Ah “Infernet”, anche questa volta mi sei caduto sugli artigli di adamantio eh? Non impari mai nulla, ogni volta è sempre la stessa storia, polemiche, polemiche inutili, polemiche da tastiera come al solito ridicole, come sempre legate a stupidi paletti e limiti alla creatività che gli spettatori si auto impongono. Il che è un paradosso più dell’esistenza di Cable, in una mano un amore esagerato per le storie dell’immaginario e nell’altra, una scarsissima apertura mentale in tale direzione.
Specialmente davanti ad un’operazione che fin dal titolo evoca la maledetta malinconia, quella che da una parte vende, davvero tanto perché è l’unica che fa smuovere il culo al pubblico per andare ad esempio al cinema, anche se in questo caso parliamo di una serie comodamente disponibile su Disney+.
In tanti amavano quella serie bellissima dal titolo (e la sigla) italiana inascoltabili, mi riferisco a Insuperabili X-Men, una serie con i suoi difetti ma fantastica, non mi ripeto, ho scritto un intero post per spiegare come mai quell’incarnazione degli Uomini-Pareggio per me, resterà sempre quella del cuore, ma proprio per questo non vuol dire che sia scolpita nella pietra, quindi perché piagnucolare sul presunto orientamento sessuale di Morph (elemento che nella serie non ha alcun peso) e che parliamoci chiaro, sarebbe anche abbastanza sensato per un personaggio che ha il potere di trasformarsi a piacimento in che ne so, Ryan Gosling oppure Christina Hendricks, in base a come è sceso dal letto quella mattina.
Vogliamo davvero stare qui a versare lacrime per le curve di Rogue, solo perché, cari amici nerd piagnoni, vi siete smanettati il carotino per anni su una certa scena in particolare del cartone originale? Andiamo siate seri! Valutiamo le opere per quello che sono, e “X-Men ’97” a tratti è addirittura virtuosa, inutile girarci attorno. Ma per dimostravi come si possa apprezzare un’opera, o una nuova versione di una vecchia tanto amata in passato, senza sacrificare la critica della ragion veduta, parto dai difetti.
Visto che siamo davanti alla continuazione diretta di quello che gli americani chiamano un cartone animato del sabato mattina, “X-Men ‘97” porta avanti questa tradizione, cartoni animati con una tecnica di animazione in grado di produrre tanti episodi, in teoria molto velocemente, un punto debole che la serie degli anni ’90 (e non solo nominalmente) aveva e anche piuttosto vistoso. Per motivi di continuità anche questa serie revival prosegue sullo stesso stile grafico, per carità, parliamoci chiaramente, molto migliorato rispetto alla serie originale, ma sempre uno stile volutamente da “Cartone animato del sabato mattina”, che a tratto ti fa pensare: minch… Ehm, dannazione, se lo avessero animato usando uno stile datato 2024 sarebbe stato tre volte migliore. Andiamo su, sarà anche canonico rispetto ai fumetti ma Magneto con una grossa “M” sul petto non si può guardare.
L’altro difetto? Piccolo, questa serie ha la possibilità di pescare ancora a piene mani da cicli di storie mitici, alcuni firmati da Chris Claremont, altri da Scott Lobdell che ribadisco, per me, per il mio cuoricino di lettore, sono quelli che mi hanno fatto innamorare di questi personaggi e del formato delle storie di super eroi. Quindi non può essere poi un grosso problema se un episodio come 1×08 (“La tolleranza è estinzione – Parte 1”) si ritrovi poi a riassumere in venti minuti materiale pescato da tre cicli di storie più grossi, normale che sia una puntata “frullatore” che butta dentro tanta roba, ma meglio avere tante idee che poche dico io, inoltre “X-Men ‘97” sa come usarle perché passando ai lati positivi, questa è una serie scritta bene, per lunghi tratti anche molto, ma molto bene.
Il primo episodio (“A me, miei X-Men”) riparte dalla fine della serie originale, portando avanti la trama e devo dirlo, pur conoscendo il colpo di scena perché ereditato dai fumetti, fare la conoscenza con il nuovo capo degli Uomini-Pareggio nominato da Xavier, fa ancora il suo clamoroso effetto. Ma in generale ritrovare tutta la vecchia banda, con uno dei miei preferiti, ovvero Bestia, sempre pronto a fare battute a metà tra il super colto e il super nerd, mi esalta, così come quando i nostri si ritrovano impegnati a giocare a basket nel campetto della scuola, sfoggiando dei look che così non si vedevano dai tempi di Chi non salta bianco è.
Dal secondo episodio in poi (1×02 “La liberazione mutante ha inizio”) la serie “X-Men ‘97” alza decisamente i toni, anche del dramma se pensiamo al destino di Tempesta oppure al tormento di Rogue, divisa tra due uomini che ama entrambi o ancora di più, la lotta interiore di Magneto, il terrorista mutante che sta cercando di tenere fede ad un patto e a rigare dritto, come lo fa? Con un monologo di rara cazzutaggine, non solo per quella manifestata dal canuto calamitone, ma soprattutto per il modo in cui è stato scritto, una lunga tirata in grado di beh, calamitare l’attenzione, diventando il centro morale di tutta la tensione dell’episodio. Notevole, molto e siamo solo all’inizio, perché dal punto di vista della scrittura “X-Men ‘97” ha davvero alzato l’asticella di adamantio.
Dove davvero è chiaro che la serie ha nella sceneggiatura e nella caratterizzazione dei personaggi la sua forza è nel terzo episodio (“Fuoco diventa carne”), basta guardare Ciclope che si rifiuta di abbandonare un figlio per non essere come suo padre o altri dettagli di questa fattura, perché sono quelli dove “X-Men ‘97” brilla, tanto da potersi permettere, non dico il titolo di miglior adattamento di sempre degli Uomini-Pareggio, perché parliamo comunque di una versione dei personaggi molto caratterizzata – ovvero quelli degli anni ’90 – ma devo dire che quando nell’episodio 1×09, lo stesso Ciclope si permette di fare il verso al primo film di Singer, ribaltando la mossa come a Judo («Cosa ti aspettavi, degli abiti di pelle nera?»), confesso che un applauso entusiasta mi è scappato e con Ciclope di mezzo, non è così automatico, credetemi.
L’episodio numero quattro sono due puntate in uno “Montendo” è un altro viaggetto nel Mojoverso, che strizza sempre di più l’occhio alla nascente ossessione per i videogiochi, almeno fin dal titolo, leggero ma molto divertente, e poi se posso rivedere Spirale io sono sempre contento. La seconda portata invece risulta ben più gustosa, visto che “Vitamorte” rimette insieme anche sul piccolo schermo una delle migliori Marvel-coppie di sempre. Tempesta e Forge per quello che mi riguarda sono LA coppia, quando hanno deciso di far sposare la bella X-Woman con il re del Wakanda, i vecchi lettori come me sapevano che in realtà l’uomo giusto per lei poteva essere solo il tosto MacGyver con aria da Danny Trejo. Dopo “X-Men ‘97” ora lo sapete anche voi.
Questa serie è talmente corale da potersi permettere anche un minore coinvolgimento da parte di quello che di norma, è il prezzemolino degli Uomini-Pareggio, ovvero Wolverine che qui in molti passaggi, ha meno minuti in scena di Morph, il che è tutto detto, almeno fino al clamoroso finale dell’episodio 1×09, preso di peso da un ciclo di storie a cui voglio molto bene degli X-Men. Che periodo era quello per leggere le X-Serie!
Ma staremmo qui a parlare della fuffa se non fosse per la puntata 1×05 ovvero “Ricordalo”, per metà episodio, quindi circa dieci o dodici minuti, vediamo quasi tutto andare al suo posto, la realizzazione concreta del sogno di armonia di Xavier, poi di colpo, con una strizzata d’occhio che mi ha fatto tanto, ma proprio tanto pensare al mio secondo periodo preferito per leggere gli Uomini-Pareggio (il ciclo di Grant Morrison) tutta va alla malora per dirla alla Conan, un disastro che richiede un sacrificio eccellente, quello dell’altro mio X-Personaggio preferito di quella decade e qui si posso sbilanciarmi, “Ricordarlo” è uno degli audiovisivi dove i personaggi creati da Stan Lee in risposta al Quarto Mondo di Kirby, sono stati adattati meglio in assoluto ad Ovest della pagine dei fumetti. Non mi sento di aggiungere altro, dovreste vedere “X-Men ‘97” anche solo per gustarvi questo gioiello di episodio.
L’episodio 1×06 (“Vitamorte – Parte 2”) si apre con le conseguenze di quanto visto in “Ricordalo” e con un altro gran momento di ottima scrittura, questa volta a brillare è il monologo di Nightcrawler, ma in generale questa serie è stata un vero spasso, persino quando ha sporcato il foglio, come ad esempio l’episodio 1×08 (“La tolleranza è estinzione – Parte 2”), pescando e mescolando insieme materiale da tre, se non addirittura quattro cicli diversi si storie a fumetti, lo ha fatto per un’ottima causa, ovvero quella di aumentare la posta in gioco, infatti mi auguro che la serie venga rinnovata per una seconda stagione tipo… Ieri!
Questo mi porta ad un punto chiave, un po’ spinoso da affrontare ma importante: la malinconia è quella che fa muovere il culo al pubblico, ormai lo abbiamo capito, se il tuo prodotto contiene malinconia per i tempi andati, hai una buona possibilità di essere apprezzato, un fattore che trovo odioso ma esiste, non lo si può ignorare. Questo ci porta al prossimo punto, tutto quello che viene messo in produzione, proprio per questo motivo, strizza l’occhio al passato, anzi, di solito ci da di gomitino e basta, non ha vera qualità, solo triste malinconia, perché il gioco è, cerchiamo di coinvolgere la fetta grossa di pubblico (i giovani) ma anche quelli ormai ex-giovani.
Proprio nei fumetti, ci sono parecchi esempi virtuosi di serie pensate per un pubblico di quarantenni, perché ammettiamolo, quale membro della generazione Z oggi conosce per davvero i Transformers o i G.I.Joe? Ecco appunto, nessuno, eppure le serie a fumetti della Skybound (lato Image quindi) legate all’Energon Universe sono al momento la mia lettura preferita in assoluto. “X-Men ‘97” mi ha ricordato questo, un’operazione che ha chiaro il suo target di riferimento, ovvero coloro che guardavano la serie originale da ragazzini e che ora hanno superato gli ‘enta o gli ‘anta. Si può fare quindi? Certo, a patto di essere creativi o di avere personaggi solidi, sfaccettati e ben adatti ai tempi moderni, malgrado l’anno 1997 nel titolo, perché gli Uomini-Pareggio erano già inclusivi, prima che fosse un’imposizione per tutte le serie. Quindi per una volta possi dire che invece di cercare sempre di fuggire dal 1997, mi ha fatto molto piacere tornarci. Ora datemi un’altra stagione della stessa qualità e nessuno si farà male cocchi.
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