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Wes Craven presenta cose (a caso): Slow burn e They (2002)

Il 2 di agosto sarebbe stato il compleanno di un Maestro come Wes Craven, ma siccome vivo un paradosso, mi trovo nella non semplice situazione per cui ormai, anche se mi da sempre molta gioia scrivere dei film di zio Wes, dopo la rubrica a lui dedicata non ho molti altri titoli da dedicargli. Eppure niente, quanto arriva l’estate e questo caldo soffocante, io sento proprio il bisogno di un po’ di Craven, quindi oggi, in onore al Maestro, porto sulla Bara un paio di titoli del 2002 che in qualche molto, lo vedono implicato. Forse.

Wes Craven’s Slow burn (2002)

Almeno, è con questo utilizzo sparato in faccia al pubblico che troverete il film su Prime Video, ma basterà un secondo dopo aver premuto “play” per veder comparire sullo schermo il vero titolo del film, ovvero “They Shoot Divas, Don’t They?” anche noto come “They shoot divas – Omicidio a Bel Air”, quindi siamo a ben tre titoli per un filmetto televisivo che nelle intenzioni, vorrebbe somigliare ad uno di quelli diretti da papà, qui solo in veste di produttore, visto che a dirigere è il figliolo Jonathan Craven, al suo primo ed unico film da regista, prima di mettere su una prolifica carriera sì, ma in un altro campo della direzione, ma tra poco ci arriveremo.

«Jennifer Beals? Jennifer Beals di Flashdance?» (cit.)

Sloan McBride è fatta a forma della bellissima Jennifer Beals, come si capisce dai primi minuti del film, in cui Beals canta utilizzando la sua voce, Sloan è una diva della musica degli anni ’80 che non ha saputo allineare il suo stile ai gusti del pubblico dei primi anni 2000, malgrado i produttori spingano per farle provare nuovi percorsi musicali. Tutto questo è quasi metaforico, perché la protagonista in tal senso è identica al suo film, un prodottino per la televisione con l’aspetto generale da filmetto degli anni ’90 (formato 4:3 compreso, ma perché!?) che tutto sembra, tranne che un film targato 2002.

Un po’ thriller, un po’ dramma da mondo della musica, un po’ filmetto da pomeriggio di Canale 5, “Slow burn” o “They shoot divas” porta in scena una trama che si “complica” con l’arrivo dell’assistente dell’assistente (un caso di subappalto barbaro) Jenny interpretata dalle due espressioni di Keri Lynn Pratt, una tutta “carina e coccolosa” (cit.) quando il suo personaggio deve guadagnarsi la fiducia della Diva, l’altra arrabbiata per mettere in chiaro quello che abbiamo capito tutti al minuto due di questo filmettino, che procede a colpi di soluzioni narrative imbarazzanti e di video musicali.

Come Craven Junior ha scoperto la sua vera vocazione.

Quelli non mancano, penso che siano anche i momenti che hanno permesso a questo filmetto di raggiungere la durata minima per essere considerato un lungometraggio, ma sono anche le scene che hanno rivelato la vera vocazione del figliolo del grande Wes, ovvero dirigere video musicali. Jonathan Craven infatti ne ha diretti molti per i Limp Bizkit, Rihanna e per Shakira, insomma, mi piace pensare che per lo meno, il ragazzo abbia trovato la sua strada.

They – Incubi dal mondo delle ombre (2002)

Vi ricordate di Robert Harmon? Dovreste visto che il suo esordio alla regia è stato il fulminante The Hitcher – La lunga strada della paura, dopo essersi perso tra parecchie produzioni televisive, il nostro è tornato alla regia di un Horror scritto da Brendan Hood e funestato da parecchie difficoltà. Di solito amo raccontare la pre-produzione di un film e poi la sua trama, per questa volta farà il contrario, poi capirete il perché di questa mia scelta.

Il prologo va detto, è interessante, “They” inizia con un bimbo quasi seienne, che non vuole dormire da solo nel suo letto durante una notte buia e tempestosa (cit.) perché ha paura che LORO vengano a prenderlo, la mamma lo ignora e LORO vengono a prenderlo per davvero. Tutti giusto, tutto efficace anche nel fare leva sulle paure infantili, per un Horror, mai un male.

Mai una gioia nel mondo della psicologia.

Salto in avanti, facciamo la conoscenza della bionda Julia (Laura Regan) e del suo fidanzato, in una scena talmente carica di “sesso a pile” che lo sai già da lontano un miglio che i due non combineranno niente e verranno interrotti, come puntualmente accade. Nello specifico da una telefonata di Billy, paziente della bionda psicologa che non dorme da giorni, ha la mente a pezzi, straparla di LORO e per concludere, si spara in faccia al cospetto della sua analista. Giuro che non farò battute su prescrizioni sbagliate di piombo.

Sta di fatto che questa storia di LORO, resta incollata a Julia, il diario di Billy è delirante ma improvvisamente il terrore notturno inizia ad affliggere anche la protagonista e anche qui, bene che un film Horror sia in grado di cavalcare l’Incubus, tema sempre caro al vecchio Wes Craven.

Questo vale come Facehugger? Bah!

Robert Harmon ha troppo mestiere per mostrare i mostri in piena luce, che sembrano ragni usciti da un incubo, sta di fatto che nemmeno una fuga in metropolitana (anzi sotto, nei tunnel) riesce a risollevare le sorti di un film e quando non ci riesce nemmeno la mia teoria delle scene in metro, allora niente o nessuno può.

Il bello è che il finale, sembra messo lì per giustificare il sottotitolo italiano, o viceversa, non l’ho capito, sta di fatto che nella versione DVD del film (si ho anche quella, sono matto, potete dirlo, ne sono consapevole), tra gli extra troviamo un finale alternativo cento volte più banale e quasi meno peggio di quello ufficiale, il che è tutto detto.

Non ci capite nulla di questa immagine? Confusa, proprio come la trama.

Cosa è andato storto in questo film? Quasi tutto, Brendan Hood aveva proposto un film con creature tecno organiche (quindi una sorta di mani-ragno) che utilizzavano gli umani come pezzi di ricambio, peccato che di tutto questo nel film, sia rimasto solo l’eco per di più sbiadito e reso piatto da un cast che non brilla e una regia piatta, frutto di una produzione troppo invasiva che ha rimaneggiato tutto, dalla sceneggiatura al girato finale. So cosa state pensando, possibile che zio Wes abbia fatto tutto questo? Nemmeno per sogno! Perché Craven non ha alcun legame con questo film. Ammettetelo, questo è il vero colpo di scena della storia.

Malgrado ovunque, anche nella mia copia del DVD presa al mercatino dell’usato in cambio di una nocciolina sbocconcellata, ci sia scritto in bella vista “Wes Craven presenta”, anche nei titoli di coda, infatti Wes questo fa, presenta, o per lo meno, immagino abbia preso dei soldi per concedere che il film venisse pubblicizzato con un bel “Wes Craven presenta” e senza dover fare davvero altro, come i vecchi film con il nome Bruce Lee nel titolo, erano quelli dove Bruce Lee NON recitava, stessa cosa.

Visto che per puro caso mi è capitato di vedere i due film a brevissima distanza uno dall’altro, dopo aver guardato il calendario ho capito che questo 2 agosto in qualche modo, andava dedicato a Wes Craven, anche solo per ribadire che la sua grandezza si percepisce anche in assenza, e questi quasi (gulp!) nove anni senza di lui, lì ho sentiti tutti. Ciao Wes!

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