Qui alla Bara Volante, quando si raggiunge la metà della settimana, l’augurio di buona giornata ufficiale è sempre lo stesso: buon Christina Ricci!
Quindi, quale modo migliore per certificare il raggiungimento di quello che gli americani chiamano “hump day”, se non parlando della seconda stagione della serie con la mia prediletta e molte altre talentuose attrici? Su Paramount+ da pochissimi giorni è andata in onda l’ultima puntata della seconda stagione di una delle serie rivelazione dello scorso anno.
La storia della squadra di calcio femminile del New Jersey, precipitata con il loro aereo mentre in volo sopra il Canada raggiungevano il luogo dove giocare la finale nel 1996, si portava nella pancia parecchi archetipi narrativi, una sorta di “Il signore delle mosche” al femminile, con il doppio racconto, ambientato nel passato con le giovani protagoniste (e fucina di nuovi talenti per Hollywood) e il presente con le stesse adulte, impersonate da tante ex ragazze prodigio come Melanie Lynskey, Juliette Lewis e appunto Christina Ricci.
Impossibile non trovare nella storia spunti alla LOST oppure, se davvero siete nati negli anni ’80 e cresciuti a cavallo con i ’90, echi di un film come Alive, con una squadra di football costretta a ricorrere al cannibalismo per sopravvivere dopo lo schianto del loro aereo. Ecco, era proprio la mancanza della barbarica soluzione uno degli elementi assenti nella prima stagione, che però tiene banco nella seconda, bisogna fare di tutto per sopravvivere, in una storia che trova nell’ambientazione degli anni ’90 una sua logica.
Non parliamo del tentativo di revival del decennio, una moda che stenta a decollare (la malinconia per gli anni ’80 è ancora forte, anche troppo), parliamo di una decina di anni in cui il femminismo ha fatto un passo in avanti, anche se castrato (ah-ah) da tentativi di etichettarlo come una roba per poche, magari anche “sessualmente deviate”, insomma un decennio naif e bacchettone in parti uguali, quello con cui con fatica sono cresciute le nostre protagoniste. Che si traduce in una gara di bravura tra attrici, una tra tutte le lanciatissima Sophie Thatcher, anche qui in gran spolvero, anche se forse si fa rubare la scena da Sophie Nélisse, che nei panni della giovane Shauna, ha sulle spalle la scena più drammatica e intensa di tutta la seconda stagione, non vi farò rivelazioni, sereni. Oddio forse la seconda più drammatica dopo il finale di stagione, ma anche qui, bocca cucita.
Se la formula della prima stagione vi ha colpiti, di sicuro apprezzerete anche la seconda sortita delle Yellowjackets… Buzz Buzz Buzz, di mio devo dire che purtroppo, dopo sei anni di LOST sono ormai diventato allergico al mistero del misteriosone misterioso, e purtroppo “Yellowjackets 2” ogni tanto ci inciampa. Troppe sottotrame vengono costantemente calciante nella metà campo avversaria, con la precisa volontà di tenere alta l’attenzione e di pensare a come risolverle dopo, sarà per via dei trascorsi da calciatrici delle protagoniste?
Scelta tormentata, perché con lo sciopero degli sceneggiatori in corso (anche se qui da noi in uno strambo Paese a forma di scarpa ancora non se ne parla, sta imperversando) proprio una delle serie che cadrà nella morsa della partita a scacchi è proprio Yellowjackets, quindi questo continuo rimandare le risposte, non solo mi urta, ma potrebbe essere dannoso sulla lunga distanza. Altro difettuccio? Eccolo che arriva.
Trovo che questa stagione tante volte, non riesce ad amalgamare bene il passaggio dalle trame ambientate nel passato a quelle nel presente, spesso ci provano, a volte ci riescono, ma spesso sembra di zompettare tra una trama e l’altra, tra presente e passato, solo per evitare di dare una risposta subito, un esempio?
Quando Misty nel passato, gioca al gioco delle verità con la migliore amica, nella scena successiva sarebbe stato logico vedere Misty (sempre Christina) in auto con il nuovo arrivato nella serie, ovvero Elijah Wood, il privato cittadino investigatore, che le chiede tre verità su di lei con un gioco da fare in macchina stupidissimo, che serva a riempire l’attesa del viaggio. Ecco, peccato che le due scene non siano consecutive, ok avvengono nello stesso episodio, ma un lavoro un po’ più raffinato di montaggio avrebbe fatto sembrare tutto molto più pianificato, come sicuramente è, solo che così, invece di fare una figura migliore, la serie ne fa una peggiore, oh! Poi sono io che cerco il pelo nell’uovo sempre eh?
Detto questo, la presenza di Elia Boschi non è casuale, parliamo di uno con un grande amore per il cinema horror, era normale facesse capolino anche qui, per altro il suo personaggio funziona proprio bene in società con quello di Misty, di cui per altro va detto, Christina Ricci ed Elijah Wood potrebbero essere uno/a la versione “genderswap” (insomma a sessi invertiti) dell’altro/a: sono entrambi diversamente alti e con gli occhioni da Manga, hanno almeno un ruolo di culto che li rende ancora amatissimi oggi e hanno costruito le riapettive carriere a cavallo dei piccoli ruoli indie, non è un caso che questa stramba coppia di investigatori sia una delle trovate migliori della seconda stagione.
Risultato finale? Il grosso colpo di scena finale (non impossibile da intuire, ma comunque molto drammatico) dà una rimescolata alle carte, in compenso i momenti di morti ammazzati e di sacrifici di sangue ci sono e mantengono medio/alta la quota horror della serie. Ho apprezzato che “Yellowjackets” abbiano finalmente abbracciato “Alive” e le sue discutibili soluzioni alimentari, un po’ meno che la serie si stia “Lostizzando” nella gestione delle sottotrama. Per ora tiene botta, anche perché con una Melanie Lynskey così in gran spolvero, Christina Ricci (e Sammi Hanratty) nel ruolo del personaggio che è il cuore della serie ovvero Misty e la coppia Juliette Lewis/Sophie Thatcher, il quantitativo di talento in campo per questa squadra è bello alto, anche se la terza stagione sarà un gran banco di prova, sciopero degli sceneggiatori permettendo.
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