brooks “Frankenstein Junior”, ecco… Mel
Brooks, parliamo del grande Mel.

“Scusa ma non era già questa la parodia di Frankenstein?”.
Chiunque
voglia scrivere o dirigere un film su Frankenstein, deve confrontarsi non tanto
con il romanzo originale, o con la miriade di film dedicati alla creatura,
quanto proprio con l’ingombrante presenza del capolavoro di Mel Brooks, il
paragone diventa inevitabile, anche perché il film “Young Frankenstein” non era
solo una riuscitissima parodia piena di battute da mandare a memoria, ma anche
il miglior omaggio a tutti i film mai prodotti tratti dal romanzo di Mary
Shelley.

Il problema di
questo “Victor – La storia segreta del dott. Frankenstein” sta tutto qui, nella
sua scalciante smania di essere considerato un autore, Max Landis porta tutti a
fondo con sè, spargendo lungo tutta la pellicola momento tragicomici durante i quali è
impossibile non pensare al film di Mel Brooks e così facendo dà un calcio al
secchio del latte alle (poche) intuizioni azzeccate, come la frase di Igor che cerca
di convincere l’amico e Maestro che nessuno ricorderà Frankenstein, il dottore,
ma solo la creatura, se consideriamo il fatto che ancora oggi, dicendo “Frankenstein”
tutti pensano ad un mostro gigante con la testa piatta e i bulloni nel collo,
questo passaggio della sceneggiatura era molto 

azzeccato.


“Perchè tutti si ricordano di te e nessuno mai di me! Perchè!?”.
Bisogna dire,
però, che la famigerata creatura si vede sì e no una decina di minuti nel
finale (di un film che comunque dura due ore) e, per altro, a livello di effetti
speciali, è anche una mezza delusione. Per riempire l’attesa Max Landis s’inventa il primo esperimento del Dottore, un omuncolo costruito usando parti di
animali, tra cui gli Scimpanzè, ora, io sono sicuro che quella scena verrà
demolita dal grande pubblico, ma quando ho visto una Franken-Scimmia,
zompettare scintillando scariche elettriche, il fanatico dei film con le
scimmie dentro di me si è esaltato tantissimo! Sarà pure la trovata più trash
di tutto il film (anche se gli effetti speciali non sono niente male), ma
vedendo quella scena ho capito che per i Landis, le scimmie sono un affare di
famiglia!



La famiglia Landis continua ad alimentare i Monkey-Movies!

Max con la sua esuberanza, o la sua spocchia di autore consumato (fate voi) trascina tutto il film a fondo, il risultato è che anche quel poco che possiamo trovare di buono, risulta ridicolo come, ad esempio, la prova di Daniel Radcliffe, uno che ha già dimostrato di trovarsi a suo agio in opere gotiche (come “The Woman in Black” ad esempio), anche se qui tutto è talmente sbagliato che più che “Gotico” parlerei di “Comico”. Certo che poi se Radcliffe smettesse di essere così “Fabiesco” sarebbe meglio per tutti…


Anche il resto del cast va sotto contro le mire autoriali di Landistein Junior, in certi momenti sembra sempre
di stare guardando qualcosa che scimmiotta (penso sia la parola più adatta) un
episodio di Sherlock e da questo punto di vista, avere nel cast Andrew Scott
(il Professor Moriarty nella serie della BBC) e Mark Gatiss (autore e
interprete di Mycroft Holmes) non aiuta moltissimo…

Insomma, Max: non basta avere il cognome importante e aver scritto quattro fumetti per essere un autore, però cacchio, la scimmia! Voi Landis trovate sempre
il modo regalarmi almeno una gioia cinematografica in un modo o nell’altro! Salutami tanto papà e cerca di fare il bravo dai!
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