La mia difficoltà maggiore nello scrivere una serie di post sulla saga di Non aprite quella porta? Non fare il mio solito lapsus da dislessia galoppante scambiando una “T” con una “C” nel titolo del film. Poi è arrivato quell’hipster di Ti West ed eccomi qua, a commentare un film che ad una prima occhiata qualcuno potrebbe scambiare per la parodia porno del classico di Tobe Hooper.
Inutile girarci attorno, Ti West è un nome che attira sempre l’attenzione, parliamo di quello che coccolava e (in)seguiva la sua protagonista con la macchina da presa in “The House of the Devil” (2009), ma anche quello che ci ha fatto attendere i fantasmi in “The Innkeepers” (2011), inoltre per certi versi nella sua ultima fatica intitolata semplicemente “X”, vengono riprese la critica alla religione che il regista aveva già trattato in “The Sacrament” (2013).
Eppure ad una prima occhiata distratta, “X” rischierebbe di passare per una paraculata: il gestore di un locale di spogliarelli Wayne Gilroy (Martin Henderson), convince la sua ragazza Maxine (Mia Goth) e la bionda Bobby-Lynne (Brittany Snow) a partire insieme a Jackson Hole (il rapper Kid Cudi) alla volta del sud rurale americano, tutti su un furgone insieme ad un regista di nome RJ Nichols (Owen Campbell) e alla sua assistente e fidanzata Lorraine (Jenna Ortega), obbiettivo finale raggiungere una fattoria affittata per le riprese, che sarà il set di “La figlia del fattore”, futuro classico del cinema per adulti, che senza nascondersi dietro ad un dito (e sfruttando tutto l’hipsterismo violento del suo DNA) Ti West autore anche della sceneggiatura oltre che del montaggio, fa paragonare ai suoi personaggi al nuovo “Debbie Does Dallas”, così, tanto per giocare a carte scoperte e non fate finta di non conoscerlo, lo citava anche Brian De Palma in “Omicidio a luci rosse” (1984), solo che il gioco post moderno a Ti West riesce meno delicato di quanto non riuscisse al Maestro del New Jersey, sempre per via di quel suo problema di hipsterismo.
Il film è ambientato nel 1979, la fine del decennio in cui il porno prevedeva donne con i capelli cotonati e l’ombretto sugli occhi e uomini beh, con i baffi, ma anche ad un passo dall’inizio del decennio d’oro del cinema horror, quegli anni ’80 che avrebbero regalato tanti classici, ed ora perdonatemi il parolone, ma questa dicotomia è quella su cui quell’hipster di Ti West basa tutto il suo film.
Il film è prodotto dalla A24, il che già sapete cosa vuol dire, calma calma, ritmo lento, a questo aggiungete lo stile di Ti West ovvero quello di un regista che di suo, già di solito, si prende tutto il tempo di cui ha bisogno per narrare, quindi anche qui lo vediamo seguire con la sua macchina da presa Mia Goth, intenta a girovagare in salopette (e nient’altro) tra una ripresa e l’altra dei suoi colleghi. Già perché il nostro Ti ha dichiarato di essersi ispirato ai classici del cinema per adulti degli anni ’70 (anche se poi il suo “X” nelle scene spinte del suo film nel film, risulta essere più giocoso che altro), ma anche a “Boogie Nights” (1997) di Pitì Anderson, questo spiegherebbe forse perché ad un certo punto, magari per allungare ancora un po’ l’attesa, i suoi personaggi cantano una canzone (con tanto di split screen, vabbè) o perché iniziano a profetizzare sul fatto che un giorno il VHS sarà il futuro, insomma l’esatto opposto di quello che pensava il magnate del porno interpretato da Burt Reynolds nel film di Pitì, che al nuovo formato non voleva proprio adattarsi, ma che Ti West sia un fanatico del VHS (e un hipster) lo sappiamo già dai tempi di “The House of the Devil” (2009) e “The roost” (2005), quindi fa tutto parte del suo personaggio e a me torna utile per mettervi in guardia davanti a quello che vi troverete in “X”.
Ad una prima occhiata distratta “X” è una scusa per attirare il pubblico con un argomento pruriginoso come dei protagonisti intenti a girare un porno, ma di fatto poi è un atto d’amore nei confronti dello Slasher più classico, basta dire che il primo omicidio (per altro grondante sangue) arriva ad un’ora esatta dall’inizio del film, sulle note di (Don’t Fear) The Reaper dei Blue Oyster Cult, che sarà per sempre la canzone ufficiale degli Slasher ma risulta allo stesso tempo una scelta coerente ma abusata.
L’idea dei giovanotti di città contro i rudi locali arriva dritta da Tobe Hooper come detto, ma qui Ti West introduce un elemento che regala ad “X” una chiave di lettura più profonda, il sesso diventa l’occasione per il regista per fare un parallelismo tra i due generi che il più delle volte corrono il rischio di essere categorizzati come “Rated-X”, ovvero vietato ai minori, l’horror e il porno appunto. Se Ti West fosse un detrattore, avrebbe messo su una banale critica in cui i primi sarebbero stati paragonati ai secondi, ci sarebbero state delle basi per farlo? Provando a ragionare in maniera pragmatica (e un po’ ottusa), potremmo dire che le due categorie offrono intrattenimento per adulti e per ragioni diverse, hanno contribuito a rendere popolare il formato del VHS, perché certi film è meglio vederli nel segreto della propria casa.
«RagaFFo Fai che Fomigli proprio ad un porco?» (cit.) |
Inoltre, continuando a fare i bacchettoni (per un altro paio di minuti, di più non posso), potremmo dire che in entrambi i generi si sfruttano le figure femminili, in particolare lo Slasher in quanto sottogenere dell’horror più punitivo di tutti, per anni è stato considerato (erroneamente) quasi misogino per la sua rappresentazione delle donne. Fine del ragionamento da bacchettone, ve lo avevo annunciato che non avrei resistito a lungo.
Per fortuna Ti West sarà anche un Hipster senza possibilità di recupero, ma non è un bacchettone, il sesso nel suo film influenza tutti i personaggi e li aiuta a trovare la loro strada, ecco perché quella con l’aria da Final Girl predestinata (seguendo le rigide regole dello Slasher), a fine film potrebbe non rivelarsi tale, anzi è interessante il fatto che Mia Goth qui sia impegnata in un doppio ruolo, quello della protagonista Maxine ma anche dell’anziana inquietante Pearl, su cui per altro Ti West ha girato uno via l’altro un prequel (ora in fase di post produzione) subito dopo “X”, giusto per ribadire l’importanza di un personaggio che non è la semplice anziana spaventosa da horror.
Nel film di Ti West l’evoluzione dei personaggi e le loro dinamiche, passano tutte attraverso il loro rapporto con il sesso, una trovata che va oltre la solita trovata da Slasher, ovvero chi fa sesso muore. Anzi per certi versi è l’astinenza il vero problema, per questo la Final Girl effettiva nello Slasher di Ti West è tutto tranne che una santarellina, per altro in fuga dalla religione come diventerà chiaro solo in una delle ultime inquadrature del film.
Pearl ad esempio si immedesima in Maxine, non solo perché sono entrambe interpretate dalla stessa attrice, ma perché hanno avuto una storia personale quasi parallela, proprio per questo pur con il suo approccio con le Birkenstock ai piedi, Ti West ribadisce ancora una volta che lo Slasher non è affatto un genere misogino, ma anzi costruito proprio attorno ai personaggi femminili, infatti la sua Final Girl si prende (con la forza se necessario) il ruolo di Star del film, ma anche nel film nel film ora che ci penso.
Il tutto senza tirar via la mano su sangue e ammazzamenti, certo bisogna attendere un’ora prima di iniziare a vedere qualcosa, ma gli ultimi quaranta minuti non lesinano su orbite perforate che omaggiano inquadrature famose di film di Lucio Fulci, oppure porte da sfondare alla Shining, mi pare di avervi già detto che Ti West è un Hipster, vero?
Anche la battuta finale dello sceriffo, quella che conclude il film dando il via ai titoli di coda, serve a Ti West per ribadire il suo parallelismo tra horror e porno, ma per essere un film basato su entrambi, “X” avrebbe potuto sicuramente risultare più facilone ma anche meno “Hipsterico”, in ogni caso da Ti West non mi sarei aspettato niente di diverso, ovvero questo stile e una conoscenza approfondita del genere.
Quindi “X” a seconda delle vostre aspettative potrebbe risultare più (o meno) della somma delle sue parti, sicuramente resta uno Slasher estremamente classico nel portare in scena i canoni del genere, ma anche con una lettura di secondo livello meno banale di quello che potrebbe sembrare ad una prima occhiata distratta. Per l’hipsterismo violento di Ti West invece non si può fare molto, prendere o lasciare, per quello che mi riguarda ogni suo nuovo film non risulta mai banale o dimenticabile, quindi per quanto io odi le Birkenstock da uomo, ad un suo film non dico mai di no.
La Colomba ha detto:
Film iconico **
purtroppo non ho visto il secondo, ma non mi lascio sfuggire il terzo al cinema!
Cassidy ha detto:
Non so decidermi per davvero, ma a volte penso che “Pearl” sia anche meglio di “X”, detto questo, non vedo l’ora di vedere “Maxxxine” in sala, già annunciata al data anche da noi per una volta 😉 Cheers