Era ora che io scrivessi qualcosa di “Wendigo” film del 2001 diretto dal mio nuovo grande amico Larry Fessenden, il regista Horror con la faccia da film Horror (infatti ha anche recitato in “I sell the dead”). Che dire, mi ricordavo un buon film, rivedendolo l’ho trovato anche migliore.
Come vi dicevo, parlando di quel filmone che è The Last Winter le cose sono due: o Fessenden è completamente pazzo, oppure è un regista con le palle che fumano. Sì, perché se con “The Last Winter” andava a giocare nello stesso campo da gioco de “La Cosa” di Giovanni Carpentiere, senza sfigurare, ma anzi, sfornando un film pauroso e bellissimo, con il suo precedente film “Wendigo”, il nostro Crazy Larry ha deciso di prendere a modello quello che molti considerano il miglior film Horror mai girato: “Shining” di Stanley Kubrick, mica pizza e fichi…
Lo dico subito: “The Last Winter” è un film molto più riuscito di “Wendigo”, eppure nel confronto diretto con il maestro Stanley Kubrick, anche questa volta Fessenden ne esce a testa alta!
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Vi ricorda per caso qualcosa? |
Basta guardare la prima scena: un’auto corre tra le strade innevate del Nord, a bordo un famiglia, papà George, mamma Kim e il piccolo Miles. Una scena che dopo mezzo fotogramma, ti fa pensare immediatamente a quella iniziale di “Shining” e da qui in poi Fessenden non tira mia indietro la mano.
Perché tutto il look della pellicola, ricorda un film Horror degli anni ’70, il nostro Larry utilizza lo stesso stile di montaggio (curato da lui in prima persona) e persino il modo di muovere la camera è perfettamente in stile con i film anni ’70.
Se non fosse per la presenza di Patricia Clarkson nei panni di Kim e del nasone di Jake Weber (che poi era il marito di Patricia Arquette in “Medium” ci ho messo un po’ ma poi l’ho riconosciuto…) nei panni di papà George, verrebbe davvero da pensare di trovarsi di fronte ad un film proveniente da un’altra epoca!
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Se non fosse per il nasone di Weber sembrerebbe di essere tornati negli anni ’70. |
Per altro, volevo far notare la chicca durante i titoli di testa (bellissimi) del film: il piccolo Miles seduto in auto, è intento a giocare con un pupazzetto di Voltron e uno dell’uomo Lupo, con le sembianze di Lone Chaney. Potrebbe sembrare solo una chicca per appassionati, ma mi è venuto seriamente da pensare che i due giocattoli fossero a loro volta dei Totem: Voltron è un Leone, mentre Lone Chaney ovviamente un Lupo, entrambi animali che nel corso del film vengono sostituiti dalla statuetta del Wendigo che il bambino riceve dal misterioso Indiano del negozio. Non so se le due cose siano legate, ma secondo me quel pazzoide di Fessenden non ha scelto i due pupazzetti a caso.
Per tornare a bomba alla trama: George alla guida dell’auto investe accidentalmente un cervo per via della strada ghiacciata. Questo porta ad un diverbio con un gruppo di cacciatori locali, guidati da un sacripante con baffi a manubrio di nome Otis. Una volta arrivati a casa, George trova un foro di proiettile nel muro e realizza che si tratta di un colpo sparato da un fucile da caccia.
La famigliola cerca di passare un po’ di tempo insieme, ma l’inquietante Otis fa sempre più spesso capolino, perseguitandoli. La svolta avviene al negozio del paese. Miles riceve da un misterioso Indiano, una statuetta che raffigura il Windigo, creatura leggendaria nata dal folklore pellirossa. Il bambino diventa ossessionato dalla statuetta e con l’aumentare delle minacce nei confronti della famiglia, inizieranno ad aumentare anche gli avvistamenti di una strana creatura, metà uomo, metà cervo e tutto mistero.
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«Molto meglio questa delle figurine Panini dei calciatori» |
Larry Fessenden è un cultore della mitologia dei nativi americani, di fatto riesce ad offrire una visione tutta nuova della leggenda del Windigo, non più semplice creatura evocata da atti di cannibalismo, come è stato semplificato in mille altri film Horror che hanno pensato di sfruttare questa antica leggenda.
La creatura diventa la manifestazione di un potere superiore, una versione minore, ma del tutto simile all’Overlook Hotel di “Shining”. Fessenden cura tutte le fasi del film: dirige, scrive e si occupa del montaggio, il risultato è una riuscita operazione di postmodernismo Horror.
Per raccontarci la storia si prende tutto il tempo necessario. Nella prima parte l’orrore è praticamente assente, assistiamo solo alla normale routine dei protagonisti, ma è nella seconda metà che il film sale di livello. Sfoggiando una gran maestria registica, Fessenden riesce a creare un’atmosfera tesa e inquietante. Parliamoci chiaro: la creatura sembra un tizio con indosso un costume della renna Bullwinkle, eppure mostrandolo poco e di sfuggita, il nostro Crazy Larry riesce ad evocare la potenza mistica della natura. Il lavoro che fa è così efficace, che ad un certo punto, per far percepire la presenza del Wendigo, non ha più nemmeno bisogno di mostrarlo, basta un ramo scricchiolante che si muove e tu spettatore, già sai che non si tratta del vento.
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Non vedi nulla? Bene, allora preoccupati. |
Qualche anno dopo questo film, Fessenden ha incrociato nuovamente il Windigo sulla sua strada, in un episodio della serie tv “Fear Itself” (1×08 – Skins & Bones), un ottimo esempio di quelle semplificazioni della leggenda Indiana di cui parlavo prima.
L’episodio in sé ha una sceneggiatura (non scritta da Fessenden) bruttarella che funziona soltanto nella parte centrale, dove Larry mette su un paio di scene belle tese, affidandosi al corpo pazzesco del mitico Doug Jones (devo davvero spiegarvi chi è Doug Jones? No dai, lo so che lo sapete…). Larry porta a casa il risultato, ma si tratta comunque di un giochino, anche perché Fessenden aveva già mostrato tutta la forza e il lirismo del mito del Windigo in questo film.
Come detto il film non raggiunge gli apici di “The Last Winter”, ma personalmente se mi trovo davanti ad un horror così abile a gestire le atmosfere e a cambiare di passo quando la storia lo richiede, diretto e montato in maniera tanto ricercata, da sembrare volutamente un film degli anni ’70, beh, io mi esalto tantissimo!
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Non sono cattivo è che mi pettinano così. |
Anche perché i minuti finali sono una vera e propria cavalcata diretta benissimo, che si conclude con una scena beffarda e azzeccatissima. Dimostrazione che anche questa volta il nostro Crazy Larry non solo è riuscito a strizzare i centesimi del budget (non propriamente stratosferico), ma soprattutto è riuscito a centrare il film, con la mano ferma dell’autore. No sul serio, voi dovete fare la conoscenza di Larry Fessenden, se amate l’Horror diventerà anche il vostro nuovo grande amico.