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Zack Snyder’s Justice League (2021): la rivincita sindacale dei nerd

Ve lo ricordate “Snakes on a Plane”? Era il 2006, Internet e
il suo “popolo” cominciavano ad avere un peso notevole. Un thirllerino da
niente dal titolo anonimo è stato ribattezzzato per scherzo con il titolo che
tutti conosciamo, in rete inizia a girare la voce per cui il protagonista, Sam
Jackson, avrebbe dovuto per forza dire qualcosa tipo «I’m tired of those
motherfuckin’ snakes on this motherfuckin’ plane!».

La New Line fa l’errore di credere che tutti quelli che
erano disposti a condividere e commentare (gratis) su Internet, sarebbero CORSI
a vedere il film in sala, ma il tempo tra Internet e la realizzazione di un vero film,
si muove a due velocità differenti, quello che è popolare in rete oggi domani
verrà dimenticato, infatti quando poi “Snakes on a Plane” è uscito davvero in
sala, ha collezionato risate al botteghino anche se Sam Jackson, quella frase
nel film, è finito a pronunciarla per davvero (storia vera).

Sapete quante altre storie (vere) così esistono legate alle
produzioni cinematografiche? Centinaia. Centinaia di migliaia. Solo per restare
in campo fumettistico, dovremmo ricordare il pasticcio del terzo Spider-Man di Raimi, oppure il terzo Hellboy di Guillermo del Toro. Quello che non
esiste.

Vi piace Zack Snyder? La sua idea di cinema epica, barocca,
videoclippara e spesso al limite del pacchiano coincide con la vostra? Allora
vi sarete goduti le quattro ore in formato 4:3 della sua versione definitiva di
Justice League. Il movimento (ASHHHTAG!) Release the Snyder’s cut è riuscito
nella sua impresa di convincere la Warner Brothers a rimettere mano alla
bistrattata versione del film, uscita nel 2017 e onestamente inguardabile per
più di una ragione.

Zack in preda alla sua visione (della Gal Gadot da vicino)

Snyder avrebbe dovuto completare la sua trilogia iniziata
con il pacchiano L’uomo d’acciaio e
continuata con Batman v. Superman (v.
Martha), il suo piano iniziale prevedeva di dividere “Justice League” in due
parti, ma la prematura scomparsa della figlia Autumn ha fatto fare un passo
indietro al regista, uscito di scena in un vergognoso coro di nerd (al sicuro
dietro alle loro tastiere), prontissimi a maledirlo augurandogli ogni male per
aver “rovinato” i loro eroi di carta. Si perché un Cassidy non dimentica i
momenti «MARTHA!», ma nemmeno gli
orrori letti tra i commenti sui social-cosi.

Il sostituto selezionato, Joss Whedon ha avuto un compito
infame, girando rigorosamente meno del 50% del film (altrimenti sarebbe stato
accreditato come co-regista, dalle regole sindacali americane non si scappa),
Whedon su richiesta della Warner ha dovuto aggiungere umorismo per scimmiottare lo stile Marvel, ma anche
completare un film con tempi brevissimi e un Superman a cui è stato necessario
cancellare i baffoni in post produzione, perché Henry Cavill se li era già
fatti crescere per recitare in Mission: Impossibile (storia vera, ridicola ma vera).

Un cambio basket tra due registi quasi opposti nel loro modo
di intendere il cinema, una casa di produzione indecisa ma con il portafoglio
pieno di soldi, la formula per il disastro perfetta. Da circa un minuto dopo
l’uscita di Justice League il
movimento (ASHHHTAG!) Release the Snyder’s cut ha iniziato la sua opera, fatta
di raccolte fondi (bravi) e atti di semi bullismo in rete (decisamente meno
bravi), ed è qui quello che per comodità chiameremo “effetto Snakes on a Plane”
è ricominciato.

“Settanta milioni! Ti rendi conto che mi hanno dato settanta milioni… esentasse!”

Tra la pandemia globale che tra i vari danni fatti, ha chiuso
tutti i cinema del mondo, e la piattaforma HBO Max da lanciare, la Warner ha
deciso di ascoltare i fan, tanti e motivati? Pochi e rumorosi? Chi lo sa, sta
di fatto che senza nulla da perdere (perché il disastro lo avevano già
combinato nel 2017), hanno pensato di offrire a Snyder carta bianca, una seconda
opportunità. Il film sulla piattaforma HBO Max è stato rilasciato il 18 marzo
con una breve – l’unica cosa breve legata a questo titolo- introduzione del
regista, parole davvero di circostanza, ringraziamenti generici che hanno messo
in chiaro che forse nemmeno Zack Snyder ha davvero capito la portata
dell’evento. Ma anche della botta di culo che ha avuto.

Perché di evento si tratta, non tanto per il film in sé,
quanto per il fatto che potrebbe essere uno dei titoli “nuovi” in uscita, più
grossi di questo strambo 2021. Ma soprattutto si tratta di evento in quanto
l’iniziativa popolare dal basso segna un precedente, almeno per l’era moderna,
perché in passato abbiamo avuto petizioni in favore della versione definitiva
di Alien3, ma la memoria
del pubblico funziona come il tempo delle mode su Internet, basta un attimo per
essere dimenticato.

Volevate il TiVo Darkside, vi ho portato il TiVo Darkside! (Quasi-cit.)

Sarebbe stato ben diverso se il movimento (ASHHHTAG!)
Release the Snyder’s cut, avesse dovuto prendere la macchinina, pagare il
parcheggio o il biglietto dei mezzi pubblici, andare fisicamente in un cinema,
invece che poter vedere il film comodamente a casina sua come ormai ci stiamo
abituando (ma non rassegnando) a fare in questi strambi anni di Pandemia? Sta
di fatto che lo sapete, non sono certo un appassionato del cinema di Zack
Snyder, ho fior fiori di prove a dimostrare la mia posizione ufficiale su di lui, una posizione che dopo le quattro ore della sua
“Justice League riveduta e corretta da oggi in 4:3”, non è cambiata di un solo
millimetro. Eppure devo dirlo, con i suoi pro i suoi (notevoli) contro, mi sono
divertito a gustarmi questa maratona, quindi torno al punto iniziale: se amate
Zack Snyder vi presento il vostro nuovo film preferito, se lo odiate,
continuerete a farlo, ma sappiate che un punto è stato segnato, la rivincita
dei nerd 2.0 è un fattore che terrà banco nei prossimi anni. Se questa
“Snyder’s cut” fosse stata una schifezza, sarebbe stato tutto più facile, ma se
non altro il vecchio Zack ha potuto togliersi qualche sassolino dalla scarpa.

L’azzurrone, anche noto come il Bluscurone, con le bande nere del 4:3

“Zack Snyder’s Justice League” ci richiede tutti di tornare
con la mente al 2017, vi ricordate i numerosi paletti che questo film doveva
schivare vero? Aveva il compito di
introdurre due personaggi e mezzo (perché tanto Aquaman avrebbe avuto di lì a
poco il suo film solita e poi a Jason Momoa, basta sfoggiare i pettorali),
doveva introdurre un paio di super cattivi grossi per giustificare Batman in
versione terzo fratelli Elwood, che raduna “la banda”, infilando nel mucchio
anche il nuovo oggetto MacGuffin di turno, le scatole del lievito madre
che rappresentando per la Distinta Concorrenza, quello che per la Marvel erano
le Gemme dell’Infinito, solo che la Marvel le aveva presentate una alla volta,
invece la DC doveva recuperare il tempo perduto dietro al pipistrello di Nolan.

Facciamo subito uscire dalla stanza l’elefante che si è
piazzato nel soggiorno: [Cassidy inspira
forte
] Zack Snyder’s Justice League [Cassidy
espira forte
] è proprio il film che avremmo visto nel 2017 se (ASHHHTAG!)
fosse andato tutto bene? Toglietevelo dalla testa. Snyder ha potuto contare su
un Enrico Cavillo da oggi con il 100% in meno di baffi da cancellare in CGI, inoltre il suo progetto è stato vitaminizzato da 70 (lo ripeto, 70, sette
zero. Non due spicci) milioni di fogli verdi con sopra facce di altrettanti ex
presidenti defunti, solo per effetti speciali e scene aggiuntive. Inoltre vuoi che non abbia seguito i suggerimenti arrivati
dalla rete? Questo spiega il nuovo aspetto del Joker (Jared Leto che non vuole mollare il personaggio), ma vi faccio un
esempio molto più pratico per comprendere lo stato dell’arte, e della
confusione che regna alla Warner.

Un uomo che davvero non sa rassegnarsi alla sconfitta.

Snyder girò il suo film in 4:3, il vecchio formato
“quadrato” dei televisori anni ’90, perché è il formato migliore da proiettare
sugli schermi IMAX. Dopo aver ricevuto carta bianca dalla Warner avrebbe potuto
modificarlo invece ha deciso di mantenerlo inaltersto, ottenendo un «Signorsì signore!»
dalla produzione pagante ormai zerbinata al volere del regista. Ha senso piazzare
un film di quattro ore, su una piattaforma di streaming, con due belle bande
nere ai lati che faranno dubitare molto pubblico generico della funzionalità di
HBO Max? Assolutamente no, ma questa è l’aria che tira, Snyder come un re Serse molto più hipster ha
potuto disporre della Warner in ogni modo, il risultato è puro Snyder al 100%,
cinema abbondante, tracotante, pieno di rallenty e momenti da videoclip, ma
anche di quell’epica afflitta da serietà congenita che, se siete pronti ad
accettarla, funziona. Perché il film non è stato solo un nuovo montaggio e una
modifica al filtro colore in fase di post produzione, ma un’opera coerente con
i due film precedenti della trilogia di Snyder, ma anche con la filmografia di
cui fa parte. Lo ripeterò fino alla noia, gli echi di “Capolavorò!” che
leggerete in questi giorni in rete, vanno soppesati (come tutti i commenti sui
social-così) anche in virtù di questi elementi chiave.

Il film è stato diviso in sei capitoli e un epilogo, del
fatto che duri quattro ore ormai lo sanno anche i muri, ma devo ammettere che
sono quattro ore dal ritmo bello brioso, le scene in “slow-motion” ovviamente
ci sono, ma anche meno di quelle che temevo, e meno della Justice League del 2017. Mi rifiuto categoricamente di considerare
Zack Snyder un “regista visionario”, sarebbe un insulto ai visionari veri, ma bisogna avere l’onestà intellettuale di
ammettere che ci troviamo davanti ad un autore dalla sua idea di cinema,
tamarra e videoclippara quanto volete ma marcata e riconoscibile. Questo non vuol dire che il
film sia tutto pesche e crema, anzi.

Zack, non sarà un inizio troppo allegro per il tuo film?

Si comincia con l’eco della morte di Superman che si espande
in tutto il mondo. E non parlo di una generica figura retorica, Snyder ci
mostra proprio che dal corpo dell’azzurrone bluscurone si sprigiona una
sorta di onda d’urto che raggiunge tutti i personaggi chiave del film: Batman,
Lex Luthor (Jesse Eisenberg che si vede pochissimo, per fortuna) e le amazzoni
sulla loro isola, da cui credo spediscano pacchi per conto di un’azienda
che ha la sua piattaforma streaming personale. Ma forse sto facendo un po’ di confusione.

La [Cassidy inspira
forte
] Zack Snyder’s Justice League [Cassidy
espira forte]
è iniziata da un minuto e siamo già in zona “Didascalico!
Letterario!” (cit.) come solo Snyder sa essere. Da qui in poi si prosegue con
la stessa identica storia vista nel 2017, solo messa in bella copia, una copia
estremamente prolissa fatta di lungaggini spesso inutili e momenti da
“Facciapalmo”, alternati a passaggi davvero riusciti. Un esempio? L’entrata in
scena di Wonder Woman (Gal Gadot) è un classico per gli eroi di carta, la
rapina in banca con ostaggi da sventare. Solo che Snyder e il suo degno
sceneggiatore, Chris Terrio, ci mettono il carico: è chiaro che la scena serva a
mostrare il potere di Diana in azione, solo che i cattivoni vengono introdotti
nella trama come dei terroristi interessati ad “abbattere il mondo moderno e
tornare ai secoli bui” (testuali parole). Sul serio? I rapinatori luddisti? Insomma Snyder al 100% anche in questo, per
ogni trovata idiota, arriva subito dopo una scena lunga, quasi del tutto priva
di dialoghi – che sono quelle che a Snyder riescono meglio, almeno i suoi
personaggi se stanno zitti, non passano proprio per scemi – in cui Diana è
più cazzuta e tosta qui che in tutto Wonder Woman 1984 e in buona parte di Wonder Woman, vedere per credere.

Aggiungere un po’ di “wonder” a Wonder Woman.

Una buona porzione del secondo capitolo del film è dedicato
alla presentazione di Booooon to be wild
Steppenwolf, al suo rapporto con Darkside, finalmente parte della trama, al momento
spiegone grosso sulle scatole del lievito madre e sulla battagliona, tra il
cornuto cattivo e le amazzoni, e anche qui, se riuscite a chiudere un occhio
sulla CGI che sembra a tratti ancora provvisoria (con 70 milioni? Bah!) la
scena in sé è ottima, ritmata, mai caotica, insomma una gran battaglia, proprio
come quella successiva in stile “Il signore degli anelli”, che vede protagonista l’alleanza di Elfi,
Nani e Umani
Atlantidei, umani, amazzoni e Lanterne Verdi. Chiaro come il sole che Zack Snyder in questo film abbia messo
tutto quello che ha imparato nella sua filmografia, dagli spartani tamarri di
“300”, ai super eroi afflitti da serietà congenita che popolano la sua
filmografia.

Si perché malgrado la nuova versione del film, non pensiate di
essere esenti dai momenti imbarazzanti che popolano il cinema di Snyder eh?
Sono sicuri che siano già stati sfornati mille meme in rete sul wurstel
svolazzante durante la scena eroica di Flash (Ezra Miller), Barry Allen l’eroe
dog-sitter snocciolatore di battutine, sì anche quella famigerata di Batman
(«Sono ricco»), che molti Snyderini hanno accusato essere farina del sacco di
Whedon e invece, eccola qui. Solo che ora va tutto bene, perché sempre per il
discorso del tempo-internet, dal 2017 è cambiato il mondo dieci volte.

La reazione di Batfleck quando ha scoperto di dover tornare a girare scene con la voce in stile raucedine.

Avete presente quei film in cui quando sei arrivato alla
fine (non per forza delle quattro ore di durata), ti ritrovi a pensare che
viste le premesse, avrebbe potuto andare molto peggio? “Justice League 2.0” è uno
dei primi casi in cui il peggio, lo abbiamo già conosciuto. I difetti della trama e del suo regista li conoscevamo
tutti quando abbiamo deciso di affrontare questo filmone da 242 minuti, quindi
è molto più facile sorvolare sui difetti che erano già noti e congeniti,
apprezzando tutto il lavoro fatto, che comunque è estremamente coerente.

Si perché questa Justice League 2.0. non è solo una
correzione al filtro colore, è la prova concentra che il set potrà anche essere
caotico così come la pre produzione, ma il lavoro fatto al montaggio è quello
che crea per davvero i film, quello deve essere rigoroso. Snyder non lo è stato
per davvero nemmeno qui, perché a ben guardarr quell’infinto proliferare di finali (tanti
vicoli ciechi narrativi, che non vedremo mai sviluppati in nessun film futuro),
avrebbero potuto comodamente essere integrati in maniera meno barbara nella
narrazione, senza rimandare i titoli di coda per mezz’ora, una convenzione
etichettata per comodità “epilogo”.

Sappiate che Snyder è riuscito ad infilare “Hallelujah” di Leonard Cohen anche in questo film (il pezzo preferito della figlia, qui utilizzato in modo meno imbarazzante)

Quello che funziona in questo film è la serietà congenita di
Snyder, i suoi personaggi potrebbero concludere molti dialoghi e situazioni con
una strapotente “frase maschia”, magari anche ironica, magari anche banale, ma invece preferiscono parlare come stocafissi impettiti (scusa Aquaman), pomposi come lo
stile del loro regista ma per assurdo, esattamente uguali ai personaggi
cartacei da cui sono stati ispirati. Si perché saranno anche dei “tristoni”, oscuri, refrattari
ai colori brillanti dei costumi e alle battute, però sono personaggi carichi di quella gravitas che a Snyder piace tanto, che
sa come raccontare in scene lunghe, dove spesso è solo la musica di fondo ad
accentuare il dramma, come la scena di Lois Lane che ogni giorno visita
il luogo della morte del suo amato, serve a poco ma sotto quella pioggia
apocalittica, non è forse una scena bellissima? Insomma questo “Justice
League” ci regala finalmente un film della Distinta Concorrenza coerente, con
il suo stile, dove gli eroi sono maschere anche tragiche, epiche e cariche di
dramma. Finalmente un film di super eroi con una sua identità, tamarra e al
rallentatore quanto volete, ma del tutto sua e non scopiazzata dalla Marvel, posso dirlo? Meglio tardi che
mai.

Foto a caso di Amy Adams, perché si!

Certo, poi bisogna dire che ho sempre l’impressione che pur
essendo il personaggio che rappresenta il cuore della sua trilogia, Snyder non
abbi un gran amore per Superman, infatti non è mai rappresentato come un eroe
solare (e con poteri derivati dal sole), qui è prima morto, poi malvagio, poi vestito interamente di nero e poi
ancora di nuovo malvagio (ma di più). Per assurdo a Snyder sembra stare più a
cuore Cyborg (Ray Fisher), l’uomo-macchina che potrebbe risolvere la crisi
economica con uno schioccare di dita (occhiolino-occhiolino), ma preferisce
andare in giro in tuta come Rocky, un personaggio che qui rappresenta davvero
il motore degli eventi e della trama. Ora le lamentele di Fisher sono più
facili da comprendere.

Metà uomo, metà Wi-Fi. Il super eroe preferito di tutti gli adolescenti.

Il consiglio quindi è quello di mettere da parte, o almeno
momentaneamente provare a dare meno peso, ai problemi congeniti della trama e
del suo regista, perché tanto sono gli stessi identici della versione del 2017,
anche se un po’ migliorati. Quindi questa volta abbiamo la possibilità di
dimenticare un brutto pastrocchio cinematografico, godendoci finalmente un film dopo ogni scena d’azione dura
dai sei a dodici minuti, in cui sembra quasi che le amazzoni non possano solo
combattere contro Steppenwolf, ma debbano per forza lanciarsi in una staffetta
di menare lunga e tormentata. In cui Batman risolve la riga di sceneggiatura
descritta probabilmente come «La Bat-mobile spara ai soldati-insetto», con una
lunga sequenza di inseguimento, derapate e spari in retromarcia. Insomma
l’apoteosi dell’esagerazione, dove l’infinita corsa di Barry Allen, sembra
l’apice del film invece é solo l’introduzione alla scena di Cyborg, altrettanto enfatica e carica di pathos. Fai
presto a fare quattro ore cose (basta dire che il primo atto del film dura due
ore piene), ma è difficile farle filare via così lisce e perché no, anche
piuttosto divertenti se si accetta di stare al gioco.

Dieci o dodici minuti di corsa senza sosta. Dovesse andare male Barry, ci sono sempre le olimpiadi.

Questo film apre tuttavia scenari che mi lasceranno qui, a fissare
l’orizzonte con l’aria corrucciata di Batfleck (finalmente redento). Quali
saranno gli effetti di questa “rivincita sindacale dei nerd”? Ad esempio trovo
triste e anche un po’ ingiusto, il fatto che ora tutte le colpe ricadranno sul solo Joss Whedon,
quando da questa operazione, ad emergere é tutta la confusione della Warner Bros.

Riusciranno i fan in rete di tutto il mondo, ad usare il
potere del megafono di Internet con responsabilità? Considerando la loro
passione per le super tutine, questa massima mi sembra la più indicata. Solo Padre Tempo ci saprà dare una risposta, intanto però sento già parlare di (ASHHHTAG!)
Release the Ayer’s cut e tanto sereno non riesco a stare.

Beati voi che riuscite a guardare il futuro in posa eroica, io sono nato pessimista.

La dedica finale del film (“For Autumn”) é per tutti quelli che hanno augurato il peggio al regista, un educato “dito medio”, da parte di uno che ha potuto fare per quattro ore quello che a tanti suoi colleghi non è mai stato concesso in carriera, quindi cari Snyderini, visto che siete così influenti
vi saluto con un paio di suggerimenti: ricordatevi di Sam Raimi e magari se vi va, anche di Shane Black o Richard Stanley. Me lo fate questo regalo?

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