I fumetti ci hanno insegnato che il buono e il cattivo spesso sono due facce della stessa medaglia e in molti casi possono essere anche amici. Un po’ come se io e il mio arci nemico GIEI GIEI Abrams ci incontrassimo al pub, probabilmente finiremmo a parlare delle comuni passioni, come la bellezza dei film di Steven Spielberg.
Sto prendendo questo post alla larga, lo so, ma se avete
visto tutta la prima (francamente spero anche unica) serie di “Watchmen”
potete sopravvivere anche alla mia canonica premessa che sembra vagare senza
direzione. Ho sempre considerato Damon Lindelof un po’ il braccio armato di
GIEI GIEI, il suo cane da guardia sguinzagliato per fare il lavoro sporco, come
tentare di portare in meta quel grande casino meglio noto come Lost.
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Il nemico pubblico numero 2 (GIEI GIEI mantiene il primato) |
Proprio come Rorschach, Damon “cioccolatino” Lindelof non è
certo senza macchia, perché anche lontano da GIEI GIEI è sempre quello che ha
firmato quella porcheria di Prometheus.
Mi sono rifiutato di vedere la sua serie tv “The Leftovers”, malgrado qualcuno
(per un po’) me ne abbia parlato discretamente e ho semplicemente ignorato l’idea
che “cioccolatino” fosse al lavoro su una serie televisiva ispirata a Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons,
sperando che ignorando il problema sarebbe scomparso da solo, politica che non
paga dividendi, se volete saperlo.
di sé ed ora che ho finalmente messo “nero su Bara” anche la mia posizione (e
il mio complicato rapporto) con l’adattamento cinematografico diretto da Zack Snyder, posso affrontare anche “cioccolatino”.
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Jean Smart nella parte della tosta agente, ma anche del mio approccio a questa serie scritta da “Cioccolatino”. |
In quanto proprietario di dalmata ho una naturale
propensione a vedere tutto bianco e nero, spesso a giudicare in puro stile Rorschach.
Ho sempre avuto la certezza che al pari dell’immaginaria birra al Pub con GIEI
GIEI, potrei fare lo stesso con Lindelof, anche se con lui molto probabilmente
finiremmo a parlare di fumetti, visto che il ragazzo è irrimediabilmente e
totalmente Nerd. Di solito ce ne vuole uno per riconoscerne un altro, quindi,
credetemi, lui lo è di sicuro.
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Solo un Nerd farebbe una robetta del genere, garantito! |
Un Nerd cresciuto leggendo e rileggendo Watchmen, come faccio io, come ha fatto Zack Snyder e come fanno
anche molti di voi, con la sola differenza che Snyder ha dimostrato che del
fumetto di Alan Moore e Dave Gibbons guardava solo le figure, mentre Lindelof… Beh, lui lo ha letto e lasciatemi aggiungere che, forse, lo ha anche capito. Non
sono mai stato tenero con “cioccolatino” che per ora con i suoi lavori mi ha
spesso fatto vedere tutto nero, ma questa volta, vedo del bianco perché questa
serie devo dire che mi è anche piaciuta.
episodi risultano interessanti nel loro mettere sul tavolo parecchi argomenti,
ma (ovviamente) non risolutivi. Trattandosi dell’uomo dietro a sei anni buttati
nel cesso con Lost, ho tenuto la
guardia parecchio alta, ma verso il quarto episodio ho pensato che il ragazzo
avrebbe potuto farcela e, in effetti, così è stato. Apro un doveroso paragrafo
molto importante, poi andiamo nel dettaglio.
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I ragguardevoli titoli (brevi) di questa serie (ma perché le scritte in sovraimpressione ormai hanno caratteri monumentali?) |
Nei primi episodi “cioccolatino” non lo mette subito in
chiaro, anche se alcuni indizi sono palesi: questa serie tv sceglie di ignorare
completamente il film di Zack Snyder
per proporsi come seguito del fumetto di Alan Moore e Dave Gibbons. Se avete visto solo il film del 2009,
resterete spiazzati subito per alcune differenze e a lungo andare vi sarà
impossibile comprendere tutti i riferimenti. Se non avete mai letto “Watchmen” in vita vostra, questa serie è
semplicemente incomprensibile, ma soprattutto… ‘Azzo state qui a leggere me,
correte a rimediare no!? Fine del doveroso paragrafo, da qui in poi SPOILER!
lettore di Watchmen provando a rispondere alla domanda (più che lecita) che
viene in mente a tutti dopo l’ultima pagina del capolavoro di Moore e Gibbons:
“Cosa è successo dopo?”. La risposta è, ovviamente, quella di Lindelof che potrebbe
essere diversa dalla mia, dalla vostra e sicuramente sarebbe MOLTO diversa, se
mai Alan Moore decidesse di scrivere per davvero un seguito di “Watchmen”, cosa
che non farà mai perché tanto non ha certo bisogno di farlo, aveva già detto
tutto nel 1986.
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“Nel 1986 me la spassavo a Miami con Rico, bei tempi quelli!” |
Perché dico che Snyder guardava solo i disegni (lo capisco,
visto che quelli di Gibbons sono stupendi), mentre Lindelof ha davvero capito il
senso di Watchmen? Perché nel creare
il suo seguito alla storia, tiene conto della lezione di Moore e non si
dimentica del fatto che il Mago di Northampton, scrisse Watchmen anche in reazione alla Reaganomics. Lindelof, a suo modo, fa
lo stesso: parte dall’ultima pagina del fumetto di Moore, ma non si dimentica della
strambo mondo in cui viviamo, anzi, trova il modo di far conciliare piuttosto
bene le due cose.
per negare quelli che da anni vengono considerati i “punti deboli” (virgolette
obbligatorie) dell’opera originale di Moore, da parte sua non arriva nessun
tentativo di correggere quelle parti che alcuni lettori particolarmente
puntigliosi amano additare. Quindi, se ve lo state chiedendo: Adrian Veidt usa
ancora la stessa password per il computer e no, nessuno ha sostituito il piano
assurdo (da personaggio dei fumetti, dimostrazione che Watchmen non ha punti
deboli) con dei missili nucleari, su New York nel 1985 è precipitato un enorme
calamaro gigante che ha sconvolto molte menti e cambiato il mondo e proprio da
qui Lindelof parte, facendo un ottimo lavoro nel costruire il mondo in cui è
ambientata questa nuova ucronia.
Dottor Manhattan è ancora in esilio volontario su Marte e i vigilanti in maschera,
malgrado qualche sparuto tentativo, sono sempre illegali. Dopo essere arrivato
a mezzo giro di lancetta della distruzione totale, il (non tanto coraggioso)
nuovo mondo che è sorto dal piano di Veidt è estremamente sensibile alla questione
delle tensioni razziali e cerca in tutti i modi di compensare gli
afro-americani che hanno subito discriminazioni, ben rappresentate dalla “notte
bianca” di Tulsa nel 1921, un massacro operato da parte dei suprematisti
bianchi, sulla popolazione locale, che apre la prima puntata della serie.
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Più che suprematisti bianchi, suprematisti bianco-neri. |
Damon Lindelof ci scaglia subito nel vivo della sua storia,
raccontando il massacro dal punto di vista di un ragazzino di colore che viene
salvato dalla distruzione del suo mondo, solo perché i suoi genitori lo
nascondono dentro una cassa al momento giusto, in una scena che ricorda in tutto
e per tutto le origini di Superman.
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Picchia come la “pinguina” dei Blues Brothers e ha più o meno lo stesso look. |
Vi ricorda niente tutto questo? Ad esclusione dei poliziotti mascherati e delle costanti piogge di calamaretti morti dal cielo, Damon Lindelof utilizza “Watchmen” come spunto di partenza per parlarci anche di un mondo ossessionato dal “politicamente corretto”, in cui si fa di tutto per correggere gli errori del passato mettendo alla berlina razzisti, misogini e bulli, anche se questi, nella loro veste più estrema, sembrano tornare in auge con fin troppa risposta di pubblico, questo 2019 alternativo è fin troppo simile a quello reale e al suo seguito, il 2020.
In tutto questo “cioccolatino” strizza l’occhio a Watchmen (l’uso simmetrico delle uova una costante per tutta la serie, oppure una schizzata di sangue sopra una spilla a forme di Smile), ma lo fa stranamente senza risultare urticante, perché
nella sua versione della storia ha parecchio di nuovo da aggiungere, senza
negare il passato, basta dire che molti hanno sempre considerato Jeremy Irons
il perfetto Adrian Veidt e finalmente qui lo vediamo per davvero interpretare
l’invecchiato, ma ancora gagliardo Ozymandias.
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“Decisamente meglio che fare il maggiordomo a Ben Affleck” |
Il mondo che costruisce Lindelof è diviso tra bianchi e neri,
come se fosse filtrato dalla maschera di Rorschach che nella serie non compare,
ma è ben sostituito da “Specchio” (il bravissimo Tim Blake Nelson, una vita da
attore feticcio dei Coen qui in grande spolvero) la cui maschera, non a caso, tende
al grigio ed infatti è un personaggio controverso a cavallo degli schieramenti,
ma che comunque “cioccolatino” (hanno tutti un soprannome nella serie, quindi
il suo resta quello) riesce a rendere completo e ben caratterizzato grazie anche
ad un episodio chiave a lui dedicato (1×05 “Little Fear of Lightning”).
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Solo io sto pensando alla battuta sul sesso sicuro di “Una pallottola spuntata” (1988)? |
Lindelof con questa serie sembra aver fatto un remix di un
pezzo classico (passatemi la metafora musicale), una versione più moderna, ma rispettosa
dei canoni della canzone originale. La trama e i legami tra i personaggi
diventano chiari nel corso della storia (proprio come accadeva in nel fumetto), ma trattandosi di un remix,
alcuni elementi devono cambiare, quindi ci sta che Veidt debba fare i conti con
un personaggio come Lady Trieu che rivela la sua natura (e le sue intenzioni)
solo all’ultimo momento.
piuttosto avvincente scoprire le origini di questi personaggi che, però, riescono
da subito a risultare anche piuttosto carismatici. Il capo della polizia
interpretato da Don Johnson sembra l’eroe di turno (anche in virtù del fatto di
esserlo stato per anni in televisione), mentre Regina King e la sua Sorella
Notte alla lunga emergono per effettivi meriti e non per buonismo di facciata,
nell’assegnare il ruolo principale ad una donna, per di più nera.
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Se vi ricordate il nome di questo personaggio, vuol dire che avete letto tante volte Watchmen (oppure lo avete letto attentamente) |
In questo mondo di specchi in cui bianco e nero determinano
la posizione nella scala sociale, il vecchio Louis Gossett Jr. riesce ad
aggiungere un ruolo mitico in una carriera che ne aveva già parecchi, ma una
menzione speciale la merita anche l’ipnotica (e a tratti angosciante) colonna
sonora firmata da Trent Reznor e Atticus Ross.
assimilato la lezione di Watchmen nel sesto episodio della serie (1×06 – This
extraordinary being) dove un personaggio minore, ma chiave, del capolavoro di
Moore e Gibbons diventa assoluto protagonista di un episodio bellissimo. Non vi
farò nessuna rivelazione, ma è chiaro che Moore non avrebbe risolto allo stesso
modo il mistero dell’identità segreta di Giustizia Mascherata, ma proprio con
questo mistero Lindelof ci regala un seguito moderno e rispettoso dell’originale,
in grado di appassionare i vecchi lettori, ma di portare avanti la trama in modo
brillante, trattandosi dello stesso che ha scritto Prometheus è davvero incredibile!
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“Ti rendi conto? Cassidy sta parlando bene di te!”, “É il giorno più felice della mia vita mi viene da piangere!” |
Questo remix di “Watchmen” riesce a spingersi fino a episodi
tematici in equilibrio tra il comico e il romantico, come l’ottimo ottavo
episodio (1×08 – A God walks into a bar) in cui Lindelof aggiorna anche il
personaggio più iconico (e vistoso) del fumetto originale, ovvero il Dottor
Manhattan. Ci riesce nascondendolo (in bella mostra) per quasi tutto l’episodio
e scoprendo le carte poco alla volta, fino a riuscire a trovare il modo di
aggiornare il personaggio e di renderlo coerente con la sua versione della
storia.
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Insomma, ero pronto al disastro con questa serie, invece mi
sono divorato i nove episodi con curiosità, non ho mai trovato un singolo
momento che mi abbia fatto urlare «Sacrilegio!!!» per lesa maestà nei confronti
di Moore e Gibbons, Snyder ha provato la via della fedeltà cieca, ma ottusa, Lindelof,
invece, è lo scolaro che dimostra di aver capito e assimilato la lezione, riuscendo
a sfornare un remix interessante e bilanciato che si conclude con un’ultima
scena che (non a caso) si gioca la classica “I Am The Walrus” dei Beatles, ma
nella versione degli Spooky Tooth, in una scena finale in cui ho rivisto
qualcosina della conclusione di Il signore del Male. Mai in vita mia avrei pensato di mettere Carpenter e Lindelof
a breve distanza nella stessa frase, ma se qualcuno riesce a raccontare una
storia avvincente che funziona, io sono pronto ad ascoltarlo.
decida di fermarsi qui, perché si è preso dei grandi rischi, ha portato a casa il
risultato realizzando una stagione che potrebbe essere anche autoconclusiva.
Conoscendolo non sarà affatto così, quindi temo che prima o poi il Rorschach in
me gli darà la caccia in tutti i pub per spezzargli le dita, ma per questa
volta, posso solo apprezzare il suo lavoro. L’impresa era complicata, ma “cioccolatino”
ha fatto un buon lavoro, ora, però, non ti montare la testa, eh?