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What Happened to Monday (2017): Il giorno della marmotta (rapace)

Non so voi, ma
personalmente non ho mai sopportato i lunedì, più vado avanti più li trovo
insopportabili. Quindi, un film in cui la premessa è la scomparsa di lunedì già
m’interessa, figuriamoci poi se è diretto da quell’adorabile matto di Tommy
Wirkola. Virgola, anzi no, punto.


Purtroppo, a
scomparire non è l’odioso giorno della settimana, ma grazie ad una veloce
premessa prima dei titoli di testa, il film ci porta nell’anno 2073, un futuro
distopico in cui per far fronte ad una sovrappopolazione mondiale galoppante e
all’impossibilità di produrre cibo per sfamare tutti, la super capoccia della
solita multinazionale interpretata da una svogliata Glenn Close istituisce la
regola del figlio unico, dove i secondi e terzi geniti di ogni nucleo familiare
vengono congelati in capsule criogeniche, in attesa del giorno in cui ci sarà
pappa per tutti quanti. Quando vengo tirato giù dal letto dagli “adorabili”
pargoli dei miei vicini di casa, capisco perché nella realtà del film questa
legge sia passata così agevolmente.
Peccato che nonno
Terrence Settman (Willem Dafoe che ultimamente si vede spesso per fortuna) di
fronte alla sue sette nipotine tutte gemelle, faccia come Scalfaro e al grido
di “Io non ci sto!”, le battezza con enorme sforzo di fantasia chiamandole con
i nomi della settimana e poi decide di nasconderle in casa imponendo loro un
rigido sistema di regole per sopravvivere. Vi è andata bene ragazze, avete
rischiato di chiamarvi Dotto, Pisolo, Eolo, Mammolo, Gongolo, Cucciolo e Brontolo.



“Lo so che avreste preferito i nomi dei sette samurai, ma così su due piedi non li ricordavo tutti”.

Per trent’anni il
sistema inventato da nonno Willem funziona, le ragazze crescono seguendo una
regola ferrea, si esce un giorno a settimana in base al nome (Domenica è la più
sfigata, trova tutti i negozi chiusi, però non va mai a lavorare), interpretando
tutte la stessa identità fittizia, ovvero quella di Karen Settman tiratissima
donna in carriera dai tailleur che lavora proprio nell’azienda di Nicolette
Cayman (Glenn Close). Quando dico regola ferrea, intendo che non è possibile
concedersi distrazioni, per il bene di tutte le sette ragazze in casa sono
libere di sviluppare la proprio personalità, ma il giorno in cui vengono chiamate
ad interpretare Karen Settman queste differenze non si devono vedere, dettaglio
che può avere anche sviluppi sanguinolenti, vedere per credere.

La storia del
cinema è costellata di attori impegnati ad interpretare più di un personaggio
nello stesso film, un classico ad esempio è la coppia di gemelli, lo ha fatto
Tommaso Resistente in Legend, Jean
Claude Van Damme in “Double Impact” (1991) e anche i miei gemelli
cinematografici preferiti di sempre, Beverly ed Elliot Mantle entrambi
interpretati da uno scintillante Geremia Ferroso in Inseparabili.



Fletto i muscoli e sono nel vuoto! (Cit.)

Nelle commedie
attori come Eddie Murphy e Mike Myers (ma che fine ha fatto?) nella saga di
“Austin Powers” hanno fatto di questa specialità un’arte, ma mi vengono in
mente anche i quattro cloni di Michael Keaton nello spassoso “Mi sdoppio in
quattro” (1996). Vogliamo alzare la posta in gioco? Ricordo un vecchio film di
John Huston (“I cinque volti dell’assassino” 1963), in cui Kirk Douglas
interpretava cinque personaggi, potrei citare James McAvoy in Split, ma penso che il vincitore morale
di questa classifica sia l’imprendibile Alec Guinness che in “Sangue blue”
(1949) interpretava ben otto personaggi. Se mi sono dimenticato qualche caso
celebre siete liberi di insultarmi e sparare nomi nella casella dei commenti.

Nel tentativo di
insidiare Sir Alec Guinness entra in questa classifica a gamba tesa Noomi
Rapace che qui vola a quota sette interpretando tutte le sorelline del film,
motivo per cui il titolo originale del film era proprio “Seven Sisters”,
modificato poi da Netflix (che ha l’abitudine di farlo) in “What Happened to
Monday” forse per non inimicarsi le maggiori compagnia petrolifere mondiali.



Rocco Noomi e i suoi fratelli le sue sorelle.

Noomi Rapace qui
compare in più versioni della Barbie, con capelli rossi oppure in versione
sportiva mostrando i muscoli mentre prende a pugni il sacco da boxe, bisogna
dire che a livello di identificazione dei personaggi siamo un po’ alle aste,
quella intelligente del gruppo ha gli occhiali e un look grunge, mentre
Saturday è quella tinta bionda con la propensione per l’alcool e la “Vida
Loca”, d’altra parte se esci di casa solo il sabato è normale che ti sale la
febbre del sabato sera.

Il bello è
proprio il fatto che dietro l’identità fittizia di Karen Settman ci sono sette
donne diverse costrette a vivere all’infinito la stessa identica giornata senza
sgarrare per non fare una brutta fine, un infinito giorno della marmotta
(Rapace) imposto per opporsi alla distopia di un mondo impazzito.


“Ho sempre la fastidiosa sensazione che sia sempre lunedì mattina”.

Ho sempre voluto
bene a quel matto di Tommy Wirkola, gli zombie nazisti di “Dead Snow” (2009)
erano una buffonata molto divertente con cui il Norvegese pagava il suo debito
di amore per l’Evil Dead di Sam Raimi.
“Hansel & Gretel – Cacciatori di streghe” (2013) è stato giustamente
massacrato perché era poca cosa, però aveva quel look generale da episodio di
“Xena” che mi faceva sentire un po’ a casa, inoltre, la trovata di Hansel
diabetico per aver mangiato troppe caramello da bambino, dai ammettiamolo: era
geniale!

Dead Snow 2: Red vs Dead, è diventato subito uno dei film più divertenti
del 2014 anche in virtù di quel finale tutto matto, questo progetto prodotto
da Netflix di fatto è la prova che Tommy Wirkola può lavorare anche su soggetti
non per forza Horror, ma senza perdere quel gusto per il sangue e la capacità
di saper imprimere un bel ritmo ai suoi film.
Quando la ferrea
routine delle sette gemelline salta e Monday scompare senza più tornare a casa
dall’ufficio, le altre sei sorelle indagano per scoprire cosa è successo nelle
ultime ventiquattro ore di vita della sorella, il tutto con la multinazionale
di Nicolette Cayman alle calcagna. Che, per altro, realizzo solo in questo
momento, Glenn Close è passata da dare la caccia ai cuccioli di dalmata nei
panni di Crudelia Demon, a Noomi Rapace in questo film, da padrone di dalmata
non posso che tifare subito per Noomi!


Crudelia Glenn Close, Crudelia Glenn Close, farebbe paura perfino a un leon…

La prima
difficoltà palese è quella di dirigere una sola attrice che con trucco,
parrucco e talento si trova costretta a recitare ogni scena da tre o quattro
punti di vista differenti, fino ad un massimo di sette quando tutte le
sorelline sono insieme nella stessa inquadratura. Tommy Wirkola risponde
presente perché nemmeno per un momento gli effetti speciali e i trucchi di
montaggio e regia ti fanno vedere i “Fili” tirato, il che è davvero importante
per continuare a credere alla storia che stiamo seguendo, quindi il buon
vecchio Tommy, che mi ha fatto tanto ridere con il suo cognome buffo così
facile da prendere in giro, ogni volta si conferma un regista capace, punto, anzi
Wirkola.

A proposito di
gente capace… La Rapace (scusate non potevo resistere!) senza esagerare davvero
mai, è molto brava a dare forma, linguaggio del corpo e carattere a sette
personaggi differenti, considerando che la trama è quasi tutta orientata sul
ritmo e l’azione, l’attrice svedese si prende il poco spazio disponibile e lo
utilizza molto bene, in una prova fisica efficace, quindi non solo quantità
(sette) ma anche qualità, chapeau!

Non una, non due ma sette Noomi Rapace (Lucius mi sa che ti ho appena venduto il film).

Lo dico per sicurezza, anche se rimarrò estremamente vago, in questo paragrafo possibili SPOILER!

“What Happened to
Monday” non è certo il film che riscriverà per sempre il destino dei film di
fantascienza distopica al cinema, ad un certo punto si gioca un colpo di scena
efficace, ma non proprio impossibile da intuire che ricorda un classico di questo genere. Inoltre, il
finale come spesso accade in questi casi è una rivoluzione dello status quo che
è molto convenzionale e che in qualche modo in un film così ci si aspetta. Bisogna, però dire che malgrado la trama non
brilli per originalità, per una volta non ci si rompe la caviglia mettendo un
piede nelle solite voragini di sceneggiatura che ormai sembrano la costante al
cinema. Ok fine degli SPOILER giuro!
Inoltre, Tommy
Wirkola fa un ottimo lavoro, nel mondo da lui creato è possibile comprare
della carne di ratto per cena, in un piovoso vicolo pieno di neon, da una
bancarella di un venditore giapponese, ma il regista tutto sommato non è
sottomesso anche lui all’estetica imposta da Ridley Scott(o) con “Blade Runner”.
Dal 1982 sembra che il futuro possa solo essere luci al neon, buio e pioggia,
in “What Happened to Monday” piove in alcune scene, ma pensate c’è anche il
sole! Incredibile vero?

Nel futuro è prevista parecchia distopia, ma anche sprazzi soleggiati.

Malgrado il fatto
che le musiche siano riciclatissime da mille altri film che avete già visto e
che la pellicola sia stata girata interamente in Romania (storia vera), l’aspetto
generale non è affatto quello della vostra produzione media con protagonista Steven
Seagal, anzi risulta un film piuttosto curato in cui il nostro amico Wirkola
non fa la figura del “poverino” venuto già a dirigere una roba su commissione, punto!
Due punti! Ma sì, fai vedere che abbondiamo!

Non voglio
raccontarvi troppo, ma sappiate che una delle scene più intense ruota intorno
ad un dito di Sunday, Monday (happy days!), che diventa centrale anche quando
le sorelline si trovano alle prese con un’arma a riconoscimento di impronte,
simile al legislatore del Giudice Dredd (giusto per restare in tema di trovate
già viste in altri film). Ecco, qui il buon Tommy ci ricorda il suo gusto per il
sangue e lo splatter in una trovata gustosa e schifosa in parti uguali, vedere
per credere.



Noomi nella sua migliore interpretazione del giudice Dredd.

Inoltre, il ritmo
è davvero impeccabile, una delle scene più intense del film (tanto da finire
dritta sparata in locandina) termina in un modo meno convenzionale di quello
che ci si attenderebbe, i vari combattimenti sono brutti, sporchi e
cattivi al punto giusto. Porte del frigo, pentolini d’acqua messi a bollire,
tubi della doccia, per le nostre sette sorelline tutti diventa un’arma in una
scena di combattimento in casa ben diretta, ben coreografata e con una Noomi
Rapace in gran forma, anzi tante volte in gran forma.

Certo, alcuni
colpi di scena vi ritroverete ad indovinarli con diversi minuti di anticipo, ma
Wirkola non alza mai il piede dall’acceleratore, nel finale sceglie di
giocarsela difficile, aggiungendo anche degli specchi a portare ulteriore
complessità ad una scena che ha già l’aggravante della Rapace in più ruoli da
dover gestire.



Davvero il caso di dirlo, uno specchio impietoso.

Insomma, “What
Happened to Monday” non è il film che cambierà le sorti della
fantascienza al cinema, ma magari vi farà passare una serata più che decente,
inoltre è la conferma del talento di Tommy Wirkola, uno che ha abbracciato il
cinema di genere e pare avere tutto l’entusiasmo e la bravura necessaria per
mettere su un interessante carriera. A questo aggiungete una Noomi Rapace sette
volte brava, cosa volete di più, che ve lo porto a casa? Già fatto lo trovate
su Netflix.

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